Non devo certo spiegarlo ai blogger, come si rimorchia ollain.
Non devo certo parlare delle relazioni virtuali, quando Catfish è alla sesta stagione.
Non devo certo dirlo io, che i social hanno cambiato la percezione di sé e degli altri.
Non devo certo sottolineare che Tinder è la versione touchscreen del mercato delle vacche (quanto erano più oneste le serate cafone al latinoamericano?).
Non devo certo insegnarvi io che, però, controllare il profilo Feisbuc di uno che vi piaciucchia può farvi accedere a uno stargate di mostruosità, tipo che condivide le bufale sulla magnitudo dei terremoti o le foto sella Senicar.
Non devo certo entrare nei dettagli su Grndr o Hornet, i maschi tendono ad essere degli allegri porci, quello è per loro un contenitore adatto (e pieno de fregni, in effetti, n.d.a.).
Tante sono le cose che ormai non hanno più bisogno di analisi, né di demonizzazioni, i social sono parte integrante della nostra vista e come tale la influenzano e la pervadono in mille aspetti. Tra questi, come non annoverare il lavoro? Infatti anche per quello c’è un social, ed è Linchedin.
Linchedin non si capisce bene a cosa serva di preciso, ma in generale è uno strumento per fare “netuorching”, cercare offerte di lavoro di aziende sedicenti “smart” e dove al massimo si va a ricercare un contatto con qualche compagnuccio delle elementari che ora ha la fabbrichètta, la casètta, la barchètta e che potrebbe offrirvi diecicappanettianno. Su Linchedin si mette il proprio cv in forma ben riassunta, qualche interesse politicamente correttissimo – diritti dell’infanzia, su tutti – e una foto civile, urbana e professionale.
Più in generale su Linchedin ci sono anche forum di discussione perfettamente inutili, condivisioni di articoli motivazioni, manager che promuovono i loro tuitt o fanno vedere che leggono IlSole, tanti tanti tanti aforismi sulle differenze tra un capo e un leader.
Quindi, in tutto questo parlare e condividere per dare aria al proprio cv, spuntano persone di ogni sorta che, attirate dai “brend” del mio cv, mi chiedono di connettersi alla mia rete, entrando dunque in possibile collegamento con tutti quelli che conosco io.
Salvo casi umani particolari, io tendo ad accettare tutti, non si sa mai e poi non c’è nulla di male. E così ho fatto anche stamattina, imbattendomi quindi in questo Engineer at Global Shipping Company.
Il tempo di accettare la sua richiesta, visto che QuelliTipoGugol hanno molti contatti con aziende di logistica, e mi ritrovo il seguente messaggino privato both in english and italian:
I più penseranno che su Parigi si sia già scritto tutto, e invece.
Ero convinta, convintissima, avevo iniziato a scrivermelo in testa in metropolitana, il mio bell’articolo sul femminismo.
Una congiuntura di fattori mi aveva portato a immaginare una serata da sola, visto che il Primate è all’estero, sul divano, visto che la signora delle pulizie ha sistemato i cuscini, con un bicchiere di vino bianco, visto che è venerdì, a scrivere su come si conciliano femminismo e chirurgia plastica, visto che sono uscita a pranzo con Teddi che- in fondo in fondo – si schifa che mi sia piegata ai canoni di bellezza vigenti.
Mi succede spesso quando parlo con Teddi, lui mi dice “non mi aspettavo che ti rifacessi” e a me scattano le madonne sul femminismo perché non mi devi mica giudicare, mi sento meglio con me stessa, ho diritto ad avere dei complessi mantenendo dei principi, migliorarsi non è mica snaturarsi e blablabla…ché alla fine il bocciodromo è mio e lo gestisco io.
Nzomma, volevo fare tutta sta bella disquisizione e avevo argomenti. Ma, c’è sempre una congiunzione avversativa, poi mi sono sentita con AmicoGaioLondinese che ora è AmicoGaioParigino.
Mi scrive perché, dopo anni, finalmente a giugno passa per Milano e ci rivediamo, ovviamente non vedo l’ora. AmicoGaioParigino ha una delle qualità che preferisco negli esseri umani: unisce un cinismo osceno a una grande sensibilità e alterna le due caratteristiche continuamente e senza preavviso.
Passerà per Milano, dicevo, perché vive all’estero da tanti anni e vede pochissimo la sua famiglia, così ha preso quest’abitudine di fare un viaggio in estate coi suoi genitori e quest’anno tocca al Giappone.
AmicoGaioParigino è alto, ha la faccia da ragazzino con la barba, occhiali stilosi, barbettina accennata, smilzo, pelle chiara, glabro e quando era ancora un suddito della Betty, si spaccava di palestra risultando così smilzo ma pompatello.
Ora anche lui lavora da QuelliTipoGugol e quindi fa i corsi di palestra in orario lavorativo.
Pe’ falla corta e pe’ falla breve, io volevo attaccare un pippone sul femminismo sul blog, ma poi c’è stata questa conversazione:
Morale della favola, sto sul divano con uno yogurt alla mela verde, i piedi gelidi e sta minchia di guaina che mi sega in due per la lunga, mortacci di tutti sti gancetti.
Però adesso so tutti dei membri filippini, e scusa se è poco.
E anche oggi la vita mi ha dato una grande lezione, ovvero che la geolocalizzazione del 2017 è “il mio amico ha detto che sei carino e ti vorrebbe conoscere” del 2001.
Parliamoci chiaro, cristal cliar, ho un ottimo matrimonio e una bella famiglia composta da me e Primate. Ma di quella divertente friccichea di quando ero su piazza, pesavo 48 chili e mi facevo le mesc da battona di alto livello…zero. Zerella. Zebra. Non che mi manchi eh, Dior ce ne gamberi, non tornerei indietro manco a pagamento. Il pensiero di un altro appuntamento tra un congiuntivo sbagliato e un drink offerto da me mi fa venire voglia di lanciarmi contro una finestra antisuicidio.
Comunque sia è banale, la speciale normalità delle relazioni sicure offre alcuni spunti di riflessione e di ironia, ma aspettarsi cose tipo questa o questa non sarebbe ragionevole. La stabilità è una cosa meravigliosa ma, a raccontarla, risulta noiosa.
Nzomma, mettiamolo un po’ di brio dentro sto blog, santamadonna. Quindi ho deciso che tirerò fuori un aneddoto datato ma inedito. Come quando si pubblicano i dischi dopo che muore uno famoso e pur di battere cassa a dumila si tira fuori un’incisione di una canzone orrenda e/o natalizia da schiaffarci. Io lo so come va a finire…va a finire che si fanno i concerti con gli ologrammi. E’ drammatico.
Tornando al punto, circa due anni fa ho smesso di lavorare per BrumBrum e per ThePresident. Tra i collaboratori fissi in cui mi “interfacciavo per fare deili apdeit”, ovvero gente che sentivo tutti i giorni per telefono, c’era questo giovane uomo all’epoca sui 38 -39 con le sembianze e le pose di un modello del noto marchio Boggi.
Ricordo chiaramente la prima volta che l’ho visto, SexyCommercialista, altezza media, corporatura smilza con i muscoletti evidentemente allenati che spuntavano dal frescolana del completo, camicia su misura e cifrata bene (lato sinistro, tra il quinto e il settimo bottone, non sul collo come i burini, n.d.a.), capello corto corto scuro con un accenno di brizzolanzia, occhi neri neri neri un po’ incappucciati, bocca carnosa e denti bianchissimi. Bono ma bono ma bono. Con quell’aria da non-così-giovane in carriera, la noncuranza di chi ha un fisico perfetto e non deve aggiustarsi la camicia quando si siede, la sicumera di uno così figo che manco ci fa caso. Un accento troppo milanese per i miei gusti, ma il tono senza esitazioni di chi ci crede tantissimo ma con concretezza.
In parole povere, uno che lo vedi e ti cascano le mutande.
Io e SexyCommercialista ci siamo sentiti tutti i giorni dandoci del lei per circa tre anni, abbiamo litigato cortesemente più o meno tre volte a settimana e mai mai mai siamo entrati nella benché minima confidenza. Non ho mai saputo niente di lui e lui niente di me. Ok, è sexy, va bene, ma è pur sempre un commercialista. Io, oltretutto, se proprio dovevo pensarci, me lo immaginavo nel suo loft bianco, con la sua donna di turno alta bionda magra e superchic, possibilmente una ex-modella attualmente pr, giocare a tennis al circolo di sabato e altri stereotipi a seguire.
Poi gli anni passano, le mamme imbiancano e io sono andata via da Brum Brum spedendo, cinque minuti prima di chiudere la porta, la classica email dicendo ciao cari, è stato un inferno, potete contattarmi al seguente indirizzo email. E SexyCommercialista mi scrive il classicone augurio di tutto il bene professionale del mondo e ciaone.
Poi i mesi passano, le mamme continuano a imbiancare e improvvisamente, arriva una mail di SexyCommercialista che dice che spera di non tediarmi e chissà come sto e che comunque possiamo anche sentirci per collaborazioni lavorative ecc ecc. In quel momento io stavo lavorando da QuelliTipoGugol quindi ci stava anche che questo mi contattasse per vedere di attaccare un bottone aziendale. Morale della favola, ci scambiamo i numeri di cellulare, ci diamo del tu e ci diamo appuntamento una mattina a colazione in un bar della stazione. Cappuccio, cornetto e quattro malignate su BrumBrum, SexyCommercialista ha perso un po’ peso ed ha i capelli sale&pepe, è sempre un bell’uomo ma è un po’ sfatto, mi racconta quanto sia stata dura per lui diventare socio dello studio, quanto le cose vadano male economicamente lì nel mondo dei circolini del tennis e quanto abbia deciso di tenere duro nonostante tutto, parliamo di vacanze che programmo con mio marito e altri argomenti inutili. Dopo mezz’ora, tanti cari saluti e ognuno all’ufficio suo.
Intanto emerge che una mia ex collega e amica e il suo ex capo ora socio, entrambi sposati con figli, hanno una relazione. Non mi soffermerò perchè se no andiamo avanti per quindici anni, comunque sia tanto io quanto SexyCommercialista sappiamo di essere a parte di questa storiella torbida lenzuolifera.
Per dare la misura: lei una direttrice amministrativa e lui un commercialista di gente famosa.
Che vanno a fratte in una macchina da 140mila euri.
Un mese dopo il caffè in stazione SexyCommercialista mi scrive per un aperitivo, io – caruccia – la prendo come una roba tra ex colleghi e penso sia un’idea carina. Mi dice di coinvolgere anche gli altri due e io – caruccia – la prendo come una rimpatriata perché alla fine ci conosciamo tutti e abbiamo lavorato insieme per anni. Rimaniamo d’accordo per la settimana a seguire, dopo il mio weekend in Umbria.
E..sbim! lunedì mattina mi arriva su uozzap, puntualissimo, il messaggio organizzativo di SexyCommercialista:
Ora, non so nemmeno da dove cominciare a insultarlo. Cioè, è talmente tutto sbagliato che, cosa gli vuoi dire a uno che ti scrive così?
Beh, io comunque gli avrei detto questo: Vedi SexyCommercialista, sì sono rientrata dall’Umbria e sì, per mercoledì andrebbe bene. Ma vedi, quando ti dicevo di essere felicemente sposata non era un modo di dire. E comunque. Comunque non sarebbe manco quello perché io potrei anche volermi trovare un amante. E magari questo amante potresti anche essere tu perché alla fine sei sexy, sei un po’ figlio di mignotta e hai dei bei denti – è fondamentale. Però però però ..però scrivi “ape”. E però ci provi via messaggio a 40 anni. E non è il peggio…il peggio è che pretenderesti che mi offrissi come preda sacrificale in casa, senza manco passare per uno sciampagnino su una qualsiasi terrazza dei salotti buoni milanesi. Pensi di farmi palpitare le ovaie cucinando qualcosa in casa, come se avessi 16 anni e fosse figo fare una serata casalinga. Come se una serata sul divano per una donna sposata e con una casa possa essere un’alternativa allettante. Ci mancava che mi dicessi ” e poi ci guardiamo la replica di Ballando con le Stelle”. Non pensi nemmeno di dovermi tramortire a colpi di Moet Chandon, no, mi vorresti sedurre in casa col vino comprato all’Esselunga e questo, per me, è offensivo. Vedi SexyCommercialista, qui dobbiamo andare back to basics. Qui non solum non mi conquisti, sed etiam me fai incazzà.
Ma ho gli anni di cristo mica per niente, io. E allora mi ha fatto dapprima un po’ schifo e dappoi un po’ pena perché pensava di essere figo e sciabolare la mossa del giaguaro.
E ho pensato che alla fine sono davvero fortunata ad avere il Primate che, per dire, non sa manco cosa sia Ballando con le Stelle e che quando passiamo le serate sul divano apre una bottiglia presa in enoteca.
E quindi sono stata signora:
F:- sì, dai, ma sta roba è una merda
T:- come sei critica F- come sei sensibile!
T:- ma vai a cagare (i dialoghi di un giorno qualsiasi, su un argomento qualsiasi)
Ci sono sensazioni che, a un certo punto della vita, in qualche maniera smettiamo di provare. Il senso di inadeguatezza per non sentirci abbastanza belle, perso magari dopo una lunga e tortuosa adolescenza. Il senso di ansia quando si passa ad avere uno stipendio fisso che ti fa avere un gruzzoletto sul conto. Ma anche il senso di onnipotenza dopo il primo esame all’università, quando il mondo sembra darci tutte le possibilità del mondo e si è convinti che quel 30eLode in linguistica ci apra le porte del futuro più luminoso possibile, quando la vita prende una piega e sai che difficilmente la stravolgerai.
Io sono (incredibilmente) sposata da quasi quattro anni e una sensazione l’ho persa: lo strazio per amore. Ci sono stata male, ma male di brutto, me lo ricordo bene, ma era un trilione fa. Ci ho messo anni a venirne fuori, ma ora onestamente è davvero acqua passata. E’ uguale, credo, ai mitici dolori del parto: tutte sanno che fanno un male della madonna, però poi ci ripassano o comunque ne conservano un ricordo spruzzato di rosa, celeste e fiocchettini.
E’ così per me, so che il mal d’amore ti spacca il cuore ma è qualcosa che proprio non mi concerne più, chiusa come sono nella mia bolla adamantina di serenità sentimentale.
Poi una settimana fa ho provato qualcosa che mi ha riportato a quella sensazione, un buco scuro e pauroso che ti allaga gli occhi di lacrime e ti toglie pure le parole per lamentarti.
E no, io e il Primate non siamo in crisi, e no, non basta nemmeno il capolavoro di Tiziano e la Cantantessa. No, non ho un amante di cui sono innamoratissima in segreto e no, non è morto nessuno.
Teddi, il mio capo da due anni, il mio primo rompicoglioni e supporter sul lavoro, ha mollato tutto in meno di cinque minuti. Sì, esatto, proprio come Jerry McGuire, dieci -nove-otto e vaffancuore con la scatola, la tazza, la foto del cane e il giubbottino di scorta che tieni in ufficio. Io ho assistito a tutto come se nulla fosse, con due grossi lacrimoni da bambina in faccia, stavo assistendo alla fine di un’epoca e ne avevo – tristemente – tutta la consapevolezza.
Io e Teddi abbiamo costruito sto rapporto alla Harvey e Donna* però grassi e per niente attratti sessualmente, ma zero proprio. Che è un po’ una delle cose migliori che ti possono capitare nella vita lavorativa: intesa, ironia, sincerità, supporto e tante tante tante bestemmie. Sinceramente non ci siamo sempre capiti, ma va anche bene così. Alla fine quando canti le stesse canzoni di Elio, ti finisci le citazioni di Anna Oxa e ti anticipi le parole, può anche andare bene qualche incomprensione. Mi ha manipolato varie volte, lo so, ma alla fine non mi ha piegato nei principi…e niente non è quando sei una donna un po’ insicura e davanti hai la montagna umana incrocio tra The Mentalist e Beautiful Mind con un egocentrismo che sembrano due e una vanità a perdita d’occhio.
Reggi botta, più di qualche volta bevi all’uscita dell’ufficio e tiri avanti con una certa placidità.
Io e Teddi, inoltre, senza dircelo mai siamo stati depositari del suo segreto che, per me, segreto non è mai stato. E questo in qualche modo ha reso lui meno infallibile ai miei occhi e me più incrollabile ai suoi.
Domani mattina andrò al mio cubicolo e alla destra Teddi non ci sarà. Che brutta roba.
Alla fine forse le pene di amore altro non sono che il fare i conti con l’impotenza unita all’affezione, quindi una sensazione che si può rivivere più e più volte anche quando il cuore batte per un marito che – diciamolo – è un figo.
Al suo posto troverò Soviet, che almeno mi è amica seppur non può darmi la promozione, Testadiminchia che un giorno e l’altro lo meno lui e quella faccetta da cazzo, SpeedyGonzales che secondo me non capisce che cacchio dice in inglese manco lei, LuisLittdeiPoveri con la sua pelle grigia e viscida e le sue opinioni pieghevoli, Tunnel con le sue gonne bellissime e la vitalità di un danacol scaduto e tutti gli altri animali che abitano lo Zoo del Digital, anche se ormai è un appartamento a cui mi sono affezionata ma che sento di dover sgomberare.
I’m gonna wear the tie, want the power to leave you I’m aimin’ for full control of this love Touch me, touch me, don’t be sweet Love me, love me, please retweet Let me be the girl under you that makes you cry
(G.U.Y. – Lady Gaga)
Ma partiamo da prima. Qualche tempo fa sono andata a fare un colloquio di lavoro, non che lavorare nello Zoo del Digital non mi piaccia, ma offrivano un sacco di soldi e chi sono io per dire di no alla possibilità di un sacco di soldi?
Niente di nuovo all’orizzonte: come mai ha risposto all’annuncio? (perché offrite un botto!) mah, sa, nella vita bisogna sempre affrontare nuove sfide… e quindi parla inglese e francese?(mi avete appena fatto il colloquio in 2 lingue, imbecille!) diciamo che sono molto appassionata di lingue straniere e quindi ha fatto questo e quello? (se sta scritto sul cv ci sarà un perché) eh sì sa, ho cambiato azienda rimanendo comunque in un settore che mi piace molto… e quindi quando lo sforna un pargoletto?(ti sembro un forno, faccia di merda? e poi che te frega?) no, sa…mica per essere…ma per sapere…(eccerto, perché te sto simpatica e vuoi sapere come vanno i miei progetti coniugali, immagino.)
E’ andato avanti così e, incredibilmente, anche peggio. Mi è stato chiesto del mutuo, del lavoro del Primate e di tante altre cose alle quali non avevo nessuna intenzione di rispondere. Sono uscita di lì con un collo gonfio come un tacchino col collare elisabettiano.
Poi esce la notizia di quella povera ragazza, Tiziana Cantone, che si è impiccata perché è circolato in maniera virale un suo video in cui fa sesso.
E, con le dovute misure, ho provato la stessa sensazione del post colloquio.
Perché in fondo è la stessa identica cosa.
Non me ne frega nulla di attaccare un pippone femminista (e, per inciso, io sono femminista e me ne vanto), non me ne frega nemmeno se il ragazzo di questa era consenziente oppure no, né se lei lo stesse tradendo, né se fosse un tentativo di lancio di una carriera nel cinema hard, né se è stata lei a mandare il filmino agli amici.
Il nome di questa povera ragazza ce lo scorderemo presto, è un fatto che non teme smentita.
E pure se sul blog non scrivo mai gromò, oggi ci sarà un’eccezione, perché oggi mi sono rotta il cazzo.
E rivendico il mio sacrosanto diritto di dire quello che mi pare, come mi pare e di non dover subire il giudizio o l’indignazione di nessuno.
Voglio scrivere, ché scripta manent, che alle donne piace scopare, oppure no, piace fare i bocchini, oppure no, piace farselo infilare in culo, oppure no, amano i cazzi, oppure no, godono, oppure no, amano prenderlo in faccia, oppure no e tutta una serie di cose che – nonostante tutto – mi imbarazza scrivere.
Perché ho poco da fare l’illuminata, pure io, la sfera sessuale femminile anche per me è un argomento che un po’ fa arrossire, perché così ci siamo cresciute, ci siamo cresciuti tutti.
“Non lo fo per piacer mio ma per far piacere a dio”, ma vaffanculo.
E’ una semplice scopata, è un pompino…possono essere gesti romantici, tenerissimi, intrisi d’amore e espressione di sentimento, oppure possono essere banalmente solo una scopata e un pompino che uno fa così, just for fun, sulla spiaggia a Ibiza impastati di ginotonic e diosolosa cos’altro.
Lo so bene che l’esecutore materiale di questa morte orrenda è quello che il video l’ha condiviso.
Ma se per un attimo provo a immaginare un mondo in cui fare sesso, pure per le donne, fosse una roba come un’altra, come nuotare, come ballare, come cucinare (tutte attività che si fanno col corpo e piacevoli) allora ecco che la diffusione di quel video altro non sarebbe che una cafonata oppure, ancora meglio, una roba di nessun conto. Nessuna importanza, perché è solo quello che è: un banalissimo pompino.
E invece no, nel 2016, nella parte ricca di mondo in cui abbiamo il culo di vivere, fare un pompino è una vergogna. Essere sessualmente disinibite una grave colpa. Divertirsi a letto con due tipi, un abominio. Ma anche non fare le mamme a tempo pieno pare brutto, dedicarsi alla scalata aziendale con due pargoletti a casa non sta bene.
Sono queste le istanze del consesso civile: il galateo della scopata educata e riservata.
Poi chissene frega se al lavoro veniamo valutate come forni che stanno per arrivare a temperatura, chissene frega se i nostri salari sono più bassi, chissene frega se ci è impossibile conciliare carriera e famiglia perché i figli non sono 50e50 col marito, no, i figli sono della madre che “ormai ha altre priorità rispetto al lavoro”, chissene frega se per ricevere adeguate cure mediche dobbiamo andare a elemosinare attenzione all’unico stronzo non obiettore di coscienza della regione.
Mi mordo la lingua e non parlo del #fertilityday, che è meglio. E pure del burkini, che è ancora meglio.
Smettetela con le magliette “se esci con mia figlia…bla bla bla”, non fanno ridere. Smettetela di associare il sesso e la dignità quando si parla di adulti consenzienti, quello che gli adulti fanno fra loro di comune accordo è lecito e non sono cazzi altrui.
Smettetela di dire che certe cose non stanno bene e che i panni vanno lavati e stropiacciati in casa, il bon ton è una cosa seria e non deve essere a servizio di alcun pregiudizio.
Lasciateci scopare come ci pare, lasciateci gestire casa e lavoro come meglio riteniamo ma, soprattutto, lasciateci in pace.
E’ un mondo triste quello in cui si debbano creare parole apposite, espressioni nuove come “slut shaming”, “body shaming”, “revenge porn” quando alla fine è sempre la stessa zuppa: la parità, di diritti e di giudizi, è una chimera.
E’ la stessa identica cosa.
Nzomma alla fine io e Primate sabato siamo andati alla manifestazione #Svegliatitalia.
Io, per allinearmi alle bandiere arcobaleno che simboleggiano questi eventi, mi sono messa l’ailainer viola, il blasc arancione e il rossetto fucsia (che dettà così sembra una roba alla Dolly Parton ma poi, dal vivo, sembravo veramente Dolly Parton – che per me è un complimento).
Siamo arrivati in Piazza della Scala e onestamente non c’era tanta gente, poi invece pian piano ne è arrivata sempre di più fino a stare stretti ma stretti ma stretti che sembravano i saldi al 70% alla Rinascente reparto scarpe.
Una cosa che mi ha colpito è stata vedere le persone più disparate e assurde insieme nello stesso posto: la signora col visone con lo strascico, sulla settantina, e dei diamanti alle orecchie che tedicoscanzate, con in mano due manifestoni. Un signore, sulla sessantina, capelli bianchi cotonati e sopracciglia nerissime ad ala di gabbiano, anche lui elegante e vestito identico alla signora di cui prima.
Ragazzine rasate coi pirzing, ragazzi belli e truccatissimi come Nicchitutorials (dove hai preso quell’illuminante, baby?), famiglie con bambini di qualunque età, gli atei razionalisti, i pastafariani, Pisapizza, hipster, tamarri, sciccosi, la mia collega Sorrisona con la sua fidanzata incintissima Panzona, belle, felici e speranzose, quella coppia di due bonazzi ma boni ma boni dei loro amici col loro piccolo bimbo e “…ragazze scusate ma dobbiamo dare la poppata!”. Insomma: la società rappresentata in ogni suo aspetto, i debosciati, i seri, i felici, gli incazzati…tutti.
E a chi senza ragione (o con ragioni anacronistiche e fondamentalmente stupide) si oppone a una realtà viva e pulsante, direi quello che diceva Cremonini “vieni a vedere perché”.
Mettici il muso e annusa, caro omofobo o caro omoscettico, annusa la vita vera come funziona, guarda cosa succede al piano di sopra del tuo appartamento, guarda come vive la signora che ti bolla la raccomandata in posta, fai un bagno nella normalità e stupisciti di quanto ciò di cui ti sei sempre riempito la bocca non ha alcun fondamento.
Non hai il potere di potere di cambiare la realtà, puoi solo accettarla e fare lo sforzo di cambiare opinione con un po’ più di conoscenza e coscienza.
Visto che a farti i cazzi tuoi proprio non ci riesci, fatti i cazzi delle coppie gay ma almeno fallo a ragion veduta!
Il problema è che, strignistrigni, quando si parla di tutela dei bambini, di famiglie deviate, di stabilità naturale, unicorni, gnomi e fatine il problema è sempre lo stesso: si disquisisce di argomenti che non si conoscono e di non si ha esperienza.
Non penso che potrei capirlo, ho una mentalità aperta ma non così tanto, ma forse riuscire ad accettare che non si cambiasse idea a riguardo dopo aver passato un po’ di tempo in mezzo a una folla come quella di sabato, se solo uno di tutti quegli imbecilli che berciano sulla mia bacheca di Feisbuc contro “ste robbe contro natura” venisse a vedere cosa è un GayPride, cosa è una manifestazione per l’amore di tutti i colori e potesse poi affermare seriamente che è una roba da malati/invertiti/disfunzionali/vogliolamamma/biowashball.
Ma cari amici omoscettici e omofobi, se proprio non volete venire alle manìf come alleati, se proprio non vi ho convinti che il Family Gay è un luogo di apertura e condivisione al contrario del Family Day gusto cocaina e cilicio, allora vi dico: veniteci per passare un pomeriggio divertente e spensierato, venite a cantare, ballare e farvi due risate in mezzo a chi non ha nessuno da odiare, venite in mezzo a gente che – alla fine della parata – sa fare battute divertenti anche a Milano (e scusate se è poco):
L’amore fa quello che vuole, l’amore fa i bambini negli Stati Uniti per due papà italiani, l’amore fa le inseminazioni costose in Spagna per due mamme, l’amore – a differenza vostra – si fa i cazzi suoi e va avanti libero.
Forse vi scocciate tanto perche è a voi non ve se caca.
Fatevelo dire da aspirante ueddinplanner e moglie di divorzista: è proprio ora di legalizzare il matrimonio tra uomosessuali. Veramente, dai. S’è fatta na certa.
Ho già spiegato qui come la penso, non sto facendo proseliti (spero che degli omofobi non leggano il mio blog, non lo voglio il vostro fottuto baz mediatico)
E’ che veramente ormai questo è un dibattito senza senso.
In che modo ci potrebbe danneggiare la felicità altrui?
Non sono non ci perdiamo niente, ma abbiamo tutti da guadagnarci, etero e gay: più tutele, più garanzie, meno coni d’ombra e non ci scordiamo che, come dice a Massime Ranieeeere “d’amore non si muore”, d’amore si soffre, ci si scogliona, si vive!
Sposarsi è bellissimo ma, fiori pizzi, e merletti a parte, avere delle tutele è fondamentale per vivere sereni e fare progetti.
Spero sinceramente che saremo tanti domani, soprattutto “noi privilegiati” che non abbiamo dovuto fare nulla per vederci riconosciuti i nostri diritti.
Io e il Primate ci saremo, se passate sarà semplice riconoscerci: siamo quelli belli belli belli in modo assurdo.
Ai biutiiiiis!
No dai, vabbè, era una cazzata per smorzare il clima da ansia da prestazione scrittoria. Diciamo che sicuramente non sto praticando l’accanimento terapeutico su sto blog, per ora mi limito alla mia vita.
Stamattina, venendo in ufficio in anticipo causa rigurgito rivoluzionario dei dipendenti del trasporto pubblico locale che finanzio ogni mese a botte de 78, 50 euro, ho pensato che la felicità attribuita al venerdì è direttamente proporzionale al bisogno che hai di cambiare vita. (e questo l’ho scritto venerdì scorso, evidentemente)
Comunque niente, è iniziato il 2014, ho un colore di capelli di nuovo, il mio smartfon abbastanza nuovo già si impalla, ho comprato degli occhiali da vista fucsia edizione limitata di Dior e sono da poco tornata dalla onimun in Birmania.
Dovrei scrivere una guida ragionata sui viaggi in Birmania. Di certo non lo faccio stamattina.
Cinque giorni fa io e il Primate abbiamo compiuto sei mesi di matrimonio e, conoscendomi, è un traguardone. E’ quindi solo adesso che comincio seriamente a realizzare di essere sposata e a realizzare le differenze tra convivenza e matrimonio (poche), tra relazione stabile e matrimonio (un bel po’) e soprattutto tra essere single e prospettiva perenne di vita a due (abbastanza angosciante).
Tre o quattro giorni fa, invece, mi ritrovo con un nuovo “amico” su Feisbuc, lo conosco di certo non bene, ma lo conosco. E’ un tizio che faceva il mio liceo in classe col mio grande amore del liceo, simpatico e fighetto, carino e ridanciano, non ha mai suscitato in me il minimo interesse, lui nei miei confronti ne aveva avuto, ma poco, più che altro ci stavamo simpatici ma non siamo mai diventati amici per tutta quella serie di problemi legati agli ormoni che a 14 anni non ti permettono una relazione equilibrata col prossimo.
L’avevo poi intravisto negli anni, cinque volte in tutto a esagerare, in giro nella provincia natia, nei soliti localetti demmerda da fighetto incamiciato dopo dieci ore al tornio. Mai andati oltre un “ciao” se proprio dovevamo salutarci. E quindi giustamente su Feisbuc mi scrive “oh, non ti posso perdere di vista un attimo che tu prendi e ti sposi!”. Io non sono una fan della coerenza, però la decenza non mi dispiace.
Vabbè, fiducia nel genere umano, approfondiamo un pochino e lui, galante e spocchiosello, mi chiede cosa faccio e, senza mai esplicitare ma nzomma se semo capiti, mi dice che fa il ginecologo.
Ora, io sono quella che è stata invitata a un appuntamento all’Ikea di sabato pomeriggio, non è che mi sconvolgo per nulla, ma cristiddio, te pare il caso di fare avanz con seducenti proposte di ecografie interne? Ecco.
Come al solito le mie premesse sono lunghissime e sin troppo introduttive ma, quello che volevo dire, è che i maschi tendenzialmente fanno schifo. Ed essere singol a trent’anni con sta fauna che gira libera e sciolta, è davvero pericoloso.
Insomma, mo non è che siccome sono passata dall’altra parte della barricata allora mi scordo com’è, l’ho vissuto per anni e anni e certe cose mica è facile dimenticarle: carino e simpatico che si scorda il catalogo delle sue bomboniere di nozze sul sedile al secondo appuntamento, sms sgrammaticati, appuntamenti a parlare della deriva berlusconiana del piddì…oh, se solo ci ripenso me la cucio.
Nel quadro sinottico in cui ci stagliamo come cipressi al cimitero noi, giovani donne con la crema prime-rughe, tra la festa dell’amica incinta e il matrimonio di quelli che si sono conosciuti a agosto scorso a Formentera impastati de mdma ma adesso vogliono mettere su famiglia, l’addio al nubilato di quella ancora vergine prima del matrimonio dopo 14 anni di fidanzamento, la svolta imputtanita di una che si è mollata dopo una relazione di nove anni. Noi, autonome, ancora bonazze, coi tacchi meno alti di qualche anno fa, più libri letti e soprattutto scevre da qualunque ansia da “ma se poi copuliamo magari pensa che…”, consapevoli della nostra sicurezza e del nostro ruolo del mondo ma nonostante tutto terrorizzate dall’idea di essere l’ultima stronza rimasta senza mezza mela.
A questo punto avremmo già dovuto ave accumulato un bagaglio di esperienze medio: un vecchio, un giovane, un bonazzo, un cesso, un tamarro, una storia seria, qualche botta e via, uno straniero, un malato di mente, un tonto.
Di conseguenza non dovrei soffermarmi a ribadire che alcune categorie vanno evitate come la morte: gli ipster, i mammoni, gli attivisti politici, l’intellettuale che si informa coi blog del Fatto Quotidiano, gli omofobi, i fumatori, quelli che ancora escono in comitiva, che non amano gli animali bensì la palestra. Giusto per dire i primi che mi vengono in mente.
Purtroppo però non c’è esperienza che tenga, non ci sono palate sui denti che insegnino abbastanza che il tutto si riduce a un duopolio perenne di errori che si ripetono insistentemente, ci si accanisce sempre e sempre e ancora su a) quello che non si vuole impegnare manco sotto tortura e b) quello che dopo tre mesi ti vuole sposare.
Quello che non si vuole impegnare:
indovina un po’? Non si impegnerà. Le persone non cambiano, uno è come è blablabla…tutte cazzate. Semplicemente questo non è disposto a cambiare per te, fine, stop. E’ inutile ripetersi che forse non è ancora pronto. Amica, forse invece lo è, ma non per te. E’ inutile che cominci a lavargli a casa tua le mutande pur di incollargli qualcosa da te, qualcosa che vi faccia sentire “beh non è che conviviamo ma è come se “: non convivete e non è come se. Sai cosa fanno quelli che convivono? Convivono.
Nei casi più rognosi succederà che arrivate a ordinare anche 14 chili di confetti ripieni e poi scapperà all’ultimo, perché lo spirito di sopravvivenza vince sempre.
Lo so che sentirsi sole è brutto ma ancor peggio è sentirsi svilite, non abbastanza apprezzate, sempre dietro a un treno che non prenderemo mai. La verità è che non gli piaci abbastanza, diceva il film, quindi se continui a starci la verità è che non ti piaci abbastanza, dice ‘sto blog. Comprati scarpe nuove e liberati di questo macigno attaccato all’autostima.
Che infatti lui poi sei mesi dopo va a convivere con un’altra e dopo un anno e mezzo si sposa. Nella maggior parte dei casi, poi, dopo due anni avrà l’amante di 23 anni.
Quello che dopo tre mesi vi vuole sposare:
se possibile, questo è peggio del precedente. E mo ecco che arriva l’orda di “ma io e il mio ragazzo abbiamo avuto un colpo di fulmine” e gnignigni. No, al massimo un colpo di culo. E poi le cose si vedono sul lungo periodo e comunque sia fare sempre quello che ti senti spesso è una cazzata. Io mi sentivo di desiderare dei figli con quel tamarro con l’Aprilia SR giallo limone, a 16 anni. Ringraziando Dior, ho sempre pensato e sempre penserò che un po’ bisogna anche ragionare.
Mi ha detto che mi ama, sì vabbè usciamo da un mese e mezzo ma prima ciattavamo. Ormai sono 6 mesi che stiamo insieme. Eccerto, perché uno considera lo stare insieme dalla prima volta che hai pomiciato dopo due volte che ti eri scorciato per caso in un tunnel della metro gialla.
Una delle scuse più gettonate per dare corda a uno così nei discorsi con le amiche è “ma ormai, arrivato a NUMEROICS anni (perché questa la usano le 24enni come le 50enni, posso darvi nomi e cognomi) uno sa quello che vuole, siamo maturi quindi quando trovi quello che cerchi lo sai”. Ora, qui si possono aprire diatribe infinite sulla questione, ma una cosa è certa: due persone mature non fanno una relazione matura. Se ti conosci poco, se hai fatto poche esperienze insieme, se la vostra relazione ne ha passate poche, non ha visto più di qualche primavera…beh, siete due persone mature con una relazione giovane. E per quanto certe affinità si intercettino, la vita insieme è un’altra cosa.
Pensateci prima di prendere un mutuo, pensateci prima di fermare la data col fioraio. Rallentate un attimo e pensate a qualcosa del tipo “ma se una cosa è tanto vera e tanto importante, perché bruciarsela subito? perché non aspettare il vaglio del tempo? “. Perché deve mettervi il cappio al dito dopo 7 mesi e proprio non può resistere a festeggiare prima un anniversario? Non è forse questo un modo per metterci una pezza d’oro bianco su quel che manca? E a chi mi vorrebbe rispondere “ma allora perché NO?” beh, perché la posta in gioco è troppo alta per non prendere tutte le precauzioni del caso.
Certe parole sono importanti e vanno pronunciate in un contesto degno, il discorso di Obama alla sagra della polenta de Colleluna non avrebbe certo fatto lo stesso effetto.
Un uomo che non sa aspettare creerà sempre problemi, uno che non aspetta ha qualcosa da nascondere. (vedi alla voce: sciopping, dubbi esistenziali, parcheggio, petting, scelta del vino, desiderio di maternità)
Visto che dovreste passare insieme l’eternità, chiedetevi il perché di tanta fretta.
Comunque, se avete fatto la cazzata e ve ne siete pentite, contattatemi in privato che mio marito fa anche il divorzista mannaro.
Adesso, per completezza, ci vorrebbe un bel consiglio su come riuscire a non inacidirsi col tempo, a non perdere le speranze di una vita a due, a restare propositivi senza svendersi all’80% con il primo passante, a non odiare le donne incinte e coi passeggini…ma un consiglio preciso non c’è. Tutto sta a costruirsi una vita gradevole ma non chiusa, ad avere una casa in cui da soli si sta benissimo ma in due non si starebbe troppo stretti.
Insomma: la soluzione è essere equilibrati ed è per questo che io sono la persona meno adatta a insegnarvi come.
Una cosa è certa munitevi di un amico uomosessuale e non lasciatevi andare in disuso, allenatevi a emozionarvi anche fosse solo coi film o con le foto di gattini su Feisbuc, allenatevi a flirtare prendendo il caffè in un bar del centro piuttosto che a casa, allenatevi a guardare sempre quelli che vi piacciono per strada ché non c’è niente di male, e datela via come se non fosse vostra ché non sia mai cadesse in disuso si seccasse e cascasse.
Avvertenze: post a contenuto personale quindi per forza di cose un po’ pallosetto.
Questo blog sta per compiere cinque anni, è un po’ acciaccatello ma resiste aggrappato a me. Io, per la cronaca, sto per compierne 19 anche quest’anno. La ventina s’avvicina e un po’ d’ansia è naturale, credo. “Non oso immaginare cosa sia compiere addirittura 30 anni, dev’essere terribile”.
Da cinque anni a questa parte sono cambiate davvero tantissime cose: Umbria, Europa, Roma, Milano. Università, lavoro, master, nuovo lavoro e poi ancora nuovo lavoro. Grandi certezze che sono state scordate ancor prima di avere il tempo di sgretolarsi. Capelli biondissimi e poi castani (vomito) e poi rossi e poi castani e poi biondi e poi superbiondi. Insomma la vita è cambiata e io con essa e per essa e soprattutto il blog è cambiato. L’elenco degli uomini non mi metto manco a farlo perché a) non me li ricordo tutti b) c’abbiamo tutti una vita a cui tornare dopo questo post c) stanno tutti scritti nel blog d) faccio prima a dirvi quante mutande mi sono cambiata.
Se c’è sempre stato un filo rosso che ha condotto gli avvenimenti della mia vita beh, quello è il pathos amoroso. Presunto, immaginato, reale, sofferto, superficiale, malato, strafigo, gonfiato e sgonfiato e poi vero.
Se il blog è tanto cambiato è anche perché l’amore è tanto cambiato e no, non è che non c’ho niente da raccontare, ma ho sempre voluto che questo fosse uno spazio dove farsi due risate – magari anche amare – e non quello in cui qualcuno viene qua a capire perché e per come e appena ho beccato un mezzopsicologo de sta ceppa l’ho fermato all’ingresso: a casa mia si gioca con le regole mie. Va da sé che è molto più facile farsi due risate sull’ennesima sfiga che descrivere cosa sia la vita di una persona in un rapporto complesso e delicato come quello di un matrimonio, è servito anche a me metterla giù a ridere per non dovermi disperare davanti all’ennesimo caso da Centro di Igiene Mentale che si infilava nelle mie lenzuola o nei miei sms (e poi ora il PD mi dà maggiori soddisfazioni). In cinque anni, sicuro come l’oro, sono cascata nella trappola della storia ollain e ne sono uscita ammaccatella e piena di aneddoti.
In questi cinque anni ci sono sempre state le mie amiche, quelle vecchie come MAU e AGB e quelle nuove come AmicaUmbra e infine Mun. Le gioie e i dolori sono stati condivisi e sviscerati e festeggiati e vissuti appieno anche grazie a loro e alle loro storie sfigatissime o a lieto fine.
Proprio con AGB, quella che vive la vita in groppa a un cavallo molto simile al mio, parlavo di come sono cambiate nel giro di così poco tempo e di come quattro anni fa sembrano quattro secoli fa.
F:amica ti devo confessare una cosa….come tu sai io amo molto Primate, d’altronde…come non amarlo? davvero non mi manca nulla con lui ma ultimamente ho un po’ di nostalgia di …mmm …come spiegare… dello stare male per amore cioè lo so che è una cagata ce vole poco a di “stavo benissimo quando soffrivo” una volta che stai tranquillissima però non so, sai quella roba tipo le pene d’amore che ti senti le canzoni melense? ecco,una cosa così non mi identifico più in nessuna canzone d’amore sofferto
AGB: si anche io ci penso! secondo me a noi piace harmony, si, e poi nel tuo caso secondo me c’è anche il fattore matrimonio, insomma è mentalmente un bel cambiamento…ok a me spaventa che non tromberò mai più con nessun altro, l’ho detto, ecco
F: ah beh, sta cosa è assurda, tipo mai più primi baci, mai più appuntamenti al buio, cose così. E’veramente molto strano pensarci dopo che per anni e anni abbiamo inseguito gente della peggior specie
AGB: però poi razionalmente mi accorgo che è una cagata, come se Goma che mi chiede di usare la nivea* sia qualcosa che può mancare. CAPISCI??? MAI PIù GOMA MAI PIù dovrebbe essere il motto della felicità!!!però ci hanno regalato delle grandi storie da raccontare, questo va detto, a volte non mi sento pronta a non avere nulla di nuovo da raccontare ecco…se poi una single mi chiede come va, mi rendo conto che mazzo, va proprio bene! cioè sono felice tutti i giorni!!! WOW
F:io lo vedo quando parlo con amiche come MAS poracce, che per loro è una chimera quello che abbiamo noi. C’è da dì che, mazzo, noi ce lo semo anche meritato dio santo (se non ci credete cliccate il tag “relazioni” e andate indietro nel tempo, n.d.a.)
AGB: si ma allo stesso tempo non gli rispondo perché sono sicura che non ci crederebbero, Frangia diciamolo, ai tempi avresti mai pensato di poter essere davvero FELICE? io no ma manco se me l’avessero giurato
F: anche io non lo dico, un po’ non voglio passare per la vecchia accasata e un po’ che mi pare brutto per loro, io ho sempre pensato che me sarei sposata con Lui accettando una quantità di compromessi inaccettabili soprattutto con me stessa, figurati.
AGB: e invece capita, ecco la vecchia accasata, io mi sento spesso cosi, è la definizione giusta, essere una vecchia accasata mi fa felice, ti rendi conto? però non lo voglio ammettere
F: ieri PerfettoCoglione mi chiedeva quand’è che sono passata da essere una persona in balia di qualcuno, appresso all’amore sbagliato a quella che sono ora. Ma come si risponde a una domanda così? boh, forse è stato Primate che ci ha messo un punto facendomi capire che le cose possono e DEVONO essere diverse, e che tutti quei casini erano cazzate fatte di niente, problemi grandissimi per sentimenti molto più piccoli
AGB: quello che ha cambiato tutto per me è stato capire che con Cervellovale è tutto facile: se voglio scrivergli gli scrivo e viceversa. Se vuole vedermi mi vede, e vuole vedermi sempre. Conviviamo ed è semplice. Se voglio stare con le amiche ci sto e non devo spiegarglielo. Se sono in un altro continente per lavoro lui mi aspetta a casa per sapere com’è andata e non c’è niente altro da spiegare, è bellissimo.
L’amore è vero quando è semplice. Al cinema. Ma la vera domanda è: può trasformarsi invece in qualcosa di complicato? cioè è semplice e bellissimo, tra 10anni? ANSIA
E qui spataffioni su spataffioni relativi alla nostra paura di avere, tra decenni, mancanze di poesia nella nostra storia e il terrore di fare una cazzata del tipo “sai quei periodi in cui vuoi vedere la poesia anche in una merda di cane?”.
E ‘nzomma felici delle nostre massime, contente e soddisfatte della saggezza dell’età e delle nostre storie stabili e felici, del nostro armadio condiviso e del nostre dispense colme, cambiamo argomento.
Poi, all’improvviso, fulmine a ciel sereno, una gelida verità mi assale:
F: Ma mazzo AGB, ma mazzo! Anche noi…”l’amore è una cosa semplice” lo diceva anche Tiziano, ma cribbio, ma non ci siamo inventate nessuna teoria geniale mazzo!
AGB: Avevamo la soluzione davanti e non l’abbiamo voluta sentire ,TIZIANO PERDONACI!
Comunque io questo blog l’ho aperto il giorno dopo una sbornia colossale, per non pensarci e smettere di vomitare.
Quel vino di campagna non l’ho mai più toccato in vita mia visto che le conseguenze sono state “gente che ti cerca in un bosco mentre tu dormi e fai le bolle sotto al mucchio dei cappotti”.
Avere un blog è bellissimo, apritevene uno non per diventare un bloggherdestacippa ché tanto la Ferragni è sempre più fregna di voi, ma perché rileggendolo a distanza di anni magari vi capiterà di capire che smettere di tenere il passato nel proprio presente è uno dei modi migliori per costruirsi un futuro.
E scusate adesso ho detto una frase alla Baricco e, mi faccio un pat-pat sulla spalla e mi pulisco la mano da sola, limortaccimia. Il punto è che la verità è come i gatti: non la trovi mai quando avresti tanto bisogno di stringerla tra le braccia, tu stai lì rassegnato davanti a una tazza di latte scremato e cereali da cinque euro e arriva, ti posa una zampetta sulla gamba e pretende qualcosa da te, pretende che la guardi e reagisca.
Il blog arriva al suo primo lustro, auguri figlio mio, e io compio 20 anni.Berrò cosmopolitan, mi comprerò un bel paio di scarpe scomode, spettegolerò con le mie amiche, continuerò a pensare che chi sposa un uomo microfallico ha un qualche problema, mi godrò il mio essere fuori dal chetfaiting delle singollédis osservando così l’altra metà del cielo con più obiettività, andrò a farmi il ritocco dell’ultimo tono di biondo sperimentato in testa e che Raffaellamespicciacasa e, sì, imperterrita continuerò a fantasticare su Pistorius cercando di non pensare ai suoi ultimi trascorsi nelle pagine di cronaca.
Insomma, tutto è rimasto com’è perché tutto è cambiato.
E infatti il Gattopardo m’ha sempre fatto due palle come una casa e non smette di certo adesso.
*Goma, pescion fruit di AGB che se ne uscì con una poesia composta all’incirca da questi versi “metto la nivea sul comodino così possiamo giocare un po’ ” e volgarità di pari rango
Due sono i grandi temi di cui penso sempre che un giorno parlerò e poi invece non lo faccio mai: la MalBal, la ex del Primate, e Feisbuc e tutta la annessa tecnologia dei tempi moderni, il mio rapporto con questi argomenti, disamina, svolgimento, somme tirate e napalm.
Oggi, fatalità, ne parlerò contemporaneamente, perché la vita ci aiuta a sognare e poi la realtà ci fa capire che siamo molto poco fantasiosi.
Per dire: io ho sognato – anni fa – che mi facevo Mattew Bellamy nel bagno di un discopub abusivo di una frazione del mio paese. Ma mica mi immaginavo a cosa sarei andata incontro ieri sera sbirciando il mio cellulare figo abbastanza nuovo di pacca e omaggio del Primate.
In pratica niente, c’ho sto telefonone su cui arrivano notifiche, email, tutticosi come succede a chiunque si sia arreso ad essere rintracciabile in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
E questo è un fatto.
L’altro fatto è che il Primate ha una ex che non vede e non sente da anni, brutta e cattiva com’è d’uopo, che non si capisce come sia possibile, ha trovato un altro uomo che se l’è caricata. D’altra parte c’è chi è nato per essere bello e chi è nato per soffrire, Darwin non è il primo cretino che passa.
Il terzo ed ultimo fatto che va a comporre il quadro sinottico della disgrazia di ieri è la manifestazione di Gugolplas. G+ è la classica cosa che tutti hanno sentito nominare ma nessuno ha veramente capito che cosa sia o come funzioni, tutti ce l’hanno e nessuno lo usa, un po’ come Linchedin e il praimer per labbra.
Quindi, morale della favola, ieri sera tornando da una cena accendo lo schermo del telefono e vedo una mail: Il fidanzato di MalBal ti ha aggiunto alle sue cerchie di Gugolplas.
Ora, io e lei non siamo amiche (posso ride?), lui in teoria non dovrebbe sapere della mia esistenza e del mio nome, io so del suo perché sono umbra, l’Umbria chiama il tartufo, il tartufo chiama il cane da, il cane chiama il segugio, quindi io sono una stolcher.
Quindi chiamo in causa il mio comitato di consigliere sulla faccenda: Mun, ex amica della MalBal ormai convertita al lato biondo della forza, e la sempre fedelissima AmicaUmbra.
Chiedo loro come sia possibile che sto tizio arrivi a me, come possa arrivare al mio indirizzo nomecognome@ , che minchia vuole e simili.
AmicaUmbra ovviamente rimane sconvolta e mi dice cose come “…strane coincidenze…”, Mun, chiaramente fa l’espertona di social e comincia a dirmi che sono io che penso male che blablabla.
Fatto sta che le chiacchiere stanno a zero e la realtà dice che il fidanzato della ex di mio marito mi ha messo nelle sue cerchie. Ma magari mori.
Insomma io la prendo con molta filosofia, grande eleganza, savoir vivre e bon ton come sempre: amiche, che mazzo faccio? lo cancello? sì dai, lo blocco. Oddio no, dai, lo tengo così spettegoliamo!
Mun, placida: ma toglilo, io di quei due meno so e meglio sto, sti due stronzi…anzi, me li devo anche incontrare a una festa di una carissima amica comune che palle…non c’ho manco voglia di scambiarci due parole di cortesia.
A questa frase mi scatta il colpo di genio e consiglio di sfoggiare alla festa un autfit composto da bella maglietta con stampata su la foto del mio matrimonio.
Poi proseguo la conversazione con AmicaUmbra:
– certo che è una cosa strana… – eh, sì. Io sarò anche paranoica ma certo che…boh…
– ma tu pensi che sia lei? – ma no dai, te pare? dici che è una stolcher come me?
– ...non saprei…certo la cosa non le può essere indifferente…guarda noi… – ho capito guarda noi, ma insomma, io c’ho pure il suo indirizzo e il suo numero di casa, pensavo di essere io quella matta…
– ahahah…davvero? – sì guarda, anzi mo la chiamo, te lo immagini?
Pronto, ciao, sono Frangia, piacere tuo…volevo dirti che il tuo ragazzo mi ha aggiunto su un social, gentilmente puoi dirgli che sono sposata? Grazie.