DANNO, BEFFA E UN GATTO STUPENDO: CRONACHE DA UN LADROCINIO

Accadono in giro molte cose
che tu lo voglia oppure no
Quando sono con te – Ex Otago 

Il Primate sta facendo un master universitario all’estero, segue le lezioni da casa e poi ogni tanto vola a Madrid per dare gli esami. E’ bravo, prende sempre voti alti, è uno studente appassionato con un accento madrileño di tutto rispetto.
Ma studia. Studia sempre. Studia la sera dopo cena, studia la mattina prima di colazione, studia il sabato e studia la domenica. Ritagliarsi del tempo libero è complicato…ma è questo che fanno le famiglie: progetti comuni di cui ci si divide il peso. E così lui studia e io mi impegno a trovarmi attività da fare da sola.
Così era anche questo sabato, un programma rutilantissimo che mi avrebbe vista destreggiarmi tra un’ora di zumba, una di rialbol (vera palla, n.d.a.), un sonnellino e poi via verso un corso di ciarleston e poi a cena tutti insieme.
E invece.
E invece alle otto di sabato mattina avverto la luce del corridoio spararmisi in faccia, socchiudo gli occhi e vedo il Primate che mi fa:
– sono entrati i ladri a casa dei miei. Ma tu dormi.
Eccerto, hanno svaligiato casa dei suoceri, probabilmente è successo un delirio ma io posso continuare a dormire serena, certo. Come no.
Arriviamo davanti alla Magione Primate Family e troviamo i carabinieri, Romina – la signora delle pulizie, la ex governante e il marito. La porta di casa è spalancata e ci sono dei calcinacci per terra. In pratica i signori ladri hanno attraversato il giardino anteriore della villetta, hanno fatto una scican tra il ginko biloba, l’acero rosso giapponese e la magnolia bianca, hanno spaccato un vetro e le grate di metallo, sfondato a martellate dal muro l’allarme e si sono diretti alla ricerca della refurtiva.
Ora, la casa dei miei amati suocerti è a dir poco enorme. Quattro piani, divisi ognuno da una doppia rampa di scale, stanze una nell’altra, uno studio, una taverna, due mansarde, non so quanti bagni…insomma non è una casa di lusso, come si potrebbe pensare da fuori, la mobilia è ancora anni Novanta, però è davvero gigante. Ora, io mi metto nei panni dei signori ladri e mi prende lo sconforto: doversi fare al buio, con la torcetta, tutte ste scale di marmo, dover rovistare in una quindicina di cassettiere da dieci cassetti l’una per poi scoprire che , no, mio suocero non colleziona orologi e no, mia suocera non porta diamanti bensì ama la bigiotteria.
Alla fine qualcosa hanno pure arraffato, ma hanno avuto il buongusto di non cappottare la casa e, soprattutto, di non smurare la cassaforte e, ancor più importante, di non fare del male al nostro meraviglioso micio lungo un metro e dieci.
Nzomma stiamo lì io, Romina che con l’italiano fa pure fatica e ha un Q.I., porella, al limite delle capacità normali. La ex governante, settant’anni e non sentirli, nfatti è sorda. Il marito, un adorabile giardiniere settantacinquenne a forma di babbo Natale che non parla una parola di italiano, o dialetto lombardo o muerte. La carabiniera umbra, la amo, che mi racconta di avere un chihuahua e un carabiniere napoletano tabagista che manco Alda Merini.
Facciamo il giro di casa, tentiamo di fare mente locale per capire cosa manchi, cerchiamo di calcolare l’ammontare dei danni e della refurtiva, cerchiamo i riferimenti dell’assicurazione da attivare….insomma, attiviamo il protocollo d’urgenza familiare. La burocrazia, come da copione, ne è parte integrante e quindi via a dare le generalità al gentile carabiniere partenopeo. Come si chiama sua madre, professione “pensionata” corretto?, e il nome di suo padre, e la data di nascita e “ah, fai il giudice? ah ma a Milano? a ma è in servizio?”. Registra tutto con dovizia di particolare, nel frattempo il Primate va nella stanza accanto a fare una chiamata e io rimango ad ascoltare il carabiniere che chiama la centrale e si accerta di ripetere quelle sette o otto volte che è stato proprio “un furto ai danni di un giudice, capito, un giudice di Milano ed è proprio il caso di chiamare la scientidica per i rilievi”.
Nchessenzo? I RIS? Ma perchè? Non c’erano armi, la refurtiva era un bel po’ ma insomma non parliamo mica di decine e decine di migliaia di euro. Non ci sono morti, il gatto sta da Dior, hanno spaccato giusto una finestra e questo chiama la scientifica per i rilievi?
Chiedo spiegazioni e mi dice “ma sì in questi casi è normale!”.
Io, con le mie caccole negli occhi e la maglietta di topolino, rimango perplessa e incuriosita. Arriva un nucleo di due tipi della scientifica dell’hinterland e fanno esattamente quello che ci si aspetta da Grissom e Sarah, ma con meno fascino e senza entomologia: guanti, polverina, pennellino morbido, occhiali, macchina fotografica, lastrine adesive.
Una figata senza senso!

grissom

Fanno foto ovunque, ci spiegano come si rilevano le impronte e come sia evidente che i signori ladri portassero i guanti nella Magione Primate Family. A un certo punto arriva un terzo tipo della scientifica che non fa altro che girare per il giardino a fare micio-micio-micioooo psssspsssspssss al nostro gatto, intervallando ogni tanto con “ma quanto è bello questo gatto!”. In effetti è stupendo, lo ha rilevato anche la scientifica.
Poi se ne vanno.
Rimaniamo per le ultime formalità con i carabinieri al che, il napoletano dei due, ci tiene a uscirsene con :
– io ora non voglio parlare di politica, eh, per carità, ma quando Salvini dice che in Svizzera il 50% della gente è atmata e mica succedono queste cose, mica ha tutti i torti eh…
Ora.
Sei un carabiniere.
Sei napoletano.
E inneggi a Salvini.
Che è che non capisco? Ci dev’essere qualcosa che mi sfugge, pefforza. Daje, pefforza.
Ho provato brevemente a spiegargli che la Svizzera di ladri è piena, solo che sotto al milione di euro non si scomodano manco, figuriamoci per quattro collanine. Il Primate intrappolato nel paradosso del derubato che deve spiegare perché non si spara ai ladri (lo amo anche per questo suo essere banalmente sensato). Ma lasciamo perdere che abbiamo bisogno di tutto ora, tranne che di una polemica con quella figura mitologica che è un terrone leghista.
Poi arriva il fabbro dell’assicurazione, Mastro Geppetto,  un simpatico signore con la sua attività artigianale che si mette a spiegare come funzionano le assicurazioni al Primate, che sarebbe giusto giusto un avvocato civilista. Ma ci sta, d’altra parte si è trovato davanti un uomo barbuto e felputo mezzo acciaccato e con le occhiaie, nessuno ci avrebbe scommesso uno scellino sul suo essere Law&Order.
Comincia con seghetti e cacciaviti a smontare i vetri rotti, smanetta a tutto spiano sulle inferriate. E immantinente parte anche l’immancabile pippone sulla situazione della giustizia italiana, sulle assicurazioni, sulle forze dell’ordine e gli immigrati, ovvio, loro, i nostri beniamini immigrati, protagonisti di qualunque lamentela all’italiana della P/E 2017.
E il mio Gerry Polemica d’ordinanza, il bellissimo Primate, non solo doveva pazientemente reggere la scala al fabbro mentre la sua casa d’infanzia era stata svaligiata, no, lui doveva anche sentirsi gli strali dell’uomo della strada contro tutto e contro tutti.
Secondo il nostro Mastro Geppetto comunque, alla fine della fiera, la colpa è della magistratura tutta con speciale menzione di colpevolezza per i giudici, questi incapaci che li mandano dentro due giorni e poi tutti a spasso, non gli fanno mica niente a quelli lì, perché ai giudici non gliene frega mica niente, questi vanno in giro subito, manco mezza giornata di galera, i giudici non lavorano mica, basta guardare  i tempi della giustizia, i poveri cristi in galera e questi qui invece nelle case al mare.
Ed è lì che, con la maestria dell’inconsapevolezza, è uscito dalla cucina Pater Primatae, mio suocero, che spippacchiando dalla sua pipa di legno, con espressione severa ma curiosa, pronuncia:
– Primate, ma glielo hai detto tu al signore che io sono un giudice?

La verità ti fa male, lo sai  Mastro Geppetto?

MAMMA CHE NE PENSI DI UN ROMANTICO A MILANO? [cit.]

Il primo post del Duemilaeundici ragazzi! Eddaje.

Spero siate tutti ingrassati, come in Natale prevede. Che abbiate ricevuto regali molto fighi, come il Natale prevede e vi siate annoiati parecchio sbronzi al cenone, come Capodanno prevede.

Siete sfuggiti ai film natalizi a reti unificate? Avete resistito al richiamo delle vetrine in attesa dei saldi? Io sì. Per un semplice motivo: c’era da me Primate Abbigliato aka Uomo Perfetto e senza peli sulle chiappette rosa.

Ma veniamo alle questioni interessanti: no, non il fatto che devo bruciare le lenzuola, no, non il fatto che mi ha regalato un chindol (un chindol, ragazzi, un chindol! È veramente un figo il mio ragazzo!), no, non il fatto che mi ha portato i fiori, il vino e il tiramisù, no, non il fatto che ha dormito con delle braghette fiorate del mio pigiama estivo mantenendo una delicata virilità, no, non il fatto che è stato gentile e cortese con tutti i miei amici sbarcati a Roma per il Sansilvestro in mia compagnia né che ci siamo visti. No no no, niente di tutto ciò.

Le questioni interessanti sono le rispettive presentazioni parentali.

E qui va fatto un chiarimento: quando io vado dal Primate incontro i procreatori in entrata e in uscita, quando il Primate è qui per lunghi periodi (come stavolta) la mia genitrice ci invita a pranzo in maniera piuttosto continuativa.

Arrivo dal Primate con ore e ore di ritardo il famoso venerdì diciassette, quando degli imprevedibilissimi 3000 millimetri di neve decembrina hanno bloccato le Ferrovie dello Stato. In piena notte esco dalla stazione e c’è lui ad attendermi con due maglioni e una felpa, sono le 2.30 nella notte milanese, la Madunina viene invocata molte volte e in molti modi.

Lo trovo a questionare con la polizia che non lo fa accedere a prendermi il trollei.  Insomma andiamo da lui e io scrocchio un sonno di tipo 10 ore filate con filo di bava annesso. Mi sveglio e mi porta la colazione a letto. Lo amo e mi rimetto a dormire beata.

Morale della favola, emergo dalla sua stanza alle sette di sera di sabato. Stiamo per varcare l’uscio in direzione aperitivale quando una vocina alle spalle fa: “possiamo avervi a pranzo domani?”. Innanzitutto noterei la finezza dell’invito, in secondo luogo ci sarebbe da mostrare la faccia con gli occhi da cane bastonato del Primate Abbigliato che emettevano fumetti recanti la scritta “scusascusascusa” e in ultima istanza c’è da figurarsi la mia faccia sorridente che sputa un “volentieri, ma certo!”.

Il giorno dopo, domenica, alle tredici io e Primate scendiamo dalla sua mansarda, lui si mette a girare il risotto e io mi metto in imbarazzo mentre Mamma Primate spina il pesce. Papà Primate mette il vino nella neve.

Una botta di culo mi fa scoprire che Mamma Primate è vegetariana e nessuno mi costringerà a mangiare animali terrestri in cadavere cotto.

Alcuni dati fondamentali atti a comprendere la portata dell’evento:

Lochescion:soggiorno di casa Primate con decorazioni natalizie a profusione

Numero di partecipanti:4: io e i tre membri della famiglia Primate

Allestimento:tovaglia in tessuto giallo, piatti con un fiore rosa e verde, 2 bicchieri, posate d’acciaio

Menù:Risotto ai quattro formaggi, pesce al forno con olio e limone, fragole e cioccolatini portati dall’ospite (che sarei io), il tutto annaffiato da acqua naturale e vino bianco

Argomenti di conversazione:il mio lavoro, la mia città natale, le bellezze artistico-paesaggistiche della terra umbra, amici abitanti naa capitale

Durata:dalle 13.00 alle 14.00

Discorso di chiusura a cura di Mamma Primate consistente in “adesso vi lasciamo liberi che avrete da fare le vostre cose”. Stima imperitura da parte mia.

Primate arriva a Roma il 30 dicembre in occasione del Capodanno e delle ferie prolungate. Genitrice comincia a rompere sulla data in cui ci presenteremo a pranzo. Patteggio per l’Epifania. Prendiamo un treno e arriviamo nell’Alto Lazio. Mio zio ci viene a prendere con  una faccia tra lo sconvolto e l’addormentato e esordisce parlando della sbornia della sera prima. Andiamo a casa di mia nonna e mia zia non fa entrare Primate in casa perché non ha messo in ordine. Mia nonna fa un caffè e poi partiamo in macchina: io, Primate, zio e Nonna sorda.

Parte una musichina dalla radio del mezzo meccanico e, dopo 10 lunghissimi chilometri giungiamo a destinazione.

Alcuni dati fondamentali atti a comprendere la portata della catastrofe:

Lochescion:casa nel bosco, in un paese in cui finisce la strada

Numero di partecipanti:11: io, Primate, Genitrice, Zia, Zio, Nonna sorda, Cugino Boro, Fidanzato di Genitrice, Amica di Zia, ZioAcquisitoFascista più moglie e un gattino

Allestimento:tavolata con panche, tovaglia di carta a quadretti, ceramiche da osteria, calicetti tondi e brocche

Menù: melanzane, zucchine e peperoni gratinati, salame al tagliere, zucchine e melanzane grigliate all’aceto, fettuccine ai porcini, salsicce arrosto, patate arrosto, peperoni arrosto, tacchino allo spiedo, tiramisù, zuppa inglese, biscotti, vino bianco e rosso della casa, amaro della casa

Argomenti di conversazione: la sbornia della sera prima di tutti i miei parenti, il capodanno degli amici drogati di mio cugino, mio cugino a Riccione che ruba una bici uscito dal Cocoricò, Genitrice che porta i suoi alunni nella caserma dei Vigili del Fuoco e vede che tali Vigili sono dei bonazzi, il vicino bonazzo dell’amica di mia zia, il calendario del Duce portato dagli amici di famiglia e qualcosa che sto dimenticando per autodifesa

Durata: dalle 11.45 alle 17.00

Frasi celebri da ricordare:

“Non ci parli con tua suocera?” (Zia a Primate)

“Quanto sete carucci, speramo che co questo dura!” (Cugino a me davanti a Primate)

“Sto fijo magna e beve: ce piace!” (ZioAcquisitoFascista a proposito di Primate)

“Ve vorrei vedè a voi a ricordavve le cose dopo 47 anni de cene come quelle de ieri” (Zio a tavola)

“Quanto sei bella amore de Zia, ma sei proprio innamorata!Ma che te fa sto ragazzo? Te piace tanto eh?” (Zia a me seduta in braccio a Primate con tono usuale per una quattrenne)

“Ma quanto siete amorosi!” (Genitrice con tono melenso)

“Certo che nelle foto che m’ha fatto vedè mi moje sembravi un terrorista, invece dal vivo sei meno terrorista” (Zio a Primate)

“Ma tu ci capisci quando parliamo?” (Zia che parla a Primate come fosse un audioleso di madrelingua svedese)

“Certo che Primate in quanto a vino, ce dà du piste a tutti!” (Zia che pensa di complimentarsi con Primate)

“Ma com’è la cacca dei ricci?” (Genitrice a Primate che parla degli animali del suo giardino)

Discorso di chiusura a cura di Fidanzato di Genitrice, rivolto a Primate “Veni co me in cantina che te faccio fa el giro de la morte!”

Ai posteri l’ovvia sentenza.

PIETRE VERDI DI BAHIA, AL TIMONE LA FOLLIA

Questa assenza pesa più a me che ai miei (ormai) sparuti lettori, lo posso assicurare.
Nzomma come al solito me ne combinano peggio di Carlo in Francia (modalità vecchia profe delle medie on).
Potrei cominciare a raccontare di quando la Figlia di Mazzinga si è bellamente fatta un cannone alle undici di mattina in ufficio. E poi, alle solite, si è appisolata con una mano al maus e una all’aifon viola coi brilluccichini.
Potrei continuare con l’episodio del Bancario che mi scarica senza batter ciglio dicendomi che tanto tra noi non può funzionare e, al mio pianto nghé nghé, si è presentato con una palet di fard cotti Scianel che scanzete!
Sarebbe degno di nota anche l’episodio in cui incontro la mamma di Bancario che si è appena scolata un gelatino alla grappa. E mi parla, mi parla, mi parla. Il gelato doveva essere davvero forte considerando che il suo commento è stato “è una ragazza semplice e spontanea”. Ho rischiato la paresi da sorriso forzato in quei sette-otto minuti in cui tenevo la pancia in dentro.
E che dire dell’agente immobiliare superboro che mi mostra l’appartamento della vita insieme a AmicaUmbra e MarchigianaMontante? In pratica vorrei cambiare casa, vorrei avere un contratto di affitto in regola per la prima volta in vita mia, quattro stanze da arredare. E sono incappata in un annuncio mediamente banale che ha rivelato un appartamento in centro bellissimo, vuoto e nemmeno da svenarsi.  Ne ho parlato con le mie dirigenti: la prima mi ha detto che sarebbero stati molto interessati a rinnovarmi il contratto “qualora io fossi stata d’accordo”. La seconda ha detto che me lo diranno a fine luglio.
E quindi tutti i chilometri macinati in quel del Mondo Convenienza –ah la cui forza è il prezzo –oh si sono trasformati in quintali e quintali di inutili madonne –eh.
E devo pure trovarmi un nuovo lavoro…e che ci vuole “in questo paese ricco di opportunità per i giovani” [cit.]!
Ma insomma…passiamo alla ciccia. Grga si è sposato. Sì. Lo so, è dura anche per me.
E mi invita con messaggini email superliminali a passare nel suo ufficio. E io ci vado. Mi apparecchio mediamente a dovere, con quel tanto di finto spontaneo che va sempre bene. AmicaUmbra mi fa i capelli mossi, una camicia azzurra, un ginz (tagliaquarantaaa), una bella cinta scamosciata di quelle che ci giri dentro venti volte, un sandalone tacco dieci marrone scamosciato molto clessi. Perle a pioggia, es iusciual.
Il suo ufficio è molto bello, molto in centro, con una vista molto panoramica, molto disordinato e mediamente puzzolente di pipa. Lui ha dei mocassini neri di pelle vomitevolmente harvardiani.
Mi fa vedere la fede, faccio una facciaccia. Se la toglie.
Mi dice che mi sono cresciuti i capelli e che mi stanno bene. Li sfiora.
Mi porge un succo alla pera. Beve dell’acqua leggermente frizzante.
Mi fa vedere una foto del matrimonio. No comment.
Mi racconta del suo addio al celibato in compagnia della moglie. Sì, l’ho pensato anche io.
Mi trova in gran forma, dice. Ma sono sopra i cinquanta, ahimé.
Mi dice che se mi incontrasse per strada. Gli dico che siamo nel suo ufficio, invece.
Mi dice che se a cena illo tempore non notò la spocciatura, adesso nota bene.
Mi chiede di sedermi sulla sua gamba per leggere una cosa al pc. Deglutisco e resto in piedi.
Mi tira il fiocchetto della cinta. Si apre.
Gli faccio notare che è sposato. Per lui non è un problema. Figurarsi per me.
Vede il colore del mio reggiseno [carta da zucchero, n.d.a.]. Chiede se è appaiato. Lo è.
Usciamo dall’ufficio. Saliamo in ascensore. Mi guarda il culo ma non allunga le mani. Ahimé.
Ci salutiamo e prendiamo due taxi. Arrivo al Colosseo e arriva il suo messaggino.
Torno a casa, scendo dalle scarpe. Mi chiama il Bancario perché gli manco.
E io capisco tutto, i valori, la fiducia, l’affetto, i trucchi di Scianel. Ma certe volte anche la mia fedeltà è messa a dura prova.
E comunque riandremo a cena.

 

PICCOLE DONNE VESTONO

Sta arrivando la bella stagione. E io il gerundio lo odio. Nel senso, odio tutto questo periodo in cui sta per…ma non ancora. I grandi drammi della stagione gerundia, poi, sono principalmente due: le allergie ai pollini e le comunioni.
E se per il primo dramma non ho soluzione (essendo io allergica anche agli antistamici) per il secondo ho sviluppato un'amara rassegnazione.
Mi consolo solo con il fatto che non ho parenti e/o amici con figli di quell'età e quindi me la scampo bella ancora per un po'.
In compenso, frequentandomi da circa sette mesi con Bancario Jones, devo scendere a patti con la dura realtà e confrontarmi col fatto che lui ha una nipotina di ben nove anni. Alla sua domanda "cosa le regalo?" io, per solidarietà femminile, rispondo d'istinto "beh, il vestito e le scarpe!".
Ingenuotta. Bancario Jones: uno che pulisce i rubinetti di casa con lo sgrassatore e non sa che Camper sia anche una marca di scarpe oltre a un furgoncino col letto dietro.
Morale della favola "senti amore, ho parlato con Mamma di Nipota, ha detto che non ci sono problemi se Nipota viene con zio Bancario e zia Frangia a …"
Zia Coooooosa? Vediamo…a me viene in mente la Zia Pina, la vecchia zia, la zia Maria…insomma: immagini di vecchie bacucche con le pantofole. Caro il mio Bancario, non ci siamo no no no. Ma poi, ma ti pare che devo portare tua Nipota in giro per negozi per bambini? Mmm..no.
Alla fine, promesso un po' di sciopping con la sua carta di credito e un biglietto poltronissima per Chezz, cedo.
Andiamo a prendere questa pupetta di nove anni, quarta elementare, dopo la messa di domenica mattina. Direzione centro commerciale. Lui mi avverte che la bimba potrebbe essere timida, che io sono un'estranea e bla bla bla, sottovalutando alla grande il mio potenziale da bebisitter.
Insomma arriva Nipota: alta come me, taglia 20, capelli lisci e castani con riflessi oro. Uno splendore. Mi rimbambisce parlando di danza, alla faccia della timidezza. Nonostante sia alta un metro e mezzo e abbia diciottanni meno di me, sento subito che questa bambina mi piacerà e che io piacerò a lei.
Parere fondatissimo sulle seguenti affermazioni di Nipota:
– questi pantaloni mi stanno larghi, ho le gambe magre e mi stanno meglio tutti stretti
– preferisco i ginz coi brillantini
– questa maglietta è volgare
– questa gonna è troppo appariscente
– vorrei un vestito bianco, così mi illumina, blu è troppo scuro, io già volevo i capelli biondi e invece ce li ho marroni…
– voglio tutto bianco, al massimo rosa
– il vestito così è troppo semplice, io lo voglio con il tul…
Ma soprattutto: io quando vado da nonna mi metto sempre le sue scarpe col tacco a spillo e ci cammino, mi piace tanto il rumore che fanno i tacchi quando cammino.
Musica per le mie orecchie.
Insomma, io e Nipota ci capiamo alla grande: pizzi pazzi, frilli fralli, strass a pioggia, valanghe di rosa confetto. Compriamo di tutto e di più: cinte, golfini, calze a rete e a fiori, abiti con maniche a palloncino e roselline di tul, C'è simpatia tra di noi mentre "zio Bancario fa la sua funzione, porta le buste e paga, non ti preoccupare tesoro…"
Nella sua beata ingenuità, domanda "zio ma non è che poi diventi povero?"
E io che rispondo abbomba: "no Nipota cara, zio non diventa povero, zio prima di diventare povero mi deve comprare queste"_4minisandalo-sergio-rossi-primavera-estate-2010

 

FEEL THE LOVE GENERATION

Allora la mia mamma è venuta a trovarmi perchè va in Francia la settimana prossima e dopo ci manchiamo tanto tantissimo. E poi io avevo la bua e quindi le mi ha preparato le zucchine, i pomodorini al forno e tutte le cose che mangio io e che non ho voglia di preparare avendo la bua e me le ha portate a Roma.
Insomma tanto bene alle otto e mezza di mattina io e la mia mamma sentiamo tanti rumori che sembra la guerra, trum trum brim brum che sembra l'inzio di un video degli Oasis
Allora ci ricordiamo che oggi, vicino a casetta mia, ci sta una festa grande grande. La festa dell'amore che è un sentimento bellissimo e molto più bellissimo dell'odio e dei comunisti.
Allora dopo si sentono le canzoni napoletane che vengono dalla finestra e capiamo che sono quelli della festa dell'amore che sentono le musichine perchè loro sono felici perchè si ameno e si rispetteno.
E dopo usciamo perchè la mia mamma deve prendere il treno però ci dicono che la metropolitana vicino a casetta mia è chiusa, per sicurezza. Infatti di sicuro perdiamo il treno se non ci sbrighiamo.
E incontriamo un gruppo in maschera, tanta gente con queste bandiere dell'Italia e io dico a mamma "Mammina, io non ho la tele da qualche mese, ma che ci stavano i mondiali e li abbiamo vinti ancora?", ma a mamma non risulta.
Allora scendiamo nella metro più in là ma c'è tanta fila dell'amore e non riusciamo a prendere un biglietto. Allora chiedo a tutti questi militanti dell'amore se per cortesia mi fanno fare un biglietto ché la mia mamma deve prendere il treno e stiamo facendo tardi. Ma loro mi dicono che hanno il treno pure loro, per Milan, e che quindi mi attacco e faccio la fila. E io, con fare meravigliato, domando: ma voi non siete quelli dell'amore? e allora fatemi fare un biglietto, amorevolmente!
L'unico che mi fa passare avanti è un ragazzetto giovine giovine, con l'accento bergamasco, che è venuto in gita a Roma Ladrona col cappellino della squadra dell'amore.
Alla fine il poliziotto ci fa passare senza biglietto. Io gli dico che non è molto giusto, che il biglietto lo devono pagare tutti e bla bla bla.
Insomma la mami prende il treno, io accompagno Bancario a comprare un regalo ad un'amica nella speranza che tutto l'amore si dissipi in vari convogli e se ne torni da dove è venuto. Vane speranze, le mie.
Nzomma arrivo nuovamente alla metro non proprio sotto casa mia ma comunque vicina e lì vedo l'orda dell'amore che intasa tutto.
Scopro che Capitan Amore ha pagato i mezzi pubblici a tutti (senza per questo rimborsarmi il corrispettivo di due ore di abbonamento prepagato). Aspetto, con altre persone. Aspetto ancora. Un altro pochino. Un quarto d'ora, bloccata nella fetida stazione della metro, senza andare ninzù ningiù [cit.]. Mi viene in mente di dire al poliziotto se per favore crea un cunicolo da cui farci emergere. Niente.
Allora insieme a altri quattro sfigati come me, mi dico che questa è l'orda non pagante dell'amore e figuriamoci se non ci fa passare. E invece no [cit.].
Allora comincio a dire, con una faccetta un po' nervosa, ma solo un po' (e anche comprensibilmente, visto che stavo sottoterra da un quarto d'ora buono) PER FAVORE CI FATE USCIRE? PER FAVORE? PER FAVORE! E un signore mi dice che non devo spingere. Ma 'nfatti io mica spingo, chiedo per favore e sto ferma.
Dopo cinque minuti che stavo lì ferma, guardo, e tutti fanno ulabadula, accenno un "eddai, fateci uscire, noi abbiamo pure pagato!".
Allora, senza né a e né ba, un signore, sulla sessantina, arriva tutto bello imbandierato e col cappellino che lo fa sembrare un'infelice al centro estivo e mi dà uno spintone contro al muro a piene mani.
Io resto allibita. Nessuno fa niente, tranne una signora dietro di me, anche lei in fuga che strilla CALMA!CALMA!
Ma figuriamoci se il vecchietto dell'amore mi vuole spintonare, lui è per i buoni sentimenti, gli sarà sfuggito un abbraccio di comprensione per la mia triste sorte di persona bloccata sottoterra.
Io, stizzita, dico che, insomma, ma che modi di abbracciare sono quelli, ma che schifo, ma insomma…
E una signora, dietro mi apostrofa con "la stronza che sei! puttana! vergogna!" che immagino, tradotto dall'amorese all'italiano, voglia dire "cara ragazza, ti auguro un'uscita dalla metro piacevole e veloce!".

Però secondo me aveva ragione il mio amichetto Scimmia che mi vuole tanto bene e mi consiglia sempre cose giuste. Lui mi ha detto infatti che quando una signora che sembra mia nonna mi chiama "stronza puttana", è buona educazione rispondere "signora cara, voglio diventare ministro!".

 

CHE COLORE HA LA FELICITA’?

Insomma io sono in piena sindrome premestruale. Ho dei peli spadoni assassini. Alla "chi di spada ferisce" proprio. Ho vaticinato che perirò di ceretta, dunque. Giovedì alle quindici.

– solo gamba?

– no no, tutta.

– anche braccia?

– ho detto tutta: gambe, braccia, ascelle, inguine. Quella assassina, per capirci.

– aha. Allora giovedì dalle quindici in poi.

L’estetista ha detto proprio "dalle quindici in poi". Orario variabile e indefinibile.

Ho l’umore altalenante tra il peggiodicosìsimuore e vogliouccidermisenzasporcareilpavimento. Che poi, se ci penso, qui in casa ho quel pavimento…come si chiama? perlinato? Non so. Quello con tutti pezzetti di marmo di colori di merda tutti insieme. Che è molto comodo perchè se non lavi per un mese (dicono) ti accorgi dello zozzo solo quando cammini a piedi nudi. Io modestamente cammino con le crocs finte fuxia da tre euri e novanta comprate al supermercato.

Insomma che è successo in questi giorni? E’ tornata la genitrice dall’America. Ha comprato una valigia solo per portarci tutte le magliette che ha comprato. Mi ha riportato una quantità di roba industriale tra cui un boccione di ScianzOfresc. Di molto bono. E delle ciabatte di Minni. Gli orecchini di Minni. La maglietta di MichiMaus. La maglietta dello Iuta. La felpa della Biuaiù. E ha visto gli scoiattoli. Ha vomitato dopo aver mangiato alette di pollo fritte. Insomma, le cose dell’America.

Sono andata al riding di Tcc con AmicaUmbra. Ieri sera. Ho scoperto una serie di cose: Tcc non ha più il cordino. Tcc si è dimagrito. Tcc – scarpe escluse- si era vestito meglio (ma su questo ho delle riserve, non escludo che l’assenza del cordino abbia fatto effetto ottico migliorativo sul resto). Tcc ha una tipa bionda che indossa un costume rosa sotto un top a fazzoletto (notevole, direi, la ragazza). Tcc non odiarmi se faccio gossip. Tcc mangia patate arrosto per cena nel localino radical scic.

E devo onestamente dire che Tcc, senza il suo cordino salentino, perde in fascino. Se qualcuno sta pensando "ecco che sono cambiato- ecco che non sei più quello di una volta", ebbene sì, ci ha azzeccato.

La settimana prossima, quando avrò finito la prima grossa parte dello stasg, andrò a cena con tutte le VampiroGherls, Vampiro compreso. Evviva evviva. Che bello tornare a Roma per andare a cena con lui. Non mi par vero. Che poi Roma è fresca adesso, sì, me l’hanno detto.

Insomma ho un umore di merda. Se non si fosse capito. E le mie simpaticissime mestruazioni estive tardano ad arrivare. Non sono preoccupata, sono solo di molto incazzata.

Allora stasera mi chiama AmicaUmbra e mi fa: passo a vedere una stanza dalle tue parti, mi accompagni? No, no, sono già in pigiama. Vieni a cena da me, faccio qualcosa al volo.

Ma di accendere i fornelli con sto caldo non se ne parla proprio. Faccio un’insalata. Si ammoscia in un nanosecondo. Che infinita tristezza.  Quindi arriva AmicaUmbra e ordiniamo una pizza. Ma l’ordine minimo sono dieci euri. E’ dunque buona norma ordinare 4 supplì al ragù vegetale e le mozzarelline fritte. Guardì che ha già superato i dieci euri minimi. Oh, ma nzomma, prima devo superarli e mo non va bene? E dunque mi mandano omaggio anche una crep alla nutella e una pepsi. Io odio la pepsi e la coca. Vorrei prosecco, ma in casa non ne ho e AmicaUmbra deve prendere l’ochi per cui non può bere. Acqua lissia e freshca.

Quindi, siccome i miei post hanno alle volte una logica circolare, vorrei rispondere al titolo. Che colore ha la felicità? Non lo so. Ma ne conosco il prezzo: undici euri e trenta.

FAC-SIMILE

Tra le tante e tante cose che ho da dire stanotte, ho scelto di dirne tredici. Tredici. Tredici tra le cose che vorrei dire.

La prima è che è stato l’anniversario della mia laurea e me ne sono dimenticata per i troppi impegni, invece mi avrebbe rincuorata molto ripensarci.

La seconda è che ho scritto di nuovo al Ciclista e lui non mi ha più risposto. Gli ho scritto che mi manca, e so di mancargli anche io se tutti i giorni viene dalla Spagna a leggere gli aggiornamenti del blog.

La terza è che contro ogni regola del buon senso e dell’amor proprio ho troncato la mia mezza storia trabiccolante, scegliendo di non abbandonarmi al contingente e adesso sono una vera SoraCamillaDOCG.

La quarta è che oggi parlavo con la mia genitrice e una nostra amica comune di uomini, e continuavamo a domandarci perchè per noi è così facile fidarci di un’intuizione pure quando forse è sbagliata mentre per loro è così poco…sempre così troppo.

La quinta è che non c’ho voglia di tornare a Roma, e non vado più a Villa Borghese ma il pensiero di stare altri tre giorni nella ridente Umbria mi ammazza.

La sesta è che, ironia della sorte, ieri sera sono stata invitata a mangiare la paella. Ne ho mangiati tre piatti. Ché a tavola e a letto non ci vuole rispetto.

La settima è che sto ingrassando troppo, e sono bianca come un cencio. Urgono diete e lampada. E’ che non c’ho nessuna voglia di mettermi a dieta, né di spalmarmi al sole. Sento solo necessità vitali di sonno e pappa. E a loro mi arrendo, vigliaccamente. Se tengo il punto sul resto della mia esitenza, da qualche parte dovrò anche cedere (per qualche parte leggi saldi, pappa, nanne).

L’ottava è che stasera mi sono scofanata un piatto di peperoni insieme a RagazzaD’Inglese1.

La nona è che ho scoperto che il mio blog è letto da gente che non commenta e, mi può anche far piacere, però -chemmazzo- date un cenno, ché qui si lavora. E comunque la gente che segue il mio blog stanno veramente male. Venti mi manchi.

La decima è fac-simile.

L’undicesima è che voglio fare un mese senza bussola e vedere dove arrivo. Non so se ne avrò il tempo, ma l’idea di essermi abituata a vivere con l’orologio al polso non mi piace manco un po’. Intanto lunedì se ho tempo vado al riding di Tcc.

La dodicesima è che le Olstar rosa che comprai qualche tempo fa mi fanno male ai piedi. E’ assurdo. I dodici mi indolenziscono appena la caviglia e le Olstar mi massacrano le piante. Mah, quando una è VeraBionda c’è poco da fare.

La tredicesima (che secondo me porta sfiga solo a chi ci crede) è che  chi non risica, alla fine rosica. E io ultimamente sto rosicando.

E’ un post insensato? Poèsse. E’ un post per molti, ma non per tutti.

LA DONNA IN BALCONCINO SUL BALCONCINO

No, non sono morta.

Ma non sono nemmeno troppo viva, a livello blogghistico intendo. Cioè, mi sono trasferita, sono già andata a mangiare il gelato a Campo de’ Fiori, a bere il drink a Piazza Navona e un sacco di altre robe in due giorni. Ho iniziato davvero la dieta (si prega di non sottolineare l’incompatibilità col gelato di cui sopra).

E in tutto questo non ho una connessione a casa.

Lo stasg èm abbastanza un massacro.

Ho il conto in fuxia (ofcorz) ma credo di riuscire a recuperare a breve un’ internetchi, prima o poi. Anzi, si accettanto consigli sulle tariffe. Io sono a mio agio solo coi numeri delle scarpe.

Tra le buone nuove ci sono: la gelateria sotto casa, il giornalaio sotto casa ma – soprattutto – l’autlet della Toigherl sotto casa. Gli risanerò il bilancio, già lo so.

Ah, GRGA ha deciso di darmi udienza la prossima settimana.

La mia genitrice verrà qui oggi a portarmi il cactus. Non so se ho mai parlato di questa storia del cactus. Cioè, nei film americani ci sta sempre la vecchia matta dei gatti (o del parco, a scelta). Io diciamo che sono una pre-vecchia e non ho un parco. Né posso avere gatti (causa allergia a livelli fatali) quindi mi sfogo col cactus. Intendendo per cactus proprio una di quelle piante a forma manganellica piene di spine. Ce l’ho da Pasqua, più o meno. Mi dà grosse soddisfazioni, di fatti – da bravo figlio glemur che è- il mio ppampino ha fatto i fiori. Delle margheritine tutte intorno a coroncina, bianche.

E – chi ha orecchie per intendere intenda – la mia adorata mammina lascerà il BelPaese per un mese. Quindi il mio ppampino non può restare senza mammina e senza nonnina, indipercuilaquale diventerà capitolino. Spero si trovi bene col basilico sul balcone.

Adesso, prima che arrivi Mammasantissima (anche detto il Vampiro) è bene che mi sbrighi a pubblicare questo merdioso post. La prossima volta spero di poter scrivere grazie alla allora acquisita internetchi, dopo aver messo la scrivania sul balcone, in compagnia del mio ppampino e del suo amichetto Basy, come Cherri proprio.

Credo seriamente che quando si inizi a dare il nome alle piante è giunto il momento dello Csanacs. Magari, dunque, toglierò la moderazione.

GIOVEDì (NON DA) GNOCCA

Succede che ieri era il mio primo giorno di ferie. Evviva! Gaudio! Giubilo! Trombette festanti! Stelle Filanti! Ricchi premi e cotillons!  E invece no.

Mi alzo alle nove e mezza il che, di per sé, è una vergogna per il primo giorno di ferie. Comunque cerco di recuperare uscendo a comprare uno smalto solo glemur fucsia scuro e qualche prodottino per la pelle che, si sa, in primavera fa le bizze. Trovo addirittura una ceretta ai frutti di bosco: rosa e profumata. Faccio scintillare il portamonete e me ne torno a casa. Sulla via del ritorno incontro MiglioreAmicaSecca e Peo (altro amico dell’adolescenza) che mi rendono partecipe del progetto della serata: cena a base di pesce cucinata dal succitato Peo e Pamp (amico di Peo). Il pesce di giovedì in Umbria mi perplime un po’, ma vabbè, è una vita che non esco, mi va bene tutto.

Quindi torno a casa e mi sparo una manicure favolosa a base di fuxia scuro, tipo color lampone, una roba favoluminosa.

Guardo la tele con la mia procreatrice e poi decidiamo di percorrere la highway to heaven: facciamo la pastiera! (a richiesta posso fornire reportage fotografico e ricetta)

Mentre finiamo di infornare queste teglie ripiene di estasi comincio  ad avere dei crampetti alle ovaie…ahi ahi ahi. Non ci siamo, no no no. La mia moleskine annuncia il menarca tra dieci giorni, che storia è mai questa? L’anticipo è assolutamente no-blonde. Al limite il ritardo, quello sì, ma l’anticipo no no no no. Con le ovaie pietrificate e trasformate in due di quegli odiosi ovetti pasquali dentro col fondente e fuori di zucchero colorato (sì, quelli che mi hanno spaccato almeno 4 denti da latte) capisco che la cena di pesce salta inesorabilmente. Chiamo MAS e le dico che mi aspetta, col suo abbraccio bollente, il divano.

E dunque metto su il divuics di Legally Blonde1&2. Vegeto, mangio un po’ di peperoni e un po’ di pastiera calda. Inizia Lipstic Giangol: sono obbligata a vederlo e adorarlo in quanto serie della stessa autrice delle BibbiaFilmata (secsendesiti, n.d.a.). Seguo tutto, sono preparatissima, quando ad un tratto….io guardo mamy, mamy guarda me, tutt’e due guardiamo la bottiglia. MERDA! La scossa! Ebbene sì, magnitudo 5.1. Cioè, non si può interrompere Lipstic Giangol così, a 10 minuti dalla fine perdipiù! Comunque io non ho paura, sinceramente, però sono una ragazza previdente. Quindi decido di operare in maniera sistematica l’organizzazione della mia eventuale sfollatezza:

– di vestirmi non se ne parla, ho fatto il bagno e sono in pigiama, col cacchio che mi cambio

– avverto mio marito di blog e lo informo della mia password

– rendo noto al mondo virtuale che le unghie delle mie mani sono colorate di color lampone, così mi si può  facilmente identificare

– mi faccio la ceretta ai baffi e mi ritocco le sopracciglia (a me la storia che peli e capelli continuino a crescere anche dopo la morte mi ha sempre terrorizzata perché vuol dire che manco nell’aldilà mi libererò del dramma della ricrescita)

– mi metto vicino 2 pastiere, 2 bottiglie d’acqua, il telecomando di scai e i sandali di MaxMara: tutto l’occorrente per essere felice in questa vita e nell’eventuale vita futura

– faccio testamento su scaip e decido così:

le scarpe più piccole a MAS, il resto a lanoisette che ha il mio stesso numero (con l’impegno morale di mettersi quelle leopardate per spiegare l’Umbria nelle ore di geografia)

lo scarabeo a Demonio Pellegrino

i libri, gli smalti e le foto alla mia amica universitaria

le perle ad AmicaGenioBresciana

i cosmetici tutti a makeupoltre e a Bridget Jones

le mutande da scortico e i completini tutti a Rititi, la mia amica portoghese che fa surf (con l’obbligo di sfoggiarli solo ed esclusivamente con serfisti)

l’attestato di laurea a Lui, ché ai titoli ci tiene

i ciddì di Madonna e i vestiti anni ’80 al mio amico gaio che vive a Londra

i diritti del blog (che immagino diventare un best seller di successo) a GRGA ché mi pare il più competente  in materia di comunicazione (e le scarpe di raso nero poiché secondo me ci tiene)

i vestiti all’associazione "Bionde-Tettone all over the world" poichè solo le iscritte possono apprezzare e indossare tutti i miei possedimenti vestimentari

Chiedo inoltre a mio marito, confidando nella sua nota riservatezza, di distruggere tutto il contenuto del mio piccì. Già il mondo dovrà affrontare la mia scomparsa, non mi sembra il caso di smuovere i poteri alti con le registrazioni delle mie conversazioni emmennessiane e scaippiane.Insomma io ieri ho fatto tutte ste cose e alla fine oggi sto ancora qui a scrivere il blog.

Ma dimmi tu.