Che io di economia non capissi una fava, era evidente da un pezzo. Sono ricca? No, pertanto. Però davvero ci sono cose che, dal basso della mia conoscenza sulle teorie geopoliticoeconomicosociali basate sull’aumento del prezzo del fondotinta Clinic, davvero non mi spiego.
Il mistero del mondo e della vita, però, mi si è infittito facendo i colloqui di lavoro.
Fatto sta che io ora lavoro per la nota Brum Brum che da poco ha riaperto, un tim di solidi raccomandati ricconi al comando e io ad assisterli. La prima domanda che mi è stata fatta da uno dei da me assistiti è stata “Ma tu come l’hai conosciuta Madame?” (per Madame si intende la moglie di The President). Tramite il Corriere della Sera, porca di quella farfalla di Belen, ho mandato uno stramazzo di civvì rispondendo a un annuncio e ho sfidato qualunque pregiudizio sulle aziende che assumono raccomandati. Cioè, ma mica lo fanno tutte le aziende, sempre lì a pensare male tutti quanti…alle volte ci sono anche delle aziende che si prendono qualcuno solo perché è bravo e possono serenamente sottopagarlo, no?
Insomma, io qui mi trovo anche bene, sto tranquilla, mi trucco e mi parrucco tutte le mattine, mangio il mio tofu alle olive a pranzo…e chi m’ammazza? Però che vuol dire, io sono dinamica, seguo i flussi del mio tempo, fluttuo sulla vague della generazione ics e quindi, quando m’hanno chiamato per un colloquio in zona Duomo di Milano, sono andata.
Arrivo in questo bel palazzo del centro con le scale ripidissime da vertigini. La mattina avevo avuto una riunione in ufficio, quindi indossavo il mio tubino nero d’ordinanza (ma con le maniche bordò e una bella zipp d’oro sulla schiena) e lo stivaletto nero basso che fa sempre tanto donna moderna. Mi apre una in scarpe da ranning e maglioncino pidocchioso. Mi siedo su un divano, osservo le pareti con lo spatolato veneziano giallo e quasi vomito. Sto finto lusso da tressordi mi fa schifo. Ai lati di una porta due enormi portavasi di alluminio satinato ospitano due finte orchidee bianche. In fondo al corridoio una sorta di toletta con sopra uno specchio enorme, qualcosa come 2 metri quadri, tondo e bordato di decorazioni. Insomma: cafonal lacsciuri. Accanto al divano su cui sono seduta c’è una porta chiusa, di lì escono varie voci, a intuito si tratta di un uomo, una donna e sbirulino. Parlano, parlano, ridono e intanto fanno tardi. Io sono lì solo in pausa pranzo e voglio muovermi.
A un certo punto sento la maniglia girare, dirigo il mio sguardo in direzione della porta e vedo palesarsi una losca figura che parla al cellulare: è sbirulino, la riconosco subito dal tono sensuale come una battuta di Gianni Morandi a Sanremo (questa similitudine è a puro uso e consumo delle ricerche su gugol).
Partiamo a osservarla dal basso: degli stivali neri con la zeppa. Posso morire per favore? Che motivo c’è per giustificare questo abominio della moda? Comunque, è il meno. Stivale con zeppa in gomma nera, piede in scamosciato nero e gambale alto al ginocchio in pellicciona sintetica nera, gonfia ma gonfia ma gonfia che manco la faccia di Melanigriffit.
Calza nera coprente, mini di pizzo nero, top nero e sopra una giacchina di pelle abbottonata solo al collo, quest’ultima davvero stupenda, mi pare di riconoscere un certo tocco Gucci (sostituire con qualunque marchio costoso ad libitum).
Il bello, però, è la faccia: capello nero a caschetto con ondina all’indietro (che fa stanto vintasg demmerda peffinta), degli zigomi passati con uno dei condoni del governo precedente, una bocca bella tesa tesa tesa tipo salsiccia col budello, queste sopracciglia graffettate alle tempie, il tutto ricoperto da questo cuoio color cognac della pelle. Sia chiaro, non una brutta donna, ma di certo un viso inusuale per essere umano.
Parla al cellulare e poi rientra. Sento vari saluti e, dalla stessa porta, esce quella che riconosco come la candidata che mi ha preceduto. Poraccia, grassoccia e mal vestita, capello unto e pelle idem, sorriso esaltato di chi non si rende conto che non avrà mai mammancopessogno quel lavoro.
Entro io e…tadaaaan! Mi trovo davanti una lunga scrivania con tre tizi dietro, una specie di giuria di Italiasgottalent. La lei di cui sopra, un ometto secco secco secco con un maglioncino infeltrito, pochi capelletti stinti e gli occhialetti rettangolari, un personaggio alla Italo Svevo e un terzo figuro con occhiali in punta di naso, fogli alla mano e un maglione di merda.
Tante strette di mano, un bel “ci parli di lei”, un bel “ma lei è disposta a lavorare fuori orario”,amenità varie e un meraviglioso “ma in Umbria dove? Ah! Lì? Lo conosco benissimo: c’è la scuola della CGIL!” detto con una sicumera che manco “ah, sì, Roma, quella col Colosseo!”. Poi sto tizio mi chiede, come se fosse normale, se sono fidanzata e da quanto, se ho fratelli o sorelle, cosa fanno i miei genitori, il tutto mentre io respingo fortissimo la voglia di dire qualcosa come “si ricorda quella brutta storia di omicidio in famiglia in Umbria nel 1998? ecco purtroppo…” per vedere la sua faccia. Lascio perdere, rispondo neutro, tutto e niente. Insomma mi introducono, col loro improbabile trittico, all’argomento clù, il genere di lavoro: assistente personale di questa nota pierre e organizzatrice di eventi. Benone, è il mio pane. A quel punto lei comincia a parlare, con questo suo tono imbarazzante e restando ferma come un gatto di marmo per non spettinarsi, e mi fa:
– Ma lei come se la immagina la mia giornata tipo?
Ti svegli, il tuo gigolò ti fa fare ginnastica passiva, arriva la tua badante e ti fa quelle settecento punturine per renderti presentabile, ti vesti copiando il look a Pamela Prati o Maddalena Corvaglia e poi esci a fare penosi colloqui.
– Beh, certamente indaffartissima! Si sa che noi donne abbiamo sempre mille cose da fare oltre al lavoro, insomma: una vera donna multitasching, controlla l’agenda, rivede gli appuntamenti, sposta quelli che deve modificare, pianifica la serata…mille cose!
E lei, lì, com gli occhi sgranati di piacere estatico. L’ho colpita al silicone, mi ama, sono la sorella che non ha mai avuto. E continua:
– Ma lei la guarda la televisione?
Poca roba, Ballarò, Formigli, Nuzzi e se capita Crozza…sempre in streaming.
– Mah, guardi, in realtà non ho molto tempo…giusto qualche trasmissione selezionata…
– Ah, ma non la guarda nessuno la televisioneeeee??? Mammamia… Ma quindi lei cosa guarda?
Mazzo mazzo mazzo! Cosa dire? Oddio, devo trovare qualcosa che vada bene sia per me che per questa….
– Eh, guardi, mi piace molto Daria Bignardi! (eddaje, la Bignardi è come un cd di Ligabue: tuttifrutti!)
– Ah, sì, proprio brava lei…e Grande Fratello?
– No, guardi, non ce la faccio proprio…
– Ma a lei piace la moda?
– Beh, sì, sa come siamo noi donne…comunque sì, seguo qualche giornale online, guardo foto di sfilate…mi ispiro insomma
– E qual è il suo stilista preferito? (sono certa che abbia detto qual è con l’apostrofo, lei)
Aridanghete…e mo che dico?
– Emmmh….Tom Ford!
– Beeeeellooooo!!!!! E come mai?
Perché è il primo che mi è venuto in mente!
– beh, lo trovo raffinato, di gusto, non mette mai grandi marchi sui capi ma il suo stile è riconoscibilissimo, sa, io non amo il marchio in vista, sono convinta che se un capo è bello, si vede, non c’è bisogno di scrivercelo sopra!
– Esattamente come la penso io!
Ah, sì? E come te lo spieghi che tu sembri na battona e io un’impiegata delle poste?
Insomma, morale della favola, torno alla mia scrivania, cerco il suo nome su gugol e mi esce fuori che è una delle migliori amiche di Guendalina Canessa.
Sono indecisa se ridere o suicidarmi.