Ieri sono stata al cinema a vedere il nuovo film di Sorrentino, “La grande bellezza”. Toni Servillo d’ordinanza, uno splendido (come sempre) Verdone, un’agghiacciante Serena Grandi, la solita pallosa Isabella Ferrari e una Sabrina Ferilli credibile per la prima volta in vita sua.
Insomma: ci sono tutti gli ingredienti per piacere a un pubblico intellettuale e commerciale di sinistra.
Io, per dire, l’ho adorato.
Di cosa parla il film probabilmente lo sanno tutti, come il fatto che Sorrentino ha sempre una fotografia della madonna e un team di correttori del colore che fa spavento peggio di Cliomecap. Il film è ambientato a Roma, le immagini della città sono meravigliose, struggenti e poetiche in maniera sublime.
La narrazione è lenta e molto all’italiana, primi piani a pioggia con luci e ombre calcatissime.
Ma più di tutto per me è stata una riflessione di due ore sul senso della bellezza e dell’arte. Spesso mi sono interrogata su quello che significa l’arte per le persone, per la gente e per i singoli, capendo in fondo che queste riflessioni sui massimi sistemi non sono alla portata del mio intelletto e ritenendo che alla fine le mie conclusioni fossero molto banali. In qualunque caso ho almeno capito cosa penso sia l’arte per me, o almeno cosa mi piace delle espressioni artistiche e posso riassumere il concetto in due grandi filoni: cose che non saprei capace di immaginare e che quindi mi stupiscono molto (vedi gli intrecci di Palanhiuk) e cose in cui ritrovo una parte di me al meglio o al peggio con sfumature nette (ed ecco Sorrentino o Ammaniti).
Guardando a Roma, alla Roma ladrona e caciarona, con gli occhi del regista non ho potuto fare a meno di capire perché ultimamente sogno continuamente le strade di quella città che ho tanto criticato quando ci abitavo.
Perché, sì, è vero, Roma è davvero impossibile e troppo troppo caotica, è maleducata e invadente, puzza e appiccica, urla e schiamazza e scola d’olio agli angoli della bocca mentre mangia, suona mentre attraversi sulle strisce, spintona e commenta continuamente e tutto questo è semplicemente insopportabile. Non si può negare, soprattutto se non è la propria città natale.
Eppoi però, regina delle contraddizioni, apre scenari meravigliosi, si permette di non truccarsi perché di suo ha degli occhi splendidi e espressivi, ha le rughe di espressione di chi ha qualcosa da raccontare e ne ha viste tante, non si giustifica nemmeno tanto alla fine ti travolge. Ti avviluppa ma anche ti accoglie, ci resti un anno o due eppure non ti senti di passaggio. Diventa mamma Roma, anche se non lo capisci, poi lo senti.
E quindi alla fine io ci ho visto questo di me, in questo film e in questa città, tanti difetti e dei problemi davvero irrisolvibili, delle zone inspiegabilmente lasciate al degrado e molti germogli che non verranno mai coltivati, le merde di cane per strada, i tossici che ancora ti chiedono cento lire in stazione, le borse contraffatte e i fregaturisti ma anche i tramonti più belli del mondo, una cucina appassionata e gustosa, delle tradizioni impossibili a morire, il cinismo e il sarcasmo, le risate sempre e la poesia popolare.
Praticamente tutte cose abbastanza difficili da spiegare a chi non ci ha vissuto e l’ha vista tre giorni da turista, tutte cose assolutamente incomprensibili per un milanese o chi per lui.
Roma, come dicono di Totti i suoi tifosi, non si discute, si ama.
Ho pensato per due anni che la città mi mancasse tanto per le persone, per gli amici, per il lavoro. Invece mi sbagliavo e l’ho capito solo ieri sera in una sala del Bicocca Village.
Il vuoto che mi capita di sentire non è altro che abitudine al bello quotidianamente disattesa. Sono cresciuta sulle cose del Gargano e tra le valli umbre e poi approdata a Roma, ho assorbito anni e anni di paesaggi e borghi e opere d’arte che ormai mi fanno da lenti a contatto. E c’è poco da fare e poco da dire quando i mezzi arrivano in orario (che poi, Pisapia mio, c’è da aprire una treccani…) perchè la bellezza, come il buonsenso, se non ce l’hai nessuno te la può dare.
Appena ho il coraggio ci torno, perchè nonostante una grande nostalgia quello che ti lascia Roma è soprattutto la sensazione di un cielo perennemente assolato.
Tag: romamor
POST FRESCO, SENZA CONSERVANTI
Ci sono tanti motivi per cui si interrompe di scrivere un blog, quasi tutti molto poco validi. I miei sono: mancanza di tempo all'inzio, mancanza di connessione poi, mancanza di ispirazione e, lasbatnotlist, ansia da prestazione letteraria.
Riassumendo un po' di vita, a grandi linee è successo che: ho litigato col Primate di bruttobbruttobbrutto. Poi, dopo un periodo in cui io sbraitavo e lui a capoccia bassa, abbiamo fatto pace e tutto è tornato bello e abbastanza normale. Poi ci si è messo il mio posto di schiavitù, trasferte all'estero praticamente non pagate, orari ai limiti della sopravvivenza ma sopratutto la stesura mentale dell'opera del secolo "Il contratto, questo sconosciuto".
Di mezzo, va detto, ci si sono inseriti dei momenti molto belli: leggasi il concerto del Fibra e il compleanno del Primate con tanto di trasfertona dal Norde dei suoi amici per andare a vedere Caparezza.
Vorrei anche descrivere dettagliatamente questo concertone bello bello bello, ma non posso. Due ore prima dell'inizio, infatti, avevamo aperto la grande stagione della caipirosca scè Maison Dourange. Sono arrivata all'Ippodromo di Capannelle senza ricordarmi il mio cognome e ho ballato come una disperata ore e ore, mi sono sudata l'anima de li mejo e poi chissà. Tra gli amici del Primatedellamor va notato Altissimo: troppo alto, coi capelli troppo lunghi, con una bellissima voce e dei piedi giganti.
Insomma poi il mio ominide se n'è partito con Altissimo per un mese in Perù e io volevo tipo essere risucchiata nelle viscere della terra come quella scena terribile di Indianagionz in cui lo vogliono calare nella lava con una megagriglia.
Quindi sono andata a The Ondon a trovare Amico Gaio Londinese. Strano a dirsi ma era la mia prima volta a The Ondon e l’ho trovata umida, zozza e piena di sorci. Nonostante ciò mi sono divertita, sono andata al Q Club dove orde di uomini si univano a orde di uomini, ho conosciuto un sacco di brasiliani di cui uno, a sua volta, conosceva il barista del locale gaio romano Coming Out.
Amico Gaio Londinese sta leggendo la bibbia, va a feste con produttori cinematografici tentando di ammollare loro le sue sceneggiature e fa lo yogurt in casa. Vive con uno carino ma depresso che cucina zuppa di cipolla e con uno bruttino e pazzo che pulisce la cucina con gli occhialetti da piscina (giuro che è vero).
A seguire sono andata a Chiavari (paese e non verbo ma volendo anche verbo) tre giorni a mangiare lasagne al pesto a tutte le ore e poi tutti a Nizza a comprare formaggio puzzone.
Dopodichè Romaromaroma mi ha rivoluta a sé per questioni lavorative, torno in ufficio a fine agosto: tutti abbronzati tranne me, una in piena organizzazione del matrimonio dell’anno, l’altra lamentosa da competizione. Insomma, niente di nuovo sotto il sole cafonissimo daa capitale. Beh, è proprio il caso di dire “niente di nuovo” perché al posto del mio nuovo fiammantissimo quanto millantato contratto di lavoro (finalmente a tempo determinato e con aumento) mi viene propinato un trimestrale progettino a 30 denari al mese. Ora, dico io, mi pare evidente che non è questo il periodo buono per far carriera, c’è già una fila che la metà basta per farsi mettere crocifissi in ogniddove, lo so che io la croce in questo ufficio la devo portare sulle spalle e mi manda anche le mutande in mezzo al sedere, va bene tutto, però perché per sti due soldacci devo avere uno stramaledettissimo blecberri che mi trilla a tutte l’ore? La reperibilità è una cosa da medici, non da organizzatrici.
In tutto ciò, due grandi avvenimenti si stagliano sul piatto sfondo della mia vita: mi sono fatta la permanente e ora sono riccissima e Amica Umbra s’è invaghita di Altissimo.
Della prima questione c’è poco da dire, esaltazione iniziale e dramma attuale: ho i capelli liscissimi quindi, con la crescita, sembro un fungo atomico scasinato.
Della seconda, invece, potrei scrivere per ore. Ma mi sento riassuntiva, pertanto: Amica Umbra va a Dublino 15 giorni e Altissimo mi frega il Primate per un mese in Perù, si scrivono a distanza lunghissime lettere elettroniche per non dirsi nulla, poi tornano e si senticchiano. Le occasioni per vedersi si possono creare seppur con difficoltà (lui vive nella patria dell’inter, l’interland milanese). Amica Umbra propone e lui scuseggia e vagheggia. Lei attende con una calma del surfista che manco in fila alle poste e poi decide di lumeggiare la situazione. Dice chiaro e tondo “oh, coso, mi piaci, usciamo e ceniamo” e lui prima dice “volentieri” poi dice “sei carina, simpatica, divertente, solare gné gné gné siamo amici”. E qui ci vuole un grandissimo LALLERO (per i non romani: espressione sonora a significare “ok, stai cercando di convincermi che Gesù è morto di freddo”).
Ora…ce ne sarebbero anche da dire su GRGA che s’è fatto crescere la barba in attesa della nascita del suo figliuolo, su La Sirenotta che s’è rimediata un marinaio ad Amsterdà, su mia madre che s’è iscritta al faccialibro e non fa che scrivermi commenti su ogni foto tipo “amore di mamma quanto sei bella”, sul fatto che il mio cv è più distribuito del catalogo dell’ichea, MA ora non c’ho voglia. Contentatevi di questo parto.
A presto.
DEFIBRILLATORE!
Il mio blog non è morto. E’ in coma reversibile.
Ne uscirà non appena imparerò a gestire i cambiamenti avvenuti nella mia esistenza terrena attuale: l’avvento del blecberri, il cambio di scrivania, la passata finta crisi col Primate.
Se avessi avuto tempo e modo, ecco i post che avrei scritto in questo mese passato:
Frangianaizer: tempi, modi e parole della mia promozione al lavoro. Istruzioni su come incasinare anche una scrivania grande il doppio, come essere messi a parte dei segreti aziendali senza fare la faccia scarfagnata
Ischia col bene che ti voglio: uichend alle terme ischitane con tutta la famiglia Liscia. Nota di merito a mia nonna che si compra un costume leopardato e Cugino Boro che commenta “a no’, te fa ‘n ber culo sto costume!”
Perizoma in carta mon amour: portare il Primate alla scoperta delle gioie dell’hammam. Sentirlo guaire come un’aragosta nell’acqua bollente. Vederlo resistere nel bagno turco dai 7 ai 10 secondi massimo, il tutto con pantaloncini fiorati. Scorgere l’assistente che ci porge gentilmente dei perizomi in carta (bianco e rosa per lei, nero per lui) e vedere Primate perplesso, schifato, vergognoso e molto imbarazzato (“Amore cos’è sta ricchionata?” “E’ per andare a fare il massaggio” “NON ESISTE!”)
GRGA non si smentisce mai: quando qualcuno ti conferma che il matrimonio è la tomba della passione. E tu smetti convinta di guardare i cataloghi di Atelier Aimée.
Cronache dal fronte dei cuori infranti e riappiccicati su con l’attac: la Sirenotta e la neverendistori con Avvocatucci, Amica Umbra e Enigma che programmano pomiciate a pagamento, Coinquilina Altissima e Tacsidraiver il Nano che non s’è capito perché non copulano. Ovvero: se vogliamo che tutto resti com’è, tutto resta com’è.
Aria di Primavera a Maison Dourange: dopo il Primate non s’erano avvistasti altri uomini trombanti a casa nostra. Eccisisbagliava, cissi. Infatti ad allietare le nottate di Marchigiana Montante è giunto Mascalzone Latino, guaglione guascone fedifrago e con mutanda rossa che ha rapito l’inespugnabile cuoricino di Marchigiana.
Aggiungi un posto a tavola: o anche “Dei tentativi disperati di accoppiare amici del Primate e amiche mie” tipo il Sensibilone e la Scoppiata, il Doppiuccello e la Sirenotta.
La favola di Frangia e Primate: la mia vita di coppia corre a briglie sciolte nei prati sterminati della felicità, da oggi con più uichend nei boschi, con più coccole al mio gatto senza denti, con più spettacoli dei Momix, con più drink stordenti di Trastevere e anche di Piazza Castello, con più pizza ai porcini e peperoni a colazione, con più proposte di viaggi a sospresa tramite .pdf, con più lacrimucce di litigio e di gioia, con più orchidee, più cinema di corsa per non perdere l’aereo, con più visita notturna alla Camera dei Deputati, più osservazione ammirata dei pargoli altrui, molti ma molti più baci e anche con molta più stitichezza.
Questioni di primaria importanza: amiche che, per motivi molto diversi, mi comunicano il loro saccheggio di Intimissimi. Colei che vuole sedurre l’ammeregano e colei che vuole intortare uno che l’ha intortata da un pezzo. Il tutto tramite il gran potere della mutanda.
Le poulet est arrivé: e anche lo Zoo di Testaccio finalmente vede l’arrivo di tre figure mitologiche in una: stagista/maschio/omosessuale. Ora sì che quest’agenzia di comunicazione si può dire al completo.
Insomma, questo e un po’ d’altro nei miei ultimi tempi. Sicuramente qualcosa mi è sfuggito ma nessuno lo saprà mai. Se Splinder me lo permettesse, poi, metterei anche delle foto ma la tecnologia ha deciso, a differenza del grasso superfluo, di non essermi vicina.
In attesa di tempi (e basta) ve saludos.
MA CHE DISASTRO IO MI MALEDICO [cit.]
Nel periodo in cui la mia vita sentimentale conosce, per la sua prima volta, la perfezione dei romanzi rosa, quella delle mie amiche sfiora il catastrofico.
Oddio, non del tutto.
Segue accurata disamina:
MAU E PASO ADELANTE:finalmente sono riuscita a conoscere l’ominide che ha rubato l’inaccessibile e inespugnabile cuoricino di MAU. Di Paso Adelante va detto che porta gli occhiali e che, quando non se li mette, è diversissimo.
Paso è un vecchio amico di MAU e, come ormai appare evidente, mettersi con gli amici sto periodo va un casino.
Insomma adesso sono tipo tre mesi che si sentono mezz’ora tutte le sere e si vedono il finesettimana e una sera tipo il mercoledì. Sono abitudinari e felici.
Per dare un’idea del romanticismo del fantastico Paso Adelante basta narrare di quando, a caccia della passione di MAU, ha creato un letto usando per zampe della rete l’Enciclopedia degli Animali. Tutto questo allestimento creato presso La Casa Abbandonata dove, con meno cinque gradi centrigradi, dava prova di un’incrollabile virilità.
AGB E IL CERVELLOVALE: ebbene, come tutti sanno, AGB è bella+intelligente+simpatica+elegante e non trova un uomo decente manco a pagamento paypal. Fatto sta che circa un anno fa ha deciso di buttarsi in maniera definitiva sul lavoro e quindi ha dato il via al massacro dei ratti presso il laboratorio in cui lavora. E’ una che coniuga stivali di camoscio e cervelli di sorcio come fosse normalissimo.
nsomma, siccome è bonazza ma anche molto compagnona, è andata a vivere con un suo collega che chiameremo Cervellovale in quanto fa il regbista – minuto di silenzio e adorazione – sed etiam usa microscopi, microcip e un sacco di altre cose micro per migliorare il futuro della nostra stirpe passando per la scienza.
Pe falla corta e pe falla breve una sera, causa ospitalità, hanno dormito nella stessa stanza ed è successo il fattaccio. Hanno pomiciato.
Ommioddio. Cioè…già convivono. E si baciano pure. Ci si rende conto del possibile disastro nel caso in cui la copulazzzzio fosse nefasta?
Ebbene, Cervellovale ha praticamente confessato di essere da sempre innamorato di lei. Tipo lui la amava quando lei piangeva per quello coi CapelliallaFrancescoRenga, la amava quando lei copulava e poi piangeva per Luca Siracusa e tutte queste belle cose qui. La amava in pigiama, la amava coi tubini indossati per uscire con altri, la amava sempre e comunque nella buona e nella cattiva sorte. E per questo tutti noi amiamo Cervellovale e la sua calma del serfista.
Insomma, per fugare ogni ansia, lunedì mi arriva un messaggio privato su feisbuc in cui AGB dice chiaro e tondo “sabato ho fatto sesso per 12 ore. Addio”. E per questo tutti noi amiamo Cervellovale e la sua resistenza da fondista. Adesso sono innamorati, felici e conviventi e pure dotati di una piantina fuzzia di cui lui l’ha omaggiata.
Cosa si deduce dalle due storie appena raccontate? Che tutte le donne tendono a sottovalutare il potenziale tanto sentimentale, quanto sessuale e per di più botanico dei loro cari amici.
Ma veniamo ai dolori.
AMICA UMBRA E ENIGMA:uggesù che tragedia. Praticamente lei lo ha sempre amato sin dal primo giorno di lavoro. Lui dapprima schivo si è poi fatto amichevole. In seguito a problemi di varia natura hanno pomiciato ma lei, in evidente stato di ebbrezza, ha rimosso. Lui si è pertanto risentito e ha continuato con un atteggiamento un po’ ambiguo ma che, strignistrigni, non portava a nessun fatto compiuto. Lei ha quindi provato ad accennare discorsi ma lui l’ha gambizzata sul nascere dicendole di non essere interessato. Salvo poi continuare a toccarle il culo, poi le tette, poi strusciarsi, poi farle battute, cantarle canzoni et similia. Tutti i loro colleghi parlano chiaramente di innamoramento cocente del povero Enigma che, causa timidezza, non si espone.
Le teorie che continuano a trascinare i nostri discorsi sono riducibili principalmente a due grandi tesi generale:
– è gay
– è vergine
Insomma due drammi esistenziali per la povera Amica Umbra. A supportare la prima teoria c’è il fatto che non è mai stato avvistato con una donna in due anni (che, a ben vedere, supporta anche la seconda) e che dai suoi amici (tutti maschi, n.d.a.) viene chiamato Er Vasella. Adesso…ha molti tatuaggi….però, comunque…
A supportare l’altra teoria c’è il fatto che rifugge contatti che vadano oltre la palpata di culo di Amica Umbra, che si sia rifiutato di andare a passeggiatrici in quel di Amsterdam e anche che non commenta mai volgarmente la banda di strappone che frequentano il suo ufficio. Ma, riflettendoci, questo potrebbe anche significare che, tipo, è un uomo educato. Ma secondo me è vergine e, forse, anche gay.
La terapia che io ho consigliato è stata: scolati un montenegro e appiccicalo al muro.
Ma le più grosse soddisfazioni in fatto di avventure infelici con l’altro sesso, ce le regala sempre la grande Sirenotta.
SIRENOTTA E IL TROPPO ALLEGRO CHIRURGO: mentre la storia tra Sirenotta e Avvocatucci non cessa e non cessa di essere problematica, Sirenotta ha conosciuto in Piazza Navona il Troppo Allegro Chirurgo. Si presenta tronfio coi suoi 34 anni, comincia a fare l’elenco delle sue specializzazioni (chirurgo plastico, n.d.a.) e delle iacuzzi installate nel suo attico di Piazza Navona. Insomma, se la tira troppo ma in previsione delle rughe, merita una scianza. E Sirenotta gli dà la scianza. Si vedono e lei sale in macchina di lui. Una Yaris. Ora, io non ho nulla contro le Yaris, anzi. Però mi aspettavo tipo uno scioffer guidante una Caien a cui era legata con una catena d’oro e diamanti una Ferrari coi sedili raffiguranti Sirenotte serigrafate in cui i due, al primo appuntamento, avrebbero chiacchierato senza doversi preoccupare della strada. No? Insomma lui guida la sua monovolume e si dirige sul GRA, direzione fratte. Lei si intimorisce e giungono nel mezzo del cammin di una boscaglia. Lei si caga sotto. Lui prende una ventiquattrore. Io già mi vedo la Sirenotta fatta a salsicce, salami e lombetti con strumenti ospedalieri. E invece no, tira fuori due bicchieri e uno sciampagnino. Dalla ventiquattrore: sparati. Ma il bello deve ancora venire. Ci tiene a dire che lo sciampagnino è gentile omaggio di un paziente. Pure pidocchio. Ma il dialogo si fa più brillante, l’atmosfera si rilassa e i due finiscono a baciarsi. Nel mezzo della pomiciata, poi, per lui arriva il momento più bello. Quel momento più bello. Lì, al calduccio delle sue mutande. Spluff. Aaaah. Senza scomodare nessuno, ha fatto tutto da solo, rapido e indolore. Allora, dico io, caro il mio Troppo (davvero Troppo) Allegro Chirurgo…te la tiri e ti do una scianza, mi porti a fratte e ti do una scianza, sei pidocchio e ti do ancora una scianza. Ma come vuoi che ti giustifichi la tua pre-venuta manifestazione di piacere?
Quanto a me, beh, starei qui a parlare di quanto sia meraviglioso il Primate e di quanto mi renda felice come non mai e di quanto faccia apparire erroneo tutto quello che non è lui. Ma purtroppo devo andare a fare 150 uova di zabaione che venerdì sera sbarca da me e abbiamo un sacco di cose di cui parlare. Adios.
OGNI COSA E’ AGGIAPPONATA*
Questa frase di merda "vedrai che quello giusto arriva quando meno te l'aspetti" chi non se l'è sentita ripetere centomila volte da qualcuno con una faccia convinta e a metà tra l'espressione di sufficienza e comprensione?
Ecco, probabilmente domani io avrò questa faccia e ripeterò la famigerata proposizione. Perchè se dura nel tempo, un motivo c'è: è vera. E dimostrerollo con la mia stessa esistenza sentimentale.
Ho aspettato un mese e mezzo, migliaia e migliaia di caratteri avanti e ndré sui ripetitori vodafon, milioni di battute su emmessenne, qualche ora di telefono sui ripetitori di cui prima. Avevo capito benissimo che quest'ominide mi piaceva davvero.
Ma, c'è sempre un grosso MA: è lontano, è davvero troppo avanti per me, è figo sopra ogni aspettativa, ha un sacco di impegni, le donne non possono non lanciarglisi contro a frotte e, soprattutto, è un mio carissimo amico da anni e anni.
Sì, vabbè, intanto per sicurezza mi faccio una ceretta. Tenere sempre a mente i fondamentali: la ceretta, il mascara, il sorriso. Insomma torno di corsa dal lavoro, metto un po' d'ordine, decido da che susciaro andare ed è gia tardi per finire di truccarsi.
Corro a prenderlo, è ancora più bello di come lo ricordassi. Occhei, ha la chefia, lo so, ma è comunque molto bello. Cioè, riesce ad essere molto bello nonostante la chefia, questi – signori miei – sono livelli molto alti.
Ciao-come-va-felice-di-vederti-viaggio-tutto-ok-sì-qui-è-meno-freddo-che-da-te-no-vabbè-ma-sono-contento-no-vabbè-ma-anche-io…e via andare con ben quattro minuti di conversazione di cortesia del tutto superflua.
Poi mi si ferma, mi prende per mano, mi tira per un braccio provocando una torsione del mio busto, riesce nel contempo a sbeccarmi lo smalto (un rosso di Gherlen della Sirenotta che farebbe impallidire qualsivoglia Ditavontis), mi tira a sé e mi dà un bacio bellissimo. Sorridiamo, ribadiamo la contentezza e diamo il La al ritornello dei cinque giorni più belli del duemilaeddieci.
Baciarsi per strada, baciarsi al semaforo, attraversare le strisce per baciarsi di nuovo, ordinare i bignè e mentre il pasticcere si gira a riempire il vassoio, approfittarne per baciarsi. Arrivare a casa baciandosi in ascensore, davanti al portone, in corridoio, mollare i bagagli e baciarsi, passarsi gli asciugamani per la doccia e baciarsi, aspettare che si cambi per uscire e baciarsi ancora. Sedersi sul letto proponendo un susci e baciarsi, ascoltare rispondersi "voglio parlare, non voglio una situazione ambigua, voglio che tu sia la mia ragazza", commuoversi dentro e dimostrarlo baciandosi. Accettare la proposta con un entusiamo e quindi, per festeggiare baciarsi, non cenare per continuare a baciarsi, raccontarsi le ansie di questo mese lontani solo per rassicurarsi baciandosi.
Aspettare un po', far sfumare le paure baciandosi, affogarlo di paranoie solo femminili e sentirsi dire "lasciami dimostrarti che non mi spaventa". Non crederci e quindi baciarsi, realizzare un attimo e baciarsi.
Nzomma, na cosa di uno smielato che più smielato non c'è manco una cassata siciliana tuffata nel cioccolato bianco e poi caramellata e corsparsa di smartis.
E quindi alzarsi dopo essersi baciati con l'alito da cane morto mattutino e andare al lavoro lasciandogli le chiavi di casa, baciarsi all'ascensore io col cappotto e lui con la felpa a quadri. Aspettare che arrivi, perdendosi da nordico nel caos di Roma, davanti all'ufficio, baciarsi, andare a pranzo, baciarsi alla cassa, baciarsi prima e dopo l'insalata, mentre si attraversa via Ostiense, baciarsi davanti al bar di Quarcheduno che ci ricamerà per anni, da bravo pettegolo. Baciarsi quando ci si rivede prima di cena, scoprire che ha cucinato una splendida zuppa di pesce e quindi baciarsi, entrare in camera a mollare la borsa, buttarsi sul letto baciandosi, aprire un occhio e scoprire un ramo di orchidee bianche quindi baciarsi. Chiedersi come cavolo non ci avevamo pensato prima, e quindi rispondersi che il momento è ora e baciarsi. Mangiare cinque cucchiaini di zuppa, scoprire che è buona ma che il mio stomaco è pieno di farfalle e non riesco a ingollare niente. Mettersi a letto, baciarsi, vederlo parlare con le mie amiche con fare gentile e affabile, aspettare che finisca di parlare per baciarsi. Spiegargli il concetto di "chiusa" con un esperimento di tre giorni. Ringraziare Nostro Signore della Ceretta, lode a te o Spatolina.
Preparargli una piadina stracchino e tonno da schifo, vederlo divorarla e baciarsi pure se uno dei due ha l'alito di un gatto.
Emergere dalla chiusa baciandosi, lavarsi, darsi una sistemata, passare un'ora a tentare di snodare i capelli che ormai sono rasta, il tutto pomiciando.
Sedersi al Caffè della Pace, baciarsi, togliersi la giacca, baciarsi, ordinare due cosmo, baciarsi, scoprire che nel suo c'è un capello, chiamare la stronza di cameriera che glielo riporterà dopo tre secondi sfilando il capello e cambiando buccetta di laim, brindare e baciarsi. Andare a cena, ordinare il baccalà fritto e quindi baciarsi dai lati opposti del tavolo, il vino e baciarsi, cacio e pepe e volersi comunque baciare a panza piena. Baciarsi in taxi, arrivare a casa ubriachi e baciarsi, sdraiarsi con la testa che gira e dirsi le cose che senza vino non ci saremmo detti per cui, chiaramente, baciarsi molto. Dormire perennemente abbracciati così la mattina si deve discutere per trovare il coraggio di alzarsi a sciacquare le ganasse perchè con l'alito da "scarpiera in fiamme" [cit.] non ci si può baciare.
Insomma, io e Primate Abbigliato abbiamo "limonato duro" per ben cinque giorni e quindi io lo amo, senza se e senza ma.
Le motivazioni pensate e ragionate che mi hanno portato a questa conclusione che sparge un manto di neve tiepida e rosa sullo scailain del mondo sono le seguenti:
– mangia i peperoni come/con me
– insiste per farmi camminare dal lato interno del marciapiede e poi si spaventa del traffico daa capitale
– mi ringrazia per le cose più banali tipo se gli preparo il caffè in casa mia
– mi propone di correre su atolli tropicali con servitori che ci portino rispettivamente cocco, ananas e rum ma ciechi (i servitori) così posso evitare di imbarazzarmi con la prova costume
– quando gli ho chiesto di dirmi una parola che finisse per -etto mi ha risposto "Tarzanetto" [cit.per pochissimi geni]
– capisce tutte le battute, ma tutte proprio
– sa moltissime cose che io non so e ignora moltissime cose che io so
– pure se non se ne occupa, mi chiede di cambiare la situazione sentimentale su feisbuc come un quindicenne a dimostrazione che è un teneronerovagnati
– legge un sacco di libri strani
– conosce a memoria le canzoni di Elio
– bacia benissimo (anche perchè altrimenti potevo morire)
– beve il the, gli piacciono i gatti, gli piaccio io e tutto questo non essendo omosessuale
– quando gli chiedo "non è che mi lasci?" mi risponde "hai le stesse possibilità di vedermi friggere un copriletto in un padellino di quelli piccoli"
* liberamente e devotamente ispirato a lanoisette
E’ PIU’ VOGLIA DI QUALCOSA DI BUONO
La premessa è che ho nuovamente e radicalmente cambiato di capelli.
Ci sono degli avvenimenti che non si possono bene spiegare, sono delle epifanie. Vanno presi tipo dogma, senza discutere.
A tale proposito sono stata avvertita che una di queste manifestazioni avverrà martedì prossimo verso le ventiettrenta in zona casa mia. Giuro che presto smetterò di elencare, promessissimo. Forse.
Lafrangia scrive l’angoscioso elenco di cose da fare da qui a Sant’Ambrogio.
- prenotare la ceretta
- scoprire di cosa si nutrono le epifanie a colazione
- acquistare vettovaglie gradite alle epifanie a colazione
- prenotare una cena
- richiamare per sentire se hanno davvero segnato l’appuntamento per la ceretta
- assillare AmicaUmbra in casa
- assillare LaSirenotta al telefono
- assillare MAU e AGB tramite feisbuc
- passare davanti all’estetista e chiedere casualmente notizie relative alla ceretta
- decidere cosa indossare almeno per 3 giorni su 5
- assillare AmicaUmbra in casa su cosa indossare e sentirsi dire “na cosa semplice”
- assillare LaSirenotta al telefono su cosa indossare e sentirsi dire “na cosa strappona”
- assillare MAU e AGB tramite feisbuc su cosa indossare e sentirsi rispondere “due gocce di scianel”
- mangiare dolci e sentirsi in colpissima, poi grasse e infine pinap
- specchiarsi milioni di volte
- controllare quanti quintali di ceretta serviranno per distinguervi da un primate
- dare fuoco alla camera e ricostruirla perché ci si mette meno che a metterla in ordine
- trovare delle lenzuola appaiate, lavarle e metterle su
- pensare “oddio e se me annullano la ceretta che faccio?”
- andare a ricomprare le vettovaglie della colazione appena divorate per i nervi
- dare aria alle stanze
- rifare un giro di chiamate di assillo vario alle amiche
- ridere felicemente e/o istericamente
- prendersi male ogni tre per due e, comunque, pensare alla ceretta
- stabilire se è meglio: calzino o niente, pigiama o niente, pigiama o camicia da notte, quale pigiama o quale camicia da notte
- chiedere a AmicaUmbra se è meglio niente, calzino o pigiama e sentirsi dire “metti una tuta”
- chiedere a LaSirenotta se è meglio niente, calzino o pigiama e sentirsi dire “una ghepier”
- chiedere a MAU e AGB se è meglio niente, calzino o pigiama e sentirsi prendere per culo
- rendersi conto che tutto questo è quantomeno ridicolo e quindi ricominciare da capo.
FAI 45 GIRAVOLTE, FALLE ANCHE ALTRE VOLTE
La storia di come sono finita alle sei di mattina scalza in via Ostiense, è lunga. Comincia con la grande delusione d'amore di AmicaUmbra che, da troppo tempo ormai, ha il cuore a pezzetti piccini picciò. Quindi chiama in aiuto me e Tezenis, la sua amica col cappotto bellissimo, e ci chiede di accompagnarla alla festa di compleanno di un suo collega che, per l'occasione, avrebbe presentato in pubblico la sua gallinaccissima nuova metà. Conscie della presenza di molti corpi femminili corrispondenti alle attuali tendenze della moda, decidiamo di applicare la grande (e sempre vincente) regola del "PiùFi": se non puoi essere più figa, sii più fine. Non acchiappi molto ma acchiappi bene. Usciamo a fare compere, AmicaUmbra sceglie un vestito in raso grigio matita, Tezenis uno in raso e perline color tortora, io indosso una tunichina rosa cipria con cintina nera. Checchissimo, il quinto coinquilino d'adozione, mi fa "molto Eva!" (ErZigova, n.d.a). Ebbene sì, sembro proprio Eva, piegata in 4. Arrampicate sulle nostre scarpe andiamo a cena. Facciamo un aperitivo bello ignorante e, conscie anche della presenza di Enigma, decidiamo di sfasciarci alla maniera di 3 quindicenni. Enigma è un altro collega di AmicaUmbra, non bello ma figo, alternativo, supertimido e pure strabico. Insomma: affascinantissimo. AmicaUmbra l'ha amato dal primo momento e lui, dapprima indifferente, poi si è dimostrato molto molto molto amichevole. Amichevole del genere che prova a baciarti, poi non ti bacia e ti dice che scherzava. Simpatuiciusssimo proprio. Burlone. Birbantello. Nzomma, na faccia de mazzo. La cena procede serena tra un cacio e pepe e un bicchiere di vino. Il caffè non lo prendiamo, ma lo ammazziamo con la techila. AmicaUmbra fa una di quelle cose che io non credevo di poter vedere: in due bicchierini, in guisa di rhum e pera, si fa versare techila e montenegro. Il resto della resata è in discesa. Arriviamo al 45Giri, arriva un fiume di sciampagnino, 4 o 5 affluenti di gin. Mi ritovo una vitalità ai limiti della legalita [cit.] e poi ho un attimo di vuoto, so solo che mi sono ritrovata in bagno con Tezenis, flut alla mano, che asciugavamo il volto rigato di lacrime di AmicaUmbra che singhiozzava. Io, seguendo un antico precetto di Lanoisette, le ho detto "vuoi un consiglio? Bevi!" allungandole lo sciampagnino. Fatto sta che poi balliamo e balliamo e balliamo. Io salgo su un divano con le scarpe in mano, incurante del mondo e del fatto che senza tacchi sembro un tappetto foderato di rosa. Dietro di me AmicaUmbra che parlotta con Enigma, visibilmente meno ubriaco di noi e di lei. Spariscono per un po' ma io non me ne accorgo, parlo con Tezenis, beviamo, balliamo, il tempo non esiste. Finchè non si alzano le luci e scopriamo che sono le cinque di mattina e che ho ottime probabilità di dover subire l'amputazione dei piedi. 10 ore di tacco 12 non le può reggere davvero nessuno. Usciamo e non ci sono tacsi, quindi bisogna farsi accompagnare da una nostra conoscente. AmicaUmbra delira, dorme, spara cazzate, se la prende con me per il solo fatto che io esista, ma io la amo lo stesso. Arriviamo a casa e le metto il pigiamino. La mattina dopo si alza e mi fa, con voce oltretombale "A Frà, ho fatto qualche cazzata?" e io, con una sicumera senza pari, "Boh!". Dopodichè cominciamo a spremerci le meningi su quel che potrebbe essere accaduto tra lei ed Enigma.
Passa qualche giorno e lei esce con SuaFrocità che dice di averla vista baciarsi con Enigma. Corre in camera mia, svegliandomi, per annunciarmi il lieto evento. Adesso, dico io, tu passi due anni a venerare questo tuo collega di scrivania, mi parli di lui notteggiorno, lo desideri come nessun altro al mondo, passi sopra a qualunque altro interesse per il mondo maschile per lui, ponderi e soppesi ogni sua sfumatura di saluto e poi…poi pomiciate e non te lo ricordi? No, vabbè, cioè. Io passo mezz'ora a ridere e prenderla per culo. Lui fa lo sciocchetto ma non si espone. E adesso staremo proprio a vedere. Lei, ovviamente, attualmente vive per smaniare.
Nel frattempo io ho fatto una litigata furente col fu Bancario e, onestamente, ci ho rimesso un cd originale degli SmescimPanchinz. Tutto il resto è noia.
Il mio fiammante cellulare mi annuncia che Mau s'è fidanzata col suo amico di vecchia data PasoAdelante che, sì bacia bene, ma sul resto ha da prendere qualche lezioncina di preliminari. "Però è tanto dolce, carino, tenero e mi prende la mano e bla bla bla…"
Tranguginado susci, Sirenotta mi racconta di portare avanti la sua liesondansgeres con Avvocatucci e di quando ha lasciato lo stampo delle sue tette sul tavolo di marmo delle riunioni del prestigioso studio pariolino. In seguito, dice, ha conosciuto Misurato. "Sai Frangia, mi guarda con tutto questo desiderio, è attento a tutto, mi dà tante attenzioni, mi chiede sempre di me, è galante….ma è basso, cioè, è un nano. M'arriva alla spalla, io so la custodia sua, me c'appoggio". Assaporando il gusto di essere un metro e mezzo, cerco di far ragionare Sirenotta sul fatto che è bravo ragazzo, che la tratta con garbo, la rispetta, l'aspetto non è tutto e tutta sta serie di panzane. Lei, con la femminilità che la contraddistingue continua "Mi ha portata a cena lì e poi mi ha detto così e poi gné gné e poi…sai, Frangia…è un uomo molto misurato…ecco, sì, misurato, pure troppo misurato!". E oltretutto, aggiungo, ha un nome con la cappa.
Quanto a me, dalla settimana scorsa ho i lividi su entrambi i colli dei piedi per colpa di quelle decoltè assassine e mi giro e rigiro nella mia nuvoletta rosa facendo conti alla rovescia sul calendario del mio cuore. Ovvero: evito di parlare di me perchè, sdolcinata come non mai, potrei causare vomito e/o carie.
DONNE IN RINASCITA
Una parola di conforto per ogni tuo discorso
sarà la cura ad ogni tuo rimorso
prendo nota e non dimenticarti questo.
e se t’annoi tieni il resto
Dari – Più di te
Il titolo è quello del brano di Jack Folla su cui abbiamo lacrimucciato tutte, ma tutte proprio. Nemmeno l’odioso quanto stuzzicante Fabio Volo ce l’ha guastato, parla di noi, di noi tutte nelle nostre debolezze tanto evidenti persino all’occhio di un bipede maschio.
Comunque, torniamo a Roma, pianeta casino. Rientra Amica Umbra in casa e le dico che o mi offre la cena o dovrò mangiare tonno e mais. Decidiamo di far coincidere le dispense nel crostone Galbanino e funghi molliccio sotto e bruciacchiato sopra. Ironizziamo appresso alle disgrazie giornaliere: io che mi perdo cinquanta euri nel nulla, io che pago l’affitto con gli ultimi soldi di tutta la casa, lei che per sbaglio scrive su messenger al suo capo che potrebbe anche sbrigarsi a pagarla e un sacco di altri drammi monetari che è meglio prendere a ridere.
Insomma le chiedo del tizio che forse “le batte i pezzi”, lei mi chiede del tizio che forse “mi batte i pezzi”, parliamo dell’assurdità del nostro lavoro, di cosa fare nel finesettimana, del capodanno naa capitale o in una capitale. In tutto questo c’è una costante: la faccia aggiapponata.
La faccia aggiapponata è tipica di chi, nonostante tutto, ha l’espressione felice di un giapponese ritratto in foto davanti al Colosseo: occhi stretti all’insù, sorrisone a bocca aperta, luminosità diffusa nel volto. E’ giovedì sera, noi siamo sotto la soglia di povertà, mangiamo Galbanino con un livello di singletudine che ci permette di metterla sotto sale [cit.] e nonostante questo ci pare che niente ci possa uccidere.
- Alla fine è venuto bene sto crostone!
- Co sta fame!
- Senti…accendo il pc. Vediamo se c’è quello ollain…
- Molto bene…metti una musichina.
- Sentiamo “Anima Fragile”?
- Eh? E perché?
- Beh…non siamo un po’ troppo felici oggi?
CORRI FORREST CORRI. GIURO CHE TI RAGGIUNGO IN TACSI.
E' sconvolgente la quantità di speranze che la gente giovane ripone nel sesso. Un'idea mal ripagata di panacea per tutti i malesseri, ma è solo adrenalina che pompa a tremila per sette minuti e ti accantona pure il raffreddore per quegli istanti, poi tutto riprecipita nel prima, un po' peggio di prima, visto che non hai l'autonomia necessaria per ricominciare immediatamente con la giostra.
Hanno tutti ragione – Paolo Sorrentino
L'ho sempre usata come scusa, invece mi sa che è vero. Ho sempre detto, per giustificare un casino senza pari "disordine esteriore, ordine interiore". Fatto sta che, complice il maledetto giorno dei morti o dei santi (impossibile distinguerli e ordinarli), ho dovuto mettere mano al cambio di stagione. Ho traslocato meno di due mesi fa e già mi ritrovo a cambiare tutto, che palle. E' venuta qui anche la mia genitrice pur di darmi una mano tra orde di gonne, orgie di magliette e maglioni, cappotti, cappottini, giacche, stivali di ogni foggia e tutte le bestemmie che ne conseguono.
Faccio il grosso: cambio coperte, lenzuola, ordine dei pigiami, tre o quattro lavatrici, sciarpette di mezza stagione e addio ai vestitini di cotone.
Genitrice prende il treno e ritorna in terra umbra. Mi resta da spolverare, attaccare gli orecchini al muro, dare un senso a qualche scartoffia gironzolantee i libri.Lo scaffale in alto per quelli già letti, quello in basso per quelli da leggere. Ci aggiungo l'ultimo arrivato: Nessun dove di Gaiman, usato con dedica scema e carina.
Torna anche AmicaUmbra da una vacanza di lavoro ad Amsterdam, me la aspettavo più distrutta invece no, qualche novità esilarante e un monte di risate. Amare ma risate. Ci mettiamo sul suo letto sdraiate come in un film americano, ci raccontiamo la settimana, le dico di me, del uichend milanese, delle discussioni fastidiose, del lavoro. Ci connettiamo a internet per dare una doverosa spulciata a tutti i profili feisbuc che subiscono il nostro monitoraggio quotidiano, mettiamo su qualche canzone di Davide de Marinis, stendiamo panni.
Le racconto della discussioncina con un tizio e poi capito su un blog di genere in cui si sproloquia sulle donne isteriche causa mestruazioni o causa mancata copulatio. Prima sorrido, poi m'indigno. Sarà che ho il ciclo, sarà che piove, qualche cosa sarà [cit.].
Chissà se c'è gente che sta stronzata la pensa davvero o se è solo gente che, veramente, quando non tromba è isterica. A pensarci siamo più vicini alle bestie di quanto non ci illudiamo di distare.
Torno in camera mia, mi restano un paio di cassetti del comodino in stile Nagasaki e le candele profumate (che profumano solo da spente, tra l'altro) a cui dare un posto nel mondo. Cerco dei sacchetti per buttare spazzatura e ci trovo dentro, sfuggitomi, il biglietto dell'ultimo regalo di Bancario quando stavamo insieme. Finiva con un "ti voglio bene…", decisamente profetico. Sul ripiano accanto al letto il diploma del master spiegazzato, un cerchietto di vernice rossa, tre paia di occhiali da vista, un libro (Hanno tutti ragione, di Sorrentino, n.d.a.) e quattro segnalibri, una lampada dell'Ichea e una bottiglietta di acqua finita, c'era dentro acqua che sa di rane. Mi viene in mente pure Pinot, amico neoparigino che, alla mia dipartita dall'università, congelò il mango che gli avevo regalato come ricordo. Sorrido ma cacchio, me ne rendo conto solo ora, io odio fare le pulizie perchè attesto che la mia è una camera matrimoniale piena di una sola persona. Ho due comodini e quattro cuscini, un piumone enorme pieno di righe e questo spazio parla solo di me senza che a me manchi nessuno, come se poi fosse un traguardo. E' quando si smette di necessitare delle cose e delle persone che ci si sente dapprima un po' forti e, in un secondo tempo, un po' inutili. Chiamo MAU, mi dice che è felice per me, che sente che qualcosa sta andando per il verso giusto, io rido e le dico che "ormai sono diventata un ometto", lei ride ancora e mi dice che sta intrallazzando con un suo amico storico molto carino. Le chiedo di organizzare un capodanno romano, ci chiediamo a vicenda se stiamo diventando due trentenni isteriche e zitelle acide. Ci rassicuriamo una alla volta. Le racconto di essermi sentita sospirare sulla nuca, lei si elettrizza. Io smadonno, come sempre. Ma smadonno ridendo. Decido che io, donna tutta d'un pezzo che non sviluppa necessità e dipendenze che non siano da roba con etichetta Clinique o Kerastase, stasera mi affaccio al mondo della ggggioga.
Tentativi fallimentari ce ne furono, principalmente all'università: finii mangiando tre pizze, inseguendo il professore di francese sul Molo Audace, bruciandomi la lingua e sproloquiando sul tasso di pizzetta basso nel sangue. Insomma: io e le ggggioghe da fricchettoni non ci capiamo. Io solo col saccarosio mi posso gggiogare.
Nfatti giunge profetica AmicaUmbra con un bel leccalecca marrone all'ascisc che adesso, prontamente, mi ciuccio.
Sa di sapone e resina, mi sembra di succhiare il tappo del Palmolive. Se mi viene la fame chimica giuro che mi mangio le unghie dei piedi.
Che poi sicuro mi arriva la botta negativa perchè se c'è una cosa che fa più schifo del lunedì e della domenica, è un lunedì che sembra domenica.
Insomma in tutto sto marasma inconcludente ho deciso una cosa: per il mio ventisettesimo mi regalo un biglietto aereo e, soprattutto, un tatuaggetto. Il secondo.
Ho due o tre idee ma si accettano consigli.
Intanto ne disperdo uno io: la canzone più bella di novembre.
ULTIME DAL CIELO
Le mie amiche, l’ho detto più volte, sono davvero fantastiche. Un gineceo che potrebbe ridurre in poltiglia qualunque essere maschile passante. Non a caso siamo tutte appiedate. Il bello è che ci facciamo compagnia e ci capiamo molto. Piangiamo e ridiamo insieme, ma più ridiamo.
Per rendere l’idea, ecco qualche estratto di conversazione.
Al telefono con LaSirenotta:
– Ma dimmi! Pensa un po’…
– No ma guarda, io mi sono messa i calzini antiscivolo, figurati quali intenzioni avevo…
– No ma ti credo, certo.
– E a un certo punto mi fa: dai, ne parliamo.
– Ah.
– E comincia a parlare lui per primo.
– Ah. E che ti dice?
– Ma niente, dice che ci vuole pensare bene, che potrebbe essere una grande storia o una grande cazzata…che il rischio è alto…
– Beh, ha ragione…
– Sì, sì…poi dice che è il caso di pensare entrambi bene e riparlarne di nuovo…
– E tu che hai detto?
– Eh…che dovevo dire? Che aveva ragione…comunque, guarda, che situazione…
– Madonna, davvero…ma a te piace?
– Ma sì…cioè, penso di sì. Sì, direi di sì. Ma mi terrorizza…non ho idea di come comportarmi.
– E perché?
– No vabbè, cioè, ti rendi conto? Un uomo che vuole parlare, maturo? Io non ci ho mai parlato con un uomo maturo, non so come si fa!
Risento via sms Toscanaccia, sono preoccupata per la sua situazione sentimentale che tanto la deprime, si è mollata col maestro di ballo e non esce dal tunnel. Le chiedo come sta e le suggerisco di vederci presto.
Dopo i primi convenevoli, ci si dà appuntamento da me tra un paio di settimane.
“Credo di non avere problemi per quella data […] Io sto bene, vado a momenti ma si va avanti…cmq dai ci risentiamo per quel uichend! Ho proprio voglia di rivederti! Baci baci […]”
Lei, molto carinamente, mi dice che ha ripreso il corso di danza e aggiunge:
"Perfetto, ci risentiamo. Dimmi un po’, hai già qualche corteggiatore?:) Io ne ho uno, ma l’ho caato fori, non ho voglia di cazzi o, cmq, non del suo”
Torno a casa, mi metto a consolare AmicaUmbra che verte in condizioni tra il terminale e il pietoso. Pene d’amore la rendono un pulcinetto bagnato dalle sue proprie lacrime. Cerco di farla ragionare un po’ o almeno sfogare. Lei, che ha una spiritualità tutta sua, mi comincia a parlare del karma. Mi dice che il karma è sta cosa che ti restituisce le buone e le cattive azioni. Lei questo mese ha preso quattro multe e il suo tizio la tratta a merda. Il karma, è evidente, la odia. Eppure è così buona.
In compenso nella mia banale esistenza si sono riaffacciati un numero variabile da 3 a 5 uomini del passato (strano eh? Con tutta sta gente nuova che conosco!). Alcuni inaspettati, alcuni magari anche basta, altri blandi, altri con massima sorpresa. Le racconto un po’di queste cose e le dico: ma sto karma, da me, che vuole? Io non l’ho mai cagato. Non sono andata nemmeno a cercare questi ominidi, sono spuntati così, all’improvviso. Che vorrà dire? Sta roba non mi piace.
Poi, stamattina, all’improvviso, un’illuminazione: un piccione si è schiantato a tutta birra contro il vetro della mia cucina frantumandolo. E quando un uccello irrompe a tutti i costi in casa tua vuol dire che il karma sta parlando molto chiaro.