I’m gonna wear the tie, want the power to leave you
I’m aimin’ for full control of this love
Touch me, touch me, don’t be sweet
Love me, love me, please retweet
Let me be the girl under you that makes you cry
(G.U.Y. – Lady Gaga)
Mai pensavo nella vita che sarei stata d’accordo con Valentina Nappi.
Ma partiamo da prima. Qualche tempo fa sono andata a fare un colloquio di lavoro, non che lavorare nello Zoo del Digital non mi piaccia, ma offrivano un sacco di soldi e chi sono io per dire di no alla possibilità di un sacco di soldi?
Niente di nuovo all’orizzonte:
come mai ha risposto all’annuncio? (perché offrite un botto!)
mah, sa, nella vita bisogna sempre affrontare nuove sfide…
e quindi parla inglese e francese? (mi avete appena fatto il colloquio in 2 lingue, imbecille!)
diciamo che sono molto appassionata di lingue straniere
e quindi ha fatto questo e quello? (se sta scritto sul cv ci sarà un perché)
eh sì sa, ho cambiato azienda rimanendo comunque in un settore che mi piace molto…
e quindi quando lo sforna un pargoletto? (ti sembro un forno, faccia di merda? e poi che te frega?)
no, sa…mica per essere…ma per sapere… (eccerto, perché te sto simpatica e vuoi sapere come vanno i miei progetti coniugali, immagino.)
E’ andato avanti così e, incredibilmente, anche peggio. Mi è stato chiesto del mutuo, del lavoro del Primate e di tante altre cose alle quali non avevo nessuna intenzione di rispondere. Sono uscita di lì con un collo gonfio come un tacchino col collare elisabettiano.
Poi esce la notizia di quella povera ragazza, Tiziana Cantone, che si è impiccata perché è circolato in maniera virale un suo video in cui fa sesso.
E, con le dovute misure, ho provato la stessa sensazione del post colloquio.
Perché in fondo è la stessa identica cosa.
Non me ne frega nulla di attaccare un pippone femminista (e, per inciso, io sono femminista e me ne vanto), non me ne frega nemmeno se il ragazzo di questa era consenziente oppure no, né se lei lo stesse tradendo, né se fosse un tentativo di lancio di una carriera nel cinema hard, né se è stata lei a mandare il filmino agli amici.
Il nome di questa povera ragazza ce lo scorderemo presto, è un fatto che non teme smentita.
E pure se sul blog non scrivo mai gromò, oggi ci sarà un’eccezione, perché oggi mi sono rotta il cazzo.
E rivendico il mio sacrosanto diritto di dire quello che mi pare, come mi pare e di non dover subire il giudizio o l’indignazione di nessuno.
Voglio scrivere, ché scripta manent, che alle donne piace scopare, oppure no, piace fare i bocchini, oppure no, piace farselo infilare in culo, oppure no, amano i cazzi, oppure no, godono, oppure no, amano prenderlo in faccia, oppure no e tutta una serie di cose che – nonostante tutto – mi imbarazza scrivere.
Perché ho poco da fare l’illuminata, pure io, la sfera sessuale femminile anche per me è un argomento che un po’ fa arrossire, perché così ci siamo cresciute, ci siamo cresciuti tutti.
“Non lo fo per piacer mio ma per far piacere a dio”, ma vaffanculo.
E’ una semplice scopata, è un pompino…possono essere gesti romantici, tenerissimi, intrisi d’amore e espressione di sentimento, oppure possono essere banalmente solo una scopata e un pompino che uno fa così, just for fun, sulla spiaggia a Ibiza impastati di ginotonic e diosolosa cos’altro.
Lo so bene che l’esecutore materiale di questa morte orrenda è quello che il video l’ha condiviso.
Ma se per un attimo provo a immaginare un mondo in cui fare sesso, pure per le donne, fosse una roba come un’altra, come nuotare, come ballare, come cucinare (tutte attività che si fanno col corpo e piacevoli) allora ecco che la diffusione di quel video altro non sarebbe che una cafonata oppure, ancora meglio, una roba di nessun conto. Nessuna importanza, perché è solo quello che è: un banalissimo pompino.
E invece no, nel 2016, nella parte ricca di mondo in cui abbiamo il culo di vivere, fare un pompino è una vergogna. Essere sessualmente disinibite una grave colpa. Divertirsi a letto con due tipi, un abominio. Ma anche non fare le mamme a tempo pieno pare brutto, dedicarsi alla scalata aziendale con due pargoletti a casa non sta bene.
Sono queste le istanze del consesso civile: il galateo della scopata educata e riservata.
Poi chissene frega se al lavoro veniamo valutate come forni che stanno per arrivare a temperatura, chissene frega se i nostri salari sono più bassi, chissene frega se ci è impossibile conciliare carriera e famiglia perché i figli non sono 50e50 col marito, no, i figli sono della madre che “ormai ha altre priorità rispetto al lavoro”, chissene frega se per ricevere adeguate cure mediche dobbiamo andare a elemosinare attenzione all’unico stronzo non obiettore di coscienza della regione.
Mi mordo la lingua e non parlo del #fertilityday, che è meglio. E pure del burkini, che è ancora meglio.
Smettetela con le magliette “se esci con mia figlia…bla bla bla”, non fanno ridere. Smettetela di associare il sesso e la dignità quando si parla di adulti consenzienti, quello che gli adulti fanno fra loro di comune accordo è lecito e non sono cazzi altrui.
Smettetela di dire che certe cose non stanno bene e che i panni vanno lavati e stropiacciati in casa, il bon ton è una cosa seria e non deve essere a servizio di alcun pregiudizio.
Lasciateci scopare come ci pare, lasciateci gestire casa e lavoro come meglio riteniamo ma, soprattutto, lasciateci in pace.
E’ un mondo triste quello in cui si debbano creare parole apposite, espressioni nuove come “slut shaming”, “body shaming”, “revenge porn” quando alla fine è sempre la stessa zuppa: la parità, di diritti e di giudizi, è una chimera.
E’ la stessa identica cosa.