HOUSE OF STOCARDS – IL FINALONE

Per chi se lo fosse perso, la premessa è un post su VermeDagliOcchidiGhiaccio in cui si parla di lui e di come una grossa parte – quella sana – dell’ufficio di QuellitipoGugol lo malsopportassero.
SpeedyGonzales ha provato a parlarci, a dirgli che forse bisogna evitare di trattare la gente come se puzzasse sempre di guano, ma Verme non ce l’ha fatta, il bagno di umiltà lo terrorizza e ha continuato convinto per la sua strada lastricata di ubris e magliette FruitOfTheLoom.
Allora io ho preso e mi sono seduta sul greto del fiume, ho atteso nemmeno troppo a lungo ed in lontananza ho visto arrivare il cameriere in livrea:

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Ciao Verme, goditi il finesettimana più lungo della tua vita e a mai più rivederci.

 

House of Stocards

Immagino sia una cosa molto comune, l’avere argomenti a cui si è molto sensibili.
Alcuni sono uguali per tutti, altri soggetti alle proprie convinzioni politiche, etiche, morali.
Per quel che mi riguarda, la mia sensibilità gravita intorno a cinque o sei poli fissi: detesto qualunque opinione che puzzi anche solo vagamente di misoginia, omofobia, claireabuso di potere, razzismo, malsopportazione degli anziani, discriminazione dei portatori di handicap e classismo. L’antivaccinismo (rendiamoci conto di che lemma siamo stati costretti a inventarci) si sta prepotentemente facendo avanti.
Sto divagando, l’argomento che ho in testa mi fa innervosire e comparire in volto un sorriso beffardo allo stesso tempo.
Tornando al classismo, o allo snobismo, e applicandolo al mio posto di lavoro – lo Zoo del Digital – beh, posso affermare senza paura che da quando Teddi è andato via qui la scala dei valori è cambiata.
Perché un conto è appiccicare al muro un cartellone che recita “noi siamo coraggiosi, siamo uguali e diversi, la diversità è un valore, siamo creativi” e via andando, un conto è trasformare ste quattro americanate in un comportamento fortemente inclusivo e rispettoso in Italia, un posto in cui già non prendersi una pacca sul culo ogni mattina è un risultato apprezzabile.
Morale della favola: Teddi va, Speedy Gonzales arriva e, presa com’è dalla sua agenda folle, ci fa da revisore dei conti senza manco guardarci in faccia.
Ed è in ambienti così, quelli in cui si guardano solo gli schermi e mai le facce, che le ingiustizie trovano spazio, nei posti in cui non si parla si ascoltano spesso le frasi più sbagliate. In queste situazioni si scopre quanto potere e rispetto siano in relazione tra di loro, il primo temuto e agognato e il secondo ignorato.
Nfatti arriva lui, il VermeDagliOcchidiGhiaccio, giovane bello e rampante, le migliori università, i migliori viaggi, i migliori lavori fin da giovane, la miglior famiglia, le migliori case nelle migliori zone della città.
Viene da un’azienda concorrente e ha lavorato molto all’estero, siamo tutti curiosi di conoscerlo e di farci dare informazioni sull’altra metà del cielo digitale. Da subito mi sembra un ragazzino un po’ strafottente, ma ingenuamente ho scambiato questo atteggiamento per scanzonato decisionismo. E invece no.
Il mio ruolo ibrido in ufficio (faccio tutto e non faccio una mazza, non è una cosa semplice da descrivere) è stato immediatamente etichettato da lui come “quella che sa dove sta la cancelleria e prenota le sale riunioni”, io ho iniziato a sorridere sotto i baffetti.

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Poi mi si è ritrovato davanti nelle riunioni dei capireparto, seppur io non abbia sotto un reparto, ma non si è fermato manco un secondo a domandarsi perché.
Parla di figa, di calcio, di Gazzetta, di birra. Continuo a dargli una scianz e a ripetermi che lo fa per integrarsi coi maschietti (tutti over 30, n.d.a.) e per parlare di argomenti banali e comuni.
Poi Sorrisona, che lavora con lui, comincia ad essere triste. EnergiaPura, che lavora con lui, comincia ad avere le occhiaie e a litigare con la tipa perché torna troppo tardi la sera. Tunnel sta lì, incosciente ma con percezioni negative. RicciaDriven, con la moderazione che la contraddistingue, lo bolla come “una testa di cazzo”. E ‘nfatti.
Nel brusio generale sento stagliarsi frasi come “non dobbiamo mica andare due a due come i finocchi”, “questo fail lo fa anche un bambino handicappato” e via andare.
Quando poi VermeDagliOcchidiGhiaccio ha concluso una riunione dicendo che ci serve gente con lauree di più alto livello ho capito che Teddi aveva ragione a dirmi che dovevo lavorare sulle mie abilità politiche.
E quindi ho sentito crescere dentro di me Doug Stamper  , ho capito che era ora di sfruttare quell’innato senso di confidenza che riesco a costruire con un sacco di persone sul lavoro.
Non sono brava in ecsel, non sono un drago nei calcoli e mi annoiano le procedure tecniche, mi stufo presto di un sacco di cose tranne di una: le persone. Mi piacciono i dettagli e mi piace metterli insieme, è questo che porta gli altri ad aprirsi con me: mi ricordo i nomi dei loro figli e il regalo che pensavano di prendere alla loro zia per un compleanno, ricordo quanto zucchero mettono nel caffè e che il tonno nei tramezzini una volta gli ha fatto acidità e quindi non lo mangiano. Ricordo se fanno crossfit o attack, ricordo che hanno un scadenza domani. Ed è per questo che molti si sentono compresi o benvoluti e mi affidano i loro pensieri, le loro idee, le sensazioni…i loro dati.
A me fa piacere, talvolta mi annoia, in generale amo essere apprezzata e amo essere loro amica ma, più o meno involontariamente, ho raccolto un archivio di pensieri e dinamiche che non è difficile incrociare. Come in una ricostruzione da effetti speciali di CSI ho ricostuito una rete luminosa di contatti e pareri, di inclinazioni e opinioni.
E’ così che Gugol ha fatto i triliardi, no? con le informazioni. E col suo potere di canalizzarle. Così io, novella influenzer della vita reale, ho iniziato a farmi scivolare tra le labbra frasi e mugugni con Speedy Gonzales, tentando invano di non sembrare mafiosa, ho instillato il dubbio, messo la pulce all’orecchio, mi sono mantenuta super partes pendendo chiaramente da una parte: la parte del boia che vuole tagliare la testa di VermedagliOcchidiGhiaccio.
Vedi Verme, io non ce l’ho con te nello specifico, io ce l’ho con tutti quelli come te, i tronfi tromboni convinti che tutto il resto del mondo vorrebbe essere come loro, quelli che non si pongono mezza domanda prima di essere irrispettosi. Quelli che pensano che “se uno è povero è perché non è abbastanza bravo per non esserlo”. Non mi piaci e probabilmente io non piaccio a te, anche se effettivamente io so dove sta la cancelleria e te lo posso ripetere mille volte, visto che per te è un’informazione che non conta niente, ma il problema non è che non sai dove trovare un quaderno, il punto è che tu non capisci dove sono le leve per sopravvivere qui dentro.
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Però Verme, sai, ti devo pure ringraziare, perché quello che Teddi mi diceva amorevolmente, io l’ho appreso meglio da te, mi hai fatto capire che la politica la imparo meglio con le cattive.
I migliori esami li ho passati  sotto pressione, adesso vediamo quanto tempo serve prima che le risorse disumane mi mandino una mail con oggetto “confidenscial” e in allegato il tuo licenziamento.
Come dicono a Parigi “apprecchia il culo che arriva la ciccia” baby!

DANNO, BEFFA E UN GATTO STUPENDO: CRONACHE DA UN LADROCINIO

Accadono in giro molte cose
che tu lo voglia oppure no
Quando sono con te – Ex Otago 

Il Primate sta facendo un master universitario all’estero, segue le lezioni da casa e poi ogni tanto vola a Madrid per dare gli esami. E’ bravo, prende sempre voti alti, è uno studente appassionato con un accento madrileño di tutto rispetto.
Ma studia. Studia sempre. Studia la sera dopo cena, studia la mattina prima di colazione, studia il sabato e studia la domenica. Ritagliarsi del tempo libero è complicato…ma è questo che fanno le famiglie: progetti comuni di cui ci si divide il peso. E così lui studia e io mi impegno a trovarmi attività da fare da sola.
Così era anche questo sabato, un programma rutilantissimo che mi avrebbe vista destreggiarmi tra un’ora di zumba, una di rialbol (vera palla, n.d.a.), un sonnellino e poi via verso un corso di ciarleston e poi a cena tutti insieme.
E invece.
E invece alle otto di sabato mattina avverto la luce del corridoio spararmisi in faccia, socchiudo gli occhi e vedo il Primate che mi fa:
– sono entrati i ladri a casa dei miei. Ma tu dormi.
Eccerto, hanno svaligiato casa dei suoceri, probabilmente è successo un delirio ma io posso continuare a dormire serena, certo. Come no.
Arriviamo davanti alla Magione Primate Family e troviamo i carabinieri, Romina – la signora delle pulizie, la ex governante e il marito. La porta di casa è spalancata e ci sono dei calcinacci per terra. In pratica i signori ladri hanno attraversato il giardino anteriore della villetta, hanno fatto una scican tra il ginko biloba, l’acero rosso giapponese e la magnolia bianca, hanno spaccato un vetro e le grate di metallo, sfondato a martellate dal muro l’allarme e si sono diretti alla ricerca della refurtiva.
Ora, la casa dei miei amati suocerti è a dir poco enorme. Quattro piani, divisi ognuno da una doppia rampa di scale, stanze una nell’altra, uno studio, una taverna, due mansarde, non so quanti bagni…insomma non è una casa di lusso, come si potrebbe pensare da fuori, la mobilia è ancora anni Novanta, però è davvero gigante. Ora, io mi metto nei panni dei signori ladri e mi prende lo sconforto: doversi fare al buio, con la torcetta, tutte ste scale di marmo, dover rovistare in una quindicina di cassettiere da dieci cassetti l’una per poi scoprire che , no, mio suocero non colleziona orologi e no, mia suocera non porta diamanti bensì ama la bigiotteria.
Alla fine qualcosa hanno pure arraffato, ma hanno avuto il buongusto di non cappottare la casa e, soprattutto, di non smurare la cassaforte e, ancor più importante, di non fare del male al nostro meraviglioso micio lungo un metro e dieci.
Nzomma stiamo lì io, Romina che con l’italiano fa pure fatica e ha un Q.I., porella, al limite delle capacità normali. La ex governante, settant’anni e non sentirli, nfatti è sorda. Il marito, un adorabile giardiniere settantacinquenne a forma di babbo Natale che non parla una parola di italiano, o dialetto lombardo o muerte. La carabiniera umbra, la amo, che mi racconta di avere un chihuahua e un carabiniere napoletano tabagista che manco Alda Merini.
Facciamo il giro di casa, tentiamo di fare mente locale per capire cosa manchi, cerchiamo di calcolare l’ammontare dei danni e della refurtiva, cerchiamo i riferimenti dell’assicurazione da attivare….insomma, attiviamo il protocollo d’urgenza familiare. La burocrazia, come da copione, ne è parte integrante e quindi via a dare le generalità al gentile carabiniere partenopeo. Come si chiama sua madre, professione “pensionata” corretto?, e il nome di suo padre, e la data di nascita e “ah, fai il giudice? ah ma a Milano? a ma è in servizio?”. Registra tutto con dovizia di particolare, nel frattempo il Primate va nella stanza accanto a fare una chiamata e io rimango ad ascoltare il carabiniere che chiama la centrale e si accerta di ripetere quelle sette o otto volte che è stato proprio “un furto ai danni di un giudice, capito, un giudice di Milano ed è proprio il caso di chiamare la scientidica per i rilievi”.
Nchessenzo? I RIS? Ma perchè? Non c’erano armi, la refurtiva era un bel po’ ma insomma non parliamo mica di decine e decine di migliaia di euro. Non ci sono morti, il gatto sta da Dior, hanno spaccato giusto una finestra e questo chiama la scientifica per i rilievi?
Chiedo spiegazioni e mi dice “ma sì in questi casi è normale!”.
Io, con le mie caccole negli occhi e la maglietta di topolino, rimango perplessa e incuriosita. Arriva un nucleo di due tipi della scientifica dell’hinterland e fanno esattamente quello che ci si aspetta da Grissom e Sarah, ma con meno fascino e senza entomologia: guanti, polverina, pennellino morbido, occhiali, macchina fotografica, lastrine adesive.
Una figata senza senso!

grissom

Fanno foto ovunque, ci spiegano come si rilevano le impronte e come sia evidente che i signori ladri portassero i guanti nella Magione Primate Family. A un certo punto arriva un terzo tipo della scientifica che non fa altro che girare per il giardino a fare micio-micio-micioooo psssspsssspssss al nostro gatto, intervallando ogni tanto con “ma quanto è bello questo gatto!”. In effetti è stupendo, lo ha rilevato anche la scientifica.
Poi se ne vanno.
Rimaniamo per le ultime formalità con i carabinieri al che, il napoletano dei due, ci tiene a uscirsene con :
– io ora non voglio parlare di politica, eh, per carità, ma quando Salvini dice che in Svizzera il 50% della gente è atmata e mica succedono queste cose, mica ha tutti i torti eh…
Ora.
Sei un carabiniere.
Sei napoletano.
E inneggi a Salvini.
Che è che non capisco? Ci dev’essere qualcosa che mi sfugge, pefforza. Daje, pefforza.
Ho provato brevemente a spiegargli che la Svizzera di ladri è piena, solo che sotto al milione di euro non si scomodano manco, figuriamoci per quattro collanine. Il Primate intrappolato nel paradosso del derubato che deve spiegare perché non si spara ai ladri (lo amo anche per questo suo essere banalmente sensato). Ma lasciamo perdere che abbiamo bisogno di tutto ora, tranne che di una polemica con quella figura mitologica che è un terrone leghista.
Poi arriva il fabbro dell’assicurazione, Mastro Geppetto,  un simpatico signore con la sua attività artigianale che si mette a spiegare come funzionano le assicurazioni al Primate, che sarebbe giusto giusto un avvocato civilista. Ma ci sta, d’altra parte si è trovato davanti un uomo barbuto e felputo mezzo acciaccato e con le occhiaie, nessuno ci avrebbe scommesso uno scellino sul suo essere Law&Order.
Comincia con seghetti e cacciaviti a smontare i vetri rotti, smanetta a tutto spiano sulle inferriate. E immantinente parte anche l’immancabile pippone sulla situazione della giustizia italiana, sulle assicurazioni, sulle forze dell’ordine e gli immigrati, ovvio, loro, i nostri beniamini immigrati, protagonisti di qualunque lamentela all’italiana della P/E 2017.
E il mio Gerry Polemica d’ordinanza, il bellissimo Primate, non solo doveva pazientemente reggere la scala al fabbro mentre la sua casa d’infanzia era stata svaligiata, no, lui doveva anche sentirsi gli strali dell’uomo della strada contro tutto e contro tutti.
Secondo il nostro Mastro Geppetto comunque, alla fine della fiera, la colpa è della magistratura tutta con speciale menzione di colpevolezza per i giudici, questi incapaci che li mandano dentro due giorni e poi tutti a spasso, non gli fanno mica niente a quelli lì, perché ai giudici non gliene frega mica niente, questi vanno in giro subito, manco mezza giornata di galera, i giudici non lavorano mica, basta guardare  i tempi della giustizia, i poveri cristi in galera e questi qui invece nelle case al mare.
Ed è lì che, con la maestria dell’inconsapevolezza, è uscito dalla cucina Pater Primatae, mio suocero, che spippacchiando dalla sua pipa di legno, con espressione severa ma curiosa, pronuncia:
– Primate, ma glielo hai detto tu al signore che io sono un giudice?

La verità ti fa male, lo sai  Mastro Geppetto?

S’è fatta na certa

Fatevelo dire da aspirante ueddinplanner e moglie di divorzista: è proprio ora di legalizzare il matrimonio tra uomosessuali. Veramente, dai. S’è fatta na certa.

Ho già spiegato qui come la penso, non sto facendo proseliti (spero che degli omofobi non leggano il mio blog, non lo voglio il vostro fottuto baz mediatico)
E’ che veramente ormai questo è un dibattito senza senso.

In che modo ci potrebbe danneggiare la felicità altrui?
Non sono non ci perdiamo niente, ma abbiamo tutti da guadagnarci, etero e gay: più tutele, più garanzie, meno coni d’ombra e non ci scordiamo che, come dice a Massime Ranieeeere “d’amore non si muore”, d’amore si soffre, ci si scogliona, si vive!

Sposarsi è bellissimo ma, fiori pizzi, e merletti a parte, avere delle tutele è fondamentale per vivere sereni e fare progetti.

Spero sinceramente che saremo tanti domani, soprattutto “noi privilegiati” che non abbiamo dovuto fare nulla per vederci riconosciuti i nostri diritti.
Io e il Primate ci saremo, se passate sarà semplice riconoscerci:  siamo quelli belli belli belli in modo assurdo.

#svegliatitalia #lovewins #daiunpo’
svegliaitalia

Accendi un vandalo in me

Molte volte ho parlato (male) dell’agenzia che cura la comunicazione del PD.
Comunque di solito, non fosse altro che per qualche legge statistica sulle probabilità, una ne dovrebbero azzeccare. E invece no, il PD è proprio specialista in questo: se qualcosa può andar male, lo farà, poi arriverà il PD e farà peggio.
Il PD c’ha proprio il senso del peggio gratuito. Fa schifo non indignarsi davanti al caso Cancellieri? Certo che fa schifo e quindi o lo si dichiara oppure, magari per opportunismo, si sta zitti e consenzienti. Il PD invece no, il PD ama il virtuosismo, scatena una falange di difensori dell’indignazione, ce la cantano avanti e indré in coro Civati e Renzi, l’indignazione uber alles…e poi infatti acconsentono, come nulla fosse.
Io, in una qualche forma malata, li ammiro sti militanti del PD pronti a sostenere tutto e il contrario di tutto senza nemmeno sentirsi in dovere di trovare una supercazzola politichese per giustificarsi. Facciamo così perchè facciamo così e tanti saluti al pensiero logico, alle ragioni vedute e alla coerenza.
In più c’è la questione dei famosi due euri di “contributo per le spese organizzative” che, repetita stufant, sono una cazzata mortale e mostruosa soprattutto alla luce di ciò che si va a finanziare. Quel saggio uomo di mio marito Primate su certe cose non sbaglia e quindi “è bene che i soldi di separino dai cretini” eddaje piddini, daje co sti du’euri.
Ma non divaghiamo, ho iniziato questo post parlando delle campagne di comunicazione del PD che, va detto, effettivamente esprimono appieno il sentimento che anima sta armata Brancacoione.
Stamattina esco dalla buca della metro e mi trovo circondata da questi nuovi fantastici manifestoni, poi sento salire dentro una biscia calda, un’emozione antica con vesti nuove…sì, proprio lei, la voglia di scrivere stronzate sui muri.
Quell’istinto da vraiter represso dal senso civico dell’antivandalismo.

Lasciate che gli Uniposca vengano a me!

Ma ho (ancora) 29 anni e tra cinque minuti apro l’ufficio, quindi non faccio niente ma arrivo alla scrivania e mi sfogo:

otto dicembre 2

EN RILO-OD! Stuzzicherie per le afose giornate augustine

Ciao mondo della blogosfera che non vai in vacanza manco il due di Agosto sennò che mondo globalizzato e iperconnesso saresti!
Sento proprio di dover raccontare dell’addio al nubilato, del mancato assassinio del sindaco del mio Borgo Natio e, mancaddillo, del mio sposalizio.
E lo farò, però siccome ieri hanno fatto il gomblotto e hanno condannato il Berlu, adesso sono troppo troppo troppo impegnata a raccattare tutti i pop corn disponibili al supermercato, discount, EuroSpin, Bennet, MinchiaWorld e macchinette della stazione per godermi lo spettacolo del PD all’opera.
Poichè sono brava e bella ma soprattutto bella e brava, regalo a voi tutti una perla che non può certo sfuggirvi nella torrida estate duemilaetredici. Berlusconi condannato, io che mi sposo…tutto lasciava presagire il ritorno delle indimenticate Supremes degli anni Duemila in Italia.

 

Le salamelle ve le girate da soli

Ma quanto è bello è poter dire “te l’avevo detto”?


La sinistra m’è sempre stata un po’ sulle balle per vari motivi tra cui si possono annoverare: le giacchette di pannolenci verde marcio, l’eschimo, il fatto che mio nonno paterno devolveva soldi al PC e non mi faceva il regalo di Natale. 

Nonostante ciò, in mancanza di un partito di destra sociale e laica, ho dovuto rivedere un po’ i miei parametri e votare SEL, sbandierando la giustificazione che “solo i piccoli uomini non cambiano mai idea”.
Il PD però non mi è mai sceso (vedi qui), in questa grande coalizione dallo spirito europeo ma anche nazionalista, laico ma anche cattolico, liberale ma con un occhio al comunismo, di sinistra ma anche renziano, di rinnovamento ma anche conservatore, io non ci ho mai creduto. Il mix&match per me non funziona nella moda, figurarsi coi valori morali e politici.
Ste magliette di Che Guevara, ste bandiere falce&martello sventolate dai sedicenni, sto rimando a Togliatti e Gramsci durante il concertone del primo maggio m’hanno veramente sempre lasciata perplessa e annoiata, anche quando sedici anni li avevo io. 
Però è comprensibile, è folklore, sono luoghi comuni, è il nazionalpopolare che si incarna nelle manifestazioni. Tutto giusto, infatti so cent’anni che ci stanno le feste dell’Unità e il lambruscaccio, e i panini dello zozzone, e Guccini in stereofonia, e il gruppo del paese che si esibisce e via andare. 
E su tutto questo il PD ci ha contato, sempre e comunque. Europei sì, ma la salamella fammela ben cotta. Si potrà dire che questi erano momenti di incontro tra el pueblo unito e i piani alti, Franceschì rollame sta canna. 
Insomma, io penso tutte queste cose ma li ho lo stesso sempre preferiti al Berlu nella convinzione – fino a una settimana fa incontrovertibile – che tutto è meglio del Berlu e peggio di lui non c’è nientennessuno. 
Poi, damblé, Napolitano. E più che Napolitano, non-Rodotà. 
Per la serie: se una cosa può andar male lo farà e sarà peggio. Applausi al nonno che avanza, salvatore della patria, anzianotti che giura e rinnega tutto e il contrario di tutto in meno di una settimana. 
Altro che Partito Disastro, ormai PD è la sigla di una bestemmia detta a voce alta in chiesa. 
E quindi, anche se non ci avrei mai sperato, eccomi a scrivere l’elenco delle 10 cose che il PD potrebbe fare per prendere meno di Futuro e Libertà alle prossime elezioni:

  1. vivere di solo antiberlusconismo 
  2. “perché Berlusconi ha le televisioni” e poi non fare la legge sul confilitto di interessi
  3. “perché Berlusconi ha le televisioni” e poi non regolamentare le reti televisive
  4. “perché Berlusconi va a mignotte” e poi Marrazzo
  5. “perché la Lega e le mazzette” e poi Penati
  6. “mai con Berlusconi” e poi cercare un governo di larghe intese con il PdL
  7. “perché il porcellum” e poi sempre quella
  8. “perché Grillo è un buffone” e poi la ricerca disperata dell’alleanza con Grillo
  9. “perché apriamo all’alleanza con il M5S” e poi Rodotà no perché è proposto dal M5S
  10. “perché le primarie sono uno strumento valido” e poi “Se c’era Renzi…”
  11. Una campagna incomprensibile e pure parecchio brutta
  12. Essere laici e allearsi giustamente con Vendola ma anche Rosy Bindi
  13. Opposizione questa sconosciuta
  14. L’IMU è cattiva ma votiamo l’IMU
  15. Franceschini, Fassina, Rutelli e altra gente che come apre bocca serve un antiemetico
  16. Mi è sembrato di sentire “D’Alema”
  17. Tutte le varie mosse del giaguaro
  18. Esiliare all’estero una brava come la Serracchiani
  19. Smettere di copiare le battute a Crozza e copiarle invece a Cirilli
  20. Sbeccarci la manicure
  21. Sbavarsi di olio mentre mangiano il pollo
  22. Finanziare il tour di Emma Marrone
  23. Votare a favore della secessione inneggiando a Garibaldi
  24. Lasciarci sempre l’asse del water tiepida
  25. Fare la polemica guanciale/pancetta mentre prepariamo l’amatriciana
  26. Attaccare la pippa su Dan Brown e i segreti del vaticano
  27. Non dirci che abbiamo i denti macchiati di rossetto
  28. Battersi contro tutti per vincere le primarie e poi dimettersi
  29. La morte di Berlusconi

 

Guarda un po’ chi si rivede…quanto tempo!

Insomma mentre tutti erano lì a dire che Grillo è cattivo, Grillo ruba i voti alla sinistra (che però non fa nulla per cercare di meritarseli), mentre Giannino ripassava Il valzer del moscerino, mentre Vendola andava dal logopedista senza risultati, mentre Di Pietro seguiva le orme di Ingroia che però in quel momento stava andando a una fungata organizzata da Fini, mentre io riflettevo sull’effettiva efficacia dello sciampo a secco…Berlusconi rimontava alla grandissima.
Parafrasando Er Costa “Berlusconi non è invincibile, è solo che non perde”. Quindi, a mio modestissimo parere, tre sono le grandi verità di questa elezione: Grillo ormai non lo schioda nessuno (e, preghiamiddio, non diventi partito di maggioranza sennò veramente veramente…), Berlu c’ha sempre una mazzetta nella manica e Bersani riuscirebbe a perdere anche al posto di Putin.
In questo clima da disastro imminente, quindi, ecco le dieci cose che Berlusconi avrebbe potuto fare per perdere le elezioni:

1. essere colluso con la mafia

2. andare a mignotte

3. evadere le tasse

4. scandalo sessuale con minorenne

5. riuscire a inimicarsi anche il clero corrottissimo

6. governare malissimo per 20 anni

7. distruggere il sistema scolastico e sanitario

8. pulirsi il culo col uelfar

9. promettere rimoborsi di tasse mentre le aumenta

10. sputtanarci internazionalmente

11. fare le corna nelle foto ufficiali

12. truccarsi

13. fidanzarsi con una che ciuccia calippi di lavoro

14. insultare gente rispettabile a caso

15. mi è sembrato di sentire “Dell’Utri”

16. speculare sui morti dell’Aquila

17. stuprarci la nonna

18. aggiungerci di nascosto il sale all’acqua della pasta già salata

19. dirci “ma come stai bene!” quando ci proviamo dei pantaloni che ci fanno il culo grosso

20. rubarci il ragazzo

21. dare polpette avvelenate al gatto

22. nascondere le chiavi di casa mentre uno sta uscendo

23. cambiare la stazione radio mentre passala nostra canzone preferita

24. rimuovere la chiavetta uessebi senza l’apposita procedura

25. votare Mengoni a Sanremo 

26. rubarci l’appuntamento dall’estetista prima delle vacanze

27. morire

LE ULTIME PAROLE FAMOSE…

…e comunque dopo aver sostenuto di essere sempre e comunque una persona della destra laica e liberale (rappresentata in questa nazione da mi nonno in cariola), di odiare e schifare i comunisti all’italiana (Bevtinotti me siente? sientem’ammè!), dopo aver gradito l’entusiasmo dei grillini ché comunque sempre meglio i 5Stellle di Alba Merdata, dopo aver ammirato colui il quale ha fotoscioppato Ingroia sui manifesti donandogli lo sguardo di quel bonazzo di De Magistis (t’amo!), dopo aver sostenuto per anni e anni e anni che le persone intelligenti non possono in alcun modo votare Lega, dopo le innumerevoli litigate in cui ho tentato di spiegare ai sedicenti “gente di sinistra” che essere di destra e essere berlusconiano sono due cose simili come il burro e la ferrovia, dopo infinite discussioni in cui ho sostenuto strenuamente che il mio primo obiettivo politico è l’assoluta laicità dello stato e quindi Monti ammazzati, ho fatto il test di Openpolis.
E questi sono i risultati: 

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LA DIFFERENZA TRA ME E TE [cit.]

Per quanto riguarda Sanremo mi sto sfogando su feisbuc, quindi non è che abbia grandi cose da scrivere qui. Però prendo spunto da uno dei siparietti messi su in quel grande puntatone lungo quattro ore di Che Tempo che Fa con tante canzoni (bruttarelle) su RaiUno. A un certo punto una coppia omosessuale italiana che si sposerà a Niuiorc ha raccontato tramite iscrizioni su fogli bianchi, in silenzio e con una dolce melodia di sottofondo, la propria storia d’amore e il proprio diritto al matrimonio negato in Italia.
Ora si fa un gran parlare di unioni civili, matrimoni ghei, adozione da parte di coppie ghei e quanto di simile che coinvolga il mondo omosessuale e la creazione della famiglia.

Se siete contrari per principio in ogni modo alle unioni omosessuali, a casa vostra si dice “devianza” o “frocidemmerda”, beh, andate a leggere il sito del Giornale o di Famiglia Cristiana,
qui non c’è trippa per i vostri gatti. 

E’ un bene che il dibattito in merito si sia (ri)aperto, anche se purtroppo credo che sarà breve e senza esito. In Italia il voto cattolico pesa ancora troppo e sotto elezione, con le dimissioni di Benny, si farà sentire compatto.
Non c’ho proprio voglia di stare a dire che l’orientamento sessuale è un fatto privato, che se mi trovassi infartata non credo mi cambierebbe molto sapere che l’infermiera che mi mette la flebo è lesbica, che -sì- anche tra gli animali l’omosessualità esiste e gné gné gné solite cose trite e ritrite ché, se non le avete ancora capite, è veramente il caso di sentire un neurologo (etero, ofcorz).
Quello che più mi intristisce, tra chi condivide con me che il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione da parte di coppie omosessuali vadano assolutamente resi possibili, è la motivazione.
Occhei, è vero, c’è la necessità oggettiva di tutelare in concreto le coppie che vivono insieme (se schiatto perché casa mia di cui tu hai pagato il mutuo deve andare a quella stronza di cugina con cui non parlo dal 1993?), sicuramente anche a livello burocratico molti processi si snellirebbero (vai dal notaio, lascia una scrittura privata, paga il notaio, prega che nessuno la impugni quando schiatti, speriamo che il giudice poi non sia omofobo…), eh sì, sicuramente lo stato ci guadagnerebbe anche a livello economico, eh sì, e poi il mondo è pieno di bambini orfani e miserabili che pur di non lasciarli nelle favelas è sempre meglio darli a una coppia omosessuale.
Ma queste sono le motivazioni giuste per un cambiamento di questa portata?
Perché ragionando per assurdo e su questa linea, se domani fosse assolutamente necessario risparmiare sulle pensioni, che si fa una strage di sessantacinquenni?
Tra cinque mesi mi sposo con l’uomo che amo, progetto con lui bambine bionde, delego a lui la firma sul mio conto, lascio a lui le indicazioni sul “fine-vita” (o inizio-morte) che preferisco, progetto con lui come realizzare la nostra vita insieme, immagino con lui la mia carta di identità col doppio cognome. E lo faccio perché è giusto, perché questa è la famiglia: un legame di amore assolutamente personale, su cui nessuno ha il diritto di sindacare o esprimere opinione. Ho la possibilità di far coincidere quello che provo con un documento che lo renda ufficiale, che mi permetta di elenca tra le caratteristiche che massimamente mi descrivono che ho scelto il Primate, e quindi lui è un pezzo di me. E su questo ci conto così tanto che mi ci faccio mettere timbro e firma del comune, io certifico che per me è così e l’istituzione mi crede e avvalora quel che dico.
E sono convinta, nel profondo, che siano queste le motivazioni per cui vanno resi possibili i matrimoni tra persone dello stesso sesso e tanto più le adozioni: perché la famiglia è un sentire unico e una dimensione umana privata, è un insieme di legami inscindibili che creano la società, forma pezzi di tessuto granitico e di certo non dipende dagli orientamenti sessuali.
Che le coppie gay adottino è semplicemente giusto, non è meglio dell’orfanotrofio.
Che le coppie gay si sposino in comune col mazzo di fiori e l’abito della festa è giusto, è il diritto alla ricerca della felicità che lo stato ti deve proporre e garantire, non è necessario per regolare contenziosi di natura particolare.

Finchè ci fermiamo alle necessità, finchè non puntiamo agli ideali con tutta la passione che questo richiede, saremo in eterno le rammendatrici di diritti strappati.