ARRIVARCI COL TEMPO – Milano Pride 2017

C’è stato un periodo della mia vita, quando ero più piccola e più di destra, in cui ritenevo il gay pride sacrosantissimo ma ripetevo “non puoi andare a parlare di diritti e di politica in tanga e glitter”.
Sapevo, dentro di me, che la rivendicazione era giusta e necessaria ma ero davvero molto ancorata alla forma, non avevo mai sentito la frase “dress for the job you want, not for the job you have” ma – innata maestra di stile – l’avevo fatta mia.
A distanza di anni e a distanza da teorie destrorse che col tempo si sono andate sgretolando, ho capito che il principio che mi animava fosse corretto ma espressione di una visione parziale.

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I diritti si rivendicano come ci pare, il Pride non è solo una protesta bensì la celebrazione del diritto di esistere e di farlo liberamente. Farlo in tanga, coi glitter, con la mia maglietta fuxia abbinata al rossetto o in giacca e cravatta è parte integrante del messaggio: lasciatemi essere come sono e non giudicatemi, sono solo una persona libera.
Nzomma, pe falla corta e pe falla breve, il tanga è esso stesso un diritto, soprattutto quando è il simbolo di una repressione subita e covata per anni, da cui ci si è finalmente liberati.

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Bisogna andarci, al Pride, soprattutto se i diritti li si è acquisiti per nascita, soprattutto “noi etero” che non abbiamo mai dovuto lottare per veder riconosciuto il nostro amore e la nostra voglia di mettere su famiglia, bisogna andarci per fare numero e per far capire che le battaglie di civiltà non sono appannaggio delle minoranze interessate, ma sono tali solo se investono tutti, bisogna andarci perché un diritto che non è di tutti si chiama “privilegio” e i privilegi sono per gli stronzi.
Bisogna andarci al Pride, soprattutto “noi famiglie tradizionali” a dire che nessuno deve restare in ombra e a dimostrare che estendere un diritto che noi abbiamo a qualcun’altro, non ci priva di nulla ma anzi ci arricchisce della serenità che vivere in un posto equo, giusto e sensato sa darti.
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Andare al Pride è sempre una buona idea: è d’estate e nel primo pomeriggio, quindi il sudore detox è assicurato, è pieno di bei maschioni in mutandine che si muovono sexisexisexi che non fa mai male alla vista e alle ovaie, a livello di beautylook è sicuramente un evento da cui trarre molta ispirazione, vedere le drag farsi un chilometro lanciato sotto il sole in calze a rete e tacco15 ci fa ridimensionare il mal di piedi degli sposalizi, vedere un omaccione con la barba nera e il rossetto verde che mi dice “cara ma è etero? madonna che bono!” indicando il Primate – poi – è impagabile.

Questi sono i miei scatti, fatti con un cellulare attempato ma con una bella cover e saturati a mille con un programmino gratis, non sono appassionata di fotografia (ebbene sì, esistiamo anche noi) ma sono appassionata di umanità e questa ne è una fetta veramente interessante.

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WEDDING FOR BLONDIES – I 15 GRANDI MA ANCHE BASTA DEI MATRIMONI 2017

Post lungo e rivolto principalmente alle gentili donzelle perché, non nascondiamoci dietro un grissino, l’organizzazione del matrimonio è una psicosi che dà il meglio di sé con le menti femminili (no, nessuna teoria del gender)

Quattro anni or sono scrissi questo post in cui elencavo i 15 punti da tenere a mente per organizzare un matrimonio della madoro, confermo a distanza di tempo che avevo ragione su tutta la linea.
Da quel dì molte pantegane hanno nuotato sotto i ponti e, soprattutto, abbiamo assistito inermi al proliferare di riviste, pagine feisbuc, blog, canali instagram e tanta tanta tanta tv a tema “wedding”. Penso che se Cielo e RealTime smettessero di passare programmi sui matrimoni la programmazione si ridurrebbe al melange di grigio, le righe di colore e Gordon Ramsey. tv colori
Ringrazio Dior per essermi sposata prima che tutto questo accadesse, quando questa bomba di confetti e petali di rosa sintetici comprati su AliExpress a due centesimi al quintale esplodesse, permettendomi così di vivere il mio grande giorno in relativa serenità e facendo cose che piacevano solo e soltanto a me. O quantomeno di sfuggire il più possibile all’influenza auanagana che l’America sta avendo sulle nostre cerimonie nuziali.
In questi quattro anni, da invitata/testimone/truccatrice ho partecipato a più matrimoni di un prete e oltretutto quest’anno convolano anche AmicaUmbra e Altissimo aka il Sensibilone, quindi ci sto dentro abbomba di nuovo.
Nzomma, complice questo articolo su Vogue USA, ho ritenuto opportuno elencare i 15 GRANDI MA ANCHE BASTA dei matrimoni per il 2017.  Non dimentichiamo, dopotutto, che questo è sempre stato un blog di divulgazione scientifica.

Allora, care sposine del 2017,  se è pur vero che è impossibile essere immuni dalle mode del momento, ci sono dieci cose a cui dire finalmente basta perché no, non sono originali, no, non hanno senso, sì, c’hanno rotto ercà.

1) Concordo in tutto con  l’elenco di Vogue eccetto una cosa: la rivista della Wintour dice NO al matrimonio completamente in bianco. Questo per me invece rimane sempre il colore più bello e fine. Ci sono milioni di feste da addobbare come Sendi dai mille colori-mille colori dei fiori. Il matrimonio è una festa diversa e con un bianco latte non si sbaglia mai.  Se c’è un colore che dovete evitare quello è il rosso: è cafone 10 volte su 10.
2) Il rito dell’acqua, del fuoco, della sabbia, delle rose: ma che è? Ma per cortesia.
E’ un matrimonio e non mi pare di aver visto sciamani nei dintorni. Questa cafonata di unire sabbia, acqua, fiammelle, scambiarsi fiori deve finire una volta per tutte. Nella convinzione degli sposi di essere originali, si sta assistendo a una sequela di riti improbabili e con un sottotono trash uno dietro l’altro. Shakespeare, Neruda, Ovidio…basta poco per avere un tocco di poesia e creare atmosfera. E’ una promessa d’amore non la Fiera del Levante.
3) Corona di fiori, chignon laterale, treccia spettinata: diamoci un taglio. Gli ultimi tre anni sono stati un trionfo di matrimoni in stile boho-chic (al secolo hipster/hippy ripulito). Hanno iniziato a spuntare ovunque foto di matrimoni inglesi con cerchietti e corone di fiori freschi, foto dei due sposi che guardano per terra e magari indossano le galosce in un tappeto di foglie bagnate. Non si capisce come ma questo grande stile bohémien e questa grande natura chic siano insiti in pressoché chiunque, la cameriera di Busto Arsizio quanto la ragioniera di Chieti, l’assistente del dentista di Gemona del Friuli e la proprietaria di un autosalone di Frosinone….tutte così, tutte latifondiste inglesi sedicenti chic (cugine col buongusto delle care vecchie shabby-chic ovvero quelle coi bancali de legno pitturati con la tempera bianca, Dior perdonaci).
Non dimentichiamo che la corona di fiori del 2017 è la tiara di strass del 2005, non si scappa. E’ ora di cambiare musica, sta roba è carina -sì- ma ha fatto il suo tempo già da un po’.
4) I cuscinetti delle fedi alternativi: se si chiama cuscinetto delle fedi, un motivo ci sarà pure. Ma no, la sposa creativa deve inventarsi qualcosa, il cuscinetto non è abbastanza, è troppo semplice, bisogna trovare l’ideona. Quello che normalmente sarebbe un rettangolo imbottito di tessuto chiaro con due nastrini a legare gli anelli diventa qualunque cosa: un mazzo di fascine tenute su col pizzo, un cuore di saggina, una fetta di legno, un cespuglio di muschio, un libro con le pagine intagliate a cuore.


Volete che il vostro cuscino portafedi sia unico come il vostro amore? Allora forse non è il caso di cercare di copiarne uno visto su Pinterest da voi e altri 46 milioni di utenti, nevvero?
Se avete una nonna che ricama, sarà felice di farvene uno, sarà un po’ vecchio stile ma unico e pieno pieno pieno di sentimento. Non avete la nonna di cui sopra? Prendete quello che vi regalano con l’abito da sposa e spuzzatelo col vostro profumo (sotto, non sopra, ché il profumo fa la chiazza). Insomma, se volete qualcosa di originale, la tradizione con un pizzico di personalità è sempre una buona idea.
5) Le bolle di sapone al posto del riso: dai, basta. Ne abbiamo viste a forma di cuore, di torta nuziale, di anelli, de mi nonno in cariola. Viste, riviste, straviste…anche basta.
Volete fare felici i bambini? prendetene 4 o 5 solo per loro, ma non pretendete che rischi di sporcarmi il mio Max&Co di pura seta con lo zio al terzo Campari che mi rovescia addosso acqua e Nelson Piatti nella foga di fare le bolle.
6) La “wedding bag”: ovvero questa borsetta con la quale si danno agli ospiti degli oggetti utili per affrontare la giornata. Nelle intenzioni conterrebbe gadget personalizzati e fighi come le ballerine da borsetta per le donne per togliersi le scarpe col tacco, le mentine con su le iniziali degli sposi, un ventaglio se è una giornata di sole. Nella pratica sono ste bustine di carta pacchi marrone con dentro una bottiglietta di acqua San Benedetto e se va bene anche i fazzoletti del Lidl con su un adesivo coi nomi degli sposi. Già che se ti vuoi sposare non devi andare a risparmio, figurarsi andare a risparmio sul superfluo come i gadget. Vuoi risparmiare? Non fare i gadget. Anzi, meglio: vuoi risparmiare? Non sposarti, prendi la pizza a domicilio e pagala coi ticket restaurant. Sta roba non serve a nulla e ha smesso di essere originale nel decennio scorso.
7) L’allestimento della Bormioli: un tripudio di barattoli ovunque, contengono qualunque cosa tranne quello che vorremo trovarci (il sugo de nonna, n.d.a.). Barattoli di confetti, barattoli di caramelle, barattoli con dentro le lucine, barattoli con dentro le candele, barattoli con dentro i fiori, barattoli con dentro i sassi.  Barattoli sui tavoli, barattoli sui tronchi di legno, barattoli a terra, barattoli appesi agli alberi. Barattoli, barattoli, barattoli ovunque…barattoli #likenotomorrow. Barattoli che sinceramente hanno scassato il mazzo.
Ci sono miliardi di contenitori che possono contenere i fiori in modo elegante e originale, basta pensarci un po’ su e vedrete che vi viene qualcosa di diverso dalla marmellata SantaRosa.
8) Il tavolo imperiale con le lucine: capiamoci, è scenograficamente meraviglioso.

tavolo imperialeE’ super chic, fa una scena pazzesca, stupisce e permette allestimenti che nessuna sala a tavoli tondi da 10 permettebbe, crea atmosfera e dà un colpo d’occhio allucinante.
Insomma, è indimenticabile. Se il vostro matrimonio è una cena per 20 persone.
Se poco poco si è più di una classe delle medie si trasforma in un incubo, sempre indimenticabile, ma non per il motivo che vorreste voi. Non solo c’è a malapena posto per i piatti tra luci, suoni, frizzi, lazzi, mazzi, ma se capitate seduti male vi ritroverete quelle tre o quattro ore del pasto con il vostro più-uno accanto, la zia vecchia della sposa accanto dall’altro lato, il marito della collega dello sposo di fronte e – se proprio siete nati sotto la luna nera – i reghezzini.
Quello che dovete capire è che, seppur le foto sono importantissime in un matrimonio, quella che state preparando è una festa, non un set. Va benissimo curare i dettagli ma non dimenticate che il miglior ingrediente per la riuscita di un evento sono gli invitati…evitate che caschino loro i coglioni, dategli del buon cibo, fateli accomodare a loro agio e vedrete che nelle foto ci saranno meno lucine ma più sorrisi splendenti
9) L’anarchia a tavola (aka l’assenza del tablò mariasg): una pratica che non conosce tempo e che sarà abbandonata sempre troppo tardi. Non si sa bene perchè ma qualche coppietta di simpatici bontemponi deve aver pensato che assegnare i posti a tavola fosse superato. Me li vedo, il signore e la signora NonCapiscoUnaMazza dirsi “ma sì, ma non ingessiamoli, lasciamoli liberi di mettersi come preferiscono, è ingiusto imporre la nostra visione, ritmo e vitalità”. Ecco, questa è quella che definirei una gran cagata. Il giorno del matrimonio è una specie di fiera del mobile ma con buffè libero, un meltin’ pot di gente col mal di piedi che vuole solo posare il culo e riempire la pancia. Mai, mai, mai affidarsi al buonsenso altrui. Gli zii non conoscono i vostri amici dell’università, si siederanno a caso evitando accuratamente i consuoceri che a loro volta rischieranno di sparare aneddoti imbarazzanti al tavolo coi colleghi. Immancabilmente qualche coppia finirà spaiata, lui al tavolo dei parenti e lei a quello dei compagni di tiro al piattello del patrigno della sposa.
Fate dei cavolo di segnaposti, fatevene una ragione, sono utili e semplificano l’esistenza a tutti.  Diciamo tutti un grosso NO al gioco della sedia e Sì all’ordine.
10) Il Photoboot: il fotobut è quell’angolo con una grossa cornice tipo polaroid con scritto #Gianfranco&MarisaSposi in cui la gente dovrebbe farsi i selfi, magari usando delle originalissime bacchettine con appiccicati baffi, bombetta, occhiali e via andare. Era tanto carino…nel 2012. Io capisco benissimo il fatto che possa piacere che il proprio evento abbia anche una risonanza “social” però ormai non ha più senso. Ormai la gente usa Snapchat e per fare le foto state già (mi auguro) pagando un paio di mila euro un fotografo professionista.
Volete fare una cosa originale? Mettete a disposizione un armadietto custodito in cui chiunque possa lasciare il cellulare per godere appieno della giornata. No-tech is the new cool.
11) Il lancio delle lanterne: ohhh, questo gesto così simbolico di far volare verso l’infinito questa piccola mongolfiera di tessuto non tessuto, fildiferro e diavolina. Quanta poesia! Le lanterne sono tutte prodotte in Cina, tinte con l’acqua lercia del Mekong, se non bianche macchiano le dita in maniera indelebile chissà con quali conseguenze per la salute, se state in campagna rischiano di far divampare un incendio, se ne alza in volo una volta ogni 19 accese e soprattutto hanno rotto i coglioni. Erano belle ma, novità, non lo sono più. Basta, basta, basta.
Se avete i soldi e non avete un cane fate i fuochi d’artificio, sennò – meglio ancora – il botto dei tappi di due casse di Franciacorta in più faranno sicuramente più felici gli ospiti.
12) L’angolo sushi/l’angolo cubano: si è immotivatamente diffusa questa moda da qualche anno  di mettere sti angoli improbabili. Ora, senza fare Giorgia Meloni, ma siamo italiani…perché dobbiamo avere un angolo del sushi? Capirei in caso di unioni italo-nipponiche, ma se una è di Verona e quell’altro di Lecce…che ci azzecca il sushi? Perchè non un bel crudo di pesce piuttosto? E l’angolo cubano sigari e rhum alla fine…davvero, cosa aggiunge? Non si può avere un bel tavolo di bollicine di spessore ghiacciate?O meglio ancora, un barman professionista che sa fare un Cosmopolitan come Carrie comanda e degli alcolici che non siano del discaunt  è sempre sempre sempre una buona idea. Nessuno può mettere Baby in un angolo, ma manco il sushi e manco i malsani sigari.
13) Il secondo bouquet per il lancio: una pratica sempre più diffusa quanto fastidiosa. Molte spose decidono che il loro bouquet migliore, quello con cui si recano all’altare, non è degno di essere concesso a una delle nubili schierate alle loro spalle durante il rituale del lancio. No, quello se lo vogliono tenere, lo vogliono seccare a capoccia in sotto vicino a un termosifone e tenere a fare puzza di cimitero in un qualche armadio. Quindi se ne fanno fare un altro coi fiori da due lire da usare per il rituale. Lo trovo patetico e anche un po’ offensivo. Parliamoci chiaro: quello che ora vi sembra il mazzo di fiori della vita, tra una settimana sarà un mazzo di fiori e basta.
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Godetevi il momento, festeggiate, fatevi una risata e datevi un abbraccio con l’amica che avrà il dono floreale piovuto dal cielo. Tenetevi un nastrino per ricordo, una foglia da seccare nell’album fotografico e far annusare ai posteri e lasciate fluire tutto il resto.
(No, non parlerò di quelle che scelgono i buchè di stoffa/carta/plastica/biowashball)
14) La torta in pasta di zucchero e i suoi cupcake: fortunatamente da un anno e mezzo a questa parte è stata spiazzata dalle più in voga “naked cake”, ovvero l’arte di venderti una torta che non mi sforzo manco di decorare e spennarti allo stesso tempo (va detto che in effetti questi dolci sono carini). Nonostante ciò la torta coperta dall’odioso e insapore strato di pasta di zucchero o cioccolato plastico continua a riproporsi in tutti quei matrimoni che vorrebbero uno stile “principesco”. Alcuni ristoranti addirittura propongono torte in polistirolo coperto con la pasta di zucchero solo per la foto, per poi servire delle torte normalissime e decisamente più buone. Alcuni propongono una più dignitosa crostata di frutta o una banalmente buona millefoglie. Sempre presenti, non si capisce secondo quale ratio, i cupcake: queste tortine panose al cioccolato o peggio  ai mirtilli che già si intoppano a colazione, figuramose dopo un pranzo di matrimonio. Se mi dai i cupcake pretendo pure il cappuccino, ma se non me li dai stiamo tutti meglio.
I have a dream: un ritorno delle torte classiche, coperte di panna montata fresca, con dentro un po’ di frutta o le gocce di cioccolato.
15) Le damigelle: come al solito ho lasciato per ultimo il capitolo che mi genera più astio. Quella delle damigelle è davvero una moda che non solum non capisco, sed etiam detesto. Nella tradizione americana hanno un ruolo ben preciso (che non mi è comunque molto chiaro), ma da quando in qua la tradizione americana sarebbe per noi un punto di riferimento? Perché a sto punto allora voglio vedere anche le cofane di pasta Alfredo scotta nei contenitori di acciaio scaldati a bagnomaria come all’Hilton di Sharm-el-Sheik. Le damigelle nelle nostre cerimonie non hanno un ruolo, non hanno un senso, non hanno un posto assegnato né in comune né in chiesa…perché lo fai, disperata ragazza mia? [cit.]
Senza contare che trovo di una cattiveria inaudita obbligare un gruppo di amiche che al 99% hanno fisicità, pelle, capelli e occhi diversi a indossare un solo modello di abito di un solo colore. Sono amiche, perché fare loro questo orrendo torto? La panzona rossa, la culona mora, la scrocchiazzeppi con lo shatush…tutte con sto monospalla a fiori sui toni del glicine che starebbe male anche su una poltrona.
damigelle
Assegnare alle amiche il ruolo di damigelle è un’uscita d’emergenza dalla situazione in cui l’unica cosa che dovreste dire è : lo so che siamo tutte amiche, ma lei è mi più amica di voi, quindi mi spiace, lei è la mia testimone e a voi vorrò comunque bene ma vestitevi come vi pare e sedetevi dietro i parenti.
State per prendervi un impegno per sempre, state firmando documenti ufficiali, promettendo di passare tutti i vostri giorni con un’altra persona, siete probabilmente a dieta da mesi e state spendendo una quantità di soldi oltre ogni ragionevolezza per una sola giornata, è il momento di prendersi anche questa responsabilità: dite no alle damigelle e sì all’onesta.

Seguendo i miei vecchi e sempiterni 15 dettami e evitando queste 15 mode-passate-di-moda è abbastanza probabile che organizzerete un matrimonio davvero spettacolare, che vi rappresenti e esprima da ogni filo d’organza chi siete e quanto amate il vostro bellissimo.
E, citandomi addosso, ricordate che l’imperativo è solo e soltanto uno,
restare concentrate, attente, orientate al target, col cuore oltre l’ostacolo, con la mission tatuata nella mente, focalizzate sull’obiettivo: ESSERE LA PIU’ FIGA.

 

UNA VOLTA QUI ERA TUTTO CHAMPAGNE [cit.]

Parliamoci chiaro, cristal cliar, ho un ottimo matrimonio e una bella famiglia composta da me e Primate. Ma di quella divertente friccichea di quando ero su piazza, pesavo 48 chili e mi facevo le mesc da battona di alto livello…zero. Zerella. Zebra. Non che mi manchi eh, Dior ce ne gamberi, non tornerei indietro manco a pagamento. Il pensiero di un altro appuntamento tra un congiuntivo sbagliato e un drink offerto da me mi fa venire voglia di lanciarmi contro una finestra antisuicidio.
Comunque sia è banale, la speciale normalità delle relazioni sicure offre alcuni spunti di riflessione  e di ironia, ma aspettarsi cose tipo   questa o questa non sarebbe ragionevole. La stabilità è una cosa meravigliosa ma, a raccontarla, risulta noiosa.

Nzomma, mettiamolo un po’ di brio dentro sto blog, santamadonna. Quindi ho deciso che tirerò fuori un aneddoto datato ma inedito. Come quando si pubblicano i dischi dopo che muore uno famoso e pur di battere cassa a dumila si tira fuori un’incisione di una canzone orrenda e/o natalizia da schiaffarci. Io lo so come va a finire…va a finire che si fanno i concerti con gli ologrammi. E’ drammatico.

Tornando al punto, circa due anni fa ho smesso di lavorare per BrumBrum e per ThePresident. Tra i collaboratori fissi in cui mi “interfacciavo per fare deili apdeit”, ovvero gente che sentivo tutti i giorni per telefono, c’era questo giovane uomo all’epoca sui 38 -39 con le sembianze e le pose di un modello del noto marchio Boggi.
Ricordo chiaramente la prima volta che l’ho visto, SexyCommercialista, altezza media, corporatura smilza con i muscoletti evidentemente allenati che spuntavano dal frescolana del completo, camicia su misura e cifrata bene (lato sinistro, tra il quinto e il settimo bottone, non sul collo come i burini, n.d.a.), capello corto corto scuro con un accenno di brizzolanzia, occhi neri neri neri un po’ incappucciati, bocca carnosa e denti bianchissimi. Bono ma bono ma bono. Con quell’aria da non-così-giovane in carriera, la noncuranza di chi ha un fisico perfetto e non deve aggiustarsi la camicia quando si siede, la sicumera di uno così figo che manco ci fa caso. Un accento troppo milanese per i miei gusti, ma  il tono senza esitazioni di chi ci crede tantissimo ma con concretezza.
In parole povere, uno che lo vedi e ti cascano le mutande.
Io e SexyCommercialista ci siamo sentiti tutti i giorni dandoci del lei per circa tre anni, abbiamo litigato cortesemente più o meno tre volte a settimana e mai mai mai siamo entrati nella benché minima confidenza. Non ho mai saputo niente di lui e lui niente di me. Ok, è sexy, va bene, ma è pur sempre un commercialista. Io, oltretutto, se proprio dovevo pensarci, me lo immaginavo nel suo loft bianco, con la sua donna di turno alta bionda magra e superchic, possibilmente una ex-modella attualmente pr, giocare a tennis al circolo di sabato e altri stereotipi a seguire.

Poi gli anni passano, le mamme imbiancano e io sono andata via da Brum Brum spedendo, cinque minuti prima di chiudere la porta, la classica email dicendo ciao cari, è stato un inferno, potete contattarmi al seguente indirizzo email. E SexyCommercialista mi scrive il classicone augurio di tutto il bene professionale del mondo e ciaone.
Poi i mesi passano, le mamme continuano a imbiancare e improvvisamente, arriva una mail di SexyCommercialista che dice che spera di non tediarmi e chissà come sto e che comunque possiamo anche sentirci per collaborazioni lavorative ecc ecc. In quel momento io stavo lavorando da QuelliTipoGugol quindi ci stava anche che questo mi contattasse per vedere di attaccare un bottone aziendale. Morale della favola, ci scambiamo i numeri di cellulare, ci diamo del tu e ci diamo appuntamento una mattina a colazione in un bar della stazione. Cappuccio, cornetto e quattro malignate su BrumBrum, SexyCommercialista ha perso un po’ peso ed ha i capelli sale&pepe, è sempre un bell’uomo ma è un po’ sfatto, mi racconta quanto sia stata dura per lui diventare socio dello studio, quanto le cose vadano male economicamente lì nel mondo dei circolini del tennis e quanto abbia deciso di tenere duro nonostante tutto, parliamo di vacanze che programmo con mio marito e altri argomenti inutili. Dopo mezz’ora, tanti cari saluti e ognuno all’ufficio suo.
Intanto emerge che una mia ex collega e amica e il suo ex capo ora socio, entrambi sposati con figli, hanno una relazione. Non mi soffermerò perchè se no andiamo avanti per quindici anni, comunque sia tanto io quanto SexyCommercialista  sappiamo di essere a  parte di questa storiella torbida lenzuolifera.
Per dare la misura: lei una direttrice amministrativa e lui un commercialista di gente famosa.
Che vanno a fratte in una macchina da 140mila euri.

Un mese dopo il caffè in stazione SexyCommercialista mi scrive per un aperitivo, io – caruccia – la prendo come una roba tra ex colleghi e penso sia un’idea carina. Mi dice di coinvolgere anche gli altri due e io – caruccia  – la prendo come una rimpatriata perché alla fine ci conosciamo tutti e abbiamo lavorato insieme per anni. Rimaniamo d’accordo per la settimana a seguire, dopo il mio weekend in Umbria.
E..sbim! lunedì mattina mi arriva su uozzap, puntualissimo, il messaggio organizzativo di SexyCommercialista:
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Ora, non so nemmeno da dove cominciare a insultarlo. Cioè, è talmente tutto sbagliato che, cosa gli vuoi dire a uno che ti scrive così?
Beh, io comunque gli avrei detto questo:
Vedi SexyCommercialista, sì sono rientrata dall’Umbria e sì, per mercoledì andrebbe bene. Ma vedi, quando ti dicevo di essere felicemente sposata non era un modo di dire. E comunque. Comunque non sarebbe manco quello perché io potrei anche volermi trovare un amante. E magari questo amante potresti anche essere tu perché alla fine sei sexy, sei un po’ figlio di mignotta e hai dei bei denti – è fondamentale. Però però però ..però scrivi “ape”. E però ci provi via messaggio a 40 anni. 
E non è il peggio…il peggio è che pretenderesti che mi offrissi come preda sacrificale in casa, senza manco passare per uno sciampagnino su una qualsiasi terrazza dei salotti buoni milanesi. Pensi di farmi palpitare le ovaie cucinando qualcosa in casa, come se avessi 16 anni e fosse figo fare una serata casalinga. Come se una serata sul divano per una donna sposata e con una casa possa essere un’alternativa allettante. Ci mancava che mi dicessi ” e poi ci guardiamo la replica di Ballando con le Stelle”. Non pensi nemmeno di dovermi tramortire a colpi di Moet Chandon, no, mi vorresti sedurre in casa col vino comprato all’Esselunga e questo, per me, è offensivo. Vedi SexyCommercialista, qui dobbiamo andare back to basics. Qui non solum non mi conquisti, sed etiam me fai incazzà. 

Ma ho gli anni di cristo mica per niente, io. E allora mi ha fatto dapprima un po’ schifo e  dappoi un po’ pena perché pensava di essere figo e sciabolare la mossa del giaguaro.
E ho pensato che alla fine sono davvero fortunata ad avere il Primate che, per dire, non sa manco cosa sia Ballando con le Stelle e che quando passiamo le serate sul divano apre una bottiglia presa in enoteca.
E quindi sono stata signora:
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Ndovina un po’ se s’è più fatto sentire?

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

Ai biutiiiiis!
No dai, vabbè, era una cazzata per smorzare il clima da ansia da prestazione scrittoria. Diciamo che sicuramente non sto praticando l’accanimento terapeutico su sto blog, per ora mi limito alla mia vita.
Stamattina, venendo in ufficio in anticipo causa rigurgito rivoluzionario dei dipendenti del trasporto pubblico locale che finanzio ogni mese a botte de 78, 50 euro, ho pensato che la felicità attribuita al venerdì è direttamente proporzionale al bisogno che hai di cambiare vita.
(e questo l’ho scritto venerdì scorso, evidentemente)
Comunque niente, è iniziato il 2014, ho un colore di capelli di nuovo, il mio smartfon abbastanza nuovo già si impalla, ho comprato degli occhiali da vista fucsia edizione limitata di Dior e sono da poco tornata dalla onimun in Birmania.
Dovrei scrivere una guida ragionata sui viaggi in Birmania. Di certo non lo faccio stamattina.
Cinque giorni fa io e il Primate abbiamo compiuto sei mesi di matrimonio e, conoscendomi, è un traguardone. E’ quindi solo adesso che comincio seriamente a realizzare di essere sposata e a realizzare le differenze tra convivenza e matrimonio (poche), tra relazione stabile e matrimonio (un bel po’) e soprattutto tra essere single e prospettiva perenne di vita a due (abbastanza angosciante).
Tre o quattro giorni fa, invece, mi ritrovo con un nuovo “amico” su Feisbuc, lo conosco di certo non bene, ma lo conosco. E’ un tizio che faceva il mio liceo in classe col mio grande amore del liceo, simpatico e fighetto, carino e ridanciano, non ha mai suscitato in me il minimo interesse, lui nei miei confronti ne aveva avuto, ma poco, più che altro ci stavamo simpatici ma non siamo mai diventati amici per tutta quella serie di problemi legati agli ormoni che a 14 anni non ti permettono una relazione equilibrata col prossimo.
L’avevo poi intravisto negli anni, cinque volte in tutto a esagerare, in giro nella provincia natia, nei soliti localetti demmerda da fighetto incamiciato dopo dieci ore al tornio. Mai andati oltre un “ciao” se proprio dovevamo salutarci. E quindi giustamente su Feisbuc mi scrive “oh, non ti posso perdere di vista un attimo che tu prendi e ti sposi!”. Io non sono una fan della coerenza, però la decenza non mi dispiace.
Vabbè, fiducia nel genere umano, approfondiamo un pochino e lui, galante e spocchiosello, mi chiede cosa faccio e, senza mai esplicitare ma nzomma se semo capiti, mi dice che fa il ginecologo.
Ora, io sono quella che è stata invitata a un appuntamento all’Ikea di sabato pomeriggio, non è che mi sconvolgo per nulla, ma cristiddio, te pare il caso di fare avanz con seducenti proposte di ecografie interne? Ecco.

Come al solito le mie premesse sono lunghissime e sin troppo introduttive ma, quello che volevo dire, è che i maschi tendenzialmente fanno schifo. Ed essere singol a trent’anni con sta fauna che gira libera e sciolta, è davvero pericoloso.
Insomma, mo non è che siccome sono passata dall’altra parte della barricata allora mi scordo com’è, l’ho vissuto per anni e anni e certe cose mica è facile dimenticarle: carino e simpatico che si scorda il catalogo delle sue bomboniere di nozze sul sedile al secondo appuntamento, sms sgrammaticati, appuntamenti a parlare della deriva berlusconiana del piddì…oh, se solo ci ripenso me la cucio.

Nel quadro sinottico in cui ci stagliamo come cipressi al cimitero noi, giovani donne con la crema prime-rughe, tra la festa dell’amica incinta e il matrimonio di quelli che si sono conosciuti a agosto scorso a Formentera impastati de mdma ma adesso vogliono mettere su famiglia, l’addio al nubilato di quella ancora vergine prima del matrimonio dopo 14 anni di fidanzamento, la svolta imputtanita di una che si è mollata dopo una relazione di nove anni. Noi, autonome, ancora bonazze, coi tacchi meno alti di qualche anno fa, più libri letti e soprattutto scevre da qualunque ansia da “ma se poi copuliamo magari pensa che…”, consapevoli della nostra sicurezza e del nostro ruolo del mondo ma nonostante tutto terrorizzate dall’idea di essere l’ultima stronza rimasta senza mezza mela.
A questo punto avremmo già dovuto ave accumulato un bagaglio di esperienze medio: un vecchio, un giovane, un bonazzo, un cesso, un tamarro, una storia seria, qualche botta e via, uno straniero, un malato di mente, un tonto.

Di conseguenza non dovrei soffermarmi a ribadire che alcune categorie vanno evitate come la morte: gli ipster, i mammoni, gli attivisti politici, l’intellettuale che si informa coi blog del Fatto Quotidiano, gli omofobi, i fumatori, quelli che ancora escono in comitiva, che non amano gli animali bensì la palestra. Giusto per dire i primi che mi vengono in mente.

Purtroppo però non c’è esperienza che tenga, non ci sono palate sui denti che insegnino abbastanza che il tutto si riduce a un duopolio perenne di errori che si ripetono insistentemente, ci si accanisce sempre e sempre e ancora su a) quello che non si vuole impegnare manco sotto tortura e b) quello che dopo tre mesi ti vuole sposare.

Quello che non si vuole impegnare:
indovina un po’? Non si impegnerà. Le persone non cambiano, uno è come è blablabla…tutte cazzate. Semplicemente questo non è disposto a cambiare per te, fine, stop. E’ inutile ripetersi che forse non è ancora pronto. Amica, forse invece  lo è, ma non per te. E’ inutile che cominci a lavargli a casa tua le mutande pur di incollargli qualcosa da te, qualcosa che vi faccia sentire “beh non è che conviviamo ma è come se “: non convivete e non è come se. Sai cosa fanno quelli che convivono? Convivono.
Nei casi più rognosi succederà che arrivate a ordinare anche 14 chili di confetti ripieni e poi scapperà all’ultimo, perché lo spirito di sopravvivenza vince sempre.
Lo so che sentirsi sole è brutto ma ancor peggio è sentirsi svilite, non abbastanza apprezzate, sempre dietro a un treno che non prenderemo mai. La verità è che non gli piaci abbastanza, diceva il film, quindi se continui a starci la verità è che non ti piaci abbastanza, dice ‘sto blog. Comprati scarpe nuove e liberati di questo macigno attaccato all’autostima.
Che infatti lui poi sei mesi dopo va a convivere con un’altra e dopo un anno e mezzo si sposa. Nella maggior parte dei casi, poi, dopo due anni avrà l’amante di 23 anni.

Quello che dopo tre mesi vi vuole sposare:
se possibile, questo è peggio del precedente. E mo ecco che arriva l’orda di “ma io e il mio ragazzo abbiamo avuto un colpo di fulmine” e gnignigni. No, al massimo un colpo di culo. E poi le cose si vedono sul lungo periodo e comunque sia fare sempre quello che ti senti spesso è una cazzata. Io mi sentivo di desiderare dei figli con quel tamarro con l’Aprilia SR giallo limone, a 16 anni. Ringraziando Dior, ho sempre pensato e sempre penserò che un po’ bisogna anche ragionare.
Mi ha detto che mi ama, sì vabbè usciamo da un mese e mezzo ma prima ciattavamo. Ormai sono 6 mesi che stiamo insieme. Eccerto, perché uno considera lo stare insieme dalla prima volta che hai pomiciato dopo due volte che ti eri scorciato per caso in un tunnel della metro gialla.
Una delle scuse più gettonate per dare corda a uno così nei discorsi con le amiche è “ma ormai, arrivato a NUMEROICS anni (perché questa la usano le 24enni come le 50enni, posso darvi nomi e cognomi) uno sa quello che vuole, siamo maturi quindi quando trovi quello che cerchi lo sai”.  Ora, qui si possono aprire diatribe infinite sulla questione, ma una cosa è certa: due persone mature non fanno una relazione matura. Se ti conosci poco, se hai fatto poche esperienze insieme, se la vostra relazione ne ha passate poche, non ha visto più di qualche primavera…beh, siete due persone mature con una relazione giovane. E per quanto certe affinità si intercettino, la vita insieme è un’altra cosa.
Pensateci prima di prendere un mutuo, pensateci prima di fermare la data col fioraio. Rallentate un attimo e pensate a qualcosa del tipo “ma se una cosa è tanto vera e tanto importante, perché bruciarsela subito? perché non aspettare il vaglio del tempo? “. Perché deve mettervi il cappio al dito dopo 7 mesi e proprio non può resistere a festeggiare prima un anniversario? Non è forse questo un modo per metterci una pezza d’oro bianco su quel che manca? E a chi mi vorrebbe rispondere “ma allora perché NO?” beh, perché la posta in gioco è troppo alta per non prendere tutte le precauzioni del caso.
Certe parole sono importanti e vanno pronunciate in un contesto degno,  il discorso di Obama alla sagra della polenta de Colleluna non avrebbe certo fatto lo stesso effetto.
Un uomo che non sa aspettare creerà sempre problemi, uno che non aspetta ha qualcosa da nascondere. (vedi alla voce: sciopping, dubbi esistenziali, parcheggio, petting,  scelta del vino, desiderio di maternità)
Visto che dovreste passare insieme l’eternità, chiedetevi il perché di tanta fretta.
Comunque, se avete fatto la cazzata e ve ne siete pentite, contattatemi in privato che mio marito fa anche il divorzista mannaro.

Adesso, per completezza, ci vorrebbe un bel consiglio su come riuscire a non inacidirsi col tempo, a non  perdere le speranze di una vita a due, a restare propositivi senza svendersi all’80% con il primo passante, a non odiare le donne incinte e coi passeggini…ma un consiglio preciso non c’è. Tutto sta a costruirsi una vita gradevole ma non chiusa, ad avere una casa in cui da soli si sta benissimo ma in due non  si starebbe troppo stretti.
Insomma: la soluzione è essere equilibrati ed è per questo che io sono la persona meno adatta a insegnarvi come.
Una cosa è certa munitevi di un amico uomosessuale  e non lasciatevi andare in disuso, allenatevi a emozionarvi anche fosse solo coi film o con le foto di gattini su Feisbuc, allenatevi a flirtare prendendo il caffè in un bar del centro piuttosto che a casa, allenatevi a guardare sempre quelli che vi piacciono per strada ché non c’è niente di male, e datela via come se non fosse vostra ché non sia mai cadesse in disuso si seccasse e cascasse.

 

INCREDIBILE ROMANTICA

Due sono i grandi temi di cui penso sempre che un giorno parlerò e poi invece non lo faccio mai: la MalBal, la ex del Primate, e Feisbuc e tutta la annessa tecnologia dei tempi moderni, il mio rapporto con questi argomenti, disamina, svolgimento, somme tirate e napalm.
Oggi, fatalità, ne parlerò contemporaneamente, perché la vita ci aiuta a sognare e poi la realtà ci fa capire che siamo molto poco fantasiosi.
Per dire: io ho sognato – anni fa – che mi facevo Mattew Bellamy nel bagno di un discopub abusivo di una frazione del mio paese. Ma mica mi immaginavo a cosa sarei andata incontro ieri sera sbirciando il mio cellulare figo abbastanza nuovo di pacca e omaggio del Primate.

In pratica niente, c’ho sto telefonone su cui arrivano notifiche, email, tutticosi come succede a chiunque si sia arreso ad essere rintracciabile in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
E questo è un fatto.
L’altro fatto è che il Primate ha una ex che non vede e non sente da anni, brutta e cattiva com’è d’uopo, che non si capisce come sia possibile, ha trovato un altro uomo che se l’è caricata. D’altra parte c’è chi è nato per essere bello e chi è nato per soffrire, Darwin non è il primo cretino che passa.
Il terzo ed ultimo fatto che va a comporre il quadro sinottico della disgrazia di ieri è la manifestazione di Gugolplas. G+ è la classica cosa che tutti hanno sentito nominare ma nessuno ha veramente capito che cosa sia o come funzioni, tutti ce l’hanno e nessuno lo usa, un po’ come Linchedin e il praimer per labbra.
Quindi, morale della favola, ieri sera tornando da una cena accendo lo schermo del telefono e vedo una mail: Il fidanzato di MalBal ti ha aggiunto alle sue cerchie di Gugolplas.
Ora, io e lei non siamo amiche (posso ride?), lui in teoria non dovrebbe sapere della mia esistenza e del mio nome, io so del suo perché sono umbra, l’Umbria chiama il tartufo, il tartufo chiama il cane da, il cane chiama il segugio, quindi io sono una stolcher.
Quindi chiamo in causa il mio comitato di consigliere sulla faccenda: Mun, ex amica della MalBal ormai convertita al lato biondo della forza, e la sempre fedelissima AmicaUmbra.
Chiedo loro come sia possibile che sto tizio arrivi a me, come possa arrivare al mio indirizzo nomecognome@ , che minchia vuole e simili.
AmicaUmbra ovviamente rimane sconvolta e mi dice cose come “…strane coincidenze…”, Mun, chiaramente fa l’espertona di social e comincia a dirmi che sono io che penso male che blablabla.
Fatto sta che le chiacchiere stanno a zero e la realtà dice che il fidanzato della ex di mio marito mi ha messo nelle sue cerchie. Ma magari mori.
Insomma io la prendo con molta filosofia, grande eleganza, savoir vivre e bon ton come sempre: amiche, che mazzo faccio? lo cancello? sì dai, lo blocco. Oddio no, dai, lo tengo così spettegoliamo!
Mun, placida: ma toglilo, io  di quei due meno so e meglio sto, sti due stronzi…anzi, me li devo anche incontrare a una festa di una carissima amica comune che palle…non c’ho manco voglia di scambiarci due parole di cortesia.
A questa frase mi scatta il colpo di genio e consiglio di sfoggiare alla festa  un autfit composto da bella maglietta con stampata su la foto del mio matrimonio.
Poi proseguo la conversazione con AmicaUmbra:
certo che è una cosa strana…
– eh, sì. Io sarò anche paranoica ma certo che…boh…
ma tu pensi che sia lei?
– ma no dai, te pare? dici che è una stolcher come me?
– ...non saprei…certo la cosa non le può essere indifferente…guarda noi…
– ho capito guarda noi, ma insomma, io c’ho pure il suo indirizzo e il suo numero di casa, pensavo di essere io quella matta…
ahahah…davvero?
– sì guarda, anzi mo la chiamo, te lo immagini?

Pronto, ciao, sono Frangia, piacere tuo…volevo dirti che il tuo ragazzo mi ha aggiunto su un social, gentilmente puoi dirgli che sono sposata? Grazie.

SE TI FAI POCHE DOMANDE AVRAI TUTTE LE RISPOSTE [cit.]

Nzomma alla fine mi sono sposata.
A Luglio.
E non ho più scritto niente qui.
Per farla breve: lacca, lacrime, lacca, ombretto, lacca, orchidee, lacca, Primate bellissimo in demi-tight, lacca, amiche in gran spolvero, lacca, piangere a fontana, lacca, riso, lacca, ravioli e tartufo e spinaci e merlot e buffè di dolci, lacca, sbornia assoluta, lacca, danza sfrenata, lacca. La mattina dopo lacca, piscina, lacca.  Per farvi capire de che stamo a parlà:
gaga wedding

In sintesi, ne parlavo ieri con MIO MARITO, il matrimonio è una gran bella festa, ma davvero bella. Poi stare insieme è un altro paio di maniche. Per quanto mi riguarda, festone della madonna con balli e balletti olnailò, #unvodkalemonperlasposa che è stato l’hashtag più usato tra il 20 e il 21 luglio nella bassa Umbria, finalmente una grande rimpatriata dei migliori amici della mia vita tutti insieme da ogni parte del mondo  a parte, credo che ne sia valsa la pena solo per vedere questo sguardo qui rivolto a me:

primate sguardo

Ma non sono qui per parlare di cose mielose o di feste invidiabili e invidiate, bensì per narrare di una di quelle faccende molto ganze che accadono quando meno te lo aspetti e quindi indossi delle scarpe di merda (nel mio caso, sempre della Geox).
Fatto sta che torno un finesettimana in Umbria senza Primate, vado a trovare la mia genitrice e quel mito de mi nonna, mi programmo un paio di appuntamenti con le amiche di sempre: MAS e Tatta.
La prima sera esco con Tatta e purtroppo proprio non posso svelare quei pettegolezzi che tanto vorrei, sennò ce scappa il morto. Ma la seconda sera esco con MAS, decidiamo di farci una cena nell’unica città del posto, in centro, e bere una cosa in giro.
Morale della favola andiamo in questo ristorante che fa capire a cosa serva l’Umbria nel mondo: magnà come Dior comanda.
Chiaramente essendo partita di corsa e con un bagaglio minimo, senza aspettative di uscita, mi ero portata da Milano un paio di ginz, una giacchetta di merda e nessun paio di scarpe eccetto quelle con cui viaggiavo: dei mocassini di pelle color panna. Molto belli per andare in ufficio. E infatti stavo in un ristorante sciccoso del centro. In Umbria, vabbè, ma sempre ristorante sciccoso del centro.
Ma nzomma, sticavoli, io me so sposata, io da sto posto sono scappata, io non volevo avere l’obbligo morale di mettermi in tiro per non essere a disagio, io questo obbligo me lo impongo quando mi gira ma poi chi vuoi che ci sia in giro..
Ecco, le ultime parole famose: pareva Ibiza al quindici di agosto.
Una roba impressionante, gente accalcata ovunque, io robe così veramente mai viste a Roma o Milano. Tipo che a confronto Trastevere il sabato sera è depopolato.
Vabbè, noi dopo mesi che non ci vediamo con calma riusciamo a raccontarci tante cose. E il quarantenne in crisi di MAS, e le vite come cambiano dai 25 ai 30 anni e poi pettegolezzi a nastro. Facciamo quindi quattro passi in mezzo a questa calca ben vestita del sabato sera, incrociando facce conosciute del liceo, alcuni amici di MAS che salutiamo al volo e via….libere nel mondo come due consapevoli giovani donne.
Ridenno e scherzanno chi scorgo tra la folla? Il Bel Sottomesso!
Devo obbligatoriamente fare una digressione un po’ lunga: il Bel Sottomesso, come dice il nome è bello e è stato anche parecchio sottomesso a me medesima. Lo conobbi per caso uscendo da un locale appena tornata in Umbria dopo la laurea. Io ero così: magra, raggiante, convinta di me, leggermente sull’orlo della depressione, sempre coi tacchi, abbronzata, arguta e maledettamente 23enne. Non posso certo biasimarlo per aver avuto un colpo di fulmine intravedendomi mentre un suo amico ci provava con me. Lui era un 28enne simpatico, timido, degli occhi molto espressivi, un po’ all’ingiù e molto scuri ed espressivi canile style, poco scolarizzato ma per niente ignorante, mite, arguto e con degli addominali che avrebbero comunque giustificato qualunque cosa.
Mi aveva soprannominato “la variabile impazzita”, un nomignolo molto tenero, a significare che mi avrebbe scambiato per una scemetta del paese invece, guardandomi meglio, ero me. Cominciammo a frequentarci e io mi affezionai, lui invece si innamorò. Ci furono varie fasi: ” io ti amo, tu mi ami?” “un po’”, “mamma ti ha invitato a cena, fa i piccionacci arrosto, vieni?” ” a parte che sono vegetariana, ma comunque manco morta” fino alla finalissima “Frangia io con te non voglio litigare, tanto tu vinci sempre!” “Ok, Bel Sottomesso, direi che la piantiamo qui”.
Nel frattempo avevamo presentato e fatto iniziare una storia seria tra MAS e un suo amico che a sua volta aveva presentato al neomollato Bel Sottomesso la sua amica Nana.

A ripensarci mi sento un po’ stronza, anche perché l’ho perdonato subito per l’infamata che mi ha fatto appena ci siamo mollati e ha iniziato a uscire con la Nana: aveva appuntamento con lei ma è corso sotto casa mia a dichiararmi il suo amore, poi è andato in ritardo da lei dicendo che l’avevo chiamato io. Che poraccio. L’ho perdonato come si perdonano i bambini che fanno i dispetti: ti arrabbi e ti urti, ma poi li perdoni subito perché la verità è che sei superiore.

Nzomma niente, passeggiamo e io lo scorgo accanto a me a chiacchierare con due tizi in piedi in piazzetta. Istintivamente, con lo slancio di chi ha visto un vecchio amico, gli do una bella pacca sulla spalla:

– Oi ciao!
– Ooohhh ma ciaaaaoooo (fa lui a braccia conserte)
– Insomma come stai? (non mi avvicino)
– Bene dai…(e mi da i classici due bacetti alle guance)… ho saputo che hai fatto il grande passo!
– Ah, ammazza, le voci corrono! Ebbene sì…(mostrando la fede) e chi te l’ha detto?
– Eh, chi me l’ha detto…me l’hanno detto…
Entra MAS  a gamba tesa: – E vabbè via, noi andiamo mo…
– Insomma che mi racconti, tutto bene?
– Ma sì dai…tu ora dove vivi? Non stai qui vero?
– Eh no, sto a Milano…
– Beh, certo!
E ancora palla a MAS: – Vabbè dai, mo andiamo…
– E un attimo che sto salutando! Tu invece tutto ok il lavoro?
– Sì sì..e tu?
– Sì tutto ok …madonna quanto tempo è che non ci vediamo!
– Eh…saranno, quanti? 3 anni…
– Veramente credo sei…io stavo qui nel 2007…
– Eh…(faccia da mente locale) eh sì!
E ancora MAS che incalza: – Vabbè dai senti andiamo…
Io a quel punto anche un po’ urtata chiudo questa conversazione di cortesia che sarà comunque durata non più di un minuto e mezzo.
– Vabbè, mi ha fatto piacere, alla prossima e buona serata!
– Anche per me, ciao via, ciao!

Riprendiamo il passeggio e mi giro verso MAS un po’ stupita: ma insomma ma che era sta fretta? stavo a salutà, calma un attimo, che t’ha fatto sto poraccio?Un minuto signore mio…sei stata anche sgarbata.
E MAS  mi illumina: ma possibile che non ti sei resa conto? non hai visto che succedeva dietro di te? fra un po’ ce menavano!
Faccio mente locale e mi rendo conto che con la coda dell’occhio avevo registrato un movimento sospetto alle spalle di Bel Sottomesso, una sorta di gruppetto che dalla posizione circolare passa a quella della falange da combattimento con una donna particolarmente bassa al centro.
Morale della favola quella è la rediviva Nana, la mia copia venuta male con cui Bel Sottomesso aveva cominciato a uscire all’epoca e con cui sta ancora insieme. Lei, l’unica donna al mondo che vede in me il demonio personificato. Anche perché non mette mai i tacchi e lui è un feticista (aveva una fotogallery delle mie scarpe immortalate di nascosto dai suoi amici nel cellulare)…purtroppo per essere proprio tutto cinematografico non avrei dovuto indossare i mocassini Geox, mannaggia a me.
E io tutta entusiasta della vita [cit.] non mi ero accorta di nulla, salutavo, elargivo sorrisi e spontanea ammirazione, affetto a palate gratis. E quella dietro che affilava le lame e disponeva quelle quattro amiche a testuggine.
Mi metto a ridere, ride anche MAS.
In contemporanea ridiamo e riflettiamo che non c’ha messo manco mezzo secondo a dirmi che sapeva del mio matrimonio, cioè, s’è ricacato la notizia subito, manco un  “come stai?ho saputo che..” No, bello deciso, coglie il punto della notizia che l’ha colpito e affondato direttamente. Aiutatemi a dire “sei un grosso poraccio”.
Poi la risata si trasforma in un amaro sorriso pieno di consapevolezza: rifacendo dopo anni un’uscita tipica dei nostri vent’anni abbiamo ritrovato le stesse persone, nella stessa via, con lo stesso Negroni in mano, maschi che parlano coi maschi, femmine che parlano con le femmine. Bel Sottomesso lì, coi suoi soliti occhiali né belli né brutti, la sua polo, i suoi ginz, il suo culo galattico, il suo drink, i suoi occhi belli eh, ma da cane bastonato che mi fanno veramente venire voglia di prendere un bastone e daje più forte una volta per tutte.
Insomma, c’avremo anche i nostri bei problemucci mentali da risolvere, ma tiriamo un sospiro di sollievo perchè l’abbiamo scampata bella.

Grazie ad Altissimo per il video e a AmicaUmbra per le immagini

L’ADDIO AL NUBILATO E’ UNO SOLO, NON SPRECATELO

Girls they just wanna have some fun 
Get fired up like smokin’ gun 
On the floor til the daylight comes 
Girls they just wanna have some fun
(Madonna – Girl gone  wild)

A distanza di tanto tempo è abbastanza complicato descrivere che megafigata sia stato il mio addio al nubilato, procederò quindi per scene (scopiazzando la tecnica e l’idea da un libro letto recentemente):

Scena di me impanicata facendo il bagaglio secondo le nebulosissime indicazioni di AmicaUmbra.
Scena di me che scendo con uno stile marinaretto e vedo la C3 turchese metallizzato di AmicaUmbra sotto casa con una scritta zebrata sulla fiancata e sul finestrino con tanto di frecce.
Scena di me a dumila.
Scena di me che penso che andremo alle terme sul lago di Garda e mi prendo male.
Scena di me esaltata per ogni cosa.
Scena di me che penso che andremo a Riccione.
Foto con la CocaCola con scritto “Vamp”.
Scena di me che capisco che non andremo sul Garda (me felice).
Scena di me all’arrivo della pensione sul mare a Cervia.
Scena di me in costume con la cellulite a vista.
Scena di me a dumila per l’arrivo di altre amiche.
Scena di me che faccio il bagno con le amiche.
Scena di noi che usciamo dal mare camminando contro i cavalloni coi capelli bagnati d’acqua salata, la pelle baciata dal sole, i costumi umidi appiccicati alle procaci forme. Nzomma, scena di noi che sembriamo le Amazzoni – Extreme Diet Edition.
Scena di Mun col suo costumino a bandiera americana e di me che continuo a toccacciare le tette di AGB perchè sono le più belle che io abbia visto dal vivo e vere.
Scena di noi impazzite che ci vestiamo e pettiniamo e ci proviamo tutto e ci trucchiamo tantissimo.
Scena di noi in pizzeria con le amiche che mi danno i regali più belli del mondo tra cui: un album con la selezione delle nostre foto più imbarazzanti e/o belle, foto delle marachelle, foto che nessuno vedrà mai; un contratto in cui si giura e si firma che quello che happens in Cervia stay in Cervia, regali da casalinga fescion.
Scene di noi che ci facciamo ciupiti di vodka alla menta e cerchiamo le 8 differenze col Listerin.
Scena di me che vado sui miei tacchi a spillo dal barista e dico “scusa mi allunghi il cocktail gentilmente…così è imbevibile” e vedo la tipa che fa al barista “senti il cocktail della signorina è imbevibile”.
Scena di donne in spiaggia che si confessano, dormono, spremono i peli incarniti, smessaggiano, spettegolano.
Scena di paura e delirio a Las Vegas (noi che scegliamo i nostri outfit).
Scena di un pulmino bianco che arriva a caricare questa macchinata di vulva allo stato puro che siamo noi dopo due ore di trucco parrucco e moooolto tacco.

tacchi

spilla Scena di tutte che tirano fuori un pacchettino: spilla fuxia  con scritto BIONDA SUPREMA (sul mio) e VORREI TANTO ESSERE BIONDA  (sulle loro).

Scena delle scene: l’arrivo del buchè. Semplicemente ineguagliabile. Merita un post apposito e molte richieste. 

Scena del pulmino di vulva che ci scarica giusto davanti davanti al Papeete Beach.
Scena dell’arrivo di Tatta che ci raggiunge al Papeete e di noi che entriamo come principesse in tubini e tacchi che Cheit Middelton in confronto è na buzzicona de TorMarancia in questo posto pieno de grezzi ma così grezzi ma così grezzi.
Scena di me che poso col mio buché in tutte le foto del mondo (sarò sicuramente nelle foto degli addii al celibato dei vostri amici, ma non lo saprete mai).

culi
Scena di diciottenni strafatte che ballano in tanga, scena di palestrati coatti, scena di addii al nubilato molto meno fighi del mio. Scena di noi che diciamo “ma te rendi conto che quella ha trovato uno che se la sposa? non ce credo”
Scena di uomini che ci adocchiano e noi facciamo le sceme e poi li cazziamo.
Scena di dialogo: “quanto sei bona!” e io: “grazie, come sei spontaneo!” e lui “te metterei a pecora!”
Scena di me senza parole (ma con molti insulti)
Scena dei suoi amici che vengono a scusarsi.
Scena di lui che torna, io che gli faccio “ma che vuoi?” e lui: “volevo dirti che sei molto bella, hai un sorriso e degli occhi stupendi, scusa per prima”
Scena di me moralizzatrice soddisfatta.
Scena di noi che andiamo a cena e di AmicaUmbra che se rimedia anche l’impossibile per strada col suo abitino verde albero con tanto di uno che prende in pieno un palo mentre cammina.
Scena di un gruppo di fighi che ci dicono “voi sì che siete forti, mica come quelle zoccole là dentro”
Scena di me che penso “La regola del più FI* non si smentisce mai”
Scena di noi che ci scofaniamo l’impossibile in un ristorante bellissimo che alla fine ci offre delle caipirosche alla fragola. Per dire quanto siamo femmine.
Scena di me che compilo un CRUCIPERLA.
Scena di noi che spacchettiamo il kit da Dive: ciocca di capelli rosa, braccialetto brandizzato con il motto “incontrarti è stato etilico”, ciondoli e collane a forma di  rossetto e trucchi, carte con uomini nudi per giochino interattivo. Noi splendidamente abbinate grazie alla maestria di AmicaUmbra che a confronto Saatchi&Saatchi è un ubriacone che mena la moglie. 
Scena di noi che prendiamo un taxi con l’autista ovviamente pippato come Fabrizio Corona e che corriamo a mille all’ora alla Villa Papeete.
Scena di uno che cerca per ore e ore e ore di pomiciarsi Marchigiana Simpatica, unica donna al mondo che va al Papeete con le calze e i decolleté perché senza “fa cafone”. Da notare che al Papeete Beach era stata assalita da un quarantenne palestrato-tatuato-con lo slip che gli aveva infilato due dita nel bicchiere e succhiato il ghiaccio con fare da Brigitta Bulgari e strizzando l’occhio. Darei un piede per avere la foto della faccia di MarchigianaSimpatica in quel momento, col suo abito blu con le farfalle.
Scena di me che grido con tutti questi sciamannati “SO-LO PAPE-TE! SO-LO PAPE-TE!”
Scena di numerosi e numerosi uomini che lo appizzano con un certo ardone a Tatta. Ma na cosa impressionante, come ci giravamo un attimo c’era uno che glielo appizzava con veemenza. E dire che è una gran bella ragazza, ma stava anche senza tacchi e mezza struccata… Tanto che a una certa mi giro e le faccio “Tatta tutto bene?” e mi sento rispondere: ” sì ma mi fa un po’ male il culo”.
Scena di uno sfigato mortale che passa chiedendo a tutte “ma tu sei fidanzata?” e sentendosi dire sì da chiunque. Chiunque tranne Mun che, in un accesso di sincerità coniugata al poco rimorchio serale, risponde un secco “no!” e si sente controbattere, da questo con faccia più che stupita, “allora goditi la vita!” . Io che mi cappotto con AmicaUmbra.
Scena di me che grido con tutti questi sciamannati “SO-LO PAPE-TE! SO-LO PAPE-TE!”
Scena di un nano sborone che tenta di rimorchiare insistendo come un dannato sia me che MAU. Probabilmente senza distinguerci. Continuando a ripete che c’ha la barca a Spezia e che ci porta in barca.
Scena di Mun che prende a gomitate una e noi terrorizzate dalla megarissa (che, diciamocelo, ce stava tutta!)
Scena di me che convinco uno a tenerci la borsa piena di scarpe di ricambio.
Scena di me che grido con tutti questi sciamannati “SO-LO PAPE-TE! SO-LO PAPE-TE!”

Scena di noi che balliamo, io sono una forsennata.
Le cantiamo tutte ma tutte ma tutte. Io impazzisco quando mettono a palla questa canzone coatta che amo pazzamente. Ballo ballo ballo da capogiro.
Scena di me che grido con tutti questi sciamannati “SO-LO PAPE-TE! SO-LO PAPE-TE!”
Scena di questo che mi si mette a parlare mentre mi siedo su un muretto con una camicia bianca oscena, tutta tipo paggetto medievale per quanto era larga e rimbolsata nei calzoni. Che si vede che vuole tentare un approccio e, quando gli spiego che sto per sposarmi, mi attacca la pippa sul fatto che ha 38 anni e vorrebbe un figlio e la sua compagna si è allontanata per un periodo ma lui vuole una stabilità e forse si prende un anno sabbatico dal lavoro per capire i valori della vita. Dentro al Papeete.
Scena di me che grido con tutti questi sciamannati “SO-LO PAPE-TE! SO-LO PAPE-TE!”
Scena di un altro che mi ferma tornando dal bagno e le prova tutte: vieni con me/parliamo un attimo/quanto sei carina/ noi dai non andare via/ dai almeno un bacio/ proprio perché ti sposi che ti frega… per finire con “mi sono lasciato da una storia importante, per me lei era quella giusta ma ora è così e io ci soffro, non me la sento di avere una storia nuova, la amo ancora ma non so se credo nell’amore”.  Dentro al Papeete.
Scena di noi che balliamo, io sono una forsennata.
Scena di me che grido con tutti questi sciamannati “SO-LO PAPE-TE! SO-LO PAPE-TE!”
Scena di noi che facciamo chiusura. I baristi se ne vanno, il sole sorge sulla Villa Papeete, le cubiste scendono dalle impalcature su cui erano appese a cavalcioni di palle da discoteca (“stasera Maruska e Priscilla ci stanno sulle palle!” cit.), la musica si spegne, i buttafuori raccattano i cadaveri. Rimaniamo giusto noi e le baldracche (cit.)
Scena di noi in albergo, saluti, abbracci, gioia e poi noi alle terme.

Glisso sui disastri del viaggio di rientro giusto per dire che erano anni che non sorridevo così tanto. E che non rimorchiavo così tanto.
Ho le migliori amiche di sempre, fossi in voi mi invidierei un bel po’ parecchio.
E’ stato un fine settimana perfetto, perfetto, perfettissimo. Non ridevo e non ballavo così tanto da tempo. Per dire, ho anche fatto la cacca.

* Regola del più FI: se non puoi essere più FIga, sii più FIne

THE EX FACTOR – invocare li mejo mortacci senza soluzione di continuità

Quando stai per sposarti, intendo proprio quando quel giorno si avvicina galoppando, quando oramai un po’ tutto è organizzato, quando ti mancano solo dei dettagli ma le riflessioni profonde sul senso della monogamia le hai già fatte, in quel momento finalmente viene fuori il grande interrogativo del matrimonio: come faccio a farlo sapere al mio ex?

Ora, se siete di quelli che dicono “ma che c’entra? che ti frega dell’ex?” et similia, girate al largo, ma proprio larghissimo da me perché i cazzari sono una categoria che davvero non tollero.
La questione dell’ex e della sua informazione circa le nozze è uno dei grandi quesiti delle nozze, se non addirittura IL grande quesito.
E’ abbastanza normale che se vi state per sposare, la storia passata sia stata superata. Ed è anche abbastanza normale che sia passato qualche annetto a meno che non siate quegli squilibrati che si sposano dopo quattro mesi “bellissimi e intensissimi e con una sintonia mai provata prima”.
Ma vorrei concentrarmi sul fatto che questo non c’entra nulla con un sano e naturale senso di rivalsa sull’ex. Il celebre concorso, portato alle luci della ribalta da SATC, “Chi di noi due morirà solo e disperato?” scatta il giorno dopo la fine del rapporto e poi, chi più chi meno, è tutto un gareggiare per tentare di morire accoppiati e felici.
Essendo io in procinto di congiungermi nel vincolo comunale col Primate, penso di poter affermare che ho stramegavinto e ciccia al culo.

Ma veniamo al dunque, come non ricordare Lui? Sì, il grandissimo imbecille con cui sono stata insieme per anni. Quello che l’ho preso lottatore alternativo, rapper e studente con la Fiat Uno e l’ho mollato col completo di Etro, un bilocale al polso, vacanze a Ibiza e costume a slip. Quello che, nell’estate del 2006, mi chiamò per dirmi che gli avevo attaccato la gonorrea perché nient’altro ero che una vacca, e che mi ha mandato sola e disperata in periodo di esami universitari a 700 chilometri da casa a farmi un tampone in tutti i luoghi. Insomma, un gran signore.
Dopo la fine ufficiale della relazione, per circa un paio di anni la cosa si è trascinata, prima per colpa mia e poi per ritorni suoi, senza mai arrivare da nessuna parte. Poi a un certo punto, complice la distanza, è morta lì. Io ero in altre faccende affaccendata e lui probabilmente idem. E da quel periodo sono passati circa tre anni di assoluto silenzio stampa.
Nonostante questo io non gli voglio male, manco bene, non gli voglio niente. Se morisse mi farebbe una certa impressione, ma a parte questo cerco di non pensare di aver perso otto anni a interrogarmi su sto essere che ha la stessa statura morale di Maurizio Lupi.
Nzomma qualche giorno fa parlavo con AmicaUmbra di queste cose passate e passive (un suo ex ha inseminato la scema di turno) e le dicevo “ma, secondo te, ma chissà con sti ex, dici che glielo devo scrivere che mi sposo? o lo lascio morire d’infarto col pettegolezzo paesano?” e poi “ma senti, ma stimazzi, io c’ho tanti pensieri mo pure a farmi problemi per sti cretini” e via discorrendo tra trucchi, scarpe e colleghi dementi.
Poi ieri la macchina Enigma , ovvero Feisbuc, non si sa come mi avverte che il tizio si è iscritto. Lui, contrarissimo a queste robe di internet, questi social per pettegoli, per gente che non ha una vita, e perché uno deve sapere i mazzi miei, e poi sicuro chissà che inciuci che ci fanno, e poi è pieno di quarantenni tristi che cercano di rimorchiare, e poi le donne si fanno vedere, e bla bla bla…una noia mortale. Ebbene lui, Mr Coerenza, si è iscritto definitivamente, dopo la rapida apparizione del 2010 atta solo a stolcherarmi un mesetto per poi risparire.
Nessuno si aspettava comportamenti intelligenti, quindi occhei. Clicco e mi appare una foto sui toni del rosso di Lui (identico spiccicato cacato sputato a anni fa) e…ovviamente vicino la sua attuale ragazza. Non mi aspettavo che si fosse fatto prete, eh. Ma manco che si mettesse con una col naso da porco. Ma vado avanti, clicco “informazioni” e evinco che è Fidanzato Ufficialmente o Engeigd che dir si voglia. Molto bene, procediamo. E’ fidanzato con una dal nome da stronza MA soprattutto col doppio cognome! Ragazzi miei, qui viene il bello! Il maledetto doppio cognome de sta fava! Perché il doppio cognome è il simbolo del male come dimostra la MalBal, la ex del Primate. Lei, la donna della morte, lei l’umana senza pinzette! Doppio cognome garanzia della merda.
Quindi gioisco, perché se la merita! Poi vedo che il fidanzamento ufficiale risale a luglio 2006, circa quando noi compivamo il quinto anno di relazione…ma che piacere!
La prima cosa che faccio, di conseguenza, è parlarne in chat con AmicaUmbra:

Frangia: L’HO TROVATO SU FB, MAZZO MAZZO MAZZO oddio ha scritto che è fidanzato dal 2006, stava con me!
AmicaUmbra:  mandami il link
F:  me sto a senti male (link)
AU:  mamma mia che occhiali terribili la ragazza (commento perfetto nel momento perfetto, il demonio è nei dettagli)
F:  cioè non me frega un mazzo, ma so sconvolta
AU:  scusa ma quando l ha fatto?
F:  il 5 aprile
AU:  azz
F:  o mazzo, aspè, dal 22 luglio 2006? cioè sta cosa mi sconvolge o hanno messo una data di tipo quando si sono conosciuti
AU:  dice che è fidanzato dal 2006?
F:  non ci posso crede si si si
AU:  voi quando vi siete laciati?
F:  gli mando la richiesta di amicizia? non me lo ricordo ma de certo ci siamo rivisti e mi ha scritto nel 2010 che non era fidanzato e voleva vedermi per certo TE RENDI CONTO????
AU:  o.O
F:  non so se ride o se piagne
AU:  me sento male per te,   ma come fai a vederlo? io non la vedo la data
F:  su informazioni
AU:  no ora l ho visto o.O ma mazzo
F:  no vabbè AmicaUmbra,  io ho qui le mail mazzo,  ce le ho puttana miseria, so sconvolta cioè sti mazzi eh? però mazzo
lo aggiungo?
AU:  magari erano un pò in crisi… ma te pare che MAS non ha mai visto niente? o saputo niente?
cmq io direi di no, cioè l ha fatto da troppi pochi giorni
F: ok no no, ecco, io che volevo mandargli una mail
AU:  per il matrimonio?
F:  sì, ma a questo punto conto di chiedergli l’amicizia il 21 luglio,  il tempo di mettere un’immagine del profilo vestita da sposa… da stasera senti che dieta che faccio, mortacci sua e de Riccarda Strozzi Pollastri, mortacci de tutte quelle coi doppi cognomi!
AU:  ahahahhaahhaah mortacci de tutte,  de tutti anzi, cmq non scrivergli, lui te l ha mai fatti gli auguri?
F:  MA NOOOOO, ma lui mi sa che non si è ancora sposato a meno che nel 2005 non me sia persa qualcosa
AU:  ahahahah ma tu la conosci lei? è di Borgo Natio?
F:  ma non lo so mortacci sua e del naso da porco
AU:  sta stronza!  urge acquisto di almeno 3 paia di scarpa?
F:  MINIMO MINIMISSSSSIMO
mo faccio dinamica mentale e je gufo col pensiero
AU:   cmq la soluzione è SCARPE
(ora qui va inserita una premessa: AmicaUmbra è nota in tutte le sue compagnia per essere una persona solare, simpatica, sempre tranquilla e propositiva, molto accomodante e mai nervosa, la perfidia non sa cosa sia, la vendetta non la sfiora, la rivalsa men che meno, è l’incarnazione dell’altra guancia e del vivere lasciar vivendo)
AU: o magari gli mandi la partecipazione
O MEGLIO FAI INDAGARE MAS (climax)
o magari gli mandi la partecipazione con un nome sbagliato ma al suo indirizzo
F: questa è  veramente infame
AU:  bhahahahhhahah o magari cambio programma e CASUALMENTE organizzo l’addio al nubilato in piazza a BorgoNatio vicino casa sua
F: sì,  mettete i manifesti
AU:  tu in mezzo a tanti cazzetti 50*70 e richiedo l’autorizzazione i comune per appendere i manifesti
F:  comunque fotoscioppame per benino che se me vede miss doppio cognome
AU: (spizza per bene il profilo di Riccarda Strozzi Pollastri) ma se fa le foto solo de faccia, sicuro c’ ha il culone!

CAMBIO DI LUC PER VANDA E LUISA – cronache da uno sposalizio che si avvicina

Prima di passare al sugo, alcune brevi considerazioni:

– la vicenda de idduemarò sta raggiungendo le vette della più fastidiosa cronaca da Feisbuc. Si è scatenata na pioggia di linc di ogni sorta, tutti differenti tra loro ma equamente insopportabili, che mi infesta la bacheca giorno e notte, giorno e notte. Ho due o tre contatti a cui s’è risvegliato un insano amor patrio tramite questa notizia, non si capisce bene a che titolo e perché considerando che uno è un maestro di arti marziali e l’altra è una disoccupata pugliese. Ovviamente non li depenno dagli amici perché mi servono per spettegolare. Invero va detto che tutto quello che mi ha apportato questo vociare circa i due pistoleros [cit.] è stato: la conoscenza della finora ignorata parola “marò” (ignorata in questo senso, perché io la usavo solo per cose tipo “marò, ho lasciato il fornello acceso!”) , il ritorno alla mente di Giuliana Sgrena che, diciamocelo, ce l’eravamo scordata tutti, di conseguenza il ricordo delle DueSimone note agli onori della mia personale cronaca perché avevo rinominato un foulard “la sciarpa delle DueSimone” e del viaggio in Germania col Primate di cui la sciarpa era stata indiscussa protagonista. Personalmente quello che penso della vicenda de idduemarò è: me pare che Rossella Urru ce la semo ricordata solo a Sanremo con Geppi Cucciari che è stata messa lì per compensare l’elegantissima farfallina di Belen. Sparo e chiudo.

– credo che Uozzapp stia rovinando il mondo. Ho un blog, figuriamoci se sono contraria alle nuove forme di espressione. E sicuramente c’è un modo intelligente di usare dei semplici strumenti che, in fondo, sono comodi e rapidi. Però ci sono cose che stimolano immediatamente un utilizzo improprio da parte dei più, tra cui annoveriamo: il rossetto color mattone, il plateau, il mojito, il decolorante per capelli, l’ecopelle, i ravanelli e – appunto – uozzapp. Una delle frasi che meglio ricordo di GRGA è “creare contenuti di comunicazione in appositi spazi di relazione” e, se uozzapp è lo spazio virtuale di comunicazione, spesso e volentieri è il contenuto di comunicazione a mancare. Oppure non mi sono accorta che tutti intorno a me hanno l’assoluto bisogno di esprimere concetti profondi e sentiti e ragionati. Propongo una giornata in cui ci si parli solo se si ha qualcosa da dire, si mandino sms solo per comunicare qualcosa e si rifuggano le conversazioni in stile “che fai? ma niente! che palle eh? eh si! pucci pucci? si micci micci? gnignigni e pipipì”. Sforziamoci di essere più socievoli e meno social.

– ma questa tendenza delle magliette corte avanti e lunghe dietro? Io non ho ancora maturato un’opinione sicura, fondata, certa e giudiziosa.

– mi sono iscritta a un corso di dinamica mentale. No, non sono una matta ippi niueig. No, non ho bisogno di uno psicologo (anche se, chi non ne ha bisogno?). No, non faccio yoga. Ho deciso che è una figata e quindi lo faccio, vi aggiornerò sul mio stato di salute mentale.

Ecco, come sempre ho sbracato con le premesse, le ho fatte troppo lunghe. C’è gente che con le mie premesse ci potrebbe scrivere dieci post, e qui ci sarebbe da scrivere per giorni e giorni su quelli che si aprono un blog e poi gli sa fatica scrivere, ma non tergiversiamo e passiamo a parlare di: zinne!
Perché, non so se s’è capito, ma mi sposo a luglio. Ho già un abito e non ancora le scarpe (dovrei vincere il superenalotto senza giocarci per prendere le uniche che mi piacciono) ma soprattutto ho il mio fisico da pin up senza culo in miniatura. Sebbene io qui possa scrivere il vero e il suo contrario, nessuno ha mai messo in dubbio che io fossi una bionda molto procace. Vale a dire che sono alta un metro e una vigorsol ma ho un notevole parco airbag (non oso manco immaginare l’impennata de zozzonerie nelle statistiche di ricerca che già non se la passavano male). Ho il classico fisico “dietro liceo e davanti Cristina dal Basso” in versione naturale e questo rende veramente difficile trovare un intimo comodo e normale per la vita di tutti i giorni. Figuriamoci un completino zozzone per il matrimonio!
Nzomma siccome lavoro in centro a Milano esco e mi tuffo nelle vie della moda col bancomat pronto a tutto. Passo in rassegna tutti i miei marchi preferiti: Triumph, Valisère, Passionata, LaPerla, Chantelle, Etam. Scopro che nessuno ha quel che fa per me, o non della mia taglia, o “guardi che le strizza” o “ha un giroschiena minuscolo!” e simili. Giro in lungo e in largo e alla fine entro dove non si può non trovare qualcosa: alla Rinascente di Piazza Duomo.
Salgo un piano dopo l’altro, butto l’occhio sulle nuove borse di Michael Kors, un occhiatina ai tubini di Chloé, prendo in mano un sandaletto di Caovilla. Tutto sentendomi, come da prassi: brutta, povera e malvestita.
Ma chi la dura la vince, arrivo strenuamente al quinto piano, quello della lansgerì. Vado dritta da LaPerla e scopro che non fanno nulla oltre una certa misura  che è l’unica misura a partire dalla quale il petto di una donna può essere considerato “tette”, il resto sembravano costumini per ragazzine spigliate ma che non hanno ancora sviluppato. Rosico moltissimo e vado  avanti. Giro lo sguardo e mi ritrovo in mezzo a due signorine vestite come le infermiere dei film di Alvaro Vitali: calze con la riga, grembiulino rosa aperto su cosce e seno, pizzi in bella vista e dei tacchi troppo alti per una poveraccia che sta lavorando, infatti mi vengono incontro con la leggiadria di un TRex. Non c’è dubbio, mi trovo da Agent Provocateur, il fornitore ufficiale dell’intimo delle passeggiatrici di lusso. Quello che ho visto lì, nessuno può immaginare. mutande in fili di cuoio, strass da capezzoli, fruste e manette, robe che dicevano essere mutande ma che a me parevano lacci per scarpe in pizzo. Manco a dirlo, in un posto così il problema della mia taglia non c’è. La commessa non si è fatta il benché minimo problema a scostare la tenda (di velluto nero) del camerino (di velluto nero) e guardarmi con mio reggisound spaziale e sotto le mutande rosa con l’orsetto che portavo.
Volevo morire, ma poi la mia attenzione è stata captata da un’altra cliente del torbido negozio. Perché io avevo la scusa virginale del matrimonio, quindi era lecito mi provassi quasi tutto. Ma quella signora in golfino beige, capelli castani, occhialetti da impiegata delle poste, ginz stinti e hoganmmerda, che cosa avrà voluto comprare? Non ho saputo decidere se stimarla o pensare “hai capito er mignottone?”.
Poi sono andata da Chantelle dove ovviamente non avevano la mia taglia quindi mi hanno offerto lo spettacolino impagabile di una donna araba velata che chiedeva se, oltre al completino da perfetta maiala che stava acquistando, c’era un altro string più piccolo abbinato.
Ecco, queste cose io non le ho veramente mai capite, perché le cose private sono private e quindi uno tra le mura di casa fa quello che vuole e se si appende selvaggiamente ai lampadari io faccio anche l’applauso. Però mi ha fatto una gran tristezza vedere una mortificata nel corpo, vestita come una suora vestita male, che spende e spande comprando gli unici capi che può non mostrare, dimostrando così di amare la moda e la cura di sé e, allo stesso tempo, di essere così sottomessa a un uomo da sfogare il proprio buongusto solo a suo uso e consumo.

Quindi a questo punto non mi resta che decidere se avere un gran bel decolleté nella vita abbia un prezzo. E se questo prezzo sia proprio 260 euro. Mortacci loro.

LA DIFFERENZA TRA ME E TE [cit.]

Per quanto riguarda Sanremo mi sto sfogando su feisbuc, quindi non è che abbia grandi cose da scrivere qui. Però prendo spunto da uno dei siparietti messi su in quel grande puntatone lungo quattro ore di Che Tempo che Fa con tante canzoni (bruttarelle) su RaiUno. A un certo punto una coppia omosessuale italiana che si sposerà a Niuiorc ha raccontato tramite iscrizioni su fogli bianchi, in silenzio e con una dolce melodia di sottofondo, la propria storia d’amore e il proprio diritto al matrimonio negato in Italia.
Ora si fa un gran parlare di unioni civili, matrimoni ghei, adozione da parte di coppie ghei e quanto di simile che coinvolga il mondo omosessuale e la creazione della famiglia.

Se siete contrari per principio in ogni modo alle unioni omosessuali, a casa vostra si dice “devianza” o “frocidemmerda”, beh, andate a leggere il sito del Giornale o di Famiglia Cristiana,
qui non c’è trippa per i vostri gatti. 

E’ un bene che il dibattito in merito si sia (ri)aperto, anche se purtroppo credo che sarà breve e senza esito. In Italia il voto cattolico pesa ancora troppo e sotto elezione, con le dimissioni di Benny, si farà sentire compatto.
Non c’ho proprio voglia di stare a dire che l’orientamento sessuale è un fatto privato, che se mi trovassi infartata non credo mi cambierebbe molto sapere che l’infermiera che mi mette la flebo è lesbica, che -sì- anche tra gli animali l’omosessualità esiste e gné gné gné solite cose trite e ritrite ché, se non le avete ancora capite, è veramente il caso di sentire un neurologo (etero, ofcorz).
Quello che più mi intristisce, tra chi condivide con me che il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione da parte di coppie omosessuali vadano assolutamente resi possibili, è la motivazione.
Occhei, è vero, c’è la necessità oggettiva di tutelare in concreto le coppie che vivono insieme (se schiatto perché casa mia di cui tu hai pagato il mutuo deve andare a quella stronza di cugina con cui non parlo dal 1993?), sicuramente anche a livello burocratico molti processi si snellirebbero (vai dal notaio, lascia una scrittura privata, paga il notaio, prega che nessuno la impugni quando schiatti, speriamo che il giudice poi non sia omofobo…), eh sì, sicuramente lo stato ci guadagnerebbe anche a livello economico, eh sì, e poi il mondo è pieno di bambini orfani e miserabili che pur di non lasciarli nelle favelas è sempre meglio darli a una coppia omosessuale.
Ma queste sono le motivazioni giuste per un cambiamento di questa portata?
Perché ragionando per assurdo e su questa linea, se domani fosse assolutamente necessario risparmiare sulle pensioni, che si fa una strage di sessantacinquenni?
Tra cinque mesi mi sposo con l’uomo che amo, progetto con lui bambine bionde, delego a lui la firma sul mio conto, lascio a lui le indicazioni sul “fine-vita” (o inizio-morte) che preferisco, progetto con lui come realizzare la nostra vita insieme, immagino con lui la mia carta di identità col doppio cognome. E lo faccio perché è giusto, perché questa è la famiglia: un legame di amore assolutamente personale, su cui nessuno ha il diritto di sindacare o esprimere opinione. Ho la possibilità di far coincidere quello che provo con un documento che lo renda ufficiale, che mi permetta di elenca tra le caratteristiche che massimamente mi descrivono che ho scelto il Primate, e quindi lui è un pezzo di me. E su questo ci conto così tanto che mi ci faccio mettere timbro e firma del comune, io certifico che per me è così e l’istituzione mi crede e avvalora quel che dico.
E sono convinta, nel profondo, che siano queste le motivazioni per cui vanno resi possibili i matrimoni tra persone dello stesso sesso e tanto più le adozioni: perché la famiglia è un sentire unico e una dimensione umana privata, è un insieme di legami inscindibili che creano la società, forma pezzi di tessuto granitico e di certo non dipende dagli orientamenti sessuali.
Che le coppie gay adottino è semplicemente giusto, non è meglio dell’orfanotrofio.
Che le coppie gay si sposino in comune col mazzo di fiori e l’abito della festa è giusto, è il diritto alla ricerca della felicità che lo stato ti deve proporre e garantire, non è necessario per regolare contenziosi di natura particolare.

Finchè ci fermiamo alle necessità, finchè non puntiamo agli ideali con tutta la passione che questo richiede, saremo in eterno le rammendatrici di diritti strappati.