ARRIVARCI COL TEMPO – Milano Pride 2017

C’è stato un periodo della mia vita, quando ero più piccola e più di destra, in cui ritenevo il gay pride sacrosantissimo ma ripetevo “non puoi andare a parlare di diritti e di politica in tanga e glitter”.
Sapevo, dentro di me, che la rivendicazione era giusta e necessaria ma ero davvero molto ancorata alla forma, non avevo mai sentito la frase “dress for the job you want, not for the job you have” ma – innata maestra di stile – l’avevo fatta mia.
A distanza di anni e a distanza da teorie destrorse che col tempo si sono andate sgretolando, ho capito che il principio che mi animava fosse corretto ma espressione di una visione parziale.

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I diritti si rivendicano come ci pare, il Pride non è solo una protesta bensì la celebrazione del diritto di esistere e di farlo liberamente. Farlo in tanga, coi glitter, con la mia maglietta fuxia abbinata al rossetto o in giacca e cravatta è parte integrante del messaggio: lasciatemi essere come sono e non giudicatemi, sono solo una persona libera.
Nzomma, pe falla corta e pe falla breve, il tanga è esso stesso un diritto, soprattutto quando è il simbolo di una repressione subita e covata per anni, da cui ci si è finalmente liberati.

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Bisogna andarci, al Pride, soprattutto se i diritti li si è acquisiti per nascita, soprattutto “noi etero” che non abbiamo mai dovuto lottare per veder riconosciuto il nostro amore e la nostra voglia di mettere su famiglia, bisogna andarci per fare numero e per far capire che le battaglie di civiltà non sono appannaggio delle minoranze interessate, ma sono tali solo se investono tutti, bisogna andarci perché un diritto che non è di tutti si chiama “privilegio” e i privilegi sono per gli stronzi.
Bisogna andarci al Pride, soprattutto “noi famiglie tradizionali” a dire che nessuno deve restare in ombra e a dimostrare che estendere un diritto che noi abbiamo a qualcun’altro, non ci priva di nulla ma anzi ci arricchisce della serenità che vivere in un posto equo, giusto e sensato sa darti.
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Andare al Pride è sempre una buona idea: è d’estate e nel primo pomeriggio, quindi il sudore detox è assicurato, è pieno di bei maschioni in mutandine che si muovono sexisexisexi che non fa mai male alla vista e alle ovaie, a livello di beautylook è sicuramente un evento da cui trarre molta ispirazione, vedere le drag farsi un chilometro lanciato sotto il sole in calze a rete e tacco15 ci fa ridimensionare il mal di piedi degli sposalizi, vedere un omaccione con la barba nera e il rossetto verde che mi dice “cara ma è etero? madonna che bono!” indicando il Primate – poi – è impagabile.

Questi sono i miei scatti, fatti con un cellulare attempato ma con una bella cover e saturati a mille con un programmino gratis, non sono appassionata di fotografia (ebbene sì, esistiamo anche noi) ma sono appassionata di umanità e questa ne è una fetta veramente interessante.

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10 pensieri riguardo “ARRIVARCI COL TEMPO – Milano Pride 2017

    1. Il punto è che questa non è ostentazione, questa è una festa e alle feste alle volte ci si va in maschera, proprio per divertirsi di più.
      E, a dirla tutta, ho il sincero sospetto che molte di queste persone vadano in giro così 365 giorni l’anno, quindi niente ostentazione ma pura normalità.

      Oltre a questo va detto che in qualunque caso alle manifestazioni pubbliche si tende a creare uno spirito di gruppo anche attraverso l’estetica, lo fanno male quei coglioni di Forza Nuova coi bomber, le merde della lega con le scope verdi, gli studenti con gli striscioni scritti con lo spray…figuriamoci se non possono farlo fior fior di drag!

  1. Con gli anni l’istinto di giudicare chi è diverso da me mi scivola sempre più via e posso dire di aver superato tanti preconcetti mentali. Giudico ancora tanto la stupidaggine, la cattiveria, la maleducazione ma sento che buttata lì in mezzo al follone non potrei fare a meno di divertirmi un sacco e avrei voglia di ascoltare storie di vita magari così diverse dalla mia.
    Però sento anche che non è comunque la mia pelle, che forse non mi piacerà mai fare una manifestazione: io ho bisogno di bussare alla porta e dirtelo in faccia e non so comunicare dal gruppo. Insomma, io non farei ciò che stai facendo tu ma se tu lo vuoi fare fallo! Poi boh, magari fra dieci anni cambierò di nuovo punto di vista. Nel frattempo ti invidio per l’ispirazione fashion che puoi averne tratto!!! 😉

    1. Giudicare è un passaggio normale ed è, per certi versi, anche una cosa sana. Si giudica qualcosa per stabilire più i propri confini che quelli degli altri, almeno per me è così.
      Per le manifestazioni concordo in pieno, è difficile stabilire un contatto personale con tutte queste persone ma è anche uno dei pochissimi modi per incontrare persone così tanto diverse da me.
      E poi il Pride non è una manifestazione, è una festa e io – come è noto – sono una party girl.

      PS: so che a Roma c’è una drag che dà corsi di trucco…che te lo dico a fare!

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