Non sono come gli altri, sono sensibilissimo!
Ti vedi brutta? Ti vedi grassa?
Non ti preoccupare, ci vedi benissimo!
Bocciofili – Fedez feat Dargen D’Amico
The summer is crazy ma pure io ultimamente non scherzo, sarà il caldo micsato con la guaina contenitiva post operatoria, sarà dover fare la riverenza ai capi amerregani, non so.
Comunque un paio di settimane fa parlavo su Instagram (ebbene sì, si ciatta su pure lì) con un ex-molto-noto-blogger della prima ora che, a dieci anni di distanza, è ancora mio amico (qualcuno si ricorderà di Demonio Pellegrino, no?). E’ uno strano forte ma mi piace, penso che sia brillante e ha sempre una visione inaspettata sugli argomenti di cui discettiamo.
Nzomma partiamo da Fabri Fibra e poi inevitabilmente, come vecchi compagnucci di classe, facciamo un puntatone di Matricole&Meteore internet ediscion, informandoci a vicenda su che fine abbiano fatto tutti quella della nostra cricca ollain dell’epoca.
Quell’epoca era una decina di anni fa, i blog erano pochi e i blogger erano una comunità che – strignistrigni – girava sempre nelle stesse piazzette del web…nzomma ci conoscevamo tutti e avevamo squadroni di antipatie e simpatie. Era prima di feisbuc, prima che qualcuno potesse pensare che coi blog ci si sarebbero fatti anche i soldi, prima della Ferragni, prima della Lucarelli e – venendo al punto – prima della bodypositivity.
Questo concetto che a molti non dirà niente è il figlio illegittimo di Instagram, è un rigurgito di rivendicazione della panza, delle smagliature, dei corpi prima di fotosciop, la rivoluzione in calzoncini nella repubblica delle immagini.
Nzomma i discorsi miei e dell’ex blogger di cui sopra saltano da un personaggio all’altro fino ad arrivare ad una tipa che, daje e daje, ha avuto la buona intuizione di riuscire a svoltare col suo blog e adesso ci campa. Massima stima tanto per lo spirito imprenditoriale quanto per la faccia da culo con cui si è riciclata.
Quella che era una giovane donna alta, bionda, col capello fluente, il fisico filiforme e migliaia di consigli da dispensare su come-dove-quando essere fighe in modo assurdo, su come preparare un bagaglio delle vacanze che possa assicurare autfit secsi per ogni occasione a Santorini, su come tenere un uomo ai tuoi piedi facendogli annusare qualcosa che sai già che non avrà mai, oggi è diventata una signora di 40 anni suonati.
Io l’ho seguita per un bel periodo, raccontava la sua vita luccicante come una Biasi bionda e con una carriera che andasse oltre le foto a chiappe di fuori, più cinica e più arguta. Poi me la sono persa per strada e l’ho ritrovata, dal nulla, su Instagram.
Lì, parbleu, lo sconcerto: quelle che erano gambe lunghe e magre con un culetto secco da francese spocchiosa sono diventati due jamon serrano stagionati male e con le vene varicose, l’amore che un tempo le strappava capelli setosi e dorati oggi si ritrova a frenarsi davanti a una ciospa informe di un rossiccio sbiadito con ricrescita su un caschetto ormai fuori forma. I look sofisticati hanno lasciato lo spazio a colorito spento e rossetti messi a pene di segugio che altro non fanno se non sottolineare un contorno occhi impietoso per l’età anagrafica, calzoncini di ginz che segnano e canotte che – con quelle braccia – di dignitoso hanno poco o nulla.
Ora, se essere fighe non è un dovere, conciarsi come Dior comanda magari invece sì. Non dico sempre, non dico in tiro ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma almeno in linea di massima, chemmazzo, dai.
Io la capisco eh, questa tipa, sono la prima a vedere i segni del tempo su quello che prima era un corpo attraente senza sforzo. Lo vedo bene che a 25 anni su 12 cm di tacco ci facevo 14 ore di balli sfrenati e ora, con gli anni di cristo, anche le ballerine mi fanno gonfiare le caviglie dopo mezza giornata d’ufficio.
Però, bella de casa, tu devi dire grazie al fatto che le tue seguaci non si ricordano da dove vieni, perchè c’è poco da fare la figa quando sei figa e fare la bodyposiguru quando Chronos si fa sentire nella gola e anche nel naso ma soprattutto sul girocoscia. Eh no, questo no, questo passare da maneater a #sonofigaeposso, perdoname, non ci sta.
Personalmente non sono mai stata una bella da copertina, non fosse altro che sono un metro e mezzo, ma tra le studentesse con la media alta sicuramente ero una delle più notevoli. Poi gli anni passano, il metabolismo invecchia e ci si affida alla sempiterna regola d’oro del PiùFI*, le chiappe sono meno toniche e così anche il contorno occhi, ma ci si veste meglio, si ha uno stile definito e la cosmesi non è più con i correttori di Kiko da 3euro e 99, il profumo è Chanel anche di mattina e dove non si arriva turgide, si giunge consapevoli.
Detto questo, non è che siccome a me m’è sceso il culo allora Rosie Huntinghton-Whiteley è più cretina di me eh. Lei è sempre più bona, e c’è poco da fare la bodyposicazzi, bisogna imparare ad accettarsi non ad adagiarsi crogiolandosi nell’idea che alla fine noi con la panza siamo più ganze; fermo restando il diritto di vestirci come ci pare, bisogna tenere a mente un caro vecchio adagio indifferente allo scorrere degli anni “se te entra non vor dì che te lo poi mette”.
E per favore, che nessuno tiri fuori Ashley Graham che è na figa senza senso,una donna di una bellezza rara che porta una 44 o una 46 su un metro e ottanta di altezza… quella non è sicurezza in sé, quello è culo di nascere bona come il pane e capacità di saper combinare questo fattore unitamente ai carboidrati in una professione altamente remunerativa.
Il mio proposito per l’estate 2017 è quindi questo: cercare di non prendermi troppo male se il costume non mi sta come vorrei (anche perché è improbabile che domani mi svegli a forma della Rosie di cui sopra e tutto il resto mi fa schifo) e scegliere un bichini che mi stia bene e che mi valorizzi le costosissime tette nuove di pacca.
Infine un’analisi rotonda e completa sulla bodypositivity: è una cazzata col botto.
E’ l’ennesimo movimento wannabe-anti-modelle senza senso, non serve una corrente di pensiero a botte di hashtag per motivarci ad essere semplicemente consapevoli, perché poi sta tutto lì, nell’essere convinte davvero che siamo più di un paio di cosce e delle braccia sottili, che abbiamo in noi una forma di fascino e di bellezza da poter valorizzare, che abbiamo il dovere verso noi stesse di sentirci meglio nonostante quattro buchetti di cellulite tanto quanto abbiamo il dovere di concederci una pizza con la burrata a settimana, se ci piace. A parole siamo tutte capaci a ripeterlo, tutte abbiamo condiviso il post di ClioMakeUp credendoci fortissimo ma solo fino a quando non ci siamo ritrovate nel camerino di Calzedonia con le luci impietose, soppesando concretamente l’idea di inventare una scusa per non andare in piscina.
Non è semplice, nemmeno per le più toste, nemmeno per quelle il cui lavoro non richiede manco un aspetto curato, nemmeno per quelle che hanno 3 lauree appese alla parete del salotto di nonna, non è facile per nessuna perché con l’idea di volere e dovere essere belle ci siamo cresciute.
La libertà di non essere perfette ce la dobbiamo concedere, però poi vediamo di non sbracare che tra “non perfetta” e “mi nonna in cariola” c’è una bella differenza.
Cerchiamo seriamente di accettare quello che non possiamo cambiare tipo Osho, poi tutto il resto però cambiamolo.
E mettetevi l’antirughe. Sempre.
* se non puoi essere più FIga sii più FIne