LEGGERE CI APRE LA MENTE VERSO UNIVERSI NUOVI CHE POSSONO ANCHE ESSERE DI MERDA – 12 recempsioni

Non so se l’ho detto almeno diciasseimila volte ma, a me, il Chindol ha cambiato la vita. Lo amo, gli ho dato il suo nome affettuoso (Chindy che mi fa pensare a « lei si chiama Cindy  e incassa tanti dindi » – per pochissimi – )e costringo il Primate a chiamarlo così.

Quest’anno ho anche fatto l’abile mossa di regalarlo a mia madre per il compleanno, fottendomi così i regali dei prossimi diciotto natali e compleanni ché, si sa, col libro non si sbaglia(va) mai.

Chindy mi permette di risparmiare tanti dindi e di leggere anche robe per cui mai e poi mai avrei pagato.

Detto questo, ecco le recempsioni rapide dell’ultima dozzina che ho letto :

 

I ragazzi di Anansi – Neil Gaiman

Come tutti i libri di Gaiman ha un intreccio complesso a metà ambientato nel mondo reale e  a metà in un mondo divino/fantastico/surreale con caratteristiche e sentimenti molto reali.

La storia è quella di due fratelli, uno più umano e l’altro più divino, uno grasso e l’altro figo…insomma una specie di gemelle Olsen rivisitate.

Gli dei-personaggi della storia sono gli spiriti ancestrali delle storie del mondo e sono rappresentati da animali : questo è il problema. Per dirla meglio, uno dei protagonisti è Ragno ed io sono aracnofobica all’ennesima potenza. Non potevo leggere senza arrivare  a grattarmi le braccia con frequenza più o meno regolare.

Carino ma non paragonabile per spessore e intensità ad American Gods, Anansi Boys per certi versi è più godibile e leggero ma anche meno interessante.

Quello che ho apprezzato è soprattutto l’inventiva, il genio narrativo di Gaiman. Riesce a creare storie sempre originali e folli nella sua penna non c’è mai il minimo tratto di banalità.

 

La metà di niente – Catherine Dunne

Ecco, dicevo, la banalità. Dico io, se sto leggendo un libro è forse perchè voglio vedere una vita simile alla mia descritta pari pari o per evasione ? Eh, Catherine Dunne, che ne pensi ?

La storia è questa : cinquantenne grassa con due o tre figli problematici viene mollata di punto in bianco dal marito che si tromba la moglie di amici di famiglia. Rose (anche il nome della protagonista simboleggia una certa creatività irrefrenabiledell’autrice) rimane disperata e senza un soldo e deve decidere come ritirare su le sorti della famiglia dopo una vita da casalinga. Piange un bel po’ poi comincia  a vendere torte, si arricchisce mentre il marito perde il lavoro e fa la fame da solo visto che la sua amante è tornata a casa.

Se proprio non avete niente da fare, mettete a posto il cassetto delle mutande che tanto lo so che anche il vostro è incasinato.

 

Il karma del Gorilla – Sandrone Dazieri

Le storie di Dazieri mi piacciono sempre un sacco, sono divertenti e irriverenti e « il Gorilla » è un personaggio che non annoia.

La storia è meglio che non la racconti, leggetela. Ma vi dirò perchè questo libro mi è piaciuto particolarmente : per la citazione del cocktail Fernando nei ringraziamenti.

Il Fernando è una bevanda a base di Fernet e CocaCola, vi rendete conto ? Pare essere molto popolare in Argentina e io l’ho scoperto a spese di Altissimo. All’ultimo VodkaParty della storia di Roma, quando ancora Maison Dourange dava dieci piste ai peggiori bar di Caracas, si presentarono due amici di Mun, lei francese e lui argentino. Alla vista di una bottiglia di Fernet lui si mise a distribuire sta roba a tutti e soprattutto ad Altissimo che, venuto giù a conquistare Amica Umbra, le ha vomitato nel cestino della camera da letto.

Chissà che età aveva il Fernet…AmicaUmbra l’aveva portato 3 anni prima da casa dicendo « Mamma m’ha detto prendilo e buttalo, non se sa da quanto stal ì, però magari per un’emergenza, se finiamo l’alcol ».

 

Molto forte, incredibilmente vicino – Jonathan S. Foer

Adesso va un sacco di moda ma, onestamente, mi ha lasciata perplessa. La storia è molto dolce : un ragazzino che ha perso il padre nella tragedia dell’11 Settembre si mette alla ricerca delle tracce perdute del genitore pur di accettare meglio la sua dipartita. Il personaggio è strutturato bene, il bambino ha mille manie, è intelligentissimo  e molto fragile…però la trama a volte si impalla, si dilunga, non scorre e finisce con l’annoiare. Non lo sconsiglio, ma non lo incarterò per nessuno a Natale.

 

Treno di notte per Lisbona – Pascal Merier

Una mattonata fra capo e collo. Molto bello.

Un professore austriaco di lingue morte incontra per caso una donna che sta per suicidarsi, le rivolge la parola e scopre che ha uno strano accento : portoghese.

Di lì lui, compra da un rigattiere un vecchio libro in portoghese di un autore pressochè sconosciuto. Sbarella, abbandona la sua vita pallosa di sempre e va a Lisbona col treno alla ricerca delle tracce perdute dell’autore.

La ricerca si infittisce e il professore arriva a contattare i parenti dell’autore, un medico geniale e dalla personalità complessissima, per ricostruire un intreccio di vite che si mischiano alla propria.

Questo libro è lento e difficile ma mi è stato impossibile non esserne travolta :Lisbona è la mia città del cuore e ad ogni piccolo rimando alla calçada portuguesa, al bacalhau, alla tristezza dei palazzi con i loro occhi tra gli azulejos, sentivo un tuffo al cuore. La resistenza portoghese è stata tra le più agguerrite e organizzate d’Europa e in questo libro se ne ha un assaggio.

I centonovantanove gradini – Michel Faber

Ormai m’è presa che devo leggere tutto di Faber, non ho ben capito perchè visto che non mi fa impazzire.

Questa breve storia narra di una tizia di un qualche paese balcanico, zoppa a causa di guerra, che si ritrova in Inghilterra (mi pare) a fare scavi sui resti di un convento di monache del 1200. Incontra un figaccione che fa jogging con un cane, lui stranamente si invaghisce di lei ed è un ricco medico. Lei se la tira, non cede e perde l’occasione. Di mezzo un mini giallo, niente di chè.

Romanzetto caruccio, non saprei cos’altro dire visto che c’è davvero poco sugo nella storia.

 

La mano sinistra di dio – Jeff Lindsay

Il nostro Caro Dexter – Jeff Lindsay

Dexter L’Oscuro – Jeff Lindsay

Dexter l’esteta – Jeff Lidsay

Questi vanno recempsiti tutti insieme visto che sono una saga. Si tratta della storia da cui è stato tratto il famoso telefilm Dexter, il serial killer di serial killer. L’idea non è malvagia, lui – ragazzino adottato dopo un orrendo trauma – ha un forte istinto omicida e suo padre poliziotto lo invita a sfogarsi su chi se lo merita : i serial killer. Il primo libro è carino, il secondo è brodo allungato, il terzo è troppo lungo ma più carino e anche il quarto si difende. Succede sempre la stessa cosa : lui dà la caccia a un qualche serial killer che a sua volta dà la caccia a lui e ne pagano le spese i suoi familiari : sua sorella (la sboccacciata e insopportabile poliziotta Deb), il fidanzato della sorella, quella rincoglionita di Rita (la moglie) e quei due simpatici aspiranti assassini dei figli di Rita.

Io capisco che nei vari episodi di una saga sia necessario dare continui rimandi alla storia generale e ciò comporta molte ripetizioni ma in questi libri repetita stufant. Lo so che uno può capitare in libreria e prendere a caso il terzo libro e quindi un minimo gli va detto de che stamo a parlà, ma io che li ho letti tutti perchè mi devo smaronare a questa maniera ?

Insomma, le saghe non fanno per me…mi risultano seghe, per dirla in francese.

Adesso sto vedendo con immensa fatica il telefilm in ingese ché perlomeno lui è un discreto figo. 

 

The Help – Kathryn Stockett

E’ un libro veramente da donne e veramente carino. Se siete ometti statene alla larga.

Nel Mississippi degli anni Sessanta una giovane ragazza bianca comincia a porsi domande sulla condizione delle domestiche di colore e inizia una sorta di « indagine » nel mondo razzista e piccolo borghese delle sue amiche, spietate schiaviste.

I personaggi sono costruiti benissimo, i momenti amari si alternano perfettamente a quelli dolci e divertenti e la lettura non annoia.

Certo, il lieto fine si capisce dalla seconda virgola, ma che c’è di male ?

Prima o poi vedrò il film.

 

Zia mame – Patrick Dennis

Tanto amato e tanto criticato, non capisco veramente perchè.

Centra in pieno il suo genere : divertente senza picchi geniali, ripetitivo e senza colpi di scena ma carino e godibile.

Prima di leggerlo mi immaginavo una qualche storia di mami di colore grassissima che allevava un qualche orfanello nella capanna dello zio Tommaso. La mente è strana.

Invece è la storia di questo Patrick adottato dalla zia Mame, una viveuse pazza scatenata e ricca sfondata della New York anni ’20.

Come in « I love shopping » (che però è illegibile) anche qui il canovaccio è sempre quello : la zia fa delle pazzie poi qualcuno la ammonisce e lei risponde facendo altre follie. E manda il nipote in una scuola nudista, e mette su un negozio di ceramiche futuriste, si finge cavallerizza provetta rischiando l’osso del collo…insomma, non è Proust, per chi non l’avesse intuito.

Una ombrellonata in piena regola.

 

Nzomma poi quest’anno ho preso una grossa decisione : in vacanza leggerò solo ed esclusivamente monnezza di un certo calibro.

Si dà il caso che la prossima settimana anche io avrò delle ferie (ormai non ci sperava più nessuno) e andrò al mare col Primate dell’Amor, prima in Turchia e poi in Ligurìa.

Tanto per cominciare col piede giusto l’altroieri ho iniziato « Cinquanta sfumature di grigio », sto al 13% e ancora non s’accoppiano quindi mi sta stufando, volevo della pruderie signora mia.

Sono quindi a chiedere ai miei sparuti lettori qualche consiglio di Real Monnezza. Ma non libri noiosi, pallosi, inconsistenti…io voglio proprio letteratura trucida.

Famo a capisse, il prossimo in lista è VAMPIRI & THE CITY. Chi offre di più alzi la mano.

SE AVETE FRETTA PERCHE’ LEGGETE UN BLOG?

Avete tanto tempo libero e vi interessano le mie opinioni? Chiedetevi il perché.

Nzomma, come ho ripetuto molte volte, il chindolmonamour mi ha cambiato la vita di lettrice, quindi eccovi le recempsioni dei primi 23 libri letti nel duemiladdodici.

LA CONTESSA DI RICOTTA – Milena Agus

E’ un bel romanzo ambientato in Sardegna. La storia ruota intorno a tre sorelle e al loro palazzo di famiglia ormai fatiscente. Sono state ricche e non lo sono più, così una si ritrova maldestra e sola a gestire il suo figlioletto strano e irrequieto, l’altra vive una passione travolgente col marito ma che non arriva mai a farla rimanere incita, l’altra ancora passa il tempo a lavorare e lucidare i pochi cimeli dello splendore che fu fino all’arrivo dell’ amore per un operaio.

E’ un racconto, questo della Agus, fatto di particolari, di dolcezze, delle piccole sfaccettature della giornata che infliggono infelicità quotidiane o che regalo quel tipo di speranze che fanno sorridere tra sé e sé.

Insomma: è una bella lettura.

Voto: 7+

MILANO CRIMINALE  – Paolo Roversi

Devo chiarire una cosa: non ho letto Romanzo Criminale, ho visto il film e conosco a menadito la serie.

Milano Criminale è un libro godibile, non ha niente che non va, ci sono personaggi molto convincenti e altri molto meno, storie interessanti e piccoli intrecci superflui: si lascia leggere, direbbero gli intellettuali da quattrosordi.

Il problema è che nella mia mente c’è stato il perenne confronto con la mala degli anni Settanta romana nelle produzioni di cui sopra.

E allora: risotto o carbonara? Duomo o San Pietro? Colonne di San Lorenzo o Pigneto? Per me la risposta è sempre e solo una: Roma vince e convince cento a zero.

Voto: 6 e mezzo

LA BELLEZZA E’ UN MALINTESO – Sandrone Dazieri

Un giallo intrigante che parte da un suicidio filmato in metropolitana. Il detective è il solito Sandrone di tutti i romanzi di Dazieri, un bipolare controllato e manesco.

L’intreccio è appassionante e per niente scontato. Non è un libro per riflettere o imparare, ma è bello.

Voto: 7 e mezzo

BRANCHIE – Nicolò Ammaniti

I Libri di Ammaniti sono tutti belli, sono sempre divertenti e sempre scritti bene. Ma soprattutto, la cosa che più hanno in comune è questa: finiscono inevitabilmente in caciara.

Questa è la storia di uno studente che ha un negozio di pesci e una fidanzata. Scopre di avere un tumore e nel frattempo sua madre, vedova, diventa una maniaca del fitness. Con una qualche scusa assurda finisce a fare un viaggio in India, lì lo rapiscono e lo vogliono sottoporre a strane torture e operazioni (non dico il perché e il per come altrimenti anticipo troppo o “spoilero” che dir si voglia), insomma una caciara allucinante e poi finisce nel fantasy.

Voto: 7

LA VITA ACCANTO  – Maria Pia Veladiano

Splendido, davvero splendido.

La storia è ambientata in Veneto, narra di questa famiglia ricca colta e borghese che dà alla luce una bambina mostruosamente brutta.

Per tutto il libro ci si chiede come possa essere fatta questa bambina, che fattezze possa avere, quali possano essere i suoi imperdonabili difetti…ma non si capisce, non ce n’è descrizione.

Questa sorta di mistero si dipana lungo le storie della zia un po’ mignotta e un po’ matta, della mamma depressa che guarda alla finestra, del maestro di piano e la sua vecchissima madre, del padre innamorato di sua sorella…insomma, un sacco di altro sugo e una conclusione positiva ma non scontata.

Voto: 8

MIA SORELLA E’ UNA FOCA MONACA – Christian Fascella

Fortunatamente ho abbastanza rimosso la trama. C’è un cafone di paese che ha una sorella coi baffi che passa il giorno a pregare, un padre imbecille e una compagna del padre idiota. Se questo non è interessante, sappiate che tutto il resto del libro è noia.

Voto: 3 e mezzo

I DOLORI DEL GIOVANE WALTER – Luciana Littizzetto

Prevedibile e noiosetto, non che mi aspettassi molto…ma questo è molto meno.

Voto: 3          

O ALQUIMISTA – Paolo Coelho

L’ho letto in portoghese. Tutti ne parlano come di un capolavoro e mi sono detta “goditelo in lingua originale”. Beh, pure mi nonno se c’aveva tre rote era un carretto, quindi non basta parlare della vita in termini di energia e volontà per fare filosofia.

Il messaggio è anche positivo, ma l’originalità non passa di lì manco per sbaglio.

Banale? Mah, anche palloso.

Voto: 5

MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA’ – Francesco Piccolo

Davvero piacevole: leggero, fresco, divertente, veritiero. Solo chi ha passato almeno un’estate a Roma alla soglia dei trenta può godersi un libro così. Le cene, gli aperitivi, i quartieri, le bottiglie di vino…tutto squisitamente da trentenni romani, coi loro cliscé, le loro banalità, le loro abitudini.

Sarà nostalgia, ma m’è piaciuto.

Voto: 8 – –

 

NATURA MORTA CON PICCHIO – Tom Robbins

Un libro di una follia inaudita. Una roba da pazzi. Tratti illegibili e lenti, digressioni assurde e insensate seguite da una trama completamente schizofrenica, in perenne bilico tra il possibile e l’allucinato.

Nell’insieme interessante.

Voto: 6 e mezzo

ODORE DI CHIUSO – Marco Malvaldi

Il più fiacco dei Malvaldi che ho letto. Solita storia: un gruppo di persone intorno a un banale giallo. Con la differenza che stavolta non ci sono vecchietti toscani con le sparate tipiche e divertenti, bensì l’Artusi. Un grosso “mah!”

Voto: 4 e mezzo

NON VI LASCERO’ ORFANI – Daria Bignardi

Storia della famiglia di Daria Bignardi. Finale commovente, per il resto niente di speciale.

Insomma, tutti hanno in casa abitudini storiche, personaggi strampalati, una parentela nobile e piccole manie del genere. A me, onestamente, di sapere ste robe della Bign, non me ne frega un benemerito.

E poi devo dire che sto modo di dare sempre per scontato che tutti sappiano chi è suo marito o suo suocero mi ha davvero innervosito. Cara Bign, il mondo non ruota intorno al tuo programma radicalscicc (che a me piace tanto).

Voto: 4 e mezzo

AMERICAN TABLOID – James Ellroy

Una spaistori fantastica. Prima di capire chi faceva cosa, da che parte stava e come si chiamava, c’ho messo 400 pagine. Per il resto mi sono goduta questa superstoria di spionaggio all’epoca dei Chennedi, di Cuba, della rivoluzione e di Merilin.

Bello, bello, bello ed è un gran peccato che non ne abbiano tratto un film.

Voto: 8 e mezzo

A VOCE NUDA – Michel Faber

E’ il secondo libro che leggo di questo autore. Il primo era stato “Il petalo cremisi e il bianco”, un bel romanzo d’amore e tristezza.

Invece questa è la storia (fortunatamente breve) di un gruppo di cantanti di coro inglesi un po’ pazzi che vanno in un castello a studiare un pezzo di un autore contemporaneo italiano completamente fuso di testa.

Considerate che per come l’ho riassunta io, sta storia sembra davvero avvincente, rispetto al libro.

Mi sento di dire: che coioni.

Voto: 3

VANGELO DI FUOCO – Michel Faber

Poiché Faber mi aveva convinto al cinquanta per cento, gli ho dato un’altra scianza e se l’è giocata bene.

Questo romanzetto infatti è carino, breve, scorre, non scontato: uno studioso di aramaico, per una serie di casi fortuiti, si ritrova in possesso di un vangelo di un apostolo di Gesù che aveva assistito davvero alla crocifissione.

Traduce il testo, lo pubblica ed è un bum letterario pazzesco. Chiaramente molti miti legati alla figura di Cristo vengono sfatati dal racconto di un vero testimone oculare, quindi il delirio dell’opinione pubblica (soprattutto contraria) cresce al punto che il protagonista viene rapito.

Non vi dico come finisce, sono le ultime tre pagine.

Caruccio.

Voto: 7 –

IL SILENZIO DELL’ONDA – Gianrico Carofiglio

Me l’ha consigliato mio suocero. E  in futuroseguirò i suoi consigli: un bel romanzo, intenso, corposo e una bella storia.

Bravo Gianrico (sto nome me fa sempre un sacco ride), ti sei riscattato ai miei occhi.

Voto: 8

LE LUCI NELLE CASE DEGLI ALTRI – Chiara Gamberale

Sembra di leggere una sceneggiatura troppo lunga. Mille punti di vista della stessa cosa…carina la storia, ma poi stufa. Il colpo di scena finale non ripaga della lungaggine del racconto.

Però tutto il tempo in cui ho letto questo libro, ho pensato fisso: “ se te legge Ozpetec, chiama subito Favino e fa un film!”.  Probabilmente una minaccia.

Voto: 6

E VENNE CHIAMATA DUE CUORI – Marlo Morgan

L’hanno letto tutti e c’è un motivo: è bellissimo.

Narra la storia di questa donna medico americana che, per una serie di vicissitudini, si trova ad attraversare il deserto australiano con gli aborigeni, alla loro maniera.

Si percepisce perfettamente l’intensità dell’esperienza, commuove e fa riflettere anche se la penna non è delle migliori.

Quando c’è la vera sostanza, la forma non conta quasi più.

Voto: 9

NON E’ UN PAESE PER VECCHIE – Loredana Lipperini

Sottotitolo: come smaronarsi mentre ci si angoscia.

Ok, è tutto vero ed è agghiacciante: la condizione della donna e degli anziani in Italia è vergognosa e pietosa.

Certo, come saggio d’informazione funziona, ma come lettura da bagno non permette manco la defecazzzzzio. Pesantezza e consapevolezza in parti uguali. Anzi no: più pesantezza.

Voto: 5

 

LE QUERCE NON FANNO LIMONI – Cosimo Calamini

Narra la storia di un paesino toscano di poche centinaia di persone in cui si decide di costruire una moschea. Il sostenitore del partito antimoschea comunista, però, ha una figlia che sta insieme al figlio dell’imam.

Un groviglio di sentimenti e idee contrastanti che non annoia.

Caruccetto.

Voto: 6 e mezzo

LA BALLATA DELLE PRUGNE SECCHE  – Pulsatilla

Se come blogger puoi funzionare, come scrittrice lassa popo perde.

Qualche stralcio divertente, qualcuno meno banale…ma nell’insieme una lettura inutile.

E infatti l’autrice, il cui blog era carino, com’è arrivata è sparita.

Voto: 4

BRAVA A LETTO – Jennifer Weiner

E’ necessario spendere qualche parola.

Quando una si approccia a un titolo del genere crede, innocentemente, che si tratti di un romanzetto rosa. Al massimo, un armony dei tempi moderni.

Io pensavo a una storia tipo: donna manager mangiauomini in carriera incontra alla fine un benzinaro romantico si innamora, chiude tutto e fa marmellate e figli.

Adesso, per far capire perché questo libro (manco corto, n.d.a.) mi ha sconvolta, vi racconto la trama. Per filo e per segno, tanto nessuno vorrà mai comprare o leggere sta somma cacata.

Cannie fa la giornalista e sta in pausa col ragazzo. Apre una rivista molto in voga e scopre che questo ex ora ha una rubrica sulle donne dal titolo, appunto, “Brava a letto”. Lì lui parla della sua ex che tanto amava anche se era cicciona bombardona e complessata. Hanno fatto un sacco di zozzate e via andare.

Cannie si deprime ancora di più, si convince che lo ama ancora, tenta di ripigliarselo e fa i conti col fatto che, effettivamente, è una cicciona bombardona e complessata.

Il padre dell’ex muore e lei per consolarlo se lo tromba, l’ex, non il caro estito.

Poi lui la risfancula e lei si iscrive a un programma di dimagrimento, con un dottore mezzo psicologo che la capisce, piange piange piange.

Litiga con la madre che si è riscoperta lesbica a 50 anni e, per pagine e pagine, si narra della cattiveria del padre che li ha abbandonati in adolescenza per una giovane e magra signorina.

In tutto questo lei fa amicizia con una diva del cinema, si sbronza e poi riceve la chiamata del dottore di cui sopra che le dice che non la accettano al programma dimagrante poiché è incinta. Chiaramente di quella trombata d’addio. Quindi di dispera e scrive all’ex che ormai, come dice in mondovisione sul giornale, ha un’altra che è pure magra e non cicciona bombardona e complessata. Lui non risponde nemmeno alla notizia di diventare padre.

Al settimo mese di gravidanza Cannie scende da un aereo e in aeroporto incontra l’ex con l’attuale fidanzata magra, ci litiga, quella le dà uno spintone, lei cade per terra e partorisce prematuramente.

La figlia è più morta che viva, Cannie si deprime, perde 20 chili e ignora l’aiuto di tutti, non si lava, non mangia, le si rompono le scarpe a forza di camminare. Perde contatti con famiglia e amici, sente ogni tanto il dottore dimagrante ma lo evita. Insomma: è proprio depressa grave e la figlia sta sempre in ospedale.

Poi a una certa riesce a tornare a casa con la figlia, ha una crisi di nervi, si fa aiutare dal dottore dimagrante e lui confessa di amarla da quando era cicciona bombardona, figuriamoci adesso che è magra.

Quindi si mette col dottore anche se non pare tanto convinta, si lava, butta le scarpe vecchie e fine della storia.

Novabbècioè: questo è un sunto di almeno 15 film dossier tutti insieme. Una roba di un’angoscia rara.

Vorrei tanto conoscere chi cacchio ha scelto come titolo di questa storia “Brava a letto”.

Titolo che avrei dato io: “spararsi nelle ginocchia: manuale romanzato”

Voto: inclassificabile

LE PRIME LUCI DEL MATTINO – Fabio Volo

Se c’è una cosa che amo è insultare gli stronzi. Davvero tanto. Come disse Aggenteimmobbigliare: “trombà me piace, piace a tutti, se sa, ma a me me piace molto deppiù umilià la gente”, ecco, a me piace di più insultare gli stronzi come Fabio Volo.

Innanzitutto vorrei chiarire una cosa: Fabio Volo non è simpatico.

Non fa ridere, non fa battute divertenti, non è figo. Fa solo battute a sfondo simil sessuale, niente affatto divertenti per una donna, quel poco altro è noia. Il suo programma ne è stata la dimostrazione. E ancora non spiego il successo del suo programma mattutino alla radio, su Radio Diggei, non è davvero paragonabile ad altri tipo il Trio Medusa o anche Platinissima…Fabio Volo è banale.

Fabio Volo sembra originale a quelli per cui Dan Brown è un genio e il Codice da Vinci un intrigo appassionante di verità storica. Fabio Volo è intelligente per gli stessi per cui Victoria Beckam ha stile, la Hunziker fa simpatia e gli Evanescence sono metal. Fabio Volo è imprevedibile come Striscia la Notizia è giornalismo d’assalto.

Tralascio quel che penso su quelli come Fabio Volo che insistono sul fatto che studiare non dà cultura mentre leggere sì. A parte che non me pare niente de geniale, in qualunque caso, se lo dice uno che non ha studiato…come dire, si imbroda.

Pregiudizi fondati sull’autore a parte, io dico: ho letto tre tuoi libri e ricordo solo il titolo di questo perché l’ho finito una settimana fa. Fatti due domande, visto che i libri degli altri me li ricordo per filo e per segno.

La storia di questa cacata fotonica è questa: donna tra i trenta e i quaranta con matrimonio in crisi si fa l’amante, fa porcherie d’ogni sorta con l’amante, quindi lascia il marito e corre dall’amante che le dà picche. Sta un periodo da sola e poi si mette con un altro.

Il 90% del tomo è la descrizione nei dettagli delle varie copulazzzzio della fedifraga e l’amante: a tre, su rai2, in silenzio, con parolacce, in piedi, sul tavolo, con vuaierismo.

Se dovete leggere di merda, leggete il bugiardino del guttalax.

Voto: 2 (non 1 perché uno fa tanto “primo posto”)

I LIBRI DEL 2011 – BON COURAGE! (post molto molto lungo)

Siccome è un’eternità che non scrivo niente, adesso scrivo uno di quei post difficili da buttare giù, lunghi, didascalici, non necessariamente interessanti.

Insomma, faccio l’elenco commentato dei libri che ho letto nel 2011.

Prima ero brava, recempsivo tutto, poi mi sono persa in scemenze e ho smesso.

Ma soprattutto prima leggevo meno, non avevo il chindol.

Ora, non pretendo che per tutti sia così (questo implica “non cominciate a commentare attaccando il solito pippone sul profumo della carta”), ma io da quandoattingo al formato digitale leggo molto ma molto di più. Possiedo il chindol da febbraio 2011 circa e, a dicembre dello stesso anno, ero a quota trentasette libri finiti. Dal primo gennaio 2012 sono a quota nove libri. Una piccola svolta di praticità, risparmio (io scambio tutto e non pago una fava, lapidatemi!sì!lo voglio) e euforia da tecnologia.

 

Ecco la lista, ho tentato di dare un ordine sensato ma alla fine non ci sono riuscita.

 

RAGIONEVOLI DUBBI – Gianrico Carofiglio

Innazitutto, questo si chiama Gianrico. Fa ridere solo me? In qualunque caso, il libro non è male, parla di questo caso giudiziario di un tizio ingabbiato per traffico (enorme) di stupefacenti che, nonostante quasi tutto sembri inchiodarlo in carcere, lontano da moglie (affascinante e molto bella, ovviamente) e figlioletta, racconta la sua versione dei fatti all’avvocato protagonista. Questi prende in carico il caso e, seppur tra mille tormenti, difende il presunto trafficante con una storia al limite della credibilità. Indovinate un po’ come va a finire? Ecco.

 

NON ESISTE SAGGEZZA- Gianrico Carofiglio

Una serie di raccontini scialbi, non si salva quasi niente a parte – con buona probabilità – il contratto dell’autore con la casa editrice.

 

L’ARTE DEL DUBBIO – Gianrico Carofiglio

Uno si aspetta una gialletto e si ritrova un manualetto. La prefazione dice che quest’opera è nata come manuale e s’è sviluppata come romanzo.

Ma nemmeno per sogno: è un banale manualetto per avvocati su come svolgere un interrogatorio.

Ora, io non sono un avvocato, ma dire che, ad esempio, una vittima di pedofilia non deve essere aggredita con toni bruschi o atteggiamenti ostili non mi sembra una trovata impensabile e geniale…beh, benvenuti ad acquacaldaland!

 

BAR SPORT – Stefano Benni

Probabilmente un manifesto generazionale di paese che io ho letto fuori tempo massimo. Seppur colmo di una serie di rimandi alla vita di paese degli anni ’80 e ’90 (e pertanto convincente), “bar Sport” è l’espressione pura di uno che deve fare il simpatico per forza. E quindi risulta abbastanza insopportabile. Gli spunti ci sono ma vengono puntualmente sprecati: è un libro breve ma poteva esserlo di più.

 

ACCABADORA – Michela Murgia

Un romanzo ambientato in Sardegna cupo, buio, lento ma affascinante. Parla di questa figura tipica dei paesini sardi di una volta che aiutava i malati in quello che oggi verrebbe definito “il fine-vita” (quella che noi sintetici continuiamo a chiamare “morte”). Sdrammatizzerei con una citazione: “Ma mentre parlo tu non mi ascolti/I casi sono due: o non mi ami piu’ o sei morta./ Propenderei per la seconda ipotesi/perche’ emani un fetore nauseabondo” per i soliti pochi ma buoni.

 

IL MONDO DEVE SAPERE – Michela Murgia

Ho scoperto dopo averlo letto che questo libro ha ispirato il film “Tutta la vita davanti” con la Ferilli e la Aragonese. Credo nasca da un blog e si sente, comunque è carino e inquietante.

L’autrice deve essere davvero brava, passa da un genere all’altro senza sbavature.

 

I SEGRETI DEL VATICANO – Corrado Augias

Sentirsi tornati al liceo, all’ora di greco a mezzogiorno del sabato: quel senso di morte che ti pervade in attesa della campanella.

Ho scoperto un sacco di cose interessanti, per carità, ma non vedevo l’ora che finisse.

 

NON AVEVO CAPITO NIENTE – Diego de Silva

Davvero divertente: storia di un avvocato spiantato, succube psicologico della moglie psicologa. Tenta di salvare il rapporto coi figli (una stronza e uno gaio in via di scoperta)mentre gli capita di tutto e di più, comprese implicazioni con la camorra. Lo iumor è napoletano, nonostante un inizio lento poi parte e regge bene fino alla fine. Da leggere al mare.

 

MIA SUOCERA BEVE – Diego de Silva

Idem come sopra, sempre piacevole.

 

CERTI BAMBINI – Diego de Silva

Uno si aspetta la bella storiella da ridere e si ritrova con uno squarcio di Campania aberrante. Si incrociano storie di ragazzini sbandati e abbandonati a se stessi nelle miserie più infime della società (un esempio: la madre che fa prostituire in casa la figlioletta ritardata). Scene da voltastomaco, troppo troppo troppo forti.

 

LO STRANO CASO DEL CANE UCCISO A MEZZANOTTE- Mark Haddon

Una storia raccontata dal punto di vista di un ragazzino con una sindrome affine all’autismo: devo dire altro? Un’ansia assurda, un romanzo che smuove solo brutti sentimenti.

 

L’ULTIMA RIGA DELLE FAVOLE – Massimo Gramellini

Una storia che si pretende poetica, senza riuscirci. Un percorso fiabesco che dovrebbe dare spunti di riflessione innovativi sull’amore, e non li dà. Gramellini voleva mettere su un Giulietta e Romeo ma gli è uscito un Harmony.

 

COSA TIENE ACCESE LE STELLE – Mario Calabresi

Un libro che, a volte banalmente, dà un messaggio positivo di speranza. Incoraggia le persone a credere nei propri sogni, una specie di laifcocc insomma. Gradevole ma non indispensabile.

 

LA FORTUNA NON ESISTE – Mario Calabresi

Cosa tiene accese le stelle BIS, in America. Idem con patate, molta speranza, belle storie.

 

LA BRISCOLA IN CINQUE- Marco Mavaldi

Nella provincia di Livorno viene ritrovato un cadavere..le indagini saranno praticamente svolte da un gruppo di vecchietti che si riunisce dopopranzo al bar e dal proprietario del bar stesso, tale Massimo.Esilaranti i dialoghi per un giallo che ha poco di intrigante.  L’ho letto tutto d’un fiato, tranne quando scoppiavo a ridere (cosa che è puntualmente successa sul treno, davanti ad altra gente che mi vedeva ridere guardando un’agenda di pelle fucsia, cosa che sembra il mio chindol)

 

IL GIOCO DELLE TRE CARTE-Marco Mavaldi

Mavaldi ripropone uno dei suoi poco avvincenti gialletti. Se il bello dei suoi libri fosse l’intreccio, non varrebbero nulla.

Invece la parte migliore è la descrizione della provincia toscana, dei vecchietti “ar barre” che sono un incrocio tra “un lungodegente e un carcerato”.

E’ probabile che l’autore non si sia inventato nessuno dei divertentissimi dialoghi e nemmeno uno dei geniali personaggi, ma gli va comunque riconosciuto il merito di aver messo per iscritto la geniale ironia del pettegolezzo di paese.

 

IL RE DEI GIOCHI- Marco Mavaldi

Anche in questo, come nei precedenti due libri, Mavaldi utilizza l’espediente del gialletto di provincia per riproporre teatrini da bar di paese toscanaccio che strappano sempre la risata.

Stavolta, in più, Mavaldi utilizza i pensieri dell’intellettuale “barrista” Massimo per raccontare le proprie opinioni (più che condivisibili) in fatto di chiesa, di libertà, di scelte di vita. Non si capisce bene perchè lo faccia, ho il sospetto che volesse allungare il brodo o che desiderasse a tutti i costi dirci come la pensa.  Ai fini dell’intreccio, comunque, ci azzecca poco e niente.

 

NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI- Fabio Geda

E’ la storia di un ragazzino che scappa dall’Afganistan e arriva in Italia passando per schiavitù, lavori forzati, viaggi di giorni stipato nei camion, fughe dalla polizia, fame, disperazione. All’inizio sembra far parte di quel filone (che io non apprezzo particolarmente) in stile Cacciatore di aquiloni/Mille splendidi soli ecc ecc. Invece è una storia vera raccontata con semplicità e, proprio per questo, toccante. Finale da lacrima.

 

BUONA APOCALISSE A TUTTI – Terry Pratchett e Neil Gaiman

La storia del bene e del male, incarnati da due angeli amici, che finisce sempre con una musicassetta (ho detto proprio “musicassetta”) che si trasforma in un disco dei Quin. Da non perdere.

 

SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE – Italo Calvino

E’ un libro complesso e che va letto obbligatoriamente tutto di un fiato.

E d’altra parte, o si abbandona alla terza pagina, o si viene avviluppati in una sequenza di storie a scatola cinese.

Nelle mani dell’Autore, il lettore viene trascinato a forza da una scena all’altra senza poterne mai vedere la fine, una corsa da una sala all’altra del cinema senza arrivare ai titoli di coda.

Gli intrighi si infittiscono fino a soffocare ogni speranza di una possibile risoluzione che arriva, magistralmente, all’ultima riga dell’ultima pagina.

Spettacolare.

 

ACCIAIO – Silvia Avallone

Una cosa è certa: questo libro è stato davvero molto sopravvalutato.

A me non è dispiaciuto ma temo che sia solo ed esclusivamente perché descrive una realtà praticamente identica a quella della provincia in cui sono cresciuta (acciaieria, burini con la golf, ragazzine dalla copulatio facile e simili). Compratevelo in edizione economica e leggetelo al mare, dippiuninzò.

 

LA LINCE – Silvia Avallone

Un bel raccontino, in pieno stile Avallone. L’autrice è brava a descrivere la normalità e le sue tristezze. L’unico problema è che, con la Avallone, letto un libro: letti tutti.

 

ACQUA AGLI ELEFANTI – Sarah Gruen

La storia del romanzo è ambientata in un circo dei primi del ‘900, in principio è di una tristezza unica, poi migliora e appassiona.

Fondamentalmente si tratta di un grande romanzo d’amore e sporcizia, i personaggi hanno sempre qualche problema nel lavarsi o cambiarsi.

Pare che la scrittrice si sia documentata molto prima della stesura e si vede.

Insomma, nonostante a livello di stile e originalità questo tomo non sia niente di che, racconta di una bella storia che coinvolge e commuove.

La cosa più bella di questo libro è che nella trasposizione cinematografica c’è Pattinson in canottiera (muciomacio).

 

VIENI VIA CON ME – Roberto Saviano

Non è un libro scritto male. Nemmeno la trasmissione era brutta. Però ogni volta che sento o leggo Saviano ho quel senso di messa della domenica: per favore andiamo presto in pace.

Interessante il capitolo su Falcone, ripetitiva la solita morale patriottica. Un vero e proprio NI.

 

COSE DA SALVARE IN CASO D’INCENDIO – Haley Tanner

Superando l’inizio triste, umido e angoscioso della prima parte di libro, si arriva a un romanzo d’amore e amicizia davvero carino e coinvolgente. Un tributo a quel poraccio di Devid Copperfil che, esclusa la mia generazione, non si fila più nessuno. Una bella storia, qualche lacrimuccia e un eppiend che si lasciano leggere con piacere.

 

SETTANTA ACRILICO TRENTA LANA – Viola Grado

Questo romanzetto è la specie di delirio mezzo acido mezzo montato di tale Viola Grado che sarà anche emergente, ma ci andava bene anche sommersa.

La storia è inesistente e, quel poco che c’è, è raccapricciante (vogliamo parlare degli amplessi in acqua con un cinese handicappato?). Mi scappa di citare “se vi piace tanto la morte, perché non vi ammazzate?”. Bocciatura piena, nessun sei politico né sulla scrittura, né sull’intreccio né sulla lingua. Pagine perse e buttate.

 

I MITI DELL’AMORE – Luciano De Crescenzo

Quando si leggono questi manualetti di De Crescenzo si ha la perfetta consapevolezza che l’autore è un pozzo di scienza storica. 
Fa ridere e insegna, rispolvera intrecci vecchi di migliaia di anni e li rende più attuali di Biutiful. 
Insomma, niente che non mi aspettassi…per fortuna.

 

I LOVE SHOPPING A NEW YORK – Sophie Kinsella

Esiste forse un personaggio più imbecille e privo del benchè minimo carattere di Bechi Blumvud, quella cretina della protagonista di sti libri inutili e dannosi?

Menomale che ho letto l’ibuc perché al pensiero di un albero sprecato per stampare sta sonora cacata mi sarei sentita male. Di una bruttezza rara.

 

IL CONTRARIO DI UNO – Erri de Luca

Che l’autore sia una persona ammirevole, non c’è dubbio. Oltretutto l’autore è prolifico in modo imbarazzante (se non sospetto), pertanto un libro come questo poteva risparmiarcelo: che noia.

 

BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE – Alessandro D’Avenia

Dalla prima pagina si sente che questo è un libro scritto da un addetto agli adolescenti per adolescenti. Infatti se avessi avuto 12 anni mi sarebbe veramente piaciuto. Purtroppo ne ho dhgashfhkjdhfsjdhfotto.

 

FANGO – Niccolò Ammaniti

Ammaniti scrive sempre bene e, anche stavolta, non fa eccezione.

Le storie di moltissimi personaggi (la bella e scema tradita dal ragazzo per la brutta racchia, il fico di paese che fa il gigolò, un mabino appassionato di mortaretti, un ventenne sfattone perso, un malinconico musicista alcolista e altri ancora) si congiungono in una notte di capodanno col solito finale in caciara. Molto carino.

 

IO E TE – Niccolò Ammaniti

Più un racconto che un libro, sempre ben scritto. Ammaniti ha conosciuto momenti migliori.

 

IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE – Clara Sanchez

Non esiste libro più adatto a una lettura estiva. Ok, non ha spessore, ok parte a razzo e finisce come tutti sanno, però tiene incollati alle pagine con un fervore raro anche nei migliori gialli. Bello no, ma fico sì!

 

LA PANCIA DEGLI ITALIANI – Beppe Severgnini

Più che la pancia, la barba degli italiani. Noiosetto e scontatuccio.

 

GESU’ E I SALDI DI FINE STAGIONE – Bruno Ballardini

Il marcheting e la chiesa, praticamente marchétting. Interessante trattato di Ballardini, fruibile anche ai non addetti ai lavori, in cui si spiega perché il prodotto “chiesa” non venda più nonostante la religione vada un casino.  Una bella analisi senza polemiche.

 

LA COLLEGA TATUATA – Margherita Oggero

Un gialletto all’italiana (ovvero il giallo conta poco e niente mentre le descrizioni sono tutto) divertente, intelligente e con molto molto molto Puntemes. Questa storia del Puntemes mi ha fatto entrare subito in simpatia tutto il libro, sarà per il nome. Da leggere.

 

STORIA DELLA MIA GENTE – Edoardo Nesi

E questo me lo sono lasciato per ultimo perché lo voglio veramente insultare.

Da questo libro ho capito una cosa: io odio Nesi. Mi sta profondamente sulle ovaie, come direbbero le femministe. E’ di una banalità che mette in imbarazzo, scritto coi piedi, senza trama e senza messaggio.

In poche parole eccovi la trama:

Ciao, io sono un riccone figlio di ricconi che si sono costruiti la fortuna sul tessile in provincia di Prato, mentre tutti gli altri andavano a Forte dei Marmi io studiavo in America, perché sono ricco e molto intelligente, e entravo in contatto con scrittori famosi, sempre per il motivo di cui sopra. Poi sono tornato in Toscana, perché me lo posso permettere, ho portato avanti in maniera innovativa e geniale la professione dei miei, così mi sono arricchito ancora, ma ho delle velleità artistiche come scrivere libri che vincono premi come questo, sempre perché sono ricco e intelligente. Quelli che andavano a Forte dei Marmi mi facevano schifo ma adesso ci vado pure io a bere sulla spiaggia con la mia figlioletta, ma io non faccio schifo, io vado al Forte con tutto un altro spirito. Poi sono arrivati i cinesi che fanno schifo e lavorano male e non capiscono l’arte della stoffa mia e di quel riccone del padre di mia moglie, che peraltro è bellissima.  Tanto che ci sono vi dico che conosco quel poveraccio di Nuti che ora sbava, bellissima persona, io sono ricco e conosco i famosi, anche se sbavano.

E basta, giuro. Non dice nient’altro. E’davvero un libro di merda, ecco, l’ho detto. E se questo ha vinto un premio, non oso immaginare quelli che l’hanno perso.

 

Prego, fuoco alle polveri!

4 RECEMPSIONI PER CHI HA FRETTA

Innanzitutto se avete fretta perchè state leggendo un blog? Rifletteteci.

Insomma, passiamo ai libri. Stavolta ne recempsisco quattro, tutti regalati, tutti da uomini mori. Ebbene, gli uomini continuano a regalarmi libri…sono sempre più preoccupata. Nonostante continui a schiarirmi i capelli la libreria è sempre più colma. In realtà va detto che segni di miglioramento ci sono…pochi giorni fa Bancario Jones mi ha portato un pacchettino contenente "Scarpe delle mie brame". Se non altro l’argomento è calzante (ah ah, ho fatto la battuta).Sarò molto breve e userò una nuova unità di misura: gli YEAH.  Di seguito la legenda:

anche meno yeah: mah, niente di che, leggete l’etichetta dello sciampo che è meglio

volendo anche yeah: non ci correrei in libreria ma se me lo trovassi tra capo e collo mentre aspetto un treno in ritardo di cinque ore e quelli intorno fossero tutti cessi o donne mal vestite, me lo leggerei

yeah: beh, caruccio proprio, ganzo, da leggere convinti

molto yeah: da comprare anche in versione non economica

megaultrayeah: se non lo leggi sei un cretino ottuso e/o moro

Li recempsisco in ordine di lettura finita:

UBIK – Philip Dick-  tra lo yeah e il volendo anche yeah, ovvero yeah meno meno

Tra le pagine troverete astronavi, gente che legge il pensiero di altra gente congelata, sprai magici e persone in autocombustione. La trama è intrigante, rientra nel mio concetto di fantascienza (soprattutto per la questione "astronavi") e nonostante ciò è credibile. Se all’inizio vi pare di non capirci niente, non temete, è normale. Dick catapulta il lettore nella vicenda come fosse scontato che abbia dimistichezza con poteri psionici e bare frizzer.

Me l’ha regalato a.i. e mi era stato consigliato, prima, da ScimmiaColVestito.

GANG BANG – Chuck Palaniuk –yeah

E’ il mio secondo Palaniuk. E’ stato più bello il primo, senza dubbi.Si tratta della storia di una pornostar in chiusura di carriera che si vuole annoverare seicento omeni. I capitoli sono scritti a giro da una serie di persone presenti sulla scena: il pornoattore che deve chiudere il film, il ragazzino con le rose bianche, l’attore disperato a fine carriera, l’assistente della protagonista. Veloce, fresco, ottima scrittura molto palaniucchiana (in base all’altro, perlomeno). In più si scopre che a copulare troppo e troppo forte ci si può schiattare di embolo.So notizie.

Ah, mi ero sbagliata, questo me lo sono comprato da sola.

MI RACCOMANDO TUTTI VESTITI BENE – David Sedaris – molto yeah

L’autore pare essere un umorista americano che vive a Parigi. Io non ho capito se le vicende raccontate nel tomino siano autobiografico o meno. E’ divertente, composto da capitoli che non c’entrano niente l’uno con l’altro, narrano episodi delle varie ere della vita di quest’uomo, dall’infanzia all’età adulta. E’ gay, ha una famiglia di matti con una sorella cicciona e una zozzona, un fratello rozzo che rutta e una madre maniaca delle buone maniere alla borghese de paese.

Me l’ha regalato Bancario quella sera che siamo stati quattro ore nella feltrinelli di via del corso per comprare le guide del Portogallo.

AMERICAN GODS – Neil Gaiman – megaultrayeah

L’ho iniziato e mollato. All’inzio non mi prendeva. Poi mi sono detta: se Scimmia ti regala un libro, vuol dire che vale la pena leggerlo, quindi vai avanti.

Adesso io non sono capace di stare a spiegare la storia che è davvero complicatissima perchè si svolge su mondi paralleli. C’è gente vera, gente semidio, gente dio. Un cadavere ambulante che lavora a una pompa di benzina, giochi di prestigio con le monete, un galeotto palestrato con gli occhi chiari.

Una delle cose che mi ha più colpito è stato che la moglie del galeotto (che si chiama come la maledetta ex [tu perirai di doppiepunte] di Bancario) muore facendo un servizietto a un tizio e poi torna, bacia il marito vedovo da zombi e lui sente "il bacio freddo e amaro". Cioè, se uno ci pensa, il bacio di un morto solo freddo e amaro può essere. Non so perchè ma questa immagine mi ha folgorato.

So che non ci sono le solite citazioni ma calcolate che tutto ciò è stato prodotto in ufficio, alla faccia del mio contratto malefico e di quei bombaroli che mi pagano lo stipendio.

DUE RECEMPSIONI: CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO e L’AMORE DURA TRE ANNI

Attenscion plis: post tutto cuore-amore

Ultimamente sono un po’ reticente sulle recempsioni. Nel senso, mi pare di leggere sempre cose troppo personali e, di conseguenza, difficili da consigliare.

Poi è successo che l’altra notte, inaspettatamente, mi è entrato nei sogni uno dei personaggi che menzionati qui nel blog (chiamerollo, per brevità, Il Protagonista). Arrivava al mio paesello in treno con un neonato al seguito, suo figlio appena nato. Li sistemavo in camera di mia madre e Il Protagonista, nonostante fosse venuto qui solo ed esclusivamente per me, cominciava a trattarmi male. A dirmi che non sapeva cosa ci stesse a fare lì, che aveva un figlio, che su e giù. E io, strozzando giù domande come "ma quindi lei era incinta mentre ci vedevamo? e tu lo sapevi? e che mazzo fai qui da me?", facevo amicizia con quel frugoletto (che parola da Pollianna, madò). Insomma, tentavo invano di portarli a passeggio tra i vicoli medievali e a prendere il ghiacciolo in un bar che ha chiuso da almeno dieci anni. Il Protagonista continuava a fare lo stronzo e a minacciare, chissà perchè, di prendere un treno il prima possibile per tornarsene nelle sue lande.

Inutile dire che mi sono svegliata malissimo. Ma tipo, che ne so, come uno che s’è mbriagato di vicinet, come uno che ha portato le crocs ad un aperitivo esclusivo. Nzomma, peggio di quando sogno di andare a scuola in pantofole, per dire.

E che c’entra tutto questo con sti libri? Boh. Una connessione, però, ci dev’essere.

(Ah, sì, ho anche sognato Lui nel giardino di mia nonna, ma vabbè).

CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO – di David Grossman

E’ il mio primo Grossman e, per un po’, sarà anche l’unico. Passavo alla Borri per caso (la tessera Feltrinelli non mi tenta ancora abbastanza e poi io c’ho la calamita alla stazione Termini, credo comunque che abbiano licenziato lo Gnomo Libraio, n.d.a.) e ho visto una bella copertina. Il titolo mi ha colpito, la storia sul retro di copertina chettelodicoaffare.

C’è questo tizio, Yair, che vede questa tizia Myriam tipo ad un ricevimento. Non si parlano e non si conoscono ma lui trova l’indirizzo di lei e comincia a scriverle. Le propone una corrispondenza sincera e senza fini pratici. Parlarsi, scriversi, conoscersi. E basta. Nessun incontro è una delle condizioni. Lei accetta.

Il libro si divide in una prima parte con tutte le lettere di lui e una seconda parte con quelle di lei. Si delineano così i profili delle loro vite, delle loro abitudini, delle loro manie e debolezze: il figlio autistico di lei, l’incapacità di essere padre di lui. Le rispettive vite di coppia serene e abbastanza felici ma mai sincere fino in fondo. Due famiglie e, soprattutto, due individui. Perchè all’interno di quelle lettere fittissime e frequentissime, Yair e Myriam trovano il coraggio di essere agli occhi dell’altro, quello che non sono stati mai neanche per se stessi. Si svelano, si scoprono prima a sé e poi all’altro in maniera nuova e inaspettata.

A un certo punto (verso pagina 200) si penetra nella follia d’amore così tanto che, boh, quasi si perde il filo.

Ho sottolineato una marea di passaggi che adesso non posso riportare altrimenti mi tocca pagare i diritti.

Ho deciso senza mezzi termini di leggere immediatamente questo romanzo epistolare quando ho letto la prima riga:

"Myriam, tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi."

(per una roba del genere, sfido qualunque donna a non cascarci)

"Tre, quattro frasi come questa e poi, di colpo, mi hai chiamato per nome. Hai chiamato per nome la materia prima che mi compone. A un tuo semplice tocco ha subito un rapido processo di mutazione, cambiando colore, temperatura, consistenza, modificando la struttura molecolare delle sue componenti nobili rispetto a quelle più vili. Cos’altro posso dire?"

"A volte provochi in me dolori simili a quelli che si provano durante la crescita – nelle articolazioni dell’anima, però." (questa segnatevela da mettere in un bigliettino coi fiori giusti, funzia al cento per cento)

" Vieni, accucciati sotto la mia ala, non dire nulla ma ammetti in cuor tuo che è possibile immaginare il matrimonio anche così: due individui che si osservano, uno di fronte all’altro, in un rito prolungato, lentissimo – il rito dell’esecuzione di una persona amata."

"Ci sono dei geni a cui vengono date le tessere di un puzzle con l’immagine di un pappagallo e loro ne ricavano un pesce. Io ti ho consegnato un parassita e tu hai ricomposto un uomo. Usando gli stessi pezzi ma migliorandone il risultato."

Ce ne sono mille e mille altre, praticamente sembra un libro di storia evidenziato da un ragazzino di prima media: tutto giallo. Ma ne vale la pena.

L’AMORE DURA TRE ANNI – di Frédéric Beigbeder

Peccato averlo letto in italiano e non in francese. Divertentissimo, di quei libri che proprio scoppi a ridere sull’autobus in piedi e la gente intorno ti guarda come se fossi scemo. Molto breve, 140 pagine, si macina in tre ore e racconta la storia di sto riccone scapolone trentenne parigino alle prese col suo primo divorzio. Nonostante il finale, è disincantato, provocatorio e molto ironico.

Siccome ormai m’è presa bene con le citazioni, in questo caso dovrei citare la dedica di colui che m’ha regalato il tomino (non famo battute ovvie, per cortesia, che sono intollerante al latte) perchè è bella bella bella, una di quelle cose che non è che te le trovi scritte dietro le copertine tutti i giorni .

Inoltre, leggendo, mi è venuto in mente un discorsetto fattomi non troppo tempo fa che diceva pressappoco "ma sai, il punto è che adesso mi sembra che…ma poi, cioè, io non ci credo più all’amore, non dura, magari un anno…ma poi…capisci?" E a me venne da rispondere "io capisco molto bene che te ne devi da annà affambrodo" ma non dissi niente. Risi tra me e me delle debolezze nascoste sotto teorie sui grandi sistemi.

Veniamo alla parte veri fanni:

"L’eleganza è questo: mangiare quando si ha fame, bere quando si ha sete, scopare quando se ne ha voglia. Comunque, non aspetterò di morire d’inedia per vedere gli amici."

"L’amore dura il tempo che deve durare, per me è lo stesso. Ma per farlo durare, credo che occorra imparare ad annoiarsi. Bisogna trovare la persona con cui si ha voglia di annoiarsi. La passione eterna non esiste: cerchiamo almeno una noia piacevole."

E poi, la mia preferita, tra le tante sottolineate col pastello rosa:

"Certe ragazze hanno un tale sguardo bovino che vi fanno sentire un treno di campagna."

Leggeteli, leggeteli, leggeteli.

DUE RECEMPSIONI: NINNA NANNA E CASTELLI DI RABBIA

 

Finalmente mi sono decisa a recempsirli, anche se li ho finiti da un pezzo. O meglio, il primo l’ho letto da un sacco, il secondo l’ho iniziato con slancio,interroto con impeto e ripreso a forza per finirlo in cinque secondi netti.

Entrambi i tomi mi sono stati regalati da uomini. Tra l’altro, approfondiamolo sto argomento: perchè gli uomini mi regalano sempre libri? Solo quest’estate tra amici e spasimanti avrò ricevuto sei o sette libri. Cioè, ma le rose? i cioccolatini? tutti oggetti smarriti. A questo fenomeno io do due risposte possibili (e ugualmente inaccettabili): sembro una cretina, un’illitterata completa che ispira scolarizzazione. Oppure – solo ora capisco che è peggio – passo per possibile intellettuale. E sappiamo tutti che nessuna donna è più antisesso dell’intellettualoide che ti diventa tanto cara amica con cui confrontarsi e bla bla bla.

Oddio: ho appena realizzato che se sommo i peli che mi campeggiano beati sugli stinchi e la mia libreria…beh, oddio, la seconda ipotesi prende piede con una certa decisione.

Ma insomma, stavolta sarò breve (no, non farò la battuta banale che più banale non si può "sarò breve e circoncisa", no) e riporterò qualche frase che ho sottolineato, giusto per dare l’idea (e per farvi dire, quando li leggerete "ah, questa è la frase che diceva Lafrangia – in preda a manie di protagonismo).

NINNA NANNA di Chuck Palaniuk

 

Un giornalista con l’aspetto di un assicuratore, una tipa coi rasta rossi e neri, fotomodelle morte, un fricchettone ambientalista fumatore, un infermiere necrofilo, una tizia coi capelli rosa e molto rossetto, tanti diamanti, bambini morti, l’amore ai tempi delle disgrazie personali: tutto dentro un romanzo della lunghezza perfetta. Di pochi libri si può dire che non durino né una pagina in più né una in meno di quanto si sarebbe voluto, è un libro dall’architettura perfetta. Interessante e scorrevole, non banale e non palloso, divertente, macabro, triste e fantasioso in parti uguali. Da leggere senza se e senza ma.

"Gli esperti che studiano l’antica Grecia dicono che all’epoca la gente non si considerava padrona dei propri pensieri. Quando gli antichi greci formulavano un pensiero, era perchè una divinità aveva deciso di dargli un ordine. Apollo gli diceva di essere coraggiosi. Atena di innamorarsi. Oggi la gente vede la pubblicità delle patatine al formaggio e si fionda fuori a comprarle, però lo chiama libero arbitrio. Almeno gli antichi greci erano più onesti."

 

CASTELLI DI RABBIA di Alessandro Baricco

 

Baricco è sempre Baricco, sbaricca in continuazione e fa le bariccate. Lo so. Baricco scrive dialoghi surreali e pianta storie senza spazio e senza tempo. Perde trenta pagine appresso alla descrizione di un viaggio mentale scaturito dallo sguardo di un bambino e poi percula tutti con una fine a sorpresa che gli risolve tutte le questioni in sospeso. In tutti i libri di Baricco (io ne ho letti solo due, ma insomma mi pare che l’andazzo sia quello) ci sono donne abbandonate da uomini poetici,riflessivi, sognatori, innamorati, ma sempre stronzi. Stronzi per qualche ragione profondissima, ma sempre stronzi.

Tutto ciò non mi ha impedito in nessun modo di lasciarmi prendere dalla leggerezza e dalla poesia con cui i personaggi sono costruiti: il piccolo Pert che deve crescere con la giacca del presunto padre, che sarà uomo solo quando la giacca diventerà della sua misura. Pekisch che sente una musica in ogni persona e ha come obiettivo estrinsecare la nota che suona in ognuno di noi. La bella Jun innamorata del marito fedifrago e disposta ad attese interminabili in nome dell’intesa perfetta che hanno quando sono insieme. Hector Hereau, l’architetto innamorato del vetro e di una donna che riduce in frantumi quel poco di senno che gli resta.

Potrei andare avanti per ore a descrivere, ma mi fermo e lascio spazio alle citazioni, che è meglio.

"…noi non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un nostro desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. E solo questo è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante."

 

"Neanche cagare è una delizia. Ma ha i suoi vantaggi."

"…la vita è sostanzialmente incoerente e la prevedibilità dei fatti un’illusoria consolazione."

"C’è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come le medaglie della propria mediocrità. E io sono uno di quelli."

E poi la più bella, quella che sta sul retro di copertina e che infonde un po’ di sano senso di rivincita:

"Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde."

 

 

RECEMPSIONE: CHESIL BEACH

Di Ian McEwan

Me l’ha consigliato GRGA. E’ un libello di poco più di cento pagine. Appena finito mi sono detta "che palle". Invece no, mi sbagliavo.

In realtà la storia non è chissà quanto avvincente, anzi. Florence ed Edward sono inglesi, hanno poco più di vent’anni e si amano. Si amano e quindi si sposano. E dunque devono passare la prima notte insieme, terrorizzati.

Lei ha letto qualche articoletto femminista ma il perbenismo del dopoguerra e una presunta frigidità la bloccano. Lui ha sentito i discorsi degli amici, ha la testa piena di idee del sesso più o meno veritiere e un sacco di ansia da prestazione.

E si ritrovano così a Chesil Beach, dopo la prima cena da marito e moglie, a guardarsi e a sfiorarsi prima che con le mani, coi pensieri. Ma sono pensieri orribili, carichi di tensione, di paure, di aspettative proprie e dell’altro. E tutto condito con la vischiosissima inesperienza.

E’ così che si consuma il trionfo dell’orgoglio e della paura, in un fuoco di frasi non dette e inutili rancori covati, mentre lei corre via dalla spiaggia e lui non sa rincorrerla.

E si arrabbiano e si odiano perchè non sanno di amarsi davvero e tanto.

Insomma Chesil Beach è la storia dei fallimenti del sentimento, una storia triste e tristemente comune.

Di certo non entrerà nella mia top faiv dei libri della vita, ma mi ha fatto riflettere a posteriori e non capita spesso. Da leggere senza troppe aspettative. Magari io ci ho visto dentro più di quanto non ci sia.

RECEMPSIONE: PASTORALE AMERICANA

Di Philip Roth.

Che due palle.

In primis voglio dire che il tomo è tutto sgualcito. Vale a dire che l’ho portato per treni, metro, a piedi, panchine, gabinetto, letto, scrivania, ufficio. Per due mesi. E io non ci metto mai due mesi a leggere un libro. E non è un buon segno.

Ma passiamo alla trama: inizia con una riunione scolastica tra vecchietti. Il vecchietto narratore è uno scrittore ebreo impotente e incontinente perchè operato alla prostata. E non si capisce perchè dovessimo venire a conoscenza di questo particolare. Insomma questo vecchietto scrittore viene incaricato di redigere la biografia del vero protagonista della storia: Levov Lo Svedese. Lo Svedese è un ebreo alto e biondo che pare svedese, che a scuola era un figo, che era campioncino in tutti gli sport, che eredita un redditizio guantificio, che sposa una reginetta di bellezza cattolica e che incarna la kalokagathia dell’uomo americano moderno anni Sessanta.

Insomma questo bravo-bello-ricco e questa intelligente reginetta di bellezza fanno una figlia, Merry. Hanno un allevamento di mucche. La figlia intartaglia (o tartaglia che dir si voglia). E quindi diventa insicura e odia la madre. E non funziona nessuna cura. Allora diventa una megacicciona americana contraria alla guerra del Vietnam e mette una bomba all’ufficio postale. Ammazza un cristiano che stava lì per caso. E poi latita per anni e anni. I genitori si esauriscono e quindi la madre va a farsi un lifting in Svizzera. E poi si fa costruire una casa da un architetto, tutta moderna. La madre si fa anche l’architetto che le sta progettando casa nuova. Intanto Lo Svedese riesce a incontrare la figlia che, nel frattempo, ha ammazzato altre tre persone e poi è diventata giaina, ovvero non mangia e non si lava e respira attraverso un velo per nuocere il meno possibile agli esserini che vivono nell’aere che circonda questo nostro ingiusto mondo.

Il tutto in 458 pagine. Di cui almeno 200 piùccheppesanti.

Dello scrittore ebreo di inizio storia non si saprà più niente. Il libro finisce con un paio di domande niente affatto interessanti o profonde. La critica alla perfetta società americana che in realtà è solo di plastica e bla bla bla bla è solo scontata e particolarmente noiosa.

Non solo, da questo libro non si impara nulla. Né un’informazione, né una riflessione, né un sorriso, né una lacrima. Niente, nada, nisba, no no no.

Sul retro di copertina c’è Baricco che dice che è il libro più bello degli ultimi dieci anni di letteratura americana, il Niuiorcher che esalta sto domandone finale e anche la data in cui ha vinto il Pulitzer Prize.

Mah. E’ proprio vero che de gustibus…

Nonostante ciò dentro ci ho scovato qualche frase davvero bella, qualche citazione che di certo non dimenticherò.

Ne condivido un paio:

"Ci volle un po’ di tempo perchè una ragazza con i piedi per terra come Dawn si abituasse a quella venerazione dei capelli; si sarebbe potuto credere, ascoltando le conversazioni delle altre ragazze, che le possibilità della vita fossero nei capelli: non in mano al tuo destino, ma in mano ai tuoi capelli."

"Scrivere ti tasforma in una persona che sbaglia sempre. La perversione che ti spinge a continuare è l’illusione che un giorno, forse, l’imbroccherai. Che cos’altro potrebbe farlo? Fra tutti i possibili fenomeni patologici, questo è uno che non ti rovina completamente la vita."

"La semplicità non è mai così semplice. Tuttavia, c’è voluto un certo tempo perchè cominciasse a farsi domande. E, se esiste qualcosa di peggio del farsi domande troppo presto nella vita, è farsele troppo tardi."

Insomma, non posso dire "non leggetelo" perchè non si consiglia mai di non leggere. Però, tipo, leggete altro.

I TRE UIMF DI LUGLIO – “SARO’ LA TUA SEGRETARIA MOLTO PARTICOLARE” EDISCION

Adesso sui tiggì molto seri come StudioAperto girano quei servizi bellissimi e innovativi e a forte carattere informativo sulle palestre in spiaggia a Riccione e sul caldo percepito. Silvia Vada ci delizia con battute come "…e allora ragazze spacco matto!" e poi inizia la mafrina sugli amorazzi estivi.

Adesso, sia detto senza se e senza ma: d’estate si copula meno che in inverno e soprattutto con molta più fatica. Il perchè è semplice: la gente mezza nuda tende ad essere più brutta e poi fa caldo.

Quindi io non è che abbia tutte ste scalmane per sti omini a luglio, anzi. Al massimo può uscirmi qualcosa del tipo "ehi, tu….ti va di montarmi….il condizionatore?".

Però, come sempre devo selezionare tre tipini che, una volta raffreddato adeguatamente l’aere, avvicinerei con piacere.

Al terzo posto piazziamo uno alto e giovane:

obama

Al secondo posto ci metto uno che anche secondo me è un po’ un imbecille…ma con quella nonna (o zia?) cosa si pretende? e poi è figo.

marzotto

E al primo ci mettiamo uno che mi sta simpatico, ha la panza, gli occhi belli e poi è popo romanoderoma. Anzi no, è più che romanoderoma, è romanodelatina.

tiziano-ferro

Tanto che ci sono metto agli atti anche un paio di cose che mi scordo sempre di dire:

– non posto recempsioni di libri poichè sono arenata a cento pagine della fine di un Roth (burp!)

– stasera ho bevuto un cosmopolitan solo per avere tra le mani quel bicchiere pieno di rosa e con la ciliegina.

RECEMPSIONE: IL PETALO CREMISI E IL BIANCO

Di Michel Faber.cremisi

Me l’ha consigliato GRGA. Quando gli chiesi "ma di cosa parla?", mi rispose che non era tanto di cosa ma come ne parla.

Insomma l’ho ordinato alla Borri, ho aspettato un paio di settimane e niente. Allora l’ho ordinato dalla libraia zoppa del mio paese e in tre giorni ce l’avevo. Sommo sgomento quando l’ho ritirato: pesa un colpo e mezzo, è enorme. E’ senza ombra di dubbio il libro di piacere più lungo che abbia mai letto per intero (escludo i plurimi tentativi falliti morti a pagina venti de I Fratelli Karamazov). Ha la copertina rossa, il retrocopertina bianco e il titolo scritto in giallone. Non l’avrei mai alzato da uno scaffale se l’avessi incrociato per caso. Me lo sono ritrovato tra le mani con in testa il giudizio positivo di GRGA e un sacco di voglia di farmene un’idea personale. Portarlo avanti e indietro in treno ha portato alla scomparsa degli angoli della copertina e all’insorgere di un gran mal di spalla destra mia.

La storia narra di una prostituta dell’Ottocento, Sugar, e di un uomo facoltoso (William Rackham) che la paga per essere la sua amante esclusiva. A questi due si affiancano in un turbine di andirivieni la moglie di lui (Agnes) gravemente incosciente del tumore che la sta facendo impazzire, la loro figlioletta ingenua e pura, tutta una serie di domestici poveri e incattiviti dalla condizione che li affligge.

Poi, però, nel corso della narrazione si delinea in maniera netta tutta una schiera di attori di secondo piano che assumono un disarmante spessore. Uno per tutti il fratello di William, Henry: deciso a prendere i voti combatte tutti i sensi di colpa possibili per la sua fatale attrazione verso la vedova Emmeline. La disperazione dell’indecisione, la ferocia della colpevolezza inespressa, il dolore della possibilità irrealizzata sono sentimenti che accomunano, prima o poi, ogni essere umano. E in Henry tutto ciò fuoriesce all’ennesima potenza.

Oppure Caroline, colei che apre la scena: una puttana della peggior specie, povera, brutta, ignorante. Quasi la si considera colpevole della propria brutalità sino a che non se ne svela la ragione che è semplice e banale: la vita sa rendere il migliore degli essere umani come l’ultima delle bestie da soma.

Sugar di certo è il personaggio più complesso anche perché è il più profondamente analizzato. Appare raffinata e tanto lontana dal proprio status sociale all’inizio quanto misera e debole alla fine. Illuminata e all’avanguardia all’inizio quanto impotente e limitata alla fine.

Quando i libri sono grossi è bene che siano belli.(Alice Sebold) si trova scritto sul retro, ed è vero. Altrimenti novecentottantuno pagine non si reggono. E io, personalmente, le ressi [cit.].

Insomma adesso non mi rimane nemmeno semplice parlare di un libro tanto lungo  e tanto dettagliato. Posso, però, come sempre, dire quello che non mi è piaciuto: il narratore è onniscente e il tempo della narrazione non coincide con quello della storia. Inoltre, sta minchia di narratore onniscente, (soprattutto all’inizio e alla fine) si rivolge al lettore. E va bene che ognuno vuole sentirsi parte in causa dell’arte che approccia, però la parte me la voglio assegnare da sola, voglio stare lì a guardare e non soppporto che sia lui a dirmi "adesso guarda qui, adesso girati di là". In più certe volte la fa un po’ lunga, tipo quando cita stralci del tutto superflui dei diari di gioventù della povera pazza Agnes. Andava bene anche un po’ meno, decisamente.

Splendide, invece, tutte le sensazioni tattili evocate. Più che gli odori e i colori qui si parla di calore, di freddo, di umidità, di viscosità. Spesso e volentieri l’associazione è fatta con scene di sesso (numerose e dettagliate) o di malattia.

Infine questo per me è stato il libro della prima volta, la prima volta che ho sottolineato. Ho faticato, lo ammetto, a violare le pagine con il matitone azzurro. E l’ho fatto principalmente per GRGA, voleva un mio giudizio a riguardo e ci tenevo che fosse fondato.

Devo ammettere che adesso ne sono felice, soprattutto perché così posso citare qualche stralcio e, magari, invogliare qualcuno alla lettura. Procediamo:

"Agnes non crede nell’esistenza dei sogni. Nelle sua visione del mondo, certi fatti accadono quando siamo svegli, e altri quando dormiamo. E’ conscia che alcune persone – gli uomini, in particolare – guardano con sospetto a quello che succede quando gli occhi sono chiusi e le lenzuola sono ferme, ma lei non ha dubbi di questo genere. Ignorare gli eventi nottutrni come se si trattasse di cose irreali equivarrebbe ad attribuirsi il potere dell’invenzione, e lei sa istintivamente di non possedere alcun potere creativo. Creare dal nulla: solo Dio può farlo. Solo gli uomini nella loro mostruosa arroganza e spudorata blasfemia, possono dissentire! Solo loro possono rinnegare metà delle loro vite, dicendo che tutto ciò non esiste, è pura fantasmagoria!"

" A tutti gli altri ragazzi piaceva più di tutto sentire il suono della propria voce; lui preferiva quella di lei. Né era soltanto la musica di quella voce ad avvincerlo: era la meno stupida di tutte le ragazze che conosceva. Sì, certo, era ignorante dei soliti argomenti che le ragazze ignorano (più o meno ogni cosa che conti), ma lui capiva che aveva una mente insolita e originale….lei vedeva davvero un Mondo in un granello di sabbia, e un Cielo in un fiore di campo"

Insomma, ce ne sono molte altre, ma copiare per me è faticoso e per chi legge è inutile. Vale la pena di spenderci tempo, questo è quello che posso dire.

Se vi interessano le cose serie, poi, non avete che da cliccare.

Precisazione ad uso degli svogliati: una persona a cui avevo parlato dell’opera in corso di lettura mi ha fatto notare che non ho accennato minimamente alla famosa scena del pompino di pagina 142. E’ evidente che potrebbe essere di stimolo alla lettura. Di stimolo, appunto. Ma che trivialità.