Post sentimentale et nostalgico et per donne abbandonate
Il primo lo comprai per il capodanno a Venezia. Era nero, di raso leggero, con delle bande di pizzo e paillette e pelle e brillantini attaccate davanti, un po’ lolita e un po’ rock, com’ero io in quel periodo con la cresta rossa e la frangetta mora, coi capelli sparati e gli anelli neri. Sono passati sette anni e ricordo con esattezza Lui che mi diceva quanto fossi bella e quanto fosse il capodanno più speciale della nostra vita, e che sarebbe stato il primo insieme di una serie lunga per sempre. Ci conoscevamo da così poco tempo ed eravamo così convinti da fare tenerezza. Lo usai di nuovo, quel tubino, a ferragosto dello stesso anno, per la cena dai suoceri. Perché la nostra doveva essere una cosa ufficiale, perché pure se quei fusilli ai gamberetti erano più salati del Mar Morto io non lo sentivo. Ed ero persino felice di questa inattesa tragedia dell’ufficiale, del trionfo della formalità.
Poi venne quello di voile, sempre nero, ché nella vita l’anello di fidanzamento si riceve una volta sola. E soprattutto una volta così non tornerà più: la sala solo nostra, i piatti vegetariani, il vino bianco. I lucciconi di Lui, non miei. E le foto in posa, con la rosa gialla regalatami dalla suocera, gli occhi orgogliosi di un suocero che leggeva in me la futura prima donna di quella casata di ingegneri.
Venne il momento del gessato, con la giacca. Era arrivato il giorno in cui tutta la città doveva sapere che anche io facevo parte di Loro, di quella famiglia tanto rispettabile, di quella borghesia cresciuta e pasciuta di argenterie e vacanze esotiche. E non ti togliere la giacca ché non sta bene, e mangia tutto ché sei più educata, e sorridi sempre anche quando le domande sono insistenti, e siedi alla destra dello sposo, e intervieni poco ma bene.
Ne presi un altro, poi, di crespo di seta blu, bellissimo, col bustino. Lo pagai uno sproposito, ma nulla in confronto a quel capodanno che avrebbe dovuto risolvere i litigi dopo mesi di lontananza. Di una taglia un po’ più grande ché in Erasmus si ingrassa sempre, ma tanto tu sei bella e io ti amerò e supereremo tutto e mi dispiace se sono stato ossessivo.
E poi quello bianco per andare a divertirsi con le amiche e a cena con Lui, che latitava e ogni tanto riappariva in forma smagliante, con la camicia inamidata a dirmi che ancora esistevo solo io ma che poi chiudeva il telefono in faccia.
E quando queste promesse si vanificarono, allora fu la volta del tubino con le maniche, per una cena noiosissima in cui recitavamo i ruoli di noi due felici, ma senza convinzione.
E poi basta, basta basta, adesso torno quella che ero, mi faccio crescere i capelli e mi faccio superbionda, sì sì sì. E così feci, e fu la volta di quello di tre taglie in meno: nero, col reggiseno in vista rosso di raso, con le scarpe di vernice rosse e leopardo, con gli orecchini grandi e dorati. Eccolo, il tubino che grida al mondo Sono una giovane donna bionda e desiderosa di tirarsi un po’ su, soprattutto ora che ha un peso e una forma invidiabili! More tremate!
Eppure alla fine, abbigliata di tutto punto, un giro in centro me lo facevo sempre alla ricerca dello sguardo di lui che, puntualmente, non incontravo.
E ci ho riprovato anche st’estate a rimettere quello nero con le manichine, ma non funziona.
Il mese scorso, però, qualcosa è cambiato. Cammino in centrocittà, guardo le vetrine e voglio comprare qualcosa. Entro nel mio negozietto di fiducia con la padrona che mi racconta sempre tutti i fatti suoi e mi dice "giochiamo a gira la moda, provati tutto!", e mi provo questo tubino verde acqua. Davanti ha delle pieghine, è semplice, dietro liscio, con le spalle scoperte. Ne rimango subito colpita e lo compro. E’ un colore difficile ma mi sta bene e l’occasione per metterlo prima o poi arriverà. Mi avvio per le stradine del centro con la busta tra le mani e passo sotto casa di Lui.
Quante volte l’ho fissata quella porta nell’ultimo anno, quante volte passai quella soglia tre, quattro o cinque anni fa. Entrata in lacrime e uscita sorridente, entrata in tailleur e uscita in tuta, entrata con le buste della spesa e uscita per mano con Lui felice.
Insomma col mio tubino verde acqua in mano, fissa a quella porta, mi rendo conto che qualcosa ha fatto crack. Che stavolta non mi interessa se mi vede, se non mi vede, se mi chiamerà per dirmi che sono passata sotto casa sua o farà l’indifferente. Quando la vita cambia ce ne accorgiamo dalle piccole cose.
In daylight, in sunsets, in midnights,
in cups of coffee, In inches, in miles
in laughter in strife,
In Five hundrend twenty five thousand
six hundred minutes
How do you measure a year in the life?
In truth that she learned
or in times that he cried
In the bridges he burned
or the way that she died
Five hundrend twenty five thousand
six hundred minutes
Five hundrend twenty five thousand
journeys to plan
Five hundrend twenty five thousand
six hundred minutes
how do you measure the life of a woman
or a man?
Ecco, io mi sa che la mia vita la misuro in tubini.
bella la vita in tubini. Non commento sui tubini stessi, che mi paiono tutti molto da troia (ed e’ un complimento, non un’offesa).
dp
@dp: se continui così ti censuro, sappilo. Qui siamo a casa di una signorina.
cacchiarola…una rosa gialla la madre?
tralasciando questo… il tubino nero è un indumento difficilissimo da mettere, se non per l’occasione, anche per il timore che quest’abito[entità] emana
come in colazione da tiffany, non tutte hanno il fascino di Audrey Hepburn, e non sempre si può osare tanto con nonchalance
ma tu, cuggina, sei bionda e come bionda puoi tutto
anche fregartene di uno storico ex
Non è che qualcosa ha fatto crack perché hai preso una taglia in meno? 😛
oh
come
ti
capisco:
quella
cosa
che
fa
click
PS: io però sono ancora in cerca del tubino perfetto. nero. scollatissimissimo.
PPS: il primo me l’ero cucito io: spallina sottilissima, a sottoveste, sullo scollo avevo ricamato dei fiori di perline nere.
e poi ne ho uno estivo, verde scuro, aderentissimo. bello, bello, bello.
Io non sapevo neanche cosa fosse un tubino. Ho dovuto cercarlo su gugol-immagini. E sì, l’avevo già visto prima, ma non sapevo che si chiamasse tubino.
eh i tubini….onestamente non so se me li posso permettere. Però ne ho comprato uno rosso e un pò scollato per la primavera. E chissenefrega..Io la mia vita, e la mia felicità, aggiungerei,
l’ho misurata spesso in chili, e me ne spiace. Meglio i tubini, no?:)
PPPS: è un post bellissimo.
confermo….è un post bellissimissimo ma davvero triste, almeno per uno che dopo qualche settimana dall’ultimo sguardo di LEI stenta ancora a credere che ci possa essere quel momento in cui ci sarà qualcosa che fa crack…..
cmq la vita in tubini è davvero geniale…
giuseppe
quanto mi piace sto post
a.i.
W i tubini!!!!…ma le scarpe di vernice rossa e leopardo?????tacco10?arghhhh!!!
elle
ed era pure verde… speranza! 😉
brava, frangia. sono fiera di te!
Anche un mio amico misura la vita in tubini.
Fa l’idraulico nel villaggio dei Puffi.
Io la misuro in camice: sono poco femminile e molto a righe sottili, di recente.
adesso saro’ stronzo, pero’ ti dico che meno male che soffri. altrimenti non ti saresti trasformata in una donna interessante. Le cinciallegre sono inutili.
Guarda legally blonde: lei all’inizio era stupida come una pietra (anche se me la sarei comunque fatta). Poi prende la tronata, e si trasforma in una bonona E interessante.
dp in versione personal coach
sai una cosa?
che ci ho messo anch’io una vita (e parecchie sbandate) per capire che se uno è storico, è storico. Perchè se è storico, vuol dire che non andava poi tanto bene. L’unica cosa che vado bene, quella sono io. Anche perchè mi tocca sopportarmi, ma soprattutto perchè mi rinnovo sempre.
Un mio amico una volta mi ha detto che quando una donna cambia pettinatura, colore dei capelli o frangia, beh c’è qualcosa che non va. Possiamo cambiare tinta e meches finchè vogliamo, perchè poi torneremo sempre ad essere noi. Nuove, ma noi. Con un nuovo tubino, ma noi.
E non credo sia un post triste, piuttosto un post di viva rigenerazione.
Vai di scollatura, adesso. Bisogna far capire agli uomini che hai chiuso la porta.
cazzarola, allora io sono una donna interessantissima. buono a sapersi.
Uggesù quanti commenti!
allora…cominciamo pian pianino:
@angus: anfatti lo dovevo capì dalla rosa gialla che qualcosa non andava. In qualunque caso il tubino nero sfina, è sciccoso e, senza presunzione, mi pare che mi stia di molto benino. C’è una piccola Odri in ognuna di noi.
@juanriccio: sempre simpatico come la stipsi.
@lanoise: tenchiu tenchiu tenchiu. Comunque se la mia vita continua ad espandersi verso la forma perfetta – la sfera – ti spedisco i tubini neri e scollatissimi miei. Ormai mi fungono giusto da sciarpa.
@consorte: mi stupisco di te! eppure ormai è parecchio che siamo sposati. Non capisci un tubino manco tu.
@pallina: ricorda che un tubino può sempre essere anche un tubicino e un tubone. I chili sono il dramma della donna moderna, non ti credere, ché anche io ho titubato chiedendo una M di quello verde acqua.
@giuseppe: guarda che poi con l’estate rinasciamo tutti, basta un po’ di elioterapia (ovvero un viaggio alle Lampados)
@elle: guarda, quelle scarpe me le invidia pure Pamela Enderzon….magari posto una fota un giorno o l’altro. fe-no-me-na-li!
@a.i.: ma allora sei un cuore di panna! (e osvego)
@lerinni: LUPI DI TUTTO IL MONDO: TREMATE!
@tomada: puffarbacco!
@laDurli: guarda che la camicia maschia è secsissima.
@dp: cioè, se mi citi Ris Uiterspun, poi è ovvio che ailoviu. E comunque sì, vero, soffrire fa crescere. Ma anche un po’ meno andava bene lo stesso.
@makeup: guarda, sta storia delle donne che cambiano pettinatura perchè sono insicure o hanno un qualche problema, l’ho gia sentita. E già mi ci sono incazzata. Ma ti pare, dico io, che se una è tanto insicura ha bisogno di uno scossone estetico? Non può essere che ha solo voglia di guardare allo specchio una faccia pronta al destino?
infatti….non sono molto convinto nemmeno io che un cambio di look sia segno di insicurezza, anzi mi viene da pensare il contrario, perché a lungo andare il modo in cui appariamo diventa una coperta di linus da cui facciamo molta fatica a separarci….
spesso fatichiamo proprio ad immaginare noi stessi con una capigliatura, occhiali o un modo di vestire diversi…..anche se quello attuale non ci piace…
insomma direi che nel cambiamento c’è sempre coraggio perché cmq implica una scelta!
giuseppe
Che post bellissimissimo…
BridgetJones
@giuseppe: GRANDE!
@Bridget: sono sempre felice quando ti trovo (anche) qui… 🙂
Bellissimo post.
(leggerò anche gli altri per capire che fine ha fatto Lui che ora mi sono interessata).
Poi le bionde simpatiche le adoro a priori 😉
non ci credo! MasterTard sul mio bloggo!!! ommaigodd! Troppo bello il video di fossi figo…che mito!
Supéloira, o que eu já me ri com os teus posts! Tão demais! Temos que por essa conversa em dia para me contares todos os teus ultimos affairs (ou não! LOL). Já eu…….. acho que entrei mesmo na cena do Surf, é só mar à minha volta e nada de ilhas no horizonte! CHE TRISTEZZA!
Rititi, of courseee
Epppahhh! Rititi! ja sentia falta de comentario em portugues..pois, ja tenho que te adiar nos meus affairs que sao os duma sfigata internacional sem fronteiras! E ti? na tua cena do surf? tas muito na onda, pois nao? ahahahahh olha-la…me deste material pra sonhar nos surfista pelomenos por duas horas…ahahahah! atè jà querida!