E’ la stessa identica cosa.

I’m gonna wear the tie, want the power to leave you
I’m aimin’ for full control of this love 
Touch me, touch me, don’t be sweet
Love me, love me, please retweet
Let me be the girl under you that makes you cry
(G.U.Y. – Lady Gaga)

Mai pensavo nella vita che sarei stata d’accordo con Valentina Nappi.

Ma partiamo da prima. Qualche tempo fa sono andata a fare un colloquio di lavoro, non che lavorare nello Zoo del Digital non mi piaccia, ma offrivano un sacco di soldi e chi sono io per dire di no alla possibilità di un sacco di soldi?
Niente di nuovo all’orizzonte:
come mai ha risposto all’annuncio? (perché offrite un botto!)
mah, sa, nella vita bisogna sempre affrontare nuove sfide…
e quindi parla inglese e francese? (mi avete appena fatto il colloquio in 2 lingue, imbecille!)
diciamo che sono molto appassionata di lingue straniere
e quindi ha fatto questo e quello? (se sta scritto sul cv ci sarà un perché)
eh sì sa, ho cambiato azienda rimanendo comunque in un settore che mi piace molto…
e quindi quando lo sforna un pargoletto? (ti sembro un forno, faccia di merda? e poi che te frega?)
no, sa…mica per essere…ma per sapere… (eccerto, perché te sto simpatica e vuoi sapere come vanno i miei progetti coniugali, immagino.)
E’ andato avanti così e, incredibilmente, anche peggio. Mi è stato chiesto del mutuo, del lavoro del Primate e di tante altre cose alle quali non avevo nessuna intenzione di rispondere. Sono uscita di lì con un collo gonfio come un tacchino col collare elisabettiano.
Poi esce la notizia di quella povera ragazza, Tiziana Cantone, che si è impiccata perché è circolato in maniera virale un suo video in cui fa sesso.
E, con le dovute misure, ho provato la stessa sensazione del post colloquio.
Perché in fondo è la stessa identica cosa.
Non me ne frega nulla di attaccare un pippone femminista (e, per inciso, io sono femminista e me ne vanto), non me ne frega nemmeno se il ragazzo di questa era consenziente oppure no, né se lei lo stesse tradendo, né se fosse un tentativo di lancio di una carriera nel cinema hard, né se è stata lei a mandare il filmino agli amici.
Il nome di questa povera ragazza ce lo scorderemo presto, è un fatto che non teme smentita.
E pure se sul blog non scrivo mai gromò, oggi ci sarà un’eccezione, perché oggi mi sono rotta il cazzo.
E rivendico il mio sacrosanto diritto di dire quello che mi pare, come mi pare e di non dover subire il giudizio o l’indignazione di nessuno.
Voglio scrivere, ché scripta manent, che alle donne piace scopare, oppure no, piace fare i bocchini, oppure no, piace farselo infilare in culo, oppure no, amano i cazzi, oppure no, godono, oppure no, amano prenderlo in faccia, oppure no e tutta una serie di cose che – nonostante tutto – mi imbarazza scrivere.
Perché ho poco da fare l’illuminata, pure io, la sfera sessuale femminile anche per me è un argomento che un po’ fa arrossire, perché così ci siamo cresciute, ci siamo cresciuti tutti.
“Non lo fo per piacer mio ma per far piacere a dio”, ma vaffanculo.
E’ una semplice scopata, è un pompino…possono essere gesti romantici, tenerissimi, intrisi d’amore e espressione di sentimento, oppure possono essere banalmente solo una scopata e un pompino che uno fa così, just for fun, sulla spiaggia a Ibiza impastati di ginotonic e diosolosa cos’altro.
Lo so bene che l’esecutore materiale di questa morte orrenda è quello che il video l’ha condiviso.
Ma se per un attimo provo a immaginare un mondo in cui fare sesso, pure per le donne, fosse una roba come un’altra, come nuotare, come ballare, come cucinare (tutte attività che si fanno col corpo e piacevoli) allora ecco che la diffusione di quel video altro non sarebbe che una cafonata oppure, ancora meglio, una roba di nessun conto. Nessuna importanza, perché è solo quello che è: un banalissimo pompino.
E invece no, nel 2016, nella parte ricca di mondo in cui abbiamo il culo di vivere, fare un pompino è una vergogna. Essere sessualmente disinibite una grave colpa. Divertirsi a letto con due tipi, un abominio. Ma anche non fare le mamme a tempo pieno pare brutto, dedicarsi alla scalata aziendale con due pargoletti a casa non sta bene.
Sono queste le istanze del consesso civile: il galateo della scopata educata e riservata.
Poi chissene frega se al lavoro veniamo valutate come forni che stanno per arrivare a temperatura, chissene frega se i nostri salari sono più bassi, chissene frega se ci è impossibile conciliare carriera e famiglia perché i figli non sono 50e50 col marito, no, i figli sono della madre che “ormai ha altre priorità rispetto al lavoro”, chissene frega se per ricevere adeguate cure mediche dobbiamo andare a elemosinare attenzione all’unico stronzo non obiettore di coscienza della regione.
Mi mordo la lingua e non parlo del #fertilityday, che è meglio. E pure del burkini, che è ancora meglio.
Smettetela con le magliette “se esci con mia figlia…bla bla bla”, non fanno ridere. Smettetela di associare il sesso e la dignità quando si parla di adulti consenzienti, quello che gli adulti fanno fra loro di comune accordo è lecito e non sono cazzi altrui.
Smettetela di dire che certe cose non stanno bene e che i panni vanno lavati e stropiacciati in casa, il bon ton è una cosa seria e non deve essere a servizio di alcun pregiudizio.
Lasciateci scopare come ci pare, lasciateci gestire casa e lavoro come meglio riteniamo ma, soprattutto, lasciateci in pace.

E’ un mondo triste quello in cui si debbano creare parole apposite, espressioni nuove come “slut shaming”, “body shaming”, “revenge porn” quando alla fine è sempre la stessa zuppa: la parità, di diritti e di giudizi, è una chimera.
E’ la stessa identica cosa.

Accendi un vandalo in me

Molte volte ho parlato (male) dell’agenzia che cura la comunicazione del PD.
Comunque di solito, non fosse altro che per qualche legge statistica sulle probabilità, una ne dovrebbero azzeccare. E invece no, il PD è proprio specialista in questo: se qualcosa può andar male, lo farà, poi arriverà il PD e farà peggio.
Il PD c’ha proprio il senso del peggio gratuito. Fa schifo non indignarsi davanti al caso Cancellieri? Certo che fa schifo e quindi o lo si dichiara oppure, magari per opportunismo, si sta zitti e consenzienti. Il PD invece no, il PD ama il virtuosismo, scatena una falange di difensori dell’indignazione, ce la cantano avanti e indré in coro Civati e Renzi, l’indignazione uber alles…e poi infatti acconsentono, come nulla fosse.
Io, in una qualche forma malata, li ammiro sti militanti del PD pronti a sostenere tutto e il contrario di tutto senza nemmeno sentirsi in dovere di trovare una supercazzola politichese per giustificarsi. Facciamo così perchè facciamo così e tanti saluti al pensiero logico, alle ragioni vedute e alla coerenza.
In più c’è la questione dei famosi due euri di “contributo per le spese organizzative” che, repetita stufant, sono una cazzata mortale e mostruosa soprattutto alla luce di ciò che si va a finanziare. Quel saggio uomo di mio marito Primate su certe cose non sbaglia e quindi “è bene che i soldi di separino dai cretini” eddaje piddini, daje co sti du’euri.
Ma non divaghiamo, ho iniziato questo post parlando delle campagne di comunicazione del PD che, va detto, effettivamente esprimono appieno il sentimento che anima sta armata Brancacoione.
Stamattina esco dalla buca della metro e mi trovo circondata da questi nuovi fantastici manifestoni, poi sento salire dentro una biscia calda, un’emozione antica con vesti nuove…sì, proprio lei, la voglia di scrivere stronzate sui muri.
Quell’istinto da vraiter represso dal senso civico dell’antivandalismo.

Lasciate che gli Uniposca vengano a me!

Ma ho (ancora) 29 anni e tra cinque minuti apro l’ufficio, quindi non faccio niente ma arrivo alla scrivania e mi sfogo:

otto dicembre 2

ASTENERSI BUONISTI – il mio sguardo insofferente al mondo del lavoro

Durante le 8 ore tenedenti alle 11 di lavoro quotidiano ho sempre aperta la finestrella di gimeil.
Lì, tramite la ciattina di gogòl mi tengo sempre in contatto con AmicaUmbra, ci scambiamo linc scemi o ci chiediamo come va. Nzomma, prima vivevamo insieme e questo accadeva la sera davanti a una tisana, ora che siamo diventate signorine grandi manteniamo questa costanza così.
Noi siamo due del centro Italia che hanno trovato lavoro senza spinte nella Milano già bevuta dei giorni nostri, ci siamo barcamenate in professioni più o meno adatte a noi e siamo giunte ad avere, tra un sospiro e l’altro, lo stipendio a fine mese. Io ho avuto modo di mantenere lo stesso lavoro dal mio trasferimento, faccio la balia di The President un riccone (chissà per quanto ancora) che s’è comprato un’azienda e gioca a farla fallire. Sta ottenendo risultati strabilianti.
Il mio lavoro inizialmente mi piaceva abbastanza, bella gente e bei discorsi, tanto francese, tanta Cote d’Azur, tante traduzioni legali…insomma, un bel modo per rispolverare la laurea unito a quell’aurea di intoccabile che solo essere il braccio destro di qualcuno di potente sa darti.
Non è il massimo? Lo so bene, io adoravo il mio lavoro di Roma, mi coinvolgeva e faceva innervosire, mi sfiniva e dava soddisfazioni e, per quanto qui sia tutto diverso, ho sempre cercato il buono di un posto di lavoro di alto profilo e relativamente affidabile, di un contratto lungo addirittura 12 mesi e con i bonifici di stipendio addirittura tutti i mesi.
Dentro di me ho sempre covato l’idea e l’aspirazione e la speranza di tornare a lavorare in comunicazione,  di fare quello che mi viene meglio e in cui mi sento a mio agio: mettere un tailleur e intrattenere relazioni istituzionali, elargire sorrisi anche con le vesciche sotto a piedi, ingozzarmi di nascosto di roba di catering di primo livello, guardare da vicino un mondo che più conosci e meglio lo eviti.
A contatto coi Signori della Guerra ho visto sta gente che mi ha fatto spesso -sempre?-  schifo, La Russa per dirne uno, gente che dall’alto dei suoi premi di produzione trimestrali da novantamila euro, veniva a piangere miseria con me perché le sue azioni del Palazzo delle Guerra avevano perso valore. Genitrice una volta mi disse “ma non ti viene di mandarli a fanculo?” eccerto che mi veniva e mi viene tutt’ora, ma ho elaborato un distacco chirurgico, ho visto davvero la decadenza putrefatta che c’è dietro tutte queste storie di soldi a palate. Dopo aver invidiato l’autista e le quattro carte di credito per dieci minuti buoni ho scovato il referto di tentato suicidio della figlia diciottenne, dopo aver sbavato sulla barca nel porticciolo di Cannes ho visto lo status di uozzap della ragazzina dodicenne col padre al terzo matrimonio “odio tutti”. Insomma se quella montagna di presunta bella vita, senza eccezioni, l’ho sempre beccata a doppio filo con qualche voragine sul dramma personale.
Sono come i cinesi, dico sempre, sono semplicemente molto diversi da noi ma non ci scambierei manco un’unghia.
Ma se pensate che questo sia un modo lungo e giracheterigira di dire “meglio nascere fortunati che ricchi” o solo “i soldi non fanno la felicità” beh, fermi tutti, non è come sembra caro!
Io sti mondi li osservo per lavoro e, onestamente, fare comunicazione con tanti soldi è stato bellissimo. Vogliamo mettere fontane di cioccolato alte tre metri? Mettiamole. Vogliamo mangiare al Savini in galleria a Milano? Prenotiamo. Vogliamo offrire i biglietti della prima alla Scala? Offriamoli e già che ci siamo sponsorizziamo un fantastico museo d’arte moderna.
Tutto ciò è stato semplicemente divino, soddisfacente, grandioso, divertente e clamorosamente sulle spalle dei contribuenti.
Ora no.
L’amore che strappa i capelli è finito oramai [cit.] e sono qui, in un’azienda che dovrebbe produrre prodotti che non produce comprando materiali da fornitori che non paga per vendere i suddetti prodotti a clienti che non comprano e, quando comprano, non ricevono la merce. Tutto questo, in one word: la crisi, beh, mi fa cagare.
Mi fa schifo, mi annoia, mi stressa di quello che stress che ti fa venire voglia di ammazzarti e zero adrenalina.
Mi chiamano sti poracci per il saldo di fatture da 400 pidocchiosissimi euro, mi chiama quell’altro che ha comprato una felpa cambogiana da cinquanta pidocchiosi euro e siccome non gli è arrivata allora pensa di potermi dire che io non capisco quanto sia grave. Mi arrivano email di gente che dice di citare personalmente in tribunale me, Lafrangia Liscia, perchè pare una volta j’ho risposto al telefono e detto di chiamare l’amministrazione e allora sono cattiva e metteteme dentro e buttate le chiavi.
Mi chiama un birraio artigianale a dirmi che per l’evento vuole mille miseri euro per la fornitura e devo rispondergli che è troppo. Troppo? Ma se na cena tra quattro stronzi che siamo io, il Primate, AmicaUmbra e Altissimo ne spendiamo 60 di Falanghina? Io non ho davvero parole.
E poi c’è un altro aspetto: gli annunci di lavoro. Ogni volta che ne pubblico uno ricevo 200 o 300 cv in meno di 24 ore ed è avvilente. E’ la prova provata che devo anche dire grazie e sissignore perché almeno io uno straccio di lavoro ce l’ho. E comincio a ricevere telefonate su telefonate di persone della mia età o anche più grandi che dicono “io ho bisogno, ho un bambino, vengo anche per poco” e, siccome non sono una bestia, cerco sempre di dare una spiegazione con tono carino, di essere sincera, di svicolare un po’ dalle direttive per cui “se li volemo li chiamamo noi” e “le faremo sapere”, perchè ho ben presente quanto faccia schifo stare a casa in attesa di un donatore di lavoro. Ma essere carini sempre per pura pietà va bene, solo non va bene 300 volte al giorno, è deprimente. Quello che all’inizio dicevo con spontaneità e entusiasmo, con sincerità e comprensione ora è sempre la stessa frase stantia che suona vuota e falsa.
Lavorare così è pesante, è svilente e non è per niente figo.
La vita di ognuno di noi è piena di piccole miserie, almeno al lavoro voglio scialare, voglio poter pensare un minimo in grande.
E, sì, lo so, a scuola non c’hanno manco la carta igienica per pulirsi l’ano, lo so. Ma qui è il privato, qui questi cercano maldestramente di ammonticchiare capitali, non c’è nulla di nobile, nessuna velleità educativa.
Io voglio immolarmi per otto ore al giorno alla grande de dello spendi&spandi: l’immagine aziendale.
Basta morti de fame, basta fatture insolute, basta insulti per poche centinaia di euro, basta ragionare sempre da miserabili. Che due palle.
Meglio ricchi che poveri, mi spiace, ma da qui non se scappa.
Lo sporco capitalismo ce lo siamo preso, farà anche schifo, però godiamocelo.

A me lavorare coi poracci fa schifo, questa è la verità.
Ridatemi i politici corrotti, ridatemi i caccia che scoreggiano il tricolore, ridatemi i musei, sono Bionda, ridatemi le mie maledettissime fontane di cioccolato.

SE TI FAI POCHE DOMANDE AVRAI TUTTE LE RISPOSTE [cit.]

Nzomma alla fine mi sono sposata.
A Luglio.
E non ho più scritto niente qui.
Per farla breve: lacca, lacrime, lacca, ombretto, lacca, orchidee, lacca, Primate bellissimo in demi-tight, lacca, amiche in gran spolvero, lacca, piangere a fontana, lacca, riso, lacca, ravioli e tartufo e spinaci e merlot e buffè di dolci, lacca, sbornia assoluta, lacca, danza sfrenata, lacca. La mattina dopo lacca, piscina, lacca.  Per farvi capire de che stamo a parlà:
gaga wedding

In sintesi, ne parlavo ieri con MIO MARITO, il matrimonio è una gran bella festa, ma davvero bella. Poi stare insieme è un altro paio di maniche. Per quanto mi riguarda, festone della madonna con balli e balletti olnailò, #unvodkalemonperlasposa che è stato l’hashtag più usato tra il 20 e il 21 luglio nella bassa Umbria, finalmente una grande rimpatriata dei migliori amici della mia vita tutti insieme da ogni parte del mondo  a parte, credo che ne sia valsa la pena solo per vedere questo sguardo qui rivolto a me:

primate sguardo

Ma non sono qui per parlare di cose mielose o di feste invidiabili e invidiate, bensì per narrare di una di quelle faccende molto ganze che accadono quando meno te lo aspetti e quindi indossi delle scarpe di merda (nel mio caso, sempre della Geox).
Fatto sta che torno un finesettimana in Umbria senza Primate, vado a trovare la mia genitrice e quel mito de mi nonna, mi programmo un paio di appuntamenti con le amiche di sempre: MAS e Tatta.
La prima sera esco con Tatta e purtroppo proprio non posso svelare quei pettegolezzi che tanto vorrei, sennò ce scappa il morto. Ma la seconda sera esco con MAS, decidiamo di farci una cena nell’unica città del posto, in centro, e bere una cosa in giro.
Morale della favola andiamo in questo ristorante che fa capire a cosa serva l’Umbria nel mondo: magnà come Dior comanda.
Chiaramente essendo partita di corsa e con un bagaglio minimo, senza aspettative di uscita, mi ero portata da Milano un paio di ginz, una giacchetta di merda e nessun paio di scarpe eccetto quelle con cui viaggiavo: dei mocassini di pelle color panna. Molto belli per andare in ufficio. E infatti stavo in un ristorante sciccoso del centro. In Umbria, vabbè, ma sempre ristorante sciccoso del centro.
Ma nzomma, sticavoli, io me so sposata, io da sto posto sono scappata, io non volevo avere l’obbligo morale di mettermi in tiro per non essere a disagio, io questo obbligo me lo impongo quando mi gira ma poi chi vuoi che ci sia in giro..
Ecco, le ultime parole famose: pareva Ibiza al quindici di agosto.
Una roba impressionante, gente accalcata ovunque, io robe così veramente mai viste a Roma o Milano. Tipo che a confronto Trastevere il sabato sera è depopolato.
Vabbè, noi dopo mesi che non ci vediamo con calma riusciamo a raccontarci tante cose. E il quarantenne in crisi di MAS, e le vite come cambiano dai 25 ai 30 anni e poi pettegolezzi a nastro. Facciamo quindi quattro passi in mezzo a questa calca ben vestita del sabato sera, incrociando facce conosciute del liceo, alcuni amici di MAS che salutiamo al volo e via….libere nel mondo come due consapevoli giovani donne.
Ridenno e scherzanno chi scorgo tra la folla? Il Bel Sottomesso!
Devo obbligatoriamente fare una digressione un po’ lunga: il Bel Sottomesso, come dice il nome è bello e è stato anche parecchio sottomesso a me medesima. Lo conobbi per caso uscendo da un locale appena tornata in Umbria dopo la laurea. Io ero così: magra, raggiante, convinta di me, leggermente sull’orlo della depressione, sempre coi tacchi, abbronzata, arguta e maledettamente 23enne. Non posso certo biasimarlo per aver avuto un colpo di fulmine intravedendomi mentre un suo amico ci provava con me. Lui era un 28enne simpatico, timido, degli occhi molto espressivi, un po’ all’ingiù e molto scuri ed espressivi canile style, poco scolarizzato ma per niente ignorante, mite, arguto e con degli addominali che avrebbero comunque giustificato qualunque cosa.
Mi aveva soprannominato “la variabile impazzita”, un nomignolo molto tenero, a significare che mi avrebbe scambiato per una scemetta del paese invece, guardandomi meglio, ero me. Cominciammo a frequentarci e io mi affezionai, lui invece si innamorò. Ci furono varie fasi: ” io ti amo, tu mi ami?” “un po’”, “mamma ti ha invitato a cena, fa i piccionacci arrosto, vieni?” ” a parte che sono vegetariana, ma comunque manco morta” fino alla finalissima “Frangia io con te non voglio litigare, tanto tu vinci sempre!” “Ok, Bel Sottomesso, direi che la piantiamo qui”.
Nel frattempo avevamo presentato e fatto iniziare una storia seria tra MAS e un suo amico che a sua volta aveva presentato al neomollato Bel Sottomesso la sua amica Nana.

A ripensarci mi sento un po’ stronza, anche perché l’ho perdonato subito per l’infamata che mi ha fatto appena ci siamo mollati e ha iniziato a uscire con la Nana: aveva appuntamento con lei ma è corso sotto casa mia a dichiararmi il suo amore, poi è andato in ritardo da lei dicendo che l’avevo chiamato io. Che poraccio. L’ho perdonato come si perdonano i bambini che fanno i dispetti: ti arrabbi e ti urti, ma poi li perdoni subito perché la verità è che sei superiore.

Nzomma niente, passeggiamo e io lo scorgo accanto a me a chiacchierare con due tizi in piedi in piazzetta. Istintivamente, con lo slancio di chi ha visto un vecchio amico, gli do una bella pacca sulla spalla:

– Oi ciao!
– Ooohhh ma ciaaaaoooo (fa lui a braccia conserte)
– Insomma come stai? (non mi avvicino)
– Bene dai…(e mi da i classici due bacetti alle guance)… ho saputo che hai fatto il grande passo!
– Ah, ammazza, le voci corrono! Ebbene sì…(mostrando la fede) e chi te l’ha detto?
– Eh, chi me l’ha detto…me l’hanno detto…
Entra MAS  a gamba tesa: – E vabbè via, noi andiamo mo…
– Insomma che mi racconti, tutto bene?
– Ma sì dai…tu ora dove vivi? Non stai qui vero?
– Eh no, sto a Milano…
– Beh, certo!
E ancora palla a MAS: – Vabbè dai, mo andiamo…
– E un attimo che sto salutando! Tu invece tutto ok il lavoro?
– Sì sì..e tu?
– Sì tutto ok …madonna quanto tempo è che non ci vediamo!
– Eh…saranno, quanti? 3 anni…
– Veramente credo sei…io stavo qui nel 2007…
– Eh…(faccia da mente locale) eh sì!
E ancora MAS che incalza: – Vabbè dai senti andiamo…
Io a quel punto anche un po’ urtata chiudo questa conversazione di cortesia che sarà comunque durata non più di un minuto e mezzo.
– Vabbè, mi ha fatto piacere, alla prossima e buona serata!
– Anche per me, ciao via, ciao!

Riprendiamo il passeggio e mi giro verso MAS un po’ stupita: ma insomma ma che era sta fretta? stavo a salutà, calma un attimo, che t’ha fatto sto poraccio?Un minuto signore mio…sei stata anche sgarbata.
E MAS  mi illumina: ma possibile che non ti sei resa conto? non hai visto che succedeva dietro di te? fra un po’ ce menavano!
Faccio mente locale e mi rendo conto che con la coda dell’occhio avevo registrato un movimento sospetto alle spalle di Bel Sottomesso, una sorta di gruppetto che dalla posizione circolare passa a quella della falange da combattimento con una donna particolarmente bassa al centro.
Morale della favola quella è la rediviva Nana, la mia copia venuta male con cui Bel Sottomesso aveva cominciato a uscire all’epoca e con cui sta ancora insieme. Lei, l’unica donna al mondo che vede in me il demonio personificato. Anche perché non mette mai i tacchi e lui è un feticista (aveva una fotogallery delle mie scarpe immortalate di nascosto dai suoi amici nel cellulare)…purtroppo per essere proprio tutto cinematografico non avrei dovuto indossare i mocassini Geox, mannaggia a me.
E io tutta entusiasta della vita [cit.] non mi ero accorta di nulla, salutavo, elargivo sorrisi e spontanea ammirazione, affetto a palate gratis. E quella dietro che affilava le lame e disponeva quelle quattro amiche a testuggine.
Mi metto a ridere, ride anche MAS.
In contemporanea ridiamo e riflettiamo che non c’ha messo manco mezzo secondo a dirmi che sapeva del mio matrimonio, cioè, s’è ricacato la notizia subito, manco un  “come stai?ho saputo che..” No, bello deciso, coglie il punto della notizia che l’ha colpito e affondato direttamente. Aiutatemi a dire “sei un grosso poraccio”.
Poi la risata si trasforma in un amaro sorriso pieno di consapevolezza: rifacendo dopo anni un’uscita tipica dei nostri vent’anni abbiamo ritrovato le stesse persone, nella stessa via, con lo stesso Negroni in mano, maschi che parlano coi maschi, femmine che parlano con le femmine. Bel Sottomesso lì, coi suoi soliti occhiali né belli né brutti, la sua polo, i suoi ginz, il suo culo galattico, il suo drink, i suoi occhi belli eh, ma da cane bastonato che mi fanno veramente venire voglia di prendere un bastone e daje più forte una volta per tutte.
Insomma, c’avremo anche i nostri bei problemucci mentali da risolvere, ma tiriamo un sospiro di sollievo perchè l’abbiamo scampata bella.

Grazie ad Altissimo per il video e a AmicaUmbra per le immagini

Le salamelle ve le girate da soli

Ma quanto è bello è poter dire “te l’avevo detto”?


La sinistra m’è sempre stata un po’ sulle balle per vari motivi tra cui si possono annoverare: le giacchette di pannolenci verde marcio, l’eschimo, il fatto che mio nonno paterno devolveva soldi al PC e non mi faceva il regalo di Natale. 

Nonostante ciò, in mancanza di un partito di destra sociale e laica, ho dovuto rivedere un po’ i miei parametri e votare SEL, sbandierando la giustificazione che “solo i piccoli uomini non cambiano mai idea”.
Il PD però non mi è mai sceso (vedi qui), in questa grande coalizione dallo spirito europeo ma anche nazionalista, laico ma anche cattolico, liberale ma con un occhio al comunismo, di sinistra ma anche renziano, di rinnovamento ma anche conservatore, io non ci ho mai creduto. Il mix&match per me non funziona nella moda, figurarsi coi valori morali e politici.
Ste magliette di Che Guevara, ste bandiere falce&martello sventolate dai sedicenni, sto rimando a Togliatti e Gramsci durante il concertone del primo maggio m’hanno veramente sempre lasciata perplessa e annoiata, anche quando sedici anni li avevo io. 
Però è comprensibile, è folklore, sono luoghi comuni, è il nazionalpopolare che si incarna nelle manifestazioni. Tutto giusto, infatti so cent’anni che ci stanno le feste dell’Unità e il lambruscaccio, e i panini dello zozzone, e Guccini in stereofonia, e il gruppo del paese che si esibisce e via andare. 
E su tutto questo il PD ci ha contato, sempre e comunque. Europei sì, ma la salamella fammela ben cotta. Si potrà dire che questi erano momenti di incontro tra el pueblo unito e i piani alti, Franceschì rollame sta canna. 
Insomma, io penso tutte queste cose ma li ho lo stesso sempre preferiti al Berlu nella convinzione – fino a una settimana fa incontrovertibile – che tutto è meglio del Berlu e peggio di lui non c’è nientennessuno. 
Poi, damblé, Napolitano. E più che Napolitano, non-Rodotà. 
Per la serie: se una cosa può andar male lo farà e sarà peggio. Applausi al nonno che avanza, salvatore della patria, anzianotti che giura e rinnega tutto e il contrario di tutto in meno di una settimana. 
Altro che Partito Disastro, ormai PD è la sigla di una bestemmia detta a voce alta in chiesa. 
E quindi, anche se non ci avrei mai sperato, eccomi a scrivere l’elenco delle 10 cose che il PD potrebbe fare per prendere meno di Futuro e Libertà alle prossime elezioni:

  1. vivere di solo antiberlusconismo 
  2. “perché Berlusconi ha le televisioni” e poi non fare la legge sul confilitto di interessi
  3. “perché Berlusconi ha le televisioni” e poi non regolamentare le reti televisive
  4. “perché Berlusconi va a mignotte” e poi Marrazzo
  5. “perché la Lega e le mazzette” e poi Penati
  6. “mai con Berlusconi” e poi cercare un governo di larghe intese con il PdL
  7. “perché il porcellum” e poi sempre quella
  8. “perché Grillo è un buffone” e poi la ricerca disperata dell’alleanza con Grillo
  9. “perché apriamo all’alleanza con il M5S” e poi Rodotà no perché è proposto dal M5S
  10. “perché le primarie sono uno strumento valido” e poi “Se c’era Renzi…”
  11. Una campagna incomprensibile e pure parecchio brutta
  12. Essere laici e allearsi giustamente con Vendola ma anche Rosy Bindi
  13. Opposizione questa sconosciuta
  14. L’IMU è cattiva ma votiamo l’IMU
  15. Franceschini, Fassina, Rutelli e altra gente che come apre bocca serve un antiemetico
  16. Mi è sembrato di sentire “D’Alema”
  17. Tutte le varie mosse del giaguaro
  18. Esiliare all’estero una brava come la Serracchiani
  19. Smettere di copiare le battute a Crozza e copiarle invece a Cirilli
  20. Sbeccarci la manicure
  21. Sbavarsi di olio mentre mangiano il pollo
  22. Finanziare il tour di Emma Marrone
  23. Votare a favore della secessione inneggiando a Garibaldi
  24. Lasciarci sempre l’asse del water tiepida
  25. Fare la polemica guanciale/pancetta mentre prepariamo l’amatriciana
  26. Attaccare la pippa su Dan Brown e i segreti del vaticano
  27. Non dirci che abbiamo i denti macchiati di rossetto
  28. Battersi contro tutti per vincere le primarie e poi dimettersi
  29. La morte di Berlusconi

 

NESSUNO SI SALVA DA SOLO

Ho già detto che il Pd non mi piace?
Ho già detto che quelli lì non li voto?
Ho già detto che è un partito che ha più contraddizioni che princìpi?
Ecco, quasi tutti i miei amici e molte delle persone che stimo hanno votato Pd. Spinti da motivazioni che, a chiacchiere, sono pure molto valide. E io li capisco benissimo, ché la situazione è vera-veramente tragica e uno a qualche certezza, anche di merda, si deve attaccare.
I temi di queste elezioni sono stati principalmente due: onestà e svecchiamento. Il Pd ce prova e non ce prova, ce riesce e non ce riesce. Una botta al cerchio con Penati e una alla botte con Vendola, una botta al cerchio con D’Alema e la Bindi e una alla botte con Puppato e Renzi. E poi le primarie, che “è na cosa bbella” [cit.] , da cui se ne esce con un nulla di fatto: Bersani c’era e Bersani c’è. E poi tutti quelli che “…e ma se c’era Renzi” a cui mi viene da rispondere “se c’era Renzi non c’eravate voi, perché avete votato Bersani e mo ve tocca, statece”. Comunque ci provano e sono sempre meno peggio del Pdl, perdono e manco s’arrabbiano, comme d’habitude. E poi lo svecchiamento, in un’Italia vecchia e marcia, può passare per tanti canali, primo fra tutti il ringiovanimento.
In finale, per dirla alla romana, le chiacchiere stanno a zero, quello che conta sono i fatti. Poi certo, ci sono contenuti di comunicazione in appositi spazi di relazione [cit. GRGA] e io ci godo a vedere che cavolo si inventa la gente incompetente. Avendo lavorato per qualche tempo in comunicazione ed eventi penso a quanto lavoro ci sia dietro alle campagne di marchétting, quante proposte, quante idee, quanti tentativi e quante previsioni! Ma nella politica italiana i risultati sono, in ordine casuale: Berlusca e la finta lettera per la restituzione dell’Imu,  “Sconfiggeremo il cancro in tre anni” a cui si poteva rispondere solo con “se mi nonno c’ea tre rote era n carretto”, “si può fare”, “adesso!” e altri scopiazzamenti più o meno ridicoli di campagne meglio riuscite e meglio studiate negli Steitz.
Poi mi è venuto in mente che ogni volta che  vedo in giro una roba assurda con un prezzo più assurdo (tipo aifon5) e dico qualcosa, il Primate mi risponde saggio “questo è un  bene, perché bisogna separare i soldi dai cretini”.
E quindi io vi faccio vedere come si separano i due euro dai Piddini:

Guarda un po’ chi si rivede…quanto tempo!

Insomma mentre tutti erano lì a dire che Grillo è cattivo, Grillo ruba i voti alla sinistra (che però non fa nulla per cercare di meritarseli), mentre Giannino ripassava Il valzer del moscerino, mentre Vendola andava dal logopedista senza risultati, mentre Di Pietro seguiva le orme di Ingroia che però in quel momento stava andando a una fungata organizzata da Fini, mentre io riflettevo sull’effettiva efficacia dello sciampo a secco…Berlusconi rimontava alla grandissima.
Parafrasando Er Costa “Berlusconi non è invincibile, è solo che non perde”. Quindi, a mio modestissimo parere, tre sono le grandi verità di questa elezione: Grillo ormai non lo schioda nessuno (e, preghiamiddio, non diventi partito di maggioranza sennò veramente veramente…), Berlu c’ha sempre una mazzetta nella manica e Bersani riuscirebbe a perdere anche al posto di Putin.
In questo clima da disastro imminente, quindi, ecco le dieci cose che Berlusconi avrebbe potuto fare per perdere le elezioni:

1. essere colluso con la mafia

2. andare a mignotte

3. evadere le tasse

4. scandalo sessuale con minorenne

5. riuscire a inimicarsi anche il clero corrottissimo

6. governare malissimo per 20 anni

7. distruggere il sistema scolastico e sanitario

8. pulirsi il culo col uelfar

9. promettere rimoborsi di tasse mentre le aumenta

10. sputtanarci internazionalmente

11. fare le corna nelle foto ufficiali

12. truccarsi

13. fidanzarsi con una che ciuccia calippi di lavoro

14. insultare gente rispettabile a caso

15. mi è sembrato di sentire “Dell’Utri”

16. speculare sui morti dell’Aquila

17. stuprarci la nonna

18. aggiungerci di nascosto il sale all’acqua della pasta già salata

19. dirci “ma come stai bene!” quando ci proviamo dei pantaloni che ci fanno il culo grosso

20. rubarci il ragazzo

21. dare polpette avvelenate al gatto

22. nascondere le chiavi di casa mentre uno sta uscendo

23. cambiare la stazione radio mentre passala nostra canzone preferita

24. rimuovere la chiavetta uessebi senza l’apposita procedura

25. votare Mengoni a Sanremo 

26. rubarci l’appuntamento dall’estetista prima delle vacanze

27. morire

LE ULTIME PAROLE FAMOSE…

…e comunque dopo aver sostenuto di essere sempre e comunque una persona della destra laica e liberale (rappresentata in questa nazione da mi nonno in cariola), di odiare e schifare i comunisti all’italiana (Bevtinotti me siente? sientem’ammè!), dopo aver gradito l’entusiasmo dei grillini ché comunque sempre meglio i 5Stellle di Alba Merdata, dopo aver ammirato colui il quale ha fotoscioppato Ingroia sui manifesti donandogli lo sguardo di quel bonazzo di De Magistis (t’amo!), dopo aver sostenuto per anni e anni e anni che le persone intelligenti non possono in alcun modo votare Lega, dopo le innumerevoli litigate in cui ho tentato di spiegare ai sedicenti “gente di sinistra” che essere di destra e essere berlusconiano sono due cose simili come il burro e la ferrovia, dopo infinite discussioni in cui ho sostenuto strenuamente che il mio primo obiettivo politico è l’assoluta laicità dello stato e quindi Monti ammazzati, ho fatto il test di Openpolis.
E questi sono i risultati: 

Schermata 02-2456337 alle 11.27.08

Gente infame che non sa cos’è il pudore [cit.]

Gli anziani che fanno i giovani (o anche i giovanilisti) in un certo modo li apprezzo.
Per dire, quando la ex suocera ultranovantenne di mia madre mi disse che amava ascoltare Gigi D’Alessio, io comunque lo apprezzai perché per lei era avanguardia pura.
Quindi quando quella rincoglionita della Fornero ha detto “ciusi”, io comunque ho gradito questo anglicismo. M’è sembrato scic, particolare, degno di nota, snobbetto al punto giusto per una faccia da stronza come quella.
“Ciusi” sta divinamente bene coi suoi fularini, col suo caschetto moscio, con la sua voce da beghina de paese.
Solo che poi ho pensato a una serie di cose, tipo a quanto ci ho sudato su quei dizionari, alla scuola per interpreti, per fare delle scelte lessicali appropriate. O tipo a quella volta che mi sono incrinata una vertebra in un incidente sul lavoro in nero, a 24 anni. O quella volta che ho visto morire una persona, la prima volta in vita mia, sempre sul lavoro, sempre in nero. O anche a tutte quelle volte che ho chiesto cento euri a genitrice per arrivare a fine mese. O quell’altra volta in cui ho aiutato una signora a mettersi una sciarpa nelle mutande per non cacarsi sotto, sempre durante quel lavoro in nero. E ci scordiamo i quattro mesi di lavoro gratis per il Vampiro? O di quando mi ha detto “sei bravissima, resta, però non posso pagarti”? O al giorno in cui sono arrivata allo Zoo di Testaccio, ormai promossa a responsabile da qualche mese, con il sorriso stampato in faccia di chi sta per firmare un contratto di addirittura un anno e invece era un progetto di tre mesi.
Mi basta anche solo pensare che quando il mio attuale datore di lavoro  mi ha detto che a gennaio 2013 avrò un contratto a tempo indeterminato, io in fondo in fondo non sono stata manco capace di essere felice, perché finchè non vedo non credo.

E quindi penso che ho quasi 29 anni, le tette grosse e i capelli biondi, un fidanzato con un gran bel culo, un abito da sposa “fottutamente impalpabile” [cit. AGB] e comunque sotto sotto ho l’ansia, e risiede tutta nel mutuo. Non credo che sia molto giusto rovinarsi l’esistenza per quattro spicci. Non credo che sia giusto che lo facciano AGB nel laboratorio in cui studia come salvarci dal parkinson, che lo faccia Mun che tenta di essere magistrato a soli 29 anni, che lo faccia PrimoAmicoMilanese che è professore di svedese a 28 anni, che lo faccia CugginoBoro che sarà anche uno spaccalegna ma è un bravo ragazzo, non penso che il lavoro di MAU (insegnante di liceo privato) valga 400 euro al mese, né che il Primate sia un privilegiato perché lavora da praticante avvocato 9 ore al giorno per 500 euro al mese e non aggratisse. E così via andare con tutti quelli che conosco, o quasi tutti.
E io sono una bionda svampita, però sono circondata da persone che – gravitando intorno alla mia puatrìn – hanno un certo spessore, stiamo tutti nella stessa barca che però naviga in un mare di guano [cit.]
Non me ne frega niente se la figlia della Fornero sta a casa con mamma e papà e l’hanno sistemata loro su un cuscino pieno di banconote. Davvero, a me di lei non importa. Mi importa parecchio di me e di noi, di quelli che comunque in piazza non ci vanno perché sennò rischiano il posto, di quelli che fanno gratis il lavoro che sanno fare e a pagamento un qualche cosa di raffazzonato. Mi importa che non mi cureranno i medici più bravi ma solo quelli che hanno avuto abbastanza soldi per stare fuorisede e fare i tirocini, che gli insegnanti non saranno più i più bravi e appassionati, ma solo quelli così disperati da non aver trovato un lavoro più gratificante socialmente ed economicamente. Mi importa pure che le commesse dei negozi di scarpe non saranno più donne interessate ai pellami e ai trend, ma studentesse di antropologia disperate a cui non frega nulla dei tacchi a cono e di quelli a stiletto e quindi non mi sappiano consigliare.
Una società fatta di persone che scelgono è una società che può scegliere di essere migliore. Una società di gente che non ha scelta, perché comunque la sera un piatto lo devi anche mangiare, è una società che va dove il vento la porta, che non prende una direzione propria, che non ha né il potere né la libertà di scegliere di cambiare.

Alla fine della fiera, nzomma, a me la scelta lessicale anglofona e un po’ sofistiché della Fornero m’è piaciuta, lei e il suo “ciusi”… però comunque ciusi un par de coioni.

 

LA GENEALOGIA CHE NON TI ASPETTI

Non so come ma mi seguono. I figli di Mazzinga, intendo.
Nello Zoo di Testaccio lavoravo per gli amici dei colleghi dei parenti dei conoscenti degli zii dei simpatizzanti di, ma qui a Milano no. Quindi quando a Roma arrivò la figlia di Mazzinga non mi stupii, qui a Milano invece sì. E il bello è che qui invece è arrivata la famiglia Mazzinga al gran completo. Innanzitutto io lavoro per Mazzinga padre che s’è subito portato dietro sua figlia per prendere il posto che era stato pensato per me. Poi è arrivato il Socio di Mazzinga che s’è portato dietro il figliastro. E’ un po’ che penso a come rinominarlo ma onestamente ho poca fantasia…penso che lo chiamerò il PerfettoCoglione.
PerfettoCoglione è un benestante figlio di una élite monetaria lateromilanese, sta per prendere (con calma) la laurea specialistica in un ambito umanistico, è di altezza media e sottopeso in maniera tragica. Per dire, tra le costole gli si vede la pelle che si muove al ritmo del battito cardiaco. Arriva sempre vestito di grigino, ginz grigini, olstar grigine, una camicetta di marca ma un po’ stropicciata, un maglioncino di marca ma sempre stropicciato, la pelle tra il grigio e il giallo uovo, capelli neri come la pece. Zaino in spalla e cuffie giganti alle orecchie, si aggira per la città tamburellando le dita al ritmo della sua musica alternativa sparata a palla dall’aifonquattresse, si definisce così un dendi, un ipster, un alternativo, uno diverso dagli altri, un filosofo. In due parole: un PerfettoCoglione.
Nella vita desidera l’indipendenza, vuole prendersi le sue responsabilità, vuole vivere da solo, vuole amare una sola donna, vuole vivere veramente, vuole andare a vivere a Parigi e aprire un ristorante boemien. Infatti si è fatto mettere nello stipendificio, fa un partaim di 3 ore giornaliere in cui passa a lamentarsi con me dello stipendio, sta su internet a guardare siti di conferenze a cui poi non va, compra alla Ricordi libri di filosofia che non legge e viene a dirmi che il suo nuovo autore preferito, che proprio gli ha cambiato la vita, è Baricco. Lo conosco da meno di sei mesi, lui mi pensa la sua vecchia guru pur avendo solo tre anni meno di me, e si è sentito libero di confessarmi che non ha fatto sesso per dieci mesi consecutivi perché pensava alla ex, mi ha messo a parte di tutte le sue aspirazioni: giornalista, traduttore, ristoratore, rappresentante commerciale e, non ultimo, atleta di triatlon. Si sente sempre in tempo a cominciare una nuova strada che non comincia, un po’ animo maledetto da questa famiglia ricca e borghese, PerfettoCoglione ha fatto il cameriere per protesta. Ma poi per sicurezza ha smesso.
Insomma, morale della favola, PerfettoCoglione me lo ritrovo tutte le mattine davanti con questa faccina da barboncino bastonato che mi chiede se voglio un caffè che puntualmente faccio io per entrambi. Mi racconta scanzonato e fintoinsoddisfatto la sua vita e mi fa una grandissima pena, i suoi venticinque anni vissuti con la profondità di uno stipetto del Mondoconvenienza, la sua filosofia alla UilliPasini ma più banale.
Ovviamente sul lavoro non sa fare nulla, sbaglia persino a compilare il foglio presenze, però si dice padroneggi – causa Erasmus – la lingua d’oltralpe. Ed è per questo che faccio io qualunque tipo di traduzione, da quelle commerciali a quelle legali a quelle di “si è inceppata la ventola del tender”, proprio perché lui e il francese sono una cosa sola.
In uno dei miei impeti montessoriani lo esorto a tradurre due righe due di una comunicazione di servizio. La guardiamo insieme, la traduciamo a voce insieme e lo mando alla sua scrivania a mettere per iscritto le quattro paroline. Mi chiama all’interno, la ripetiamo, aspetto la mail. Mi richiama per sicurezza. Poi mi arriva la sua mail con la premessa “me la correggi per favore?”. Sento proprio l’ictus che arriva. Inspiro, espiro, inspiro, espiro. Alzo lo sguardo verso il cielo ma mi si blocca a metà: alla porta c’è lui, PerfettoCoglione, che vuole che gli spieghi qualcosa come “distinti saluti”. Io mi metto a ridere e do lezione di lingua straniera.
Lui tutto contento mi guarda e fa:
– Frangia madonna come sei brava tu…
– A fare cosa,caro?
– Con noi, hai tutta questa pazienza, sempre, non so come fai…davvero..
Lo guardo, sorrido gentile e carina, sguardo da suora missionaria
– Mi pagano.

ZAN-ZAN!