Sento l’impellente necessità di far sapere al mondo due mie opinioni circa altrettanti argomenti molto significativi per l’attualità del Paese Italia.
LA SFILATA DELLA MINETTI PER PARAH: lo so che tutti avete già detto la vostra su feisbuc, l’ho già fatto anche io! Comunque vorrei ribadire che secondo me è stata una roba veramente poco opportuna, per più e più motivi. Ora, che nessuno mi tacci di essere una bacchettona moralista perché, santiddior, basta rileggersi qualche mio post a caso degli anni passati per capire che – veraveramente – sono liberale e liberista però quando è troppo è troppo.
Innanzitutto sono profondamente convinta che le cariche pubbliche, se te le prendi, te le carichi. Ovvero: te prendi il cane da 15mila neuro al mese? Allora te toccano anche le pulci dei giornalisti sempre intorno. Eh, no, non puoi avere una vita comune visto che hai scelto un mestiere pubblico. C’erano concorsi per diventare impiegata della posta ma tu, cara la mia Nicole, hai preferito fare i servizietti agli anziani e quindi ora sopporti tutto sto circo. Come se ti dispiacesse. Quindi siccome gli incarichi pubblici si devono ricoprire con onore, direi che la consigliera avrebbe potuto cominciare anche solo col “ricoprirsi”. “Fare l’indossatrice non è un mestiere sconveniente” ha detto ai microfoni del corriere.it, e io sono pienamente d’accordo. Il problema sono i pompini.
Inoltre trovo che Parah abbia preso una grossissima cantonata a livello di marcheting. Se è vero, com’è vero, che la notizia è stata spiattellata in ogni dove, è anche noto che è stata commentata nei peggiori modi possibili. In questo caso l’importante non è che se ne parli, bensì che se ne venda. E penso che la voglia di comprare Parah sia passata a un sacco di gente . Una testimonial innanzitutto non deve offuscare il marchio che è pagata per rappresentare, in secondo luogo dovrebbe farsi portatrice di valori fondanti dell’azienda di cui porta la striminzita bandiera. Ora, Parah è un marchio noto, serio, di prestigio e che vende prodotti tutt’altro che a buon mercato, è uno di quei nomi che ha sempre rappresentato una certa classe sul bagnasciuga, un prestigio estetico e una raffinatezza a botte de ducento euro a bichini. C’è chi ha ipotizzato che l’azienda abbia tentato di cambiare targhet rivolgendosi alle ragazzine mignottelle che vedono nella di cui sopra un modello edificante. Ecco, a chi ipotizza sta teoria fantascientifica dico: bastava mettere i prezzi di Yamamay.
Infine, trovo che la Minetti non vada proprio bene come modella in generale: sembra un travone. Ora, con tutta la simpatia che posso avere per i generi sessuali alternativi, io comunque non voglio sembrare un transgender. Tantomeno a botte de ducento euro a bichini. La tizia in questione è stata rifatta da un chirurgo con seri problemi di vista che l’ha oggettivamente sfigurata, nell’insieme certo è una ragazzona tutta tette (plasticose) e culo (poco sodo) ma ha i coscioni a jamòn iberico, la falcata da corazziere e l’espressione da CinquantaDeBoca.
Sono certa che con questo post c’avrò un picco de visite che manco avessi scritto: Anna Dello Russo, Intercettazioni Berlusconi, VFNO, color borgogna, Rivelazioni LaRussa.
Nota di merito al marchio di costumi Domani che ha avuto come testimonial l’altra Minetti, quella di “Senza te o con te” e vincitrice di un bronzo alle paralimpiadi. A me come cantante non piace e come atleta non la seguo, non è che sia particolarmente mossa a compassione dal suo handicap visto che comunque è una persona felice e realizzata più di altre. Lei mi piace molto perché nonostante potrebbe televisivamente bearsi della sua sola cecità, oppure potrebbe fare la Pellegrini della corsa o semplicemente l’ospite opinionista a Matricole&Meteore, non smette di essere una bella donna naturale e molto in forma. Nonostante non abbia immagine di sé si cura della sua immagine e la mette a frutto, senza passare per biechi e umilianti mezzucci: ho avuto delle sfortune ma sono una figa, guardatemi solo perché sono figa. E poi è bionda.
L’altro grande argomento di cui vorrei parlare è:
NON E’ VERO CHE LA PASTA HA TUTTA LO STESSO SAPORE: ne discutevo spesso con MAU ai tempi dello studentato, quando le chiedevo che pasta buttare mi rispondeva sempre che tanto è tutta uguale. Non è vero, altrimenti perché ne farebbero mille tipi? Ecco, io credo che ci siano alcuni formati che sono veramente il frutto della disperazione di certi uffici di ricerca e sviluppo. La pasta è buona, lo sarà sempre, i formati famosi che la gente ama ormai sono quelli della tradizione, è inutile andare tanto in giro. Ma capisco pure che un ricercatore e sviluppatore alla Barilla dovrà pure portare qualche relazione scritta ogni tanto. Ecco, è nel momento della disperata ricerca dello stipendio che lui, probabilmente biotecnologo alimentare con cinque master in desain del bucatino e marcheting della gricia, sforna quelle grandissime boiate culinarie come: le pipe rigate e le stramaledettissime ruote. Ma chi le mangia? Fanno pena. Per avvalorare la mia tesi porterò alcuni esempi pratici: ruote al pesto, pipe rigate alla carbonara, ruote alla gricia, pipe rigate cacio e pepe, ruote all’arrabbiata, pipe rigate ‘eppatate, ruote al ragù, pipe rigate ai porcini. Non suona semplicemente una merda? Ammettetelo. Per quanto mi riguarda, paccheri esclusi, smetterei di produrre tutta la pasta liscia, le farfalle e anche i fusilli e gli spaghettini. Al contrario darei la stura a una massiccia produzione della mitica pasta a forma di puffi bianchi e verdi che fa tanto anni Ottanta. In produzione moderata anche la pasta a forma di piccoli membrelli, un toccasana per ogni addio al nubilato che si rispetti.
Detto questo, io sto a dieta e oggi ho mangiato cuscus.