Io e il Primate siamo una coppia abbastanza banale sulla carta, esattamente quei tipi che hanno una vita standard da città: lavorare 12 ore al giorno, un mutuo a 18 anni, una vacanza l’anno e qualche weekend, il Bimby, le cene di lavoro, le domeniche a pranzo coi parenti, i matrimoni ben vestiti, il parché grigino, i Rayban, la palestra la sera tardi o la mattina presto.
Così abbiamo deciso di inserire nella nostra rutìn qualcosa da fare in coppia oltre alla spesa a domicilio e ci siamo iscritti a un corso di swing.
Per tre volte.
Senza mai finirne uno.
Il primo anno era troppo lontano.
Il secondo anno ok ma ci siamo persi gli ultimi due mesi.
Il terzo anno mi sono rifatta le tette a metà anno e abbiamo dovuto smettere.
Nzomma siamo più avanti di un corso base e più indietro di un corso intermedio.
Per chi non lo sapesse, a Milano lo swing è il nuovo latinoamericano: tutti lo ballano, tutti vanno alle serate, tutti si vestono a tema, tutti ne sono esperti, tutti seguono un filone che #isbetterthanyours. In questa nube di musichette e competizione si staglia la scuola che ci ha insegnato i passi base: un gommista di Pavia e una biologa di Milano che hanno davvero la calma del surfista [cit.] e sono molto simpatici.
Il problema è questa loro mancanza di competitività e questo loro essere instrinsecamente poco trendy, nfatti si sono ritrovati con degli allievi vecchi rincoglioniti. Ma non quei vecchi rincoglioniti ganzi con cui bere vino e ballare quadriglia, no, quei vecchi rincoglioniti che manderesti affanculo a nastro. Permalosi, un po’ stronzi e tanto brutti.
Per dire, ieri decidiamo di tornare a fare una lezione in questa scuola e ci si para davanti uno spettacolo indecente.
Una signora magra, giovane e carina, ben truccata, vestita un po’ elegantina in camicia e pantalone nero…e sotto delle scarpe da ballo coi brillantini che le creavano due porchettine da sera al posto dei piedi. No, veramente, signora, la prego di rivolgersi urgentemente a un chirurgo cardiovascolare perchè non è normale avere due pagnotte in lievitazione tra una stringa e l’altra di brillantini.
Con lei balla lui, il mago Silvan: una maglietta a v col colletto aperto in acrilico lucido nero da cui spunta una catena d’oro, i jeans neri flosci sul pacco e sul culo che fanno tanto Little Tony dei momenti d’oro, le Nike areate nere anch’esse (il nero credo gli faccia giovanile) ma soprattutto quella cofana de capelli cotonati color mogano. Silvan da tutti i corsi di ballo della scuola, dallo swing al Bachatango (giuro che esiste, se non ci fossi io ad aggiornarvi!).
Poi ci sono un altro paio di coppie abbastanza insignificanti, a parte le farfalle di pizzo sul culo dei jeans di lei e il fatto che dopo un anno non sanno fare manco il passo base.
E poi loro, i mitici, li amo.
La loro caratteristica principale è che fanno almeno 4 corsi di ballo con un’unica costante: stanno sempre incazzati.
Lui è un mix perfetto al 33%un cowboy, al 33% Leonardo Manera e per il restante 33% Michele Misseri. Manca un 1%, lo so, ma non è pervenuto…si vede proprio che a questo tipo manca qualcosa, a intuito direi “la parola”.
Lei invece la descriverei come una di quelle credenze country stracariche di roba, una credenza della nonna piena di pizzi merletti pieni di polvere e vecchie stoviglie. Ma non una roba carina con dentro il dolcetto tanto buono che mangiavate da piccoli, no, la credenza della nonnaccia che odiate che vi dava le maledette caramelle al rabarbaro (mortacci de chi se l’è inventate).

Ieri sera si presentava così: scarpine da ballo beige ricamate a fiori (io conoscono seimila siti di scarpe da ballo e non ne avevo mai visto un paio ricamato a fiori colorati, già cominciamo bene), le calze color carne 3mila denari effetto protesi primo prezzo passata dal servizio sanitario nazionale, poi dei pantaloni elasticizzati, sì, ma in velluto a coste color ciclamino con la zampa finale con l’elastico e due giri di merletto rosa. Non è in discussione il gusto, quello che mi domando è ma ndo mazzo la trova sta roba.
Ovviamente sopra a completare il tutto aveva una maglia rossa, fuxia e viola col davanti rigido color argento e dietro una scritta grossa tutta la schiena: 69.

La lezione si è svolta tranquillamente, con questi che continuavano a sbagliare tutti i passi e Primate che sudava, nel frattempo al piano di sotto un remix latino di una canzone di Jhon Legend faceva scatenare tutti in un infuocato Bachatango di gruppo.
E anche oggi il mondo è bello perchè fa schifo.