C’è stato un periodo della mia vita, quando ero più piccola e più di destra, in cui ritenevo il gay pride sacrosantissimo ma ripetevo “non puoi andare a parlare di diritti e di politica in tanga e glitter”.
Sapevo, dentro di me, che la rivendicazione era giusta e necessaria ma ero davvero molto ancorata alla forma, non avevo mai sentito la frase “dress for the job you want, not for the job you have” ma – innata maestra di stile – l’avevo fatta mia.
A distanza di anni e a distanza da teorie destrorse che col tempo si sono andate sgretolando, ho capito che il principio che mi animava fosse corretto ma espressione di una visione parziale.
I diritti si rivendicano come ci pare, il Pride non è solo una protesta bensì la celebrazione del diritto di esistere e di farlo liberamente. Farlo in tanga, coi glitter, con la mia maglietta fuxia abbinata al rossetto o in giacca e cravatta è parte integrante del messaggio: lasciatemi essere come sono e non giudicatemi, sono solo una persona libera.
Nzomma, pe falla corta e pe falla breve, il tanga è esso stesso un diritto, soprattutto quando è il simbolo di una repressione subita e covata per anni, da cui ci si è finalmente liberati.
Bisogna andarci, al Pride, soprattutto se i diritti li si è acquisiti per nascita, soprattutto “noi etero” che non abbiamo mai dovuto lottare per veder riconosciuto il nostro amore e la nostra voglia di mettere su famiglia, bisogna andarci per fare numero e per far capire che le battaglie di civiltà non sono appannaggio delle minoranze interessate, ma sono tali solo se investono tutti, bisogna andarci perché un diritto che non è di tutti si chiama “privilegio” e i privilegi sono per gli stronzi.
Bisogna andarci al Pride, soprattutto “noi famiglie tradizionali” a dire che nessuno deve restare in ombra e a dimostrare che estendere un diritto che noi abbiamo a qualcun’altro, non ci priva di nulla ma anzi ci arricchisce della serenità che vivere in un posto equo, giusto e sensato sa darti.
Andare al Pride è sempre una buona idea: è d’estate e nel primo pomeriggio, quindi il sudore detox è assicurato, è pieno di bei maschioni in mutandine che si muovono sexisexisexi che non fa mai male alla vista e alle ovaie, a livello di beautylook è sicuramente un evento da cui trarre molta ispirazione, vedere le drag farsi un chilometro lanciato sotto il sole in calze a rete e tacco15 ci fa ridimensionare il mal di piedi degli sposalizi, vedere un omaccione con la barba nera e il rossetto verde che mi dice “cara ma è etero? madonna che bono!” indicando il Primate – poi – è impagabile.
Questi sono i miei scatti, fatti con un cellulare attempato ma con una bella cover e saturati a mille con un programmino gratis, non sono appassionata di fotografia (ebbene sì, esistiamo anche noi) ma sono appassionata di umanità e questa ne è una fetta veramente interessante.