L’AMORE è CIECO…MA I PROFUMI LI SENTE BENISSIMO ovvero VITA ROMANA VERSO L’ANZIANITà

Chi l’avrebbe mai detto che sarei risalita su quel treno? Io no di certo. Sulla tratta Bologna-Roma in Frecciarossa pesava un macigno gosso quanto un’anguria. E invece ecco che mi tocca raccontare quello che è successo. E’ l’assurdo meccanismo del blog: non informi i lettori di un sacco di vita che ti succede in meno di un mese e ti senti in colpa. Per cui, cominciamo.

Domenica ero sul Frecciarossa perchè la mattina ero a Oporto (o Porto, che dir si voglia, ma fatemi fare la portoghese plis). Poi ero a Milano, poi a Bergamo poi a Verona. E poi sono arrivata a Roma. Viaggiare è bello sto mazzo, per dire. A Oporto ho fatto l’interprete di un tizio che chiameremo, con faciloneria, il Berlusconcino. Proveniente dalla provincia toscana, cerca manodopera brasiliana a prezzi contenuti. E così siamo partiti io, l’operaio portoghese e il Berlusconcino. Osserviamolo: bassotto, panciuto ma con la faccia da magro, le dita corte e tozze a cui mancano intorno solo i crauti e una pinta di Paulaner, un completo sartoriale di tartan con la cravatta uguale (ebbene sì, tartan. E se dico anche loden e montgomery ci mancano solo Arianna e Marco di College) e un orologio da seimila euro. Nella macchina coi sedili massaggianti gli siedo accanto: il tailleur grigio fumo [cit.], la camicia azzurra coi polsini e il collo alti, la borsa e le scarpe di vernice nera. Berlusconcino e bionda tettona al seguito: da manuale. Italiani nella giacca, nei capelli, nei gesti. Dietro siede Miguel: ventiquattrenne, un figlio di tre mesi. Fa questo lavoro tre settimane al mese in Italia e poi torna dalla moglie ventiduenne: bionda, occhi azzurri, tettona. Mi guarda e mi fa: "tàs parecida com a minha mulher. Se nao estava casado, jà casava" (cercatevelo su internet, voglio abusare del mio unico e misero potere linguistico oggi). Insomma arriviamo sopra Vila Real, io evito di sculettare anche se la mia gonna al ginocchio me lo chiede in tutte le lingue possibili sculettabili. Il meraviglioso ufficio di questo ometto che dobbiamo incontrare è un container in mezzo al fango, senza riscaldamento e in cui salta la luce ogni tre per due nanosecondi. Fumano un pacchetto di sigarette a testa (sono in tre, uomini, rozzi, esperti di pali della luce) e io sono generosamente allergica al fumo. Parlano di cose che io non capisco con linguaggio tecnico alternato a "metti sul quel cosa la cosa e poi lo cosi" che semplifica il mio lavoro di interprete. Divento un’interprete a gesti e con una certa noscialanza, nel frattempo, mi impuzzolisco. Scrocco una cena di baccalà e vado a letto in un motel con una faccia che neanche Brenda (perdonatemi, ogni tanto devo pur fare qualche rozzo riferimento all’attualità). Ma tutto questo è interessante? Nocchenonè interessante. Sarebbe molto meglio parlare delle mie colleghe di lavoro dei Parioli, quelle che "non si raccapricciano niente in questa lista di ecsel" o quelle che "che schifo un capello nero! sono allergica". Quasi tutte bionde più che degne del loro nome. Sfidano qualunque regola del senso pratico-logico-organizzativo nei loro Moncler, guardando in faccia ai Parioli con lo sgardo fiero di una pera williams. Ma siccome apro il blog dal lavoro, rischio che faccio na bella figur’e’mmerd. E quindi rimando a quando scade il mio contratto alla moda. E vi racconto del mio compleanno. Ebbene sì, ho compiuto ben tuentisics anni. E non è bello. Differenze tra un anno fa e adesso: un anno fa non ero masterizzata, mi ero tagliata la frangetta, pesavo più o meno uguale, non conoscevo un sacco di gente tipo GRGA, non avevo mai vissuto naa capitale, non mi venivano i sensi di colpa da mancato aggiornamento del blog perchè, semplicemente, non avevo un blog. Mi scoglionavo uguale, ma con un anno di meno. E soprattutto avevo passato la sera del mio compleanno in un bosco, ubriaca tegola, con una quindicina di amici. Ma quest’anno no. Quest’anno si lavora, si salta la pausa pranzo mangiando pizza unterrima ai carciofini davanti al pc e si esce dall’ufficio alle sette. Sono grande, devo lavorare, ho delle responsabilità. E il mio attuale spasimante ufficiale mi capisce, è grande anche lui, lavora anche lui, ha delle responsabilità anche lui. Quindi gli apro la porta senza essermi fatta la doccia, con i pantaloni della tuta delle medie e il dolcevita del lavoro, lo accolgo con un caloroso "sono stanca morta, che palle" e infilo in congelatore quel mezzo chilo del mio gelato preferito che mi ha portato. Gli avevo detto "non voglio niente, se ti va passa a trovarmi" e lui, come dice amica di Pendolo, è uno dei pochi uomini che ancora fa quello che dice una donna. Ma proprio col regalo di compleanno mi doveva ascoltare? E quindi gli faccio: aspettami, mi faccio una doccia, mi impigiamo e mangiamo qualcosa. E quindi torno in camera mia e trovo sul letto numero uno mazzi di fiori enormi composti di rose, gerbere e orchidee sui toni del rosa e del movv e, non bastasse, numero uno cofanetti di pregiatissime creme di Dior. State morendo, donne? Tranquille, è ovvio e naturale. E qui tutti diranno "ecco, Lafrangia s’è fidanzata e bla bla bla". Mabbè, ragazzi miei. Per fidanzarmi io ci vuole che ne so, per dire, che vada a casa di un tizio e che il tizio mi faccia "oh guarda, ho un piumino del letto nuovo" e io dica "ah fico -carezzando il piumino- mi sa che ti hanno lasciato l’antitaccheggio" e lui risponda "non so, controlla un po’" e io alzi le coperte e ci trovi una cosiddetta spasa di cioccolatini lindt rosa e tre rose rosa pallido. Per dire, eh.

tuentisics

Tag correlati: il primo messaggio fu di GRGA, lo Smessaggiatore si trattenne da inviare rose, Lui non pervenuto, Lo spam che venne dal nord, Buttare un mascara Infinito Collistar nuovo a causa di una congiuntivite, La triste vita della donne che non possono truccarsi per dieci giorni a causa della congiuntivite, et cetera.

ZAMPATE DELLA VITA SULLE MIE OSSA [cit.] ovvero QUANDO IL VAMPIRO BRUCIA L’ANIMA [altra cit.]

Oh. E’ un botto che non scrivo su blog. In realtà adesso dovrò scrivere per lamentarmi e questo non è molto blonde. Ma nzomma. Diciamo che ultimamente l’esistenza mi riserva solo notizie di merda.

Molto bene. Cominciamo. Dove ero rimasta? ah, il feticista. Proprio ieri ci sono state evoluzioni. Essemmesse di lui "Ciao Frangia, come stai? Bacino", "Ciao, nella merda col lavoro, saluti", "Ho una cosa da proporti per farti guadagnare un sacco di soldi", – finta tonta mode on – "Devo organizzarti un evento? Ormai sono brava", "in un certo senso…". Lascio perdere a rispondere. "Non ho stimolato abbastanza la tua curiosità? Eppure dovresti aver capito" insiste, "Sì, ho capito. Ma come mai di punto in bianco sei uscito fuori?", "Beh, ho un incarico per cui saresti perfetta…", "Calcola che mi devi pagare le trasferte e voglio il 40 per cento del guadagno, non so se ti conviene", "Per te nessuna cifra è troppo alta", "Ok, affare fatto, se insisti così te la faccio…sta bella traduzione di francese".

E se il feticista l’ho coglionato con l’infiniti, lo stesso non si può dire di GRGA. Che ogni tanto ribadisce gli inviti su scaip ma poi è sempre oberato di lavoro e quindi non ce n’è…"avrei solo voglia di godermi un po’ di più la vita e fare le cose che mi rendono felice…tipo andare a mangiare un tiramisù con te".

Ecco, se anche voi adesso state pensando a mascarponi vari spalmati in ogni punto spalmabile, ebbene, siamo sulla stessa onda.

Il Vampiro ha iniziato a succhiarmi anche il midollo dalle ossa. Passo in ufficio una media di 11-12 ore al giorno senza pausa pranzo. Ricordo che non mi danno manco un euro di rimborso spese. E che chiamo tutte le eminenze e le eccellenze di sta beata minchia sacra ed altissima e formalissima. E mando i facs. Cioè, una laurea e un master brillantemente ottenuti per fare il colsenter di lusso. E, come non bastasse, lavoro anche di sabato e domenica. Ciò.è. Ho perso le parole ma in compenso mi sono ritrovata due palle come una casa.

Poi, cosa strana che mi succede a lavorare in via della Conciliazione (per i non romani: quella con le colonne che se la fai tutta arrivi ar Cuppolone battuta da preti, sore e ciccioni amerregani), mi viene da bestemmiare. Non mi è mai successo, mai inveito contro l’entità in vita mia. Ma mi scappa. Ogni tanto mi verrebbe da porconare come un contadino veneto. Secondo me è per compensazione. Poi l’altro pomeriggio – piove sempre sul bagnato – sono andata a fare volantinaggio per questo evento della gran minchia organizzato dal Vampiro. Insomma entro in una chiesa per lasciare una locandina ed era poprio la classica "chiesa gremita di fedeli" che leggevo nel libro di antologia delle medie. Una batteria di gente con le mani giunte a dire il rosario. M’è salita l’ansia. Forse perchè non capisco che giovamento di possa trarre da questa ossessiva ripetizione di litanie, diggiamogelo, alquanto pugnettose.

Ma siccome quanno che te dice male te mozzica anche la pecora, mi squilla il cellulare e Menager Effe mi annuncia che a breve mi chiamerà GranCapo di GranAziendaElettrica perchè vuole assolutamente Lafrangia Liscia in persona come interprete perchè "i ragazzi dell’anno passato si sono trovati benissimo con lei, signorina Liscia". E ho dovuto dire di no perchè devo ancora donare plasma al Vampiro. Che io non smadonno tanto per i milleseicentoeuri a settimana, no, perchè tanto Roma mica è cara come Tokio, no. Io smadonno principalmente perchè tra i sopracitati ragazzi c’era probabilmente pure Vasco. Mazzo. Vasco: l’addominale con il portoghese intorno.

Ho perso il giorno per poter inviare la mia candidatura a un concorso statale per una discreta sommetta mensile biennale. Pure questo per stare chiusa nella fortezza del Vampiro.

Dato che tutto ciò mi porta ad essere un cicinin nervosa, mangio gelati come fossero bicchieri d’acqua. Con tutto il bicchiere. E c’ho una panza che, abbinata ai piedi gonfi, mi fa sembrare incinta. Potrei spacciarmi come sexy-gestante. Sarei credibile. Perchè se come ragazza sono grassottella, come gestante sono un vero bisgiù.

Il ciclista ormai è scomparso e io, manco a dirlo, ci penso parecchio. Mi mancano un po’ le sue lettere. Ho scoperto che parte in ferie con la bici besg e, in un momento di estrema  debolezza, ho fatto una cosa che non è degna manco di una morariccia: gli ho scritto. Una letterina. Dolce. Mi sento una merda. Non mi ha risposto e non mi risponderà. Speriamo almeno che gli si rompa la catena della bici.

Ho iniziato a riflettere un po’ su LoSmessaggiatore: se un uomo prende la macchina e percorre300 chilometri in piena notte solo per venire a vedere albeggiare con te, mangiando dolci e chiacchierando, per poi partire nemmeno 10 ore dopo…beh, forse qualcosa vuol dire. Ma la magia dove sta? Forse manca solo quella. Come se fosse poco.

Avrei un sacco di altre cose da scrivere, ma stasera sono Frangiappezzi e credo di aver fornito già abbastanza materiale da commento.

Ah, no, un’ultima cosa: tcc usciamo insieme? Se ti togli quel cordino dal collo ti prendo in considerazione.


A posteriori: mi è venuta in mente una cosa positivissima della mia esistenza attuale, ovvero: ScimmiaColVestito mi ha fatto scoprire la serie "Boris" e io adesso rido moltissimo in casa da sola di sera in pigiama, col pc appoggiato sopra al barattolo del fruttosio altrimenti si scalda e si spegne. E questa è la notizia bellissima della mia vita. Ciò-è.

FIGLI DELLE STELLE

SAGITTARIO –  24 Marzo 2009

Giove, quando si dice la fortuna, nel suo transito trasforma i progetti in affari concreti, i sogni in realizzazioni. Magari incontri un amico che ti propone un business o un personaggio che ti aveva offerto il suo appoggio, ma l’incontro è stato annullato. Sono offerte irrinunciabili che ti piacciono al primo colpo. Anche Venere è magnifica: assicura flirt ai centauri a caccia, felicità in coppia.

Questo il mio oroscopo del giorno che sta appena per finire, quando un nuovo giorno sta per cominciare. Un giorno nuovo per saltare il master, un giorno nuovo per non mangiare un pranzo al sacco, un giorno nuovo per lavarsi i capelli.

E dire che io, agli oroscopi, non ci credo: mi buttano l’ansia. E poi questo non si capisce manco bene cosa voglia dire: incontro qualcuno che mi offre l’appoggio e poi mi si annulla sebbene anche Venere sia magnifica. Però, dal tono entusiastico, pare che debba andare tutto bene, anzi, benone. Insomma, pure se di solito non ci credo, stavolta farò un’eccezione.

Mi aspetto quindi dal giorno di domani di: trovare scontate del 70% quelle scarpe che punto da circa 8 mesi e che l’unico paio rimasto sia del mio numero, di ricevere la notizia che un imprecisato lisboeta appena -ahimé- defunto ha deciso di lasciare il suo appartamento di Praça do Comércio a una giovane avvenente ragazza italiana di nome Lafrangia Liscia, di passare alla Borri Books casualmente e assistere a una scenata in cui il GrandeCapo Borri licenzia Emanuele perchè troppo scortese con le clienti, svegliarmi a forma di Ciarlis Teròn,  essere contattata dal GrandeCapo di Vanitifèr per chiedermi in ginocchio di scrivere una rubrica per loro almeno una volta al mese con un salario che stia a me decidere, ricevere una chiamata di ExStorico e non rispondere perchè sono troppo impegnata a farmi fare la manicure, assistere al rapimento di tutti i miei vicini di casa da parte degli alieni, ritrovarmi con gli addominali scolpiti mentre mi ingozzo di cremaspalmabileallanocciola, constatare che FrecciaRossa è stato soppresso per sempre dalla faccia delle ferrovie italiane perchè fa ritardare il regionale su cui viaggio io, incontrare Il Principe Azzurro e – se questo benedetto oroscopo ci azzecca per davvero – mi aspetto di vedere magicamente autorisolto il problema delle interlinee.

arigatò para o casal

Circa 4 o 5 anni fa chiamò una collega di mia madre a casa di mia nonna. Sapeva che la mia ava possiede una casa più grande di quanto le serva, con tanto di stanza da letto inutilizzata. Le chiese se poteva ospitare una ragazza giapponese desiderosa di testare la vita rurale italiana e di imparare a cucinare. Lo so che l’idea di una nipponica che fa il cinghiale in umido è alquanto bizzarra, ma tant’è. (Ho scritto tant’è perchè pare che nei blog sia molto in voga). Insomma questa ragazza arrivò e stette con noi una settimana in cui fece milioni di foto, non capì un beneamato mazzo di ciò che dicevamo, pronunciò suoni in libertà inframezzati da ETHOOOO e poco altro. Però rimanemmo in contatto fino a scoprire che aveva mollato il lavoro e si era trasferita a sciacquare gli ideogrammi in Arno per un anno. Passò qualche giorno a casa nostra ad aprile, alla ricerca disperata di un fidanzato italiano. Che poi, dico io, bella mia: secondo te io che faccio da 25anni25? Me gratto la panza?

Beh, lo volete sapere com’è andata a finire?

Oggi sono stata al suo matrimonio.

Con un paulista.

A Scandicci.

E la sua testimone era di Seul.

Scusate se è poco.

Beh, c’erano il padre e la madre di lei che sono i giapponesi più giapponesi del Giappone. Tra l’altro il padre era la reincarnazione nipponica di Enrico Mentana. I-den-ti-co.mentana giappo (vedi immagine al lato). Ci mancava solo Oliver Atton, a dire il vero. Poi c’erano una serie di brasiliani che parlavano fiorentino ma con aji alla fine. Poi quella di Seul e quel gran pezzo d’uomo che è suo marito (italico). Due milanesi seduti vicini a me. Poi  un albanese con tanto di anellazzo d’oro quadrato che manco il lider degli Spandau Ballet ai tempi d’oro. Poi una napoletana col marito lucchese e bambinello. Degna di nota la di lui mise: completo nero e camicia bianca con cravatta scura ma – ripeto ma – cinta tarocca con logo D&G….savasandir… Coppie miste di rara bellezza, atmosfera rilassata. Io non avevo mai assistito a un matrimonio in municipio, immaginavo fosse più sbrigativo di quello in chiesa ma, ve lo giuro su Galliano, sarà durato al massimo 15 minutini scarsi. Per carità, io lo capisco quel povero assessore comunale scandiccese che avrà passato la notte a ripetere i 32 cognomi dello sposo e i nomi a origami della sposa e della testimone ma insomma, almeno le felicitazioni poteva augurarle. In italiano.

Le uniche vestite molto bene erano tre giapponesi che indossavano davvero italiano, ho intuito un Valentino nell’abito della seullese. Le italiane erano in prettapporté cinese. Lo sposo aveva un fiore all’occhiello 5 volte il buché della consorte. Io ho messo l’unica gonna che attualmente mi contiene e perle a badilate. E occhiali da sole da gran signora, ofcorz.

Abbiamo tirato il riso ma non il pesce crudo e poi siamo andati a pranzo. Un castelletto scandiccese patria di Slofud in cui ci siamo ingozzati di robe buonissime. Tipo un sacco di bruschettone piccanti con la verza, col patè di broccolo, con le melanzane, col radicchio…Insomma, per capirci: adesso manco quella gonna mi contiene più. Ma come di può resistere alla lasagna alla zucca? Non si può, esatto.

E io ho capito una serie di cose da questa giornata:

1.non serve fare 3 primi e 4 secondi perchè un pranzo di matrimonio sia riuscito, purché ci siano crostini di milioni di tipi

2. partendo dal dato di fatto che il Brasile è un grande paese nonché un paese grande e densamente popolato e io parlo pure portoghese, nei prossimi sei mesi potrei sposarmi

3. Scandicci e Novi sono due posti in cui si mangia bene e si ammazza anche meglio

4. devo mettermi a dieta ma voglio fare la dieta del crostino

5. quando si va a un pranzo di matrimonio in cui almeno uno degli sposi è giapponese e ci si siede vicino a due italiani sulla trentina è assolutamente inevitabile (e credo che sia anche cosa peccato) parlare di Olli e Bengi, Bia, Origami, Giuggizzu, Susci, secsisciop alla giapponese,  Sampei e quanto sia difficile mangiare con le bacchette, si commenterà anche che come mangiamo bene noi italiani non mangia bene nessuno

6. io sono e resterò una giovane donna romantica

biondanaizer

Insomma succede che mi chiamano per il mio primo (e finora pressoché unico) lavoro da interprete serio. Roba di ingegneri, pali della luce, fili, vol, watt, caccaviti, cose così insomma. Mi impanico a mille e poi passo al fulcro del colloquio: che mi metto? Dopo un’attenta valutazione del mio fisichino esile (trattasi di qualche mese fa, n.d.a.) e del mio guardaroba pingue, stabilisco: jeans scuro, scarpa bronzo mezzo tacco, camicia azzurra un po’ scollata, giacca blu berlusca, borsa intramontabile, perle a profusione, capello raccolto e …soprattutto…immancabili occhiali da sole da gran signora. Insomma, per farla breve, mi stavo liquefando/liquefacendo. Parto alla volta del mio selezionatore con la consapevolezza che solo me possono prendere, data la scarsità di conoscitori umbri del portoghese.

Giugno, ufficio sperduto nella zona industriale umbra:

– buongiorno, mi hanno chiamato per quel posto da interprete, con chi devo parlare?

– ah, sì, buongiorno, allora un attimo che TI chiamo il responsabile…..MANAGER EFFEEEEE! c’è la ragazza per il portoghese…

– ah, sì, buongiorno, sei tu?

– eh, sì, mi hanno chiamato dall’ istituto di inglese…

– bene, allora vieni nel mio ufficio che ti spiego di che si tratta, prego..

(Fu qui che mi si palesò Mister Effe: alto, molto magro, braccine toniche, lacoste bordeaux, pantalone blu, capello scuro e fluente, carnagione olivastra, faccia a punta: un ragnetto)

– allora tu com’è che sai il portoghese?cioè, lo sai bene?

– mah, sa, io ho studiato portoghese qui e lì…bla bla…Lisbona…su e giù…

– ok, allora ti faccio vedere il campo di allenamento in cui faranno le esercitazioni….(mi fa strada verso un campo con in mezzo un palo della luce)…certo, magari siccome tu sei molto bella direi che devi venire vestita comoda altrimenti questi so’ portoghesi, chissà che pensano…

– non c’è problema, sono l’interprete, mica la valletta… (e mi tolgo gli occhiali da sole, sbattendo "inavvertitamente" le ciglia)

Segue conversazione con una Segretaria Ringhiosa riguardo salari e logistica.

Arriva il grande giorno:

– Pronto, la bellissima Frangia?

– ehm…sì, sono io…

– allora passo a prenderti in centro tra dieci minuti, ok?

Entro in macchina, cd degli U2 (decretato oramai, dopo migliaia di appuntamenti con omeni diversi tutti stranamente appassionati degli U2: il cd per tutte le occasioni, per la donna rock, per la melodica ecc ecc) e borsone da palestra con racchetta sul sedile posteriore. Borsone, tra l’altro, semiaperto da cui fanno capolino un paio di boxer griffatissimi molto carini. E inoltre, Manager Effe, oggi indossa una camicina che svela un bicipite inatteso e un pantalone che svela, anch’esso, un culino altrettanto inatteso. Mmmmm….Frangia, no no no, sei qui per un importante incontro di lavoro, basta basta, cacati sotto come situazione richiede e STOP.

Segue: offerta plurima di caffé, complimenti plurimi buttati qui e là  ma sempre rigorosamente lontano da Segretaria Ringhiosa. Proposta di colazione insieme prima di entrare al lavoro, scambio di biglietti da vistita (comprensibile) e scambio di indirizzo msn (comprensibile????). La qui presente apprezza tutto moltissimo perchè il resto della truppa è composto da vecchi ingegneri che amano discorrere amabilmente di tralicci e basta.

Trascorro una settimana ad ammazzarmi di lavoro in una stanzetta bollente, lì davanti al campo del palo della luce, allietata solo dallo stupido sguardo foderinho del portoghese in prima fila (Vasco, che Dio abbia in gloria lui e i suoi addominali), da un numero di tre cifre imprecisato di caffé al giorno, dai pranzi nella tavola calda con Manager Effe. Il tutto scoprendo poco o niente della vita del famigerato Manager Effe. Ovvero: scopro che prima viveva a Pisa, che ha gestito un ristorante, che adesso insegna in palestra (da lì i bicipiti) qualcosa che a che fare con le racchette e i muri, che gli mancano pochi esami alla laurea ma non ha voglia di darli, che è piucchevvanitoso, che usa un profumo di Dior che io ci muoio e che, svelerò in seguito il motivo, dorme un po’ nella città del lavoro, un po’ no. E poi mi chiama Occhi, ma solo quando non c’è in giro nessuno, altrimenti mi chiama Interprete.

E, sin qui…

Ma poi arriva l’ultimo giorno di lavoro, io sono sfattissima, mi sono arrivate le mie maledette cose, fa un caldo boia, ho tutte le camicie sozze, devo mettere un’indegna polo beige. Finisce il corso che io intepretavo, correggiamo gli esami, prendiamo i soliti millemila caffè e poi Manager Effe mi accompagna in centro, alla solita stazione. Perdo il mio mezzo, devo aspettare un’ora e Manager Effe si offre di farmi compagnia per mangiare un gelato.

– Sai che mi dispiace che sia finito il corso? mi ero affezionata ai ragazzi..

– sì, ai ragazzi, a Vasco casomai…quello ti guardava in un modo…

– Maddai….

– eh, sì, dev’essere facile prendersi una cotta per te…

– ……..

– Io te o dico, sono un uomo, io cioè…da quando sei arrivata, hai questo modo d fare, mi metti allegria e poi sei bella e sorridi sempre e mi piace come stai con gli altri, come ti comporti, sai stare tra la gente, metti tutti a loro agio..

– beh, grazie, che bei complimenti.. (dico davvero commossa)

– e tutto questo per dirti che io, sinceramente, da quando ti conosco ti penso sempre anche quando torno a casa, cioè in una settimana mi sei entrata in testa e io non ci posso fare niente…

– aehm…

– e infatti, siccome in questo AlbergoDiLussoInCentro ho un conto in sospeso o volevo invitarti a dormire lì, giusto una sera, ma per dormire, non pensare male, per parlare con te, stare lì, abbracciarti, non pensare che è solo per quello…

-beh, Manager Effe, mi potrei anche offendere…

– no, ma tu non devi pensare male, io ti adoro, come puoi pensare che io ti voglia solo per quello? cioè, tu proprio mi piaci, secondo me io e te staremmo benissimo insieme e il pensiero che la settimana prossima non ci rivediamo, di mattina, mi fa stare malissimo, non sai quanto mi dispiace…

Per un momento penso "Ohibò, ma questo dove stava nascosto??????"

– beh, vabbè, ma magari ci si rivede….che ne sai…

– eh, c’è solo un problema: io sono fidanzato da quattro anni con una ragazza che fa il medico nucleare…adesso siamo un po’ in crisi ma io la adoro e le voglio tanto bene…

Morale della storia:  vestirsi bene fa ottenere incarichi desiderati e ben remunerati, vestirsi bene porta anche ad essere notate dal capo dell’ufficio che, inevitabilmente, vi proporrà un finesettimana in un albergo molto lussuoso. Vestirsi bene e di conseguenza sentirsi a proprio agio con se stessi, il proprio corpo e il corpo del vostro capo, vi porterà a desiderare di accettare l’invito. Vestirsi bene ed essere notate da un uomo che si veste bene per come vi siete vestite bene, vi porterà alla consapevolezza che quest’uomo  ha già una donna che, a sua volta, si veste bene. Tutto torna.