DAMMI DUE BOTTE, ALMENO AI VETRI

I più penseranno che su Parigi si sia già scritto tutto, e invece.

Ero convinta, convintissima, avevo iniziato a scrivermelo in testa in metropolitana, il mio bell’articolo sul femminismo.
Una congiuntura di fattori mi aveva portato a immaginare una serata da sola, visto che il Primate è all’estero, sul divano, visto che la signora delle pulizie ha sistemato i cuscini, con un bicchiere di vino bianco, visto che è venerdì, a scrivere su come si conciliano femminismo e chirurgia plastica, visto che sono uscita a pranzo con Teddi che- in fondo in fondo – si schifa che mi sia piegata ai canoni di bellezza vigenti.
Mi succede spesso quando parlo con Teddi, lui mi dice “non mi aspettavo che ti rifacessi” e a me scattano le madonne sul femminismo perché non mi devi mica giudicare, mi sento meglio con me stessa, ho diritto ad avere dei complessi mantenendo dei principi, migliorarsi non è mica snaturarsi e blablabla…ché alla fine il bocciodromo è mio e lo gestisco io.
Nzomma, volevo fare tutta sta bella disquisizione e avevo argomenti. Ma, c’è sempre una congiunzione avversativa, poi mi sono sentita con AmicoGaioLondinese che ora è AmicoGaioParigino.
Mi scrive perché, dopo anni, finalmente a giugno passa per Milano e ci rivediamo, ovviamente non vedo l’ora. AmicoGaioParigino ha una delle qualità che preferisco negli esseri umani: unisce un cinismo osceno a una grande sensibilità e alterna le due caratteristiche continuamente e senza preavviso.
Passerà per Milano, dicevo, perché vive all’estero da tanti anni e vede pochissimo la sua famiglia, così ha preso quest’abitudine di fare un viaggio in estate coi suoi genitori e quest’anno tocca al Giappone.
AmicoGaioParigino è alto, ha la faccia da ragazzino con la barba, occhiali stilosi, barbettina accennata, smilzo, pelle chiara, glabro e quando era ancora un suddito della Betty, si spaccava di palestra risultando così smilzo ma pompatello.
Ora anche lui lavora da QuelliTipoGugol e quindi fa i corsi di palestra in orario lavorativo.
Pe’ falla corta e pe’ falla breve, io volevo attaccare un pippone sul femminismo sul blog, ma poi c’è stata questa conversazione:
arin 1arin 2arin 3arin 4arin5arin 6

Morale della favola, sto sul divano con uno yogurt alla mela verde, i piedi gelidi e sta minchia di guaina che mi sega in due per la lunga, mortacci di tutti sti gancetti.
Però adesso so tutti dei membri filippini, e scusa se è poco.
E anche oggi la vita mi ha dato una grande lezione, ovvero che la geolocalizzazione del 2017 è “il mio amico ha detto che sei carino e ti vorrebbe conoscere” del 2001.

A BOCCE FERME: mastoplastica riduttiva – CHIRURGIA PLASTICA CAPITOLO 4

Passo le notti, nero e cristallo
A sceglier le carte che giocherei
A maledire certe domande
Che forse era meglio non farsi mai
E voglio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida
Voglio una pelle splendida – Afterhours 

 

 

Sono tornata a casa ormai da qualche giorno, l’adieu alle bocce è stato fatto e sono una donna nuova. Meglio: un rottame nuovo.
E’ stato tutto più veloce del previsto e tutto molto pulp, sangue e merda, sangue e merda, pulp, molto pulp, pure troppo (cit. per pre-Millennials).
La mattina dell’operazione mi sono svegliata alle cinque e mezza, ho fatto la colazione dei campioni con 20 gocce di Valium e mi sono recata nella struttura ospedaliera.
Va detto chiaramente che io ho fatto questo intervento in solvenza, ovvero pagando un botto di sesterzi e non col sistema sanitario del BelPaese. Sembra un dettaglio ma, ovviamente, cambia tutto.
Nfatti arrivo in questa camera che sembra una lussuosa pensione di Rimini: TV 50 pollici con Sky e Sky Cinema, divanoletto bianco per gli ospiti, un libro di foto orrende in omaggio (scoprirò poi che sono le foto delle croste appese ai muri), letto elettrico di quelli che bzzzz ti alzi e bzzzz ti abbassi, pareti spatolate e menù a scelta.
Poi dopo un po’ arriva il Fortundrago con il metro e un pennarello e comincia a disegnarmi. Esattamente come succede in Dottor90210 e simili: mi misura la circonferenza dei capezzoli, traccia delle linee….stiamo lì una mezzora con me nuda in piedi davanti a questo manovale della ciccia seduto sul letto che mi conta i millimetri tra collo e ascelle e tutte altre robe che mai nella vita mi sarei misurata.
Mi sdraiano su una barella verde e giù, in sala operatoria. Nessuno è particolarmente gentile, fa freddo, poi – dopo il trauma da ago in vena – dormo.
Mi sveglio 7 ore dopo  con una specie di enorme corrugato che spara aria bollente addosso, mi vomito sui capelli e sbattendo un po’ ovunque con la barella, torno in camera.
Lì mi lamento a fasi alterne e dormo, non capisco nulla, so solo che 7 ore di tavolo di acciaio mi hanno sfondato la schiena ed è la cosa che mi fa più male in assoluto.
Mi ritrovo come una salsiccia con il budello in una guaina contenitiva antitrombi (in tutti i sensi, giuro) dalle ginocchia alle spalle. Un salamino di lycra nera.
Poi vedo una cosa pulp, molto pulp, decisamente troppo: dalle mie nuove minne pendono dei tubi che finiscono in dei contenitori a fisarmonica dove scorre sangue e liquido. Non pensavo ci fosse qualcosa che facesse più schifo del mio catetere.
Cominciano a venirmi le crisi di pianto, pare sia l’anestesia. Inizio ad osservare le dinamiche dell’ospedale: di mattina infermiere buone, gentili, belle. Di sera cerberi pazzi più o meno tutti thai che mi prospettano le peggiori tragedie.
Il mio spreferito è tale, giuro, Eisenhower (di nome): un filippino che quando gli dico che vorrei alzarmi per non fare le piaghe se ne parte con una roba che inizia con “così stimoli il sanguinamento” e finisce con “Ciiiiiiro figlio mio!” per quanto è tragica.
Poi c’è quella che attacca a mia madre le pippe su quanto siano disorganizzati perché lei avrebbe voluto portarmi il the molto prima eh, ma il dottore, ma la cucina, biowashball.
Poi c’è la mia preferita, infatti lavora di giorno, una ragazza pugliese bellissima e soprattutto sempre truccata di tutto punto e che profuma di vaniglia. Bella, dolce, gentile…col contratto in scadenza. Viva l’Italia.
Andare in ospedale in solvenza ti fa anche avere, oltre a una camera privata con bagno e TV reclinabile, un’infermiera che ti chiede se per merenda vuoi un gelato gusto fiordilatte senza lattosio della Cremeria. I soldi non fanno la felicità ma, nzomma, fanno almeno un gelatino e scusa se è poco. Ci mancava Guastardo con il suo “gradisce una mèla” e poi eravamo tutti (oggi m’è presa con MaiDireGoal, n.d.a.).
Arriva il giorno dopo Fortundrago e pensa bene di vedere se i drenaggi funzionano strizzandomi Wandina e Luisina con un energico popi-popi.
Calma, gesso, bestemmie e andiamo avanti.
Mi dimettono, esco dall’ospedale zoppicando e con dei grossi occhiali da sole retrò.
Mi porto a casa le polpose fatture, le guaine da indossare per un mese e mezzo e la notizia di non potermi fare la doccia per 3 settimane.
Vengono con me i drenaggi, li toglierò solo 4 giorni dopo di sofferenze pressoché atroci (i tagli non fanno nulla, ma provate ad avere addosso un coso di plastica compresso nella carne da un reggiseno con un elastico in tungsteno).
A VillaGatta, casa mia, dormo sul divano e guardo gli speciali su Leah Remini che esce da Scientology. Non mi lavo i capelli e dopo un po’ finisco a guardarmi allo specchio: sono in questa guaina aderentissima dal ginocchio fino a sotto il seno, strizzata sottovuoto con una sola apertura ovale nelle parti basse (la chiamano tecnincamente “igienica” ma a me me pare un po’ porno). Ho queste due bocce grosse e gonfie, toste, turgide, strizzate in un toppino scollato. I capelli lunghi, biondi, sciolti, unti e un po’ appiccicati di vomito, il colorito giallastro, le labbra esangui e tanti tanti tanti lividi sulle braccia.
Praticamente una puntata di CSI in cui trovano una playmate morta da 3 giorni.
The Lady In The Lake

E’ la stessa identica cosa.

I’m gonna wear the tie, want the power to leave you
I’m aimin’ for full control of this love 
Touch me, touch me, don’t be sweet
Love me, love me, please retweet
Let me be the girl under you that makes you cry
(G.U.Y. – Lady Gaga)

Mai pensavo nella vita che sarei stata d’accordo con Valentina Nappi.

Ma partiamo da prima. Qualche tempo fa sono andata a fare un colloquio di lavoro, non che lavorare nello Zoo del Digital non mi piaccia, ma offrivano un sacco di soldi e chi sono io per dire di no alla possibilità di un sacco di soldi?
Niente di nuovo all’orizzonte:
come mai ha risposto all’annuncio? (perché offrite un botto!)
mah, sa, nella vita bisogna sempre affrontare nuove sfide…
e quindi parla inglese e francese? (mi avete appena fatto il colloquio in 2 lingue, imbecille!)
diciamo che sono molto appassionata di lingue straniere
e quindi ha fatto questo e quello? (se sta scritto sul cv ci sarà un perché)
eh sì sa, ho cambiato azienda rimanendo comunque in un settore che mi piace molto…
e quindi quando lo sforna un pargoletto? (ti sembro un forno, faccia di merda? e poi che te frega?)
no, sa…mica per essere…ma per sapere… (eccerto, perché te sto simpatica e vuoi sapere come vanno i miei progetti coniugali, immagino.)
E’ andato avanti così e, incredibilmente, anche peggio. Mi è stato chiesto del mutuo, del lavoro del Primate e di tante altre cose alle quali non avevo nessuna intenzione di rispondere. Sono uscita di lì con un collo gonfio come un tacchino col collare elisabettiano.
Poi esce la notizia di quella povera ragazza, Tiziana Cantone, che si è impiccata perché è circolato in maniera virale un suo video in cui fa sesso.
E, con le dovute misure, ho provato la stessa sensazione del post colloquio.
Perché in fondo è la stessa identica cosa.
Non me ne frega nulla di attaccare un pippone femminista (e, per inciso, io sono femminista e me ne vanto), non me ne frega nemmeno se il ragazzo di questa era consenziente oppure no, né se lei lo stesse tradendo, né se fosse un tentativo di lancio di una carriera nel cinema hard, né se è stata lei a mandare il filmino agli amici.
Il nome di questa povera ragazza ce lo scorderemo presto, è un fatto che non teme smentita.
E pure se sul blog non scrivo mai gromò, oggi ci sarà un’eccezione, perché oggi mi sono rotta il cazzo.
E rivendico il mio sacrosanto diritto di dire quello che mi pare, come mi pare e di non dover subire il giudizio o l’indignazione di nessuno.
Voglio scrivere, ché scripta manent, che alle donne piace scopare, oppure no, piace fare i bocchini, oppure no, piace farselo infilare in culo, oppure no, amano i cazzi, oppure no, godono, oppure no, amano prenderlo in faccia, oppure no e tutta una serie di cose che – nonostante tutto – mi imbarazza scrivere.
Perché ho poco da fare l’illuminata, pure io, la sfera sessuale femminile anche per me è un argomento che un po’ fa arrossire, perché così ci siamo cresciute, ci siamo cresciuti tutti.
“Non lo fo per piacer mio ma per far piacere a dio”, ma vaffanculo.
E’ una semplice scopata, è un pompino…possono essere gesti romantici, tenerissimi, intrisi d’amore e espressione di sentimento, oppure possono essere banalmente solo una scopata e un pompino che uno fa così, just for fun, sulla spiaggia a Ibiza impastati di ginotonic e diosolosa cos’altro.
Lo so bene che l’esecutore materiale di questa morte orrenda è quello che il video l’ha condiviso.
Ma se per un attimo provo a immaginare un mondo in cui fare sesso, pure per le donne, fosse una roba come un’altra, come nuotare, come ballare, come cucinare (tutte attività che si fanno col corpo e piacevoli) allora ecco che la diffusione di quel video altro non sarebbe che una cafonata oppure, ancora meglio, una roba di nessun conto. Nessuna importanza, perché è solo quello che è: un banalissimo pompino.
E invece no, nel 2016, nella parte ricca di mondo in cui abbiamo il culo di vivere, fare un pompino è una vergogna. Essere sessualmente disinibite una grave colpa. Divertirsi a letto con due tipi, un abominio. Ma anche non fare le mamme a tempo pieno pare brutto, dedicarsi alla scalata aziendale con due pargoletti a casa non sta bene.
Sono queste le istanze del consesso civile: il galateo della scopata educata e riservata.
Poi chissene frega se al lavoro veniamo valutate come forni che stanno per arrivare a temperatura, chissene frega se i nostri salari sono più bassi, chissene frega se ci è impossibile conciliare carriera e famiglia perché i figli non sono 50e50 col marito, no, i figli sono della madre che “ormai ha altre priorità rispetto al lavoro”, chissene frega se per ricevere adeguate cure mediche dobbiamo andare a elemosinare attenzione all’unico stronzo non obiettore di coscienza della regione.
Mi mordo la lingua e non parlo del #fertilityday, che è meglio. E pure del burkini, che è ancora meglio.
Smettetela con le magliette “se esci con mia figlia…bla bla bla”, non fanno ridere. Smettetela di associare il sesso e la dignità quando si parla di adulti consenzienti, quello che gli adulti fanno fra loro di comune accordo è lecito e non sono cazzi altrui.
Smettetela di dire che certe cose non stanno bene e che i panni vanno lavati e stropiacciati in casa, il bon ton è una cosa seria e non deve essere a servizio di alcun pregiudizio.
Lasciateci scopare come ci pare, lasciateci gestire casa e lavoro come meglio riteniamo ma, soprattutto, lasciateci in pace.

E’ un mondo triste quello in cui si debbano creare parole apposite, espressioni nuove come “slut shaming”, “body shaming”, “revenge porn” quando alla fine è sempre la stessa zuppa: la parità, di diritti e di giudizi, è una chimera.
E’ la stessa identica cosa.

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

Ai biutiiiiis!
No dai, vabbè, era una cazzata per smorzare il clima da ansia da prestazione scrittoria. Diciamo che sicuramente non sto praticando l’accanimento terapeutico su sto blog, per ora mi limito alla mia vita.
Stamattina, venendo in ufficio in anticipo causa rigurgito rivoluzionario dei dipendenti del trasporto pubblico locale che finanzio ogni mese a botte de 78, 50 euro, ho pensato che la felicità attribuita al venerdì è direttamente proporzionale al bisogno che hai di cambiare vita.
(e questo l’ho scritto venerdì scorso, evidentemente)
Comunque niente, è iniziato il 2014, ho un colore di capelli di nuovo, il mio smartfon abbastanza nuovo già si impalla, ho comprato degli occhiali da vista fucsia edizione limitata di Dior e sono da poco tornata dalla onimun in Birmania.
Dovrei scrivere una guida ragionata sui viaggi in Birmania. Di certo non lo faccio stamattina.
Cinque giorni fa io e il Primate abbiamo compiuto sei mesi di matrimonio e, conoscendomi, è un traguardone. E’ quindi solo adesso che comincio seriamente a realizzare di essere sposata e a realizzare le differenze tra convivenza e matrimonio (poche), tra relazione stabile e matrimonio (un bel po’) e soprattutto tra essere single e prospettiva perenne di vita a due (abbastanza angosciante).
Tre o quattro giorni fa, invece, mi ritrovo con un nuovo “amico” su Feisbuc, lo conosco di certo non bene, ma lo conosco. E’ un tizio che faceva il mio liceo in classe col mio grande amore del liceo, simpatico e fighetto, carino e ridanciano, non ha mai suscitato in me il minimo interesse, lui nei miei confronti ne aveva avuto, ma poco, più che altro ci stavamo simpatici ma non siamo mai diventati amici per tutta quella serie di problemi legati agli ormoni che a 14 anni non ti permettono una relazione equilibrata col prossimo.
L’avevo poi intravisto negli anni, cinque volte in tutto a esagerare, in giro nella provincia natia, nei soliti localetti demmerda da fighetto incamiciato dopo dieci ore al tornio. Mai andati oltre un “ciao” se proprio dovevamo salutarci. E quindi giustamente su Feisbuc mi scrive “oh, non ti posso perdere di vista un attimo che tu prendi e ti sposi!”. Io non sono una fan della coerenza, però la decenza non mi dispiace.
Vabbè, fiducia nel genere umano, approfondiamo un pochino e lui, galante e spocchiosello, mi chiede cosa faccio e, senza mai esplicitare ma nzomma se semo capiti, mi dice che fa il ginecologo.
Ora, io sono quella che è stata invitata a un appuntamento all’Ikea di sabato pomeriggio, non è che mi sconvolgo per nulla, ma cristiddio, te pare il caso di fare avanz con seducenti proposte di ecografie interne? Ecco.

Come al solito le mie premesse sono lunghissime e sin troppo introduttive ma, quello che volevo dire, è che i maschi tendenzialmente fanno schifo. Ed essere singol a trent’anni con sta fauna che gira libera e sciolta, è davvero pericoloso.
Insomma, mo non è che siccome sono passata dall’altra parte della barricata allora mi scordo com’è, l’ho vissuto per anni e anni e certe cose mica è facile dimenticarle: carino e simpatico che si scorda il catalogo delle sue bomboniere di nozze sul sedile al secondo appuntamento, sms sgrammaticati, appuntamenti a parlare della deriva berlusconiana del piddì…oh, se solo ci ripenso me la cucio.

Nel quadro sinottico in cui ci stagliamo come cipressi al cimitero noi, giovani donne con la crema prime-rughe, tra la festa dell’amica incinta e il matrimonio di quelli che si sono conosciuti a agosto scorso a Formentera impastati de mdma ma adesso vogliono mettere su famiglia, l’addio al nubilato di quella ancora vergine prima del matrimonio dopo 14 anni di fidanzamento, la svolta imputtanita di una che si è mollata dopo una relazione di nove anni. Noi, autonome, ancora bonazze, coi tacchi meno alti di qualche anno fa, più libri letti e soprattutto scevre da qualunque ansia da “ma se poi copuliamo magari pensa che…”, consapevoli della nostra sicurezza e del nostro ruolo del mondo ma nonostante tutto terrorizzate dall’idea di essere l’ultima stronza rimasta senza mezza mela.
A questo punto avremmo già dovuto ave accumulato un bagaglio di esperienze medio: un vecchio, un giovane, un bonazzo, un cesso, un tamarro, una storia seria, qualche botta e via, uno straniero, un malato di mente, un tonto.

Di conseguenza non dovrei soffermarmi a ribadire che alcune categorie vanno evitate come la morte: gli ipster, i mammoni, gli attivisti politici, l’intellettuale che si informa coi blog del Fatto Quotidiano, gli omofobi, i fumatori, quelli che ancora escono in comitiva, che non amano gli animali bensì la palestra. Giusto per dire i primi che mi vengono in mente.

Purtroppo però non c’è esperienza che tenga, non ci sono palate sui denti che insegnino abbastanza che il tutto si riduce a un duopolio perenne di errori che si ripetono insistentemente, ci si accanisce sempre e sempre e ancora su a) quello che non si vuole impegnare manco sotto tortura e b) quello che dopo tre mesi ti vuole sposare.

Quello che non si vuole impegnare:
indovina un po’? Non si impegnerà. Le persone non cambiano, uno è come è blablabla…tutte cazzate. Semplicemente questo non è disposto a cambiare per te, fine, stop. E’ inutile ripetersi che forse non è ancora pronto. Amica, forse invece  lo è, ma non per te. E’ inutile che cominci a lavargli a casa tua le mutande pur di incollargli qualcosa da te, qualcosa che vi faccia sentire “beh non è che conviviamo ma è come se “: non convivete e non è come se. Sai cosa fanno quelli che convivono? Convivono.
Nei casi più rognosi succederà che arrivate a ordinare anche 14 chili di confetti ripieni e poi scapperà all’ultimo, perché lo spirito di sopravvivenza vince sempre.
Lo so che sentirsi sole è brutto ma ancor peggio è sentirsi svilite, non abbastanza apprezzate, sempre dietro a un treno che non prenderemo mai. La verità è che non gli piaci abbastanza, diceva il film, quindi se continui a starci la verità è che non ti piaci abbastanza, dice ‘sto blog. Comprati scarpe nuove e liberati di questo macigno attaccato all’autostima.
Che infatti lui poi sei mesi dopo va a convivere con un’altra e dopo un anno e mezzo si sposa. Nella maggior parte dei casi, poi, dopo due anni avrà l’amante di 23 anni.

Quello che dopo tre mesi vi vuole sposare:
se possibile, questo è peggio del precedente. E mo ecco che arriva l’orda di “ma io e il mio ragazzo abbiamo avuto un colpo di fulmine” e gnignigni. No, al massimo un colpo di culo. E poi le cose si vedono sul lungo periodo e comunque sia fare sempre quello che ti senti spesso è una cazzata. Io mi sentivo di desiderare dei figli con quel tamarro con l’Aprilia SR giallo limone, a 16 anni. Ringraziando Dior, ho sempre pensato e sempre penserò che un po’ bisogna anche ragionare.
Mi ha detto che mi ama, sì vabbè usciamo da un mese e mezzo ma prima ciattavamo. Ormai sono 6 mesi che stiamo insieme. Eccerto, perché uno considera lo stare insieme dalla prima volta che hai pomiciato dopo due volte che ti eri scorciato per caso in un tunnel della metro gialla.
Una delle scuse più gettonate per dare corda a uno così nei discorsi con le amiche è “ma ormai, arrivato a NUMEROICS anni (perché questa la usano le 24enni come le 50enni, posso darvi nomi e cognomi) uno sa quello che vuole, siamo maturi quindi quando trovi quello che cerchi lo sai”.  Ora, qui si possono aprire diatribe infinite sulla questione, ma una cosa è certa: due persone mature non fanno una relazione matura. Se ti conosci poco, se hai fatto poche esperienze insieme, se la vostra relazione ne ha passate poche, non ha visto più di qualche primavera…beh, siete due persone mature con una relazione giovane. E per quanto certe affinità si intercettino, la vita insieme è un’altra cosa.
Pensateci prima di prendere un mutuo, pensateci prima di fermare la data col fioraio. Rallentate un attimo e pensate a qualcosa del tipo “ma se una cosa è tanto vera e tanto importante, perché bruciarsela subito? perché non aspettare il vaglio del tempo? “. Perché deve mettervi il cappio al dito dopo 7 mesi e proprio non può resistere a festeggiare prima un anniversario? Non è forse questo un modo per metterci una pezza d’oro bianco su quel che manca? E a chi mi vorrebbe rispondere “ma allora perché NO?” beh, perché la posta in gioco è troppo alta per non prendere tutte le precauzioni del caso.
Certe parole sono importanti e vanno pronunciate in un contesto degno,  il discorso di Obama alla sagra della polenta de Colleluna non avrebbe certo fatto lo stesso effetto.
Un uomo che non sa aspettare creerà sempre problemi, uno che non aspetta ha qualcosa da nascondere. (vedi alla voce: sciopping, dubbi esistenziali, parcheggio, petting,  scelta del vino, desiderio di maternità)
Visto che dovreste passare insieme l’eternità, chiedetevi il perché di tanta fretta.
Comunque, se avete fatto la cazzata e ve ne siete pentite, contattatemi in privato che mio marito fa anche il divorzista mannaro.

Adesso, per completezza, ci vorrebbe un bel consiglio su come riuscire a non inacidirsi col tempo, a non  perdere le speranze di una vita a due, a restare propositivi senza svendersi all’80% con il primo passante, a non odiare le donne incinte e coi passeggini…ma un consiglio preciso non c’è. Tutto sta a costruirsi una vita gradevole ma non chiusa, ad avere una casa in cui da soli si sta benissimo ma in due non  si starebbe troppo stretti.
Insomma: la soluzione è essere equilibrati ed è per questo che io sono la persona meno adatta a insegnarvi come.
Una cosa è certa munitevi di un amico uomosessuale  e non lasciatevi andare in disuso, allenatevi a emozionarvi anche fosse solo coi film o con le foto di gattini su Feisbuc, allenatevi a flirtare prendendo il caffè in un bar del centro piuttosto che a casa, allenatevi a guardare sempre quelli che vi piacciono per strada ché non c’è niente di male, e datela via come se non fosse vostra ché non sia mai cadesse in disuso si seccasse e cascasse.

 

CAMBIO DI LUC PER VANDA E LUISA – cronache da uno sposalizio che si avvicina

Prima di passare al sugo, alcune brevi considerazioni:

– la vicenda de idduemarò sta raggiungendo le vette della più fastidiosa cronaca da Feisbuc. Si è scatenata na pioggia di linc di ogni sorta, tutti differenti tra loro ma equamente insopportabili, che mi infesta la bacheca giorno e notte, giorno e notte. Ho due o tre contatti a cui s’è risvegliato un insano amor patrio tramite questa notizia, non si capisce bene a che titolo e perché considerando che uno è un maestro di arti marziali e l’altra è una disoccupata pugliese. Ovviamente non li depenno dagli amici perché mi servono per spettegolare. Invero va detto che tutto quello che mi ha apportato questo vociare circa i due pistoleros [cit.] è stato: la conoscenza della finora ignorata parola “marò” (ignorata in questo senso, perché io la usavo solo per cose tipo “marò, ho lasciato il fornello acceso!”) , il ritorno alla mente di Giuliana Sgrena che, diciamocelo, ce l’eravamo scordata tutti, di conseguenza il ricordo delle DueSimone note agli onori della mia personale cronaca perché avevo rinominato un foulard “la sciarpa delle DueSimone” e del viaggio in Germania col Primate di cui la sciarpa era stata indiscussa protagonista. Personalmente quello che penso della vicenda de idduemarò è: me pare che Rossella Urru ce la semo ricordata solo a Sanremo con Geppi Cucciari che è stata messa lì per compensare l’elegantissima farfallina di Belen. Sparo e chiudo.

– credo che Uozzapp stia rovinando il mondo. Ho un blog, figuriamoci se sono contraria alle nuove forme di espressione. E sicuramente c’è un modo intelligente di usare dei semplici strumenti che, in fondo, sono comodi e rapidi. Però ci sono cose che stimolano immediatamente un utilizzo improprio da parte dei più, tra cui annoveriamo: il rossetto color mattone, il plateau, il mojito, il decolorante per capelli, l’ecopelle, i ravanelli e – appunto – uozzapp. Una delle frasi che meglio ricordo di GRGA è “creare contenuti di comunicazione in appositi spazi di relazione” e, se uozzapp è lo spazio virtuale di comunicazione, spesso e volentieri è il contenuto di comunicazione a mancare. Oppure non mi sono accorta che tutti intorno a me hanno l’assoluto bisogno di esprimere concetti profondi e sentiti e ragionati. Propongo una giornata in cui ci si parli solo se si ha qualcosa da dire, si mandino sms solo per comunicare qualcosa e si rifuggano le conversazioni in stile “che fai? ma niente! che palle eh? eh si! pucci pucci? si micci micci? gnignigni e pipipì”. Sforziamoci di essere più socievoli e meno social.

– ma questa tendenza delle magliette corte avanti e lunghe dietro? Io non ho ancora maturato un’opinione sicura, fondata, certa e giudiziosa.

– mi sono iscritta a un corso di dinamica mentale. No, non sono una matta ippi niueig. No, non ho bisogno di uno psicologo (anche se, chi non ne ha bisogno?). No, non faccio yoga. Ho deciso che è una figata e quindi lo faccio, vi aggiornerò sul mio stato di salute mentale.

Ecco, come sempre ho sbracato con le premesse, le ho fatte troppo lunghe. C’è gente che con le mie premesse ci potrebbe scrivere dieci post, e qui ci sarebbe da scrivere per giorni e giorni su quelli che si aprono un blog e poi gli sa fatica scrivere, ma non tergiversiamo e passiamo a parlare di: zinne!
Perché, non so se s’è capito, ma mi sposo a luglio. Ho già un abito e non ancora le scarpe (dovrei vincere il superenalotto senza giocarci per prendere le uniche che mi piacciono) ma soprattutto ho il mio fisico da pin up senza culo in miniatura. Sebbene io qui possa scrivere il vero e il suo contrario, nessuno ha mai messo in dubbio che io fossi una bionda molto procace. Vale a dire che sono alta un metro e una vigorsol ma ho un notevole parco airbag (non oso manco immaginare l’impennata de zozzonerie nelle statistiche di ricerca che già non se la passavano male). Ho il classico fisico “dietro liceo e davanti Cristina dal Basso” in versione naturale e questo rende veramente difficile trovare un intimo comodo e normale per la vita di tutti i giorni. Figuriamoci un completino zozzone per il matrimonio!
Nzomma siccome lavoro in centro a Milano esco e mi tuffo nelle vie della moda col bancomat pronto a tutto. Passo in rassegna tutti i miei marchi preferiti: Triumph, Valisère, Passionata, LaPerla, Chantelle, Etam. Scopro che nessuno ha quel che fa per me, o non della mia taglia, o “guardi che le strizza” o “ha un giroschiena minuscolo!” e simili. Giro in lungo e in largo e alla fine entro dove non si può non trovare qualcosa: alla Rinascente di Piazza Duomo.
Salgo un piano dopo l’altro, butto l’occhio sulle nuove borse di Michael Kors, un occhiatina ai tubini di Chloé, prendo in mano un sandaletto di Caovilla. Tutto sentendomi, come da prassi: brutta, povera e malvestita.
Ma chi la dura la vince, arrivo strenuamente al quinto piano, quello della lansgerì. Vado dritta da LaPerla e scopro che non fanno nulla oltre una certa misura  che è l’unica misura a partire dalla quale il petto di una donna può essere considerato “tette”, il resto sembravano costumini per ragazzine spigliate ma che non hanno ancora sviluppato. Rosico moltissimo e vado  avanti. Giro lo sguardo e mi ritrovo in mezzo a due signorine vestite come le infermiere dei film di Alvaro Vitali: calze con la riga, grembiulino rosa aperto su cosce e seno, pizzi in bella vista e dei tacchi troppo alti per una poveraccia che sta lavorando, infatti mi vengono incontro con la leggiadria di un TRex. Non c’è dubbio, mi trovo da Agent Provocateur, il fornitore ufficiale dell’intimo delle passeggiatrici di lusso. Quello che ho visto lì, nessuno può immaginare. mutande in fili di cuoio, strass da capezzoli, fruste e manette, robe che dicevano essere mutande ma che a me parevano lacci per scarpe in pizzo. Manco a dirlo, in un posto così il problema della mia taglia non c’è. La commessa non si è fatta il benché minimo problema a scostare la tenda (di velluto nero) del camerino (di velluto nero) e guardarmi con mio reggisound spaziale e sotto le mutande rosa con l’orsetto che portavo.
Volevo morire, ma poi la mia attenzione è stata captata da un’altra cliente del torbido negozio. Perché io avevo la scusa virginale del matrimonio, quindi era lecito mi provassi quasi tutto. Ma quella signora in golfino beige, capelli castani, occhialetti da impiegata delle poste, ginz stinti e hoganmmerda, che cosa avrà voluto comprare? Non ho saputo decidere se stimarla o pensare “hai capito er mignottone?”.
Poi sono andata da Chantelle dove ovviamente non avevano la mia taglia quindi mi hanno offerto lo spettacolino impagabile di una donna araba velata che chiedeva se, oltre al completino da perfetta maiala che stava acquistando, c’era un altro string più piccolo abbinato.
Ecco, queste cose io non le ho veramente mai capite, perché le cose private sono private e quindi uno tra le mura di casa fa quello che vuole e se si appende selvaggiamente ai lampadari io faccio anche l’applauso. Però mi ha fatto una gran tristezza vedere una mortificata nel corpo, vestita come una suora vestita male, che spende e spande comprando gli unici capi che può non mostrare, dimostrando così di amare la moda e la cura di sé e, allo stesso tempo, di essere così sottomessa a un uomo da sfogare il proprio buongusto solo a suo uso e consumo.

Quindi a questo punto non mi resta che decidere se avere un gran bel decolleté nella vita abbia un prezzo. E se questo prezzo sia proprio 260 euro. Mortacci loro.

LA DIFFERENZA TRA ME E TE [cit.]

Per quanto riguarda Sanremo mi sto sfogando su feisbuc, quindi non è che abbia grandi cose da scrivere qui. Però prendo spunto da uno dei siparietti messi su in quel grande puntatone lungo quattro ore di Che Tempo che Fa con tante canzoni (bruttarelle) su RaiUno. A un certo punto una coppia omosessuale italiana che si sposerà a Niuiorc ha raccontato tramite iscrizioni su fogli bianchi, in silenzio e con una dolce melodia di sottofondo, la propria storia d’amore e il proprio diritto al matrimonio negato in Italia.
Ora si fa un gran parlare di unioni civili, matrimoni ghei, adozione da parte di coppie ghei e quanto di simile che coinvolga il mondo omosessuale e la creazione della famiglia.

Se siete contrari per principio in ogni modo alle unioni omosessuali, a casa vostra si dice “devianza” o “frocidemmerda”, beh, andate a leggere il sito del Giornale o di Famiglia Cristiana,
qui non c’è trippa per i vostri gatti. 

E’ un bene che il dibattito in merito si sia (ri)aperto, anche se purtroppo credo che sarà breve e senza esito. In Italia il voto cattolico pesa ancora troppo e sotto elezione, con le dimissioni di Benny, si farà sentire compatto.
Non c’ho proprio voglia di stare a dire che l’orientamento sessuale è un fatto privato, che se mi trovassi infartata non credo mi cambierebbe molto sapere che l’infermiera che mi mette la flebo è lesbica, che -sì- anche tra gli animali l’omosessualità esiste e gné gné gné solite cose trite e ritrite ché, se non le avete ancora capite, è veramente il caso di sentire un neurologo (etero, ofcorz).
Quello che più mi intristisce, tra chi condivide con me che il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione da parte di coppie omosessuali vadano assolutamente resi possibili, è la motivazione.
Occhei, è vero, c’è la necessità oggettiva di tutelare in concreto le coppie che vivono insieme (se schiatto perché casa mia di cui tu hai pagato il mutuo deve andare a quella stronza di cugina con cui non parlo dal 1993?), sicuramente anche a livello burocratico molti processi si snellirebbero (vai dal notaio, lascia una scrittura privata, paga il notaio, prega che nessuno la impugni quando schiatti, speriamo che il giudice poi non sia omofobo…), eh sì, sicuramente lo stato ci guadagnerebbe anche a livello economico, eh sì, e poi il mondo è pieno di bambini orfani e miserabili che pur di non lasciarli nelle favelas è sempre meglio darli a una coppia omosessuale.
Ma queste sono le motivazioni giuste per un cambiamento di questa portata?
Perché ragionando per assurdo e su questa linea, se domani fosse assolutamente necessario risparmiare sulle pensioni, che si fa una strage di sessantacinquenni?
Tra cinque mesi mi sposo con l’uomo che amo, progetto con lui bambine bionde, delego a lui la firma sul mio conto, lascio a lui le indicazioni sul “fine-vita” (o inizio-morte) che preferisco, progetto con lui come realizzare la nostra vita insieme, immagino con lui la mia carta di identità col doppio cognome. E lo faccio perché è giusto, perché questa è la famiglia: un legame di amore assolutamente personale, su cui nessuno ha il diritto di sindacare o esprimere opinione. Ho la possibilità di far coincidere quello che provo con un documento che lo renda ufficiale, che mi permetta di elenca tra le caratteristiche che massimamente mi descrivono che ho scelto il Primate, e quindi lui è un pezzo di me. E su questo ci conto così tanto che mi ci faccio mettere timbro e firma del comune, io certifico che per me è così e l’istituzione mi crede e avvalora quel che dico.
E sono convinta, nel profondo, che siano queste le motivazioni per cui vanno resi possibili i matrimoni tra persone dello stesso sesso e tanto più le adozioni: perché la famiglia è un sentire unico e una dimensione umana privata, è un insieme di legami inscindibili che creano la società, forma pezzi di tessuto granitico e di certo non dipende dagli orientamenti sessuali.
Che le coppie gay adottino è semplicemente giusto, non è meglio dell’orfanotrofio.
Che le coppie gay si sposino in comune col mazzo di fiori e l’abito della festa è giusto, è il diritto alla ricerca della felicità che lo stato ti deve proporre e garantire, non è necessario per regolare contenziosi di natura particolare.

Finchè ci fermiamo alle necessità, finchè non puntiamo agli ideali con tutta la passione che questo richiede, saremo in eterno le rammendatrici di diritti strappati.

ORNITOLOGIA E MISTERI

Insomma a fine settembre io e Primate andiamo a fare la prova del ristorante. Sì, sì, il ristorante per il matrimonio, esattamente. Quindi, sì, stiamo scegliendo la data e i fiori e la musica e tutto quanto. E no, non abbiamo ancora abbastanza soldi. E, sì, ovviamente mi sono già messa a dieta (consiste nel mangiare passati di verdura e quindi dimagrire un po’ per le poche calorie e un po’ tramite cacarella).
Quindi, insomma, io un mio equilibrio sentimentale devo dire che l’ho trovato. Certi giorni ammazzerei il mio bello, ma se così non fosse probabilmente non me lo sposerei. Lascio a un secondo momento quelle riflessioni tipo: e quindi pensi di non accoppiarti mai più con uno che non sia lui? Sono decisioni di un certo calibro.
Fatto sta che, come questo blog dimostra, i rapporti maschio-femmina sono sempre più complicati. Sembra che più andiamo avanti con gli anni, cresciamo, facciamo esperienze e meno troviamo il verso di comportarci in un modo che funzioni reciprocamente. Sono cose che ti fanno rivalutare il “vuoi metterti con me? fai una croce su SI’ o NO”, almeno era chiaro e semplice e una prendeva una posizione e lì stava sino a che non ci si lasciava. Adesso è tutto un andirivieni di metti-foto-su-feisbuc, mi commenta, mi dice mi piace, ciattiamo ma non mi chiama, usciamo da due mesi ma non trombiamo, trombiamo da due mesi ma non usciamo, mi ha portata a cena con gli amici ma non mi ha baciato, ci scrivevamo email da un mese quindi ora siamo fidanzati in casa…in a few words: la gente stanno male.

E questo è un paragrafo.

L’altro invece è questo:

Mun è l’amica dell’università del Primate, avvocatessa già a ventisette anni ha passato la sua vita a studiare tantissimo e ascoltare musica grezza. Un metro e mezzo di donna con stupendi occhi celesti e  capelli castani tagliati sempre diversi, la riconoscereste per strada grazie alla sobrietà dei suoi abbinamenti come il turchese+pesca+beige per il lavoro e il giallofluo+fuxia+arancione per la vita di tutti i giorni. Un fisico compattino che si sta dotando di tette con una cura ormonale e un culo decisamente a mandolino abbinato a un carattere tosto e puntiglioso e permaloso ma affettuoso.
Insomma, una donna complicata ma con due belle cosce.
L’anno scorso è uscita da una biennale relazione con un uomo che lei definisce meraviglioso e bravissimo, ma comunque si sono mollati. Dopo un viaggio da sola a Nuova Iorch e un’americanissima strombazzée in ostello ha messo la testa a posto e s’è messa alla ricerca di un nuovo fidanzato. Come cercare una pianta di limoni in fiore al Polo Sud. Poi, non si sa come, ha avuto una liaison decisamente dangereuse con AggenteImmobbigliare. Ora, lui è di Roma Sud ma così tanto che si sente uno straniero rispetto a quelli della Garbatella. Lei è una che Milano c’è solo Milano, a Roma iniziano a lavorare alle 10, questi pantaloni sono una terronata, io vivo in centro e tutto il resto è hinterland. Non ho molto capito perché qualcuno ha pensato che potesse funzionare. Però sono stati cinque giorni di passione di quella che poi vai a calendula per almeno due settimane, a capisse.
Un po’ sfiduciata ma sempre tosta e gagliarda, Mun programma la propria estate: un uichend dai miei, uno dai nonni, uno con le amiche all’estero e…quasi quasi rivedo le mie amiche erasmus e vado a una festa in Germania. Quale migliore occasione per una bella inzuppatina estiva? E infatti arriva bella bella in Doiccland, zi mette qvalche vestitinen carinen und zi prepara a smignotecciare. Le amiche prontamente le presentano un tizio tedesco MA che vive parte dell’anno in Messico, vuoi che un po’ di calor latino non ce l’abbia? E infatti alla prima occasione le piazza le mai sul suddetto culo. E bravo ragazzo, chiamiamolo il Germano Irreale. Poi insomma pomiciano, pomiciano, pomiciano. Germano Irreale era arrivato alla festa insieme a un amico che chiameremo, a caso, il Ciccionazzo.
Ciccionazzo beve come una bestia e idem gli altri. Mun e Germano Irreale intanto paccano e paccano e via andare, come alle belle feste dei tempi che furono. La musica finisce, gli amici se ne vanno, buonanotte ai suonatori e Mun invita a casa Germano Irreale per concludere da trentenni una sonora pomiciata fra stranieri. All’orizzonte, però, si scorge Ciccionazzo ubriaco che si addentra nella boscaglia circostante il casale della festa. Germano Irreale, giustamente, corre a recuperare l’amico. Poi torna da Mun che lo stava aspettando pronta a una notte di passioni senza pensieri. E lui che fa? Lui in tutta tranquillità le dice che ha deciso di andare a ballare con il resto degli amici (tre, n.d.a.). Mun, sgomenta, torna a casa e fa lo spelling bestemmiato di tutto il calendario di Frate Indovino.
Ora, mi domando e dico, un uomo pomicia tutta la sera, dimostra in maniera manifesta la sua turgidità, ha davanti una bella donna italiana con gli occhioni blublublù  e che fa? Porta a spasso il Ciccionazzo, mi pare giusto.

Io non capisco, non capisco, non capisco e allora ballo la zarromusic:

*grazie a Mun, scopritrice di fiducia di talenti cafoni

L’ISOLA DEL TESORO

Ormai internet è un po’ troppo alla portata di tutti. Daje de Grillo con la banda larga e la copertura totale del territorio…ma Grillo lo sa quanti pazzi ci sono in giro che non aspettano altro che fare una ricerca su Gògòl e arrivare sul moi blog ?
Ecco, io il post sulle chiavi di ricerca non l’avevo mai fatto, mi è sempre parso divertente ma facile, banale.
Poi l’altro giorno per curiosità mi sono messa a leggere le statistiche dell’ultimo mese del presente blogghe e ho capito che coloro i quali hanno tempo libero da passare ollain si possono suddividere in varie categorie :
(mi premurerò di dare loro la risposta o il consiglio della guru che più meritano)

DONNE ALLA RICERCA DELLO STILE PERDUTO:

sciatusc andrebbe punito con la reclusione da Jean Louis David
borse orribili colore dentifricio-evidenziatore guarda, un dramma.
moda mare 2012 capelli guardati intorno, santiddior
frangia guendalina devo forse offendermi?
estate 2012 moda mare se hai il culo grosso non mettere la brasiliana
ricostruzione unghie le tendenze dell’estate le burine non andranno mai di moda, rassegnati
tinta todis offerta perché lo fai, disperata ragazza mia?
cose la frangia ordinata cose cosa?
tendenze dell’estate bere tanta acqua e non uscire nelle ore calde
foto tendenza ombretto a a col color oro non si sbaglia mai
a luglio 2012 meglio la cheratina o la stiratura? ormai è agosto, non ti crucciare
fluorescente modas estate ma sembrano quelli dell’anas c’hai veramente ragionas
pellicciona volpe ciccia, abbassa il condizionatore che è agosto.

I RICERCATORI PASSEGGERI, ARRIVANO QUI SEGUENDO LA SCIA DELL’ULTIMO POST

dildo testimoni di geova e questa l’ha cercata Professò
professò credente testimoni e pure questa l’ha cercata Professò
laura pausini era una testimone di geova ma quando mai?
dildo forbice!
ma i testimoni di geova ti trovano il lavoro? amico che fai questa ricerca, tu sei l’emblema della disperazione dei giovani italiani. Comunque sia, aiutati che dio t’aiuta.

 

QUELLI A CUI è MORTA LA MAESTRA DA PICCOLI:

macsmara volevi forse dire mascara? O forse intendevi “basso livello di scolarizzazione unito a  poca attenzione alle vetrine?”
giastis tu seriamente lo scrivi così? O mi sfotti e basta?
leggi il petalo cremisi e il bianco stralcio ti vedo, tu sei uno di quelli che parla a citazioni provenienti soprattutto da libri che non ha letto, ma non te vergogni regazzì?
cosa e’ la scimmerica è una sparanata di gironfinzio
come ci si sente dopo aver assunto pulsatilla annoiati (cattiveria)
giochi uinnidepù torna quando saprai come si scrive
immagine di un buffè per matrimonio è un tavolo lungo  con sopra dei vassoi pieni di cibo
appromare are you Umbro my dear?
fetisc ti cercavi le zozzonate e le avresti anche trovate, se a lezione d’inglese fossi stato attento
stain elaiv riprova con le zeppe, sarai più fortunato

QUELLI CHE NON HANNO UNA RISPOSTA IN Sé:

canalis come fa a essere magra segue la grande e unica regola: se vuoi dimagrire non devi mangiare. Tutto il resto è adipe.
guarire con i carboidrati sei una povera illusa
forte dei marmi che gente ci va? Briatore e quelli che mangiano pane e cipolla da giugno a dicembre
mutanda gialla reggiseno ? mutanda gialla è davvero ora di cambiarla
magrezza e ricchezza non ce n’è mai abbastanza il concetto c’è ma la citazione è sbagliata, cara la mia Cocò da tressordi.
frasi ottimistiche: quello giusto arriverà sì cara, e poi lo sai anche tu che Gesù è morto di freddo
ci ripensano i cornuti sempre, sempre, sempre. Senza eccezioni.
cantanti da taglio delle vene uno su tutti: Massimo di Cataldo!

GLI IMMANCABILI ZOZZONI:

casalinga grassa in mutande sex se ti piace veramente il genere, ragazzo mio, ho 46237846329569 persone da presentarti
trama di un film dove una ragazza viene portata in un capannone e li si prostituisce con tutti gli operai Gògòl, ma perché li mandi da me ?
belle bionde fanno vedere il culo a panaro who’s panaro?
annunci di donne brutte che cercano a roma ragazzo La bruttezza sta negli occhi di chi guarda, l’infermità mentale in quelli di chi digita
microfallismo uuuuhhh, ragazzo mio, è un dramma
fotto con gli sposi gli fai la festa di matrimonio!
donne testimone di geova voglia di cazzi questa effettivamente poteva andare anche nell’altra categoria, ma il triviale l’ho “ammucchiato” qui
foto di uomini fetisc uomini vestiti in gommina? Sai che odore di ascella mannara?
lasciato dopo due anni e rifamo sesso quand’è così è sempre un casino
donne in carriera eleganti porno portogallo spagna no?
l’operaio in casa fa i lavori e si fotte la signora video porno dai questa è più banale di “sono Sara Tommasi e mi piace succhiare i vasi”
yuporno cacate di nascoste amico, IMODIUM è la soluzione
porno mamma mette un vibatore nella fighetta alla figlia tu sei un malato di mente e non c’è battuta divertente che io possa fare. Ma posso sempre consigliarti di guardare Nip&Tuck.

DULCIS IN FUNDO, I MIEI PREFERITI: GLI INCOMPRENSIBILI:

edit piaf porta sfiga ma perché poraccia?
che bello far ginnastica a tempo di musica c’è a chi piace farsi pestare le balle, quindi per carità.
follando con la resepcionist sbirifando con il facchino

E poi vorrei dire a quella ragazza che ha cercato “lui mi chiama sirenotta” che probabilmente il tuo tipo legge il mio blog. Si direbbe “ah, un figo”, eh no! E’ uno che si rivende le battute. E uno che si rivede le battute oggi, non sai mai cosa ti rifila domani. Mollalo e mettiti con un bloggher.

LODE A TE O DILDO (parte II)

…Io e Primate corriamo in calzoncini nel vialetto di casa, una fiat Stilo rombante ci attende, guidata da un pallidissimo e tremante Professò.

–       che è successo Professò?

–       Eh…un casino…

–       Sì, vabbè, stavo mangiando il tiramisù, vuoi dirmi cosa per cortesia?

–       Eh…le hanno trovato una cosa…

–       E che cosa?

–       Eh quel coso di gomma…

–       Oddiodiodiodio…e mo?

–       Eh, ora è un casino…

E lo credo bene! Immaginate di essere il genitore di una ragzzina che nasconde in casa un vibratore, reagireste con una bella pacca sulla spalla?

Insomma, corriamo nell’hinterland milanese a palla, Primate analizza la questione sotto ogni aspetto penale e cerca di tranquillizzare il suo amico.

Arriviamo nel giardinetto di queste casette a schiera e scende sta signora, la madre, e ci parla. Io subito mi lancio nella mia attività di pierre e comincio a dire: eh, ma sa, ma un addio al celibato, per un  nostro amico che si sposa….uno scherzo volgare…ma uno scherzo…Credente non c’entra niente…siamo stai noi…

La signora dapprima diffidente e incazzata, pian pianino si scioglie e comincia a credere alla panzana.

A me veniva davvero tanto da ridere, quando Primate prende l’iniziativa e fa: e poi sa, signora, abbiamo scelto una roba esagerata proprio perché è uno scherzo…

E lei: eh, mi pareva, c’aveva pure tutti quei brillantini!

Io non mi trattengo, guardo Professò che se avesse potuto sarebbe sceso tre metri sotto terra e faccio: ehhhh, come nooooo….

Insomma ci scusiamo, davvero, dal profondo del cuore, siamo noi che abbiamo messo nei casini quest’anima pia e innocente della loro devota figliola…quando all’orizzonte scorgo una figura semovente.

Si tratta di un omuncolo di piccola taglia con le braccia rotanti in aria, tipo Ercolino sempre in piedi. In canotta e mutandoni arriva sparato verso di noi, sento anche che rumoreggia ma non capisco cosa dica.

Dopo un po’ comincio a distinguere i suoni: sittuu?ie taccideeeeee! Ie te tagghie a capaaaaaa!

Sì, sì, era Papà Credente che voleva sgozzare Professò nel parcheggio davanti agli occhi dei vicini affacciati.

Primate mi spintona in macchina, io chiudo la sicura, arriva quel bonazzo di fratello Credente a trattenere il paparino e la mamma tesa di un dolore e un imbarazzo indescrivibili.

Nel pathos generale, Primate in versione avvocato in bermuda, Professò mortificato pallido e indietreggiante, Papà Credente a braccia protese e vene gofie, si consuma una scena di quelle che solo una volta nella vita: la suocera  dà in mano a Professò un enorme pene di gomma viola brillantinato.

La vita è davvero una sorpresa che ci stupisce ogni giorno.

LODE A TE O DILDO (parte I)

Mi è capitato varie volte nella vita di dire « non avrei mai pensato di vedere una roba del genere ».

Qualche esempio ? Un erpes che mi ha preso mezza faccia, AmicaUmbra che si fa bionda, mia nonna che parla in russo a un’uzbeca, il Primate vestito bene.

Ma quello che mi è successo due sere fa, signori miei, è davvero imbattibile. Ho assistito a una di quelle scene che ma, ma proprio mai, nemmeno nei pensieri più perversi, avrei immaginato.

Tutto inizia con papà Primate che dal soggiorno strilla “Primateeeee, è per te! È Professò al telefonooo!”.

Professò aveva urgentissimo bisogno all’ ora di cena dell’urgentissima presenza del mio amore ma subito subito subito.

Ci mettiamo su calzoncini e maglietta e usciamo al volo, lui è già al nostro cancello che sgasa con la sua Fiat Stilo rombante.

Ma digrediamo nel tempo, arriviamo a un anno fa….Professò conduceva la sua vita tranquilla di professore di un istituto della provincia e appassionato di pallacesta e belle canzoni di una volta. Da tempo girava non accompagnato quando, quatta quatta, una sua ex alunna neo diciottene comincia a fargli delle avanz su feisbuc (sì, sì, lo penso anche io). Lui, blandito dalle procacissime forme di lei, sente crescere l’interesse e comincia a vederla. La ragazzina si dimostra immediatamente molto spigliata in ogni ambito lenzuolifero e, a quel punto, lui ci casca con tutte le scarpe. La cosa va avanti di nascosto per un po’, si vedono il lunedì mattina quando i suoi di lei lavorano e fanno tutto quello che uno può immaginare (e qualcosa in più). Noi amici rimaniamo allibiti da quanto lei si dimostri smaliziata, lo prendiamo in giro e – allo stesso tempo – verifichiamo che legalmente sia tutto fattibile.

Un amplesso tira l’altro fino a quando lei, post coito, se ne esce con:

“ma tu che ne pensi dei testimoni di Genova?”

e lui, senza pensarci due volte: “mi rompono il cazzo”

e lei “ io sono una testimone di Genova”.

Di qui, un intreccio di conferenze, sedute, studi biblici e simili si dipanerà senza soluzione di continuità.

Professò studia tutto: scarica iBible, si documenta sul creazionismo, finisce addirittura ad una riunione alle 9 di mattina del primo dell’anno. Tutto, pur di dimostrarle a ragion veduta che crede in emerite stronzate. Litigando e copulando passano altri mesi e lei alterna frasi come le seguenti:

–       non posso più vederti perché mi sento giudicata dallo sguardo di dio

–       lo specchio sul soffitto è tanta roba

–       i miei genitori mi impediscono di vedere gli infedeli

–       me l’hai fatta diventare tutta rossa (perdonatemi, queste non sono le mie parole)

–       a marzo voglio predicare per le case per diventare pioniera del regno di Genova

–       lo sai che da quando lo facciamo noi, con l’Ale non lo faccio più

E via andare.

Lui dapprima si stufa, dice che è una cretina, che se crede tanto a questa roba allora portasse a dimostrazione una sella per dinosauri così finalmente ci dimostra il fondamento del creazionismo.

Poi lei gli si presenta sulla soglia di casa e gli pratica una fellatio. Professò- fatalità- si ricrede.

No, non è un soft porno, questa è la mia verità.

Episodio degno di nota si svolse ai primi di gennaio, quando Altissimo era ancora il Sensibilone e non stava ancora insieme ad Amica Umbra. Professò chiede loro di passare a prendere la Credente per conto di Fava fingendosi due testimoni. Ora, forse non tutti sanno che i testimoni di Genova non portano barba o capelli lunghi, le donne non hanno pirzing e tendono ad avere un luc abbastanza tradizionale. Mi domando e dico: e ci mandiamo uno alto due metri con mezzo metro di coda e una con mezza capoccia rasata e tinta biondo platino? Mah. Insomma arrivano a questo spiazzo tutti incappucciati e bardati, aprono un centimetro di finestrino e fanno “Ciao Credente! Buonasera signora!”.

A N A T E M A! I Testimoni si danno tutti del tu, quindi quel buonasera, unito al secondo brillantino sull’orecchio di AmicaUmbra fanno crollare la pantomima in meno di dieci secondi.

L’ira funesta della madre di Credente si diffonde in ogni dove ma Professò non demorde e continua a vederla di nascosto. Copulano tra i bancali di pandori del discount, s’ incontrano fortuitamente nei peggiori motel di Caracas.

Insomma ricominciano a vedersi e la mamma di lei decide di incontrare Professò per un colloquio costruttivo.

Lui parte deciso, convinto di poter dimostrare che vuole bene a questa ragazza e ciò basterà a convincere la famiglia che questa accoppiata s’ha da fare.

Infatti dopo aver offerto un cappuccino alla madre di Credente, passano due ore e mezza  a parlare di Bibbia.

Lui prova di tutto, prova a fargli capire che sono quattro o cinque volte che Genova non ce coje sulla data della fine del mondo, ma nada…o intraprende questo cammino di fede o può scordarsi di frequentare la bella.

Ed è qui che finiamo all’altra sera…perché Professò e Credente per conto di Fava continuano a vedersi, sempre più clandestinamente, sempre più con la disapprovazione del resto del pianeta.

Le zozzerie feffuali vanno di pari passo col gusto del proibito e culminano nella visione sui cellulari di youporn e nell’affettuoso omaggio di un dildo viola.

Giuro che non è un soft porno di mia invenzione, davvero.

Sono rimasta molto colpita dal percorso spirituale di Credente che, in qualche maniera, si è evoluto coi lavori di ristrutturazione di casa di Professò.  Vale a dire: quando Professò aveva questo rudere senza tetto, lei desiderava che si convertisse. Sono iniziati i lavori di stabilizzazione e copertura del tetto e lei ha iniziato a tollerare l’ateismo, intensificando i pomeriggi hot. A copertura ultimata Credente si diceva insofferente della sua comunità. All’ordine dei mobili ha scelto di dissociarsi da Genova. Che strane le coincidenze, eh?

Insomma lei ha un impeto di indipendenza, si presenta al gran consiglio degli anziani dice che ha fatto sesso con Professò e che vuole essere libera di frequentarlo.

E loro hanno risposto “ma certo, vivi la tua vita come vuoi”. Seh, me pare.

Pur di non sputtanare del tutto la famiglia di Credente, il gran consiglio decide di darle l’infermità mentale di Genova, mettendo a divedere che la tizia non sta bene di cervello. E loro invece sì.

Questo permette a Credente di vivere in casa coi suoi e uscire alla sera con Professò. Tutto sembra filare liscio fino a quel trillo di telefono in casa Primate Abbigliato…

(se vi interessa vado avanti)